Immagini della pagina
PDF
ePub

dixere falso et Nepos etiam Padi accola »; e il secondo « Cornelius Nepos et rerum memoriae non indiligens et M. Ciceronis ut qui maxime amicus familiaris fuit. Atque is tamen in librorum primo, quos de vita illius composuit,. errasse videtur cum eum scripsit tres et viginti annos natum primum causam iudicii publici egisse, Sextumque Roscium parricidii reum defendisse ».

Avverto, per tanto, che, una volta assodati questi fatti, per me indiscutibili: 1o che le Vite di Catone e di Attico stanno, in estensione, alle 23 prime Vite, nel rapporto di 1 a 6 1/2; 2o che il contenuto non è uguale; 3° che accettato Cornelio Nipote, come l'autore comune, fra la composizione delle une e delle altre dev'essere trascorso un certo spazio di tempo, l'asserzione dell'Unger che la tal parola o frase si trova una sol volta, per es., in Catone o in Attico e più volte nelle 23 Vite, perde manifestamente quella serietà, ond'egli s'affida di raccomandarcela.

Io non intendo di menomare i pregi di codesto scritto, che è, senza dubbio, la più completa ed esatta monografia che si conosca su Cornelio Nipote; dico solo che non dobbiamo fondarci troppo sulle differenze grammaticali e lessicali, imperocchè il valore più numerico, che sostanziale, delle medesime può dipendere, per avventura, dal poco che ci è rimasto di Cornelio, dando luogo così a conclusioni onninamente infondate e arbitrarie. Un vocabolo, un costrutto bollato dall'Unger col marchio dell'άлаž λeɣóμevov non potrebb'egli essere invece di uso, forse, più largo, se di Cornelio, come di tutti gli altri autori della latinità classica, il tempo non ci avesse invidiate le opere? Egli è per questo che il Thurot opinava doversi aggiungere ad ogni asserzione statistica della lingua latina, la seguente, imprescindibile avvertenza << dans les monuments qui nous ont été conservés ». Bastano queste poche, ma savie, parole per dare alla Formenlehre del Neue, all' Historische Syntax del Draeger é al Lexicon totius latinitatis, alla cui formazione cospirano i molti Specialwörterbücher, un valore solamente relativo, rispetto al concetto organico e scientifico che lo studioso dee farsi della classica lingua del popolo conquistatore del mondo.

Frattanto, essendo per anco da attendersi, malgrado tanti sforzi eruditi, una definizione perentoria della quistione, tienti, ora, o giovane studioso, questo libro come di Cornelio Nipote. Se altri col tempo riuscirà a persuaderti esser desso di diverso autore, accetta di buon grado la rivelazione della scienza; ma appartenga a Cornelio, a Probo, ad Igino o chi si voglia, sarà, credilo, sempre un bel libro, che ti conviene stu-. diare, se nell'aurea lingua in cui è scritto intendi fermar peso di dramma.

CORNELII NEPOTIS

LIBER DE EXCELLENTIBUS DUCIBUS

EXTERARUM GENTIUM

PRAEFATIO.

Non dubito fore plerosque, Attice, qui hoc genus scripturae 1 leve et non satis dignum summorum virorum personis iudicent, cum relatum legent, quis musicam docuerit Epaminondam, aut in eius virtutibus commemorari, saltasse eum commode scienterque tibiis cantasse. Sed ii erunt fere, qui expertes lit- 2 terarum graecarum nihil rectum, nisi quod ipsorum moribus conveniat, putabant. Hi si didicerint non eadem omnibus esse 3

Plerosque

1. Non dubito coll'infin. è sovente usato dal nostro: cfr. Milt., 3, 6. Agesil., 3, 4. Secondo l'uso migliore, avrebbe dovuto dire: non dubito quin futuri sint; tuttavia anche Livio e Curzio non rifuggono da simili costruzioni. E da usarsi l'infin. quando dubito significa non esito: cfr. Sch., § 253. permultos, cfr. Timoth., 4, 2. Si trova spesso anche in Livio e Tacito. Attice. È Tito Pomponio Attico, di cui scrisse la vita che si trova alla fine del libro. Fu soprannominato Attico, perchè, obbligato dalle proscrizioni di Cinna e di Silla a ricoverarsi in Atene, vi apprese con tanto amore la lingua greca che la parlava con rara facilità ed eleganza. Genus scripturae genus operis. Cfr. Tacito, Ann., IV, 32. Personis. Espressione tolta dalla scena. Persona in origine significava la maschera che gli attori portavano in teatro, quindi la parte stessa che l'attore rappresentava. In seguito venne anche a indicare la posizione di un individuo nella società. Perciò tutta questa espressione equivarrà a dignum summis viris. Quis musicam docuerit Epaminondam. Cfr. Epamin., 2. - Commemorari. Leggiero anacoluto. Regolarmente ci si aspetterebbe commemoratum corrispondente al relatum precedente. Commode. Con grazia ed arte. Scienter. Con perizia. 2. Fere. Per lo più, in generale. Litterarum graecarum. Qui è preso in senso molto largo e significa la storia dei costumi, degli usi e dello spirito dei Greci. Rectum. Cfr. Orazio, Epist., II, 1, 83: Nil rectum, nisi quod placuit sibi, ducunt ». — Moribus conveniat. Ciò che s'accorda coi loro costumi. essere giudicati secondo i loro costumi; uno ciò che da altri si stima turpe.

[ocr errors]

G. Co.rs, Vite di C. Nipote.

3. Turpia. I popoli devono giacchè può esser lodevole per Institutis. Relativamente alle

1

honesta atque turpia, sed omnia maiorum institutis iudicari, non admirabuntur nos in Graiorum virtutibus exponendis mores 4 eorum secutos. Neque enim Cimoni fuit turpe, Atheniensium summo viro, sororem germanam habere in matrimonio, quippe cum cives eius eodem uterentur instituto. At id quidem nostris moribus nefas habetur. Laudi in Creta ducitur adulescentulis quam plurimos habuisse amatores. Nulla Lacedaemoni vidua tam est nobilis, quae non ad scaenam eat mercede conducta. 5 Magnis in laudibus tota fere fuit Graecia victorem Olympiae citari, in scaenam vero prodire ac populo esse spectaculo nemini in eisdem gentibus fuit turpitudini. Quae omnia apud nos partim infamia, partim humilia atque ab honestate remota 6 ponuntur. Contra ea pleraque nostris moribus sunt decora, quae

usanze.

[ocr errors]

Graiorum. Forma arcaica e per lo più poetica, invece della più recente e comune Graecorum. Secutos. Ci siamo uniformati ai foro costumi, spogliandoci, per così dire, del nostro modo di vedere. Principio giustissimo, che è pur accettato dalla critica storica moderna. 4. Germanam. Nata dal medesimo padre, non dalla stessa madre. Questa parola s'impiega principalmente per designare i figli nati dallo stesso padre e dalla stessa madre. Il fatto a cui si allude è raccontato nella vita di Cim., 1, 2. Cives. I suoi concittadini. Quindi farebbe male chi, scrivendo latinamente, volesse usare concives per concittadini. Cfr. Cicerone, Catilina, 1, 7 « te metuunt omnes cives tui ». — Nostris moribus

ad nostram consuetudinem in Epamin., 2, 3. Nefas. Si dice di ciò che è vietato dalle leggi naturali e divine. Creta. È plausibile congettura di Valkenaer (Ad Callimachi elegiarum fragmenta, pag. 216), invece di Graecia, perchè là avveniva di preferenza codesto fatto. Laudi. Cfr. Sch., § 208. - Habuisse. Perfetto aoristico e significa tenere, possedere. I codici meno antichi e men buoni portano habere che, evidentemente, è correzione di habuisse. Lacedaemoni. Locativo singolare; caso che si conserva nella lingua sanscrita, ma che nel greco si confuse col dativo, e nel latino col genitivo. Il suo suffisso caratteristico è i, ed indica il luogo in cui avviene un'azione; cfr. ruri, Tiburi, Carthagini, Corinthi, humi, domi, ecc. 5. Tota Graecia. Cfr. Sch., § 233: Iphicr., 2, 3; Hamil., 2, 3. Citari. Essere proclamato dall'araldo nella solennità dei giucchi olimpici costituiva il massimo onore per un Greco. In scaenam prodire. Significa prodursi sul teatro in qualità di attore, mentre l'espressione ad scaenam ire, usata più sopra, indica semplicemente andare al teatro. In eisdem gentibus è riferito a Graecia. Fuit. Qui, come precedentemente, ha valore gnomico. Ponuntur. Unito per zeugma ad infamia ed humilia, mentre non si converrebbe che ad ab honestate. Equivale al putantur seguente. 6. Contra ea = per lo contrario: cfr. Conon, 5, 4. Iph., 3, 4. Agesil., 2, 4; 7, 4. Epamin., 5, 6. 10, 4. Si trova anche in Sallustio, Cesare e Livio. Il pron. ea si riferisce all'antecedente. Pleraque. Cfr. plerosque della 1a nota. Familias. Genitivo arApud illos. Presso i Greci.

[ocr errors]

apud illos turpia putantur. Quem enim Romanorum pudet uxorem ducere in convivium? Aut cuius non mater familias primum locum tenet aedium atque in celebritate versatur? Quod 7 multo fit aliter in Graecia. Nam neque in convivium adhibetur nisi propinquorum, neque sedet nisi in interiore parte aedium, quae gynaeconitis appellatur, quo nemo accedit nisi propinqua cognatione coniunctus. Sed hic plura persequi cum magnitudo 8 voluminis prohibet, tum festinatio, ut ea explicem, quae exorsus sum. Quare ad propositum veniemus et in hoc exponemus libro de vita excellentium imperatorum.

I. MILTIADES.

I Miltiades, Cimonis filius, Atheniensis, cum et antiquitate generis et gloria maiorum et sua modestia unus omnium

caico. Primum locum aedium = atrium, dove le matrone filavano la lana in mezzo alle loro schiave. Celebritate. Il luogo più frequentato della casa. Si riferisce al primum locum aedium antecedente dove si radunava tutta la famiglia è si ricevevano le visite: cfr. Dion., 10, 3: << in urbe celeberrimo loco » = in uno dei luoghi più frequenti della città. 7. Convivium. Cfr. Cic., In Verr., II, 1, 26: « Negavit (Philodamus) moris esse Graecorum ut in convivio virorum accumberent mulieres ». Sedet. Dice più che habitat, perchè esprime meglio la vita sedentaria di una madre di famiglia. Gynaeconitis = gr. γυναικω νίτις, la parte della casa riservata alle donne. Deriva da γυνή, γυναικός donna e s'oppone a ȧvdpwvîTIs, che indica l'appartamento degli uo mini; cfr. ἀνήρ, ἀνδρός = uomo. 8. Persequi. Esporre. gnitudo. Le dimensioni della mia opera. Nella prefazione è stato indicato che essa era dapprima molto più estesa che al presente. Quae exorsus sum. Cfr. reliquos ordiamus in Alcib., 11, 6. Il linguaggio è tolto dai tessitori. De vita. Così è nei codici ed in Pelop., 1, 1: « Chius de virtutibus quemadmodum expɔnam nescio ». Quindi è falsa la lezione vitas introdottavi da alcuni editori. Anche Cic., De orat., 1, 22; Ad famil., 1, 9 adopera il medesimo costrutto. Veniemus et exponemus. Plur. esprimente modestia.

[ocr errors]

[ocr errors]

Mc

I. 1 Cimonis. Nella storia si conoscono due Cimoni: l'uno, figlio di Stesagora e padre di Milziade, l'altro, figlio di Milziade che condusse la terza guerra medica. Antiquitate generis. Taluni lo fanno discendere da Eaco, da Codro e da Aiace. Perciò aggiungesi et gloria maiorum. Modestia. Moderazione; deriva da modus. Unus omnium. Uso fa

[ocr errors]
« IndietroContinua »