La Scrusslimme Liberata

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Pagina 117 - Teneri sdegni, e placide e tranquille repulse, e cari vezzi, e liete paci, sorrise parolette, e dolci stille di pianto, e sospir tronchi, e molli baci: fuse tai cose tutte, e poscia unille, ed al foco temprò di lente faci; e ne formò quel sì mirabil cinto, di ch'ella aveva il bel fianco succinto.
Pagina 229 - Giace il cavallo al suo signore appresso ; Giace il compagno appo il compagno estinto ; Giace il nemico appo il nemico; e spesso Sul morto il vivo, il vincitor sul vinto. Non v...
Pagina 40 - Misero, di che godi? oh quanto mesti fiano i trionfi ed infelice il vanto! Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Pagina 30 - Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli Al furor di fortuna, e guidi in porto Me peregrino errante, e fra gli scogli E fra l'onde agitato e quasi absorto, Queste mie carte in lieta fronte accogli, Che quasi in voto a te sacrate i
Pagina 98 - Qui mille immonde Arpie vedresti e mille Centauri e Sfingi e pallide Gorgoni, molte e molte latrar voraci Scille, e fischiar Idre e sibilar Pitoni, e vomitar Chimere atre faville, e Polifemi orrendi e Gerioni; e in novi mostri, e non più intesi o visti, diversi aspetti in un confusi e misti.
Pagina 61 - L' anima mia nella tua bocca io spiri; E venendo tu meco a un tempo meno , In me fuor mandi gli ultimi sospiri!
Pagina 104 - Delo d'abito o di beltà forme si care: d'auro ha la chioma, ed or dal bianco velo traluce involta, or discoperta appare. Così, qualor si rasserena il cielo, or da candida nube il sol traspare, or da la nube uscendo i raggi intorno più chiari spiega e ne raddoppia il giorno.
Pagina 82 - Ferirsi a le visiere, ei tronchi in alto volaro e parte nuda ella ne resta; che, rotti i lacci a l'elmo suo, d'un salto (mirabil colpo!) ei le balzò di testa; e le chiome dorate al vento sparse, giovane donna in mezzo '1 campo apparse 22 Lampeggiar gli occhi, e folgorar gli sguardi, dolci ne l'ira; or che sarian nel riso?
Pagina 62 - Pur tragge al fin la spada, e con gran forza percote l'alta pianta. Oh meraviglia! manda fuor sangue la recisa scorza, e fa la terra intorno a sé vermiglia. Tutto si raccapriccia, e pur rinforza il colpo e '1 fin vederne ei si consiglia. Allor, quasi di tomba, uscir ne sente un indistinto gemito dolente, che poi distinto in voci: «Ahi! troppo», disse, «m'hai tu, Tancredi, offeso; or tanto basti.
Pagina 89 - Nomi, e senza soggetto idoli sono Ciò che pregio, e valore il mondo appella. La fama, che invaghisce a un dolce suono Voi superbi mortali, e par sì bella, È un eco, un sogno, anzi del sogno un'ombra, Ch'ad ogni vento si dilegua e sgombra.

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