2 ti dalla Religione, per mezzo dei quali si adora, e si onora Iddio; onde egualmente che le altre opere buone sono ad Esso grate, ed hanno virtù di soddisfare, di meritare, e d' impetrare. Imperciocchè non sono segni distintivi soltanto (al dir del Tirino) (1) dei Cattolici dagli Eretici, ma eziandio eccitano, fomentano, ed accrescono la divozion de' Fedeli, e sono un' esterna professione di fede, ed una parte del culto divino Qui me confessus fuerit coram hominibus (lo dice Cristo in S. Matteo), confitebor et ego eum coram Patre meo Se dunque ella è così, com' è di fatto, non potrebbe non essere sommamente riprovevole la trascuratezza dell' Ecclesiastiche Rubriche, cui la Chiesa non solo con tanta forza difende contro gli Eretici, che deridono i nostri Riti, e che come arbitrarie , есаpricciose invenzioni le tacciano, ma ne prescrive eziandio l' esatta osservanza a' suoi Ministri, onde rendere agli occhi del Popolo più venerandi, ed augusti i sacri Misterj. Per ciò con tanto zelo, e dottrina si adoprarono celebri, ed eruditi Scrittori Liturgici a stabilirne le norme, a fine di conciliare l'uniformità, e la compostezza nella celebrazione de' divini Uffizj; e quindi la Chiesa maestra di verità ne approvò la dottrina, e il Sagrosanto Concilio di Trento pronunzio l' anatema contro i disprezzatori de' sacri Riti: Si quis dixerit receptos, et approbatos Ecclesiæ Catholicæ ritus in solemni Sacramentorum administratione adhiberi consuetos aut contemni, aut sine peccato a Ministris pro libito ommitti, aut in novos alios per quemcumque Ecclesiarum Pastorem mutari posse ; anathema sit. » (2) , , Quanto poi sia Iddio geloso di tale osservanza il comprovano chiaramente le Sante Scritture che ci rammentano il terribile castigo fulminato da Lui contro ai trasgressori. , Nadab e Abiud figliuoli di Aronne vollero coi lor Turiboli offerire incenso a Dio. Nell'atrio del Tempio v'erano due sorta di fuoco, l'uno sacro, perchè da principio sceso dal Cielo sopra l' Altare; e Dio aveva comandato che questo si fomentasse continuamente, in maniera che mai non rimanesse estinto: e questo era il fuoco, di cui i Sacerdoti doveano valersi. V'era un altro fuoco poi, che all'uso serviva di cuocere le carni delle vittime time, e di apprestare alle tavole le vivande; e questo dicevasi fuoco profano. I due Sacerdoti trasgredirono la Legge ceremoniale, prendendo prende non già dall' Altare il fuoco sacro, ma dagli ordinarj focolari. » Arreptisque Nadab, et Abiud filii Aaron Thuribulis, posuerunt ignem, et incensum desuper, offerentes coram Domino ignem alienum, quod eis præceptum non erat >> (3) Parevano compatibili, perch' erano Sacerdoti novelli, e dalla nessuna pratica nacque il fallo: erano anche sorpresi dal mir dal miracolo allora allora veduto delia fiamma prodigiosa scesa dal Cielo a consumar l'Olocausto: aggiungon altri, che fossero un po' allegri pel vino generoso soverchiamente bevuto, e sembra che il sacro Testo l' accenni, quando dopo il racconto di questo accidente, subito Iddio comanda, che i Sacerdoti allora quando (1) Index Controversiarum. entrar dovranno nel Tabernacolo, sotto pena di morte, s'astengano dal vino. » Dixit quoque Dominus ad Aaron: (1) Vinum, et omne, quod inebriare potest non bibetis tu, et filii tui, quando intratis in Tabernaculum testimonii, ne moriamini, quia præceptum sempiternum est in generationes vestras. » Pare degno di compassione l'errore, ed è comune opinione, che il lor fallo non fosse punito da Dio con morte eterna. Ma siccome è necessario il rigore nel castigare le trasgressioni, quando si vuol dare un accertato avviamento a nuove Leggi, così Dio mandò un fulmine a Ciel sereno, e stese morti i due Sacerdoti a piedi del Santuario: Egressusque ignis a Domino, devoravit eos, et mortui sunt coram Domiпо (2) Ammaestrati dunque da queste lezioni, necessarie conosciamo le Ceremonie alla virtù della Religione, e adempiamo in appresso, o Ecclesiastici miei Gonfratelli, un dovere sì sacro, coll'essere esatti osservatori cioè della Sacra Liturgia, che gloria reca a Iddio, ed edificazione al Popolo; onde non abbiamo ad incorrere oltre gli anatemi della Chiesa le maledizioni eziandio dello Spirito Santo, il quale dice per mezzo di Geremia Profeta: (3) Maledictus homo, qui facit opus Dei fraudulenter, cioè negligenter, come spiega il Concilio di Trento (4). lo Egli è a tal uopo perciò, che mi venne al pensiero di compilare questo Dizionario, onde non riesca più difficile il ritrovare de' Ceremoniali precetti da tutta la Chiesa stabiliti, che l'esatto esercizio prescrivono de' divini Uffizj. Qui voi li troverete estesi, come sono nel Breviario, nel Messale , e nel Rituale Romano, aggiuntivi eziandio non pochi altri vocaboli Liturgici, che sebbene non abbiano Rubriche apposite, che li determinino, pure formano argomento di Rito sacro. Corredati poi saranno questi precetti da importanti Annotazioni, le quali recheranno o Decreti della Sacra Congregazione de' Riti, che li modificano, ovvero opinioni de' più rinomati Liturgisti, che li specifichino, così che non avrete più d' ora in av. venire a svogliere tanti volumi per isciogliere que dubbj, che in si vasto argomento potessero insorgere. Accogliete pertanto cortesi questo qualunque siasi mio lavoro che per me si è tentato di rendere esente da ogni errore: pronto ad approfittare di tutti que' lumi, che mi venissero somministrati a correzione di qualunque abbaglio, in cui potessi esser incorso. , (1) Levit. cap. 10 v. 8. (2) Levit. cap. 10 v. 2. (3) Cap. 48 v. 10, (4) Sess. 22. : DIZIONARIO SACRO LITURGICO CHE COMPRENDE LE RUBRICHE DEL BREVIARIO, MESSALE E RI- TENGONO AI SACRI RITI. 108801 AC ACCOL CCOLITO. Il di lui uffizio è di accendere, e portare i lumi, e di apparecchiare le Ampolle di aequa, e di vino inservienti al Sacrifizio della Messa (Concil. Mediolanen. 2. par. 2. tit. de Acolythis). Mancando il Suddiacono pella Messa solenne, data necessitate, potrà esser sostituito dal Superiore, pur-chè sia apparato senza Manipolo (Collect. Decr. Auxh 3328. ad 18 et 4269.) ACQUA. Sua benedizione: si deve fare ogni Domenica sotto precetto, perchè ce lo comanda il Mes-sale Romano, il quale dice, che in giorno di Domenica, apparecchiato il Sale in Sacristia, el Acqua da benedirsi, il Sacerdote, che dovrà celebrare la Messa (solenne ) (1), vestito di Camice con , (1) Dal Celebrante si deve fare tal Benedizione, ancorchè fosse in qualche dignità constituito e il solo Vescovo si eccettua, come si vede dall' addotta Rubrica del Messale Romano, e dai decreti del la Congr. de' S. R. num. 776 ad 1. 1466 ad 1 et 821. » Aspersio Aquæ benedictæ in Dominicis fieri debet per ipsum Celebrantem, etiam quod sit prima, vel alia dignitas, non obstante contraria consuetudine, quæ potius corruptela, quam consuetudo dici debet. » ( 27 Novemb. 1632 in Perusina. Ita hab. Bisso litt. B. n. 87. §. 4.) 1 Stola dirà primieramente Adjutorium nostrum &c. (Ordo ad faciendam Aq. bened.) , E il Burcard e il Casale (lib. 2 cap. 12 e cap. 36) recano un Canone del Concilio di Nantes celebrato l'anno 889, che così stabilisce : Omnibus diebus Dominicis unusquisque Presbyter in sua Ecclesia ante Missarum solemnia aquam benedictam faciat in vase nitido, tanto Mysterio convenienti, de qua populus intrans Ecclesiam aspergatur Ciò parimente nei Capitolari si legge di Carlo Magno (Lib. 5 cap. 10 ), cioè che omnis Presbyter die Dominico cum Psallentio circumeat Ecclesiam suam uną сит рориlo, & aquam benedictam secum ferat. 22 e Finita poi detta Benedizione, si deve fare l'Aspersione in questo modo. Il Celebrante nel mezzo de' Ministri apparati secondo l'Uffizio del giorno si porterà all' Altare maggiore, e genufletterà assieme con essi sull' infimo gradino eziandio nel tempo Pasquale; l'Accolito, che porterà il vaso dell' Acqua benedetta genufletterà anch' esso sul piano. Il Diacono poi ricevuto l' Aspersorio dall' Accolito lo consegnerà al Celebrante col solito bacio dell' Aspersorio, e della mano. Allora il Celebrante rimanendo genuflesso intuonerà l'Antifona Asperges me, o Vidi aquam nel tempo Pasquale, che i Cantori proseguiranno, frattanto aspergerà tre volte l'Altare prima nel mezzo, dipoi verso al lato dell' Evangelio, finalmente alla parte dell' Epistola. Aspergerà poi se stesso, segnando coll' Aspersorio la sua fronte; dipoi sorgerà, e aspergerà i sacri Ministri genuflessi, i quali dipoi parimente sorgeranno, e fatta all' Altare e alla Croce la dovuta riverenza, procederà coi sacri Ministri a quella parte del Coro dov'è il più degno, precedendolo il Ceremoniere col suddetto Accolito, ed ivi fatta da tutti la debita inchinazione al Clero, ricevuto dal Diacono l' Aspersorio, chinandosi prima e dopo lo aspergerà separatamente; gli altri poi del Coro con un so |