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ARTISTICO-ANTIQUARIE

SOPRA LA STATUA

VOLGARMENTE APPELLATA

I L

GLADIATOR MORIBONDO

DEL PROF. A. NIBBY

MEMBRO ORD. DELL'ACCADEMIA ROMANA DI ARCHEOLOGIA
CORRISPONDENTE DELLA REALE ACCADEMIA
ERCOLANESE EC. EC.

LETTE NELL'ACCADEMIA ROMANA DI ARCHEOLOGIA
IL GIORNO 10 MAGGIO 1821.

ROMA MDCCCXXI.

PRESSO VINCENZO POGGIOLI STAMPATORE DELLA R. C. A.

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Con Sup. App.

OSSERVAZIONI

ARTISTICO-ANTIQUARIE

SOPRA LA STATUA

VOLGARMENTE APPELLATA

IL GLADIATOR MORIBONDO

Gli studj archeologici giustamente assimigliar si po

trebbero a quelle piante, le quali quanto facili sono a sbucciar dalla terra altrettanto grave difficoltà incontrano a crescere e vegetare; imperciocchè come questi subito nacquero dopo il risorgimento delle Arti e delle Lettere in Italia, così quasi tre secoli passarono prima che fra convulsioni e cangiamenti e questioni fossero diretti per più sicuro sentiere. E siccome alla vegetazione delle piante è sovente di ostacolo la malignità del suolo, o un insetto che ne va rodendo la radice così all'avanzamento di tali studj gravemente si opposero le false prevenzioni, o una troppo superficial cognizione delle Arti e degli usi antichi, in guisa che al fatto spesso anteporre si volle l'autorità la quale essendo leggiermente discussa diè luogo a sistemi male appoggiati. Ed è questo che si deve considerare come principal fonte degli errori invalsi nelle materie archeologiche, e come origine di tante false denominazioni che vennero ricevute per vere negli scorsi secoli circa i monumenti antichi di scultura e di architettura, fralle quali si conta ancor quella che da lungo tempo porta presso il volgo la famosa statua del Museo Capitolino, che è soggetto di queste osservazioni e che a giusto titolo viene riputata ornamento principale di quella insigne raccolta e di Roma, gareggiando coll' Apollo di Belvedere e col Laocoonte, come una delle statue primarie che dell' Antichità ci rimangono. Introdotti una volta gli errori e per più secoli senza dubitarne ricevuti come verità, malagevole sommamente si rese lo sradicarli a coloro, i quali a mag

gior avanzamento delle umane cognizioni vollero metterli in discussione che anzi questi sovente in guiderdone del loro studio riscossero dal volgo de' saccenti taccia di vani. Imperciocchè quelli che meno sono iniziati in tali ricerche riguardano con occhio superficiale la questione ed ostinati amano ritenere opinioni con poco stento adottate e conservar nomi facilmente ricevuti, e troppo difficile giudicano al loro intendimento cangiar sistema e nomenclatura: e ciò deve attribuirsi a due cause meno plausibili, a pigrizia ed a vanità; quindi per non rinunziare alla gloria apparente di conoscere la questione pretendono di sfuggire tali taccie riguardando come vane le opinioni, che da studj più profondi e da investigazioni più mature derivano. E si dee pur confessare che agli errori ed alla falsa nomenclatura più soggetti andarono i monumenti di Roma, che quei di Grecia, de' quali cominciò lo studio solo dopo i progressi della critica moderna mentre che que' di Roma fin dal secolo XIV. cominciarono ad aver nomi, e dal secolo XV. ad essere soggetto di archeologiche disquisizioni, in guisa che una volta adottata una nomenclatura gli eruditi che succederono piuttosto ad illustrare il nome dato impegnaronsi, di quello che il monumento: nè però mancar si dee loro di gratitudine, poichè avendo essi raccolto i materiali per illustrazione delle antiche memorie, or che la critica e la cognizione delle arti sono al loro giusto confine pervenute, diretti da questi più facilmente alla perfetta conoscenza de'monumenti possiamo pervenire.

Tali cose era d' uopo che io premettessi perchè alcuno non inarcasse le ciglia se rivolsi i miei studj ad illustrare un monumento, e rintracciarne il soggetto senza lasciarmi impor nel giudizio dal nome che da più secoli porta di Gladiator moribondo, nome che alla epoca, allo stile, e al costume della statua si oppone, e per conseguenza è contrario al fatto, ed all'autorità, che è quanto dire falsa denominazione. E perchè si proceda con ordine, primieramente fa di bisogno descrivere il monumento, distinguere ciò che è antico da quello che è stato modernamente aggiunto nel ristaurarlo, e quindi discutere se v' ha indizio per riputarlo un Gladiatore: esclusa siffatta denominazione investigar qual soggetto esso rappresenti, deducendone le prove dai tratti del corpo e dagli accessorj, cioè dalle armi ed altri distintivi, che è quanto dire dal fatto: in ultimo luogo determinare il motivo, che fece all' Artista prescerre la posizione in cui la statua si vede espressa a prefe

renza di un'altra, posizione certamente non data a caso, e che servirà a guidarmi nella congettura sul luogo, nel quale la statua venne collocata.

Nel centro della sala del Museo Capitolino dove la munificenza del Regnante Pontefice ha fatto raccorre le sculture più insigni, che la malignità de' tempi avea a quella collezione involato, poggia sopra quadrilatero piedestallo il monumento in questione. Si riconosce in esso un uomo di statura elevata, di complessione forte e nerboruta, il quale ferito sotto la destra mammella caduto sulle sue armi si è un poco rialzato appoggiandosi inclinato sul braccio destro in guisa però da mostrare l'eccesso del dolore dal quale è oppresso per la ferita, che ancor sgorga sangue, e che lo forzerà a ricadere per mai più non rialzarsi la mano sinistra preme sulla destra coscia: distesa è la gamba sinistra, ritirata la destra, mosse necessarie e bene intese: il volto ne' lineamenti non mostra quella regolarità e nella cute quella delicatezza e quel morbido proprio. de' Greci, ma piuttosto è duro, aggrinzito, ed appianato come. lo hanno i barbari del settentrione così che si direbbe un Gelto i capelli tagliati restano irti in un modo particolare, e non naturale da far credere il soggetto estraneo a Roma e alla Grecia: e barbaro pure inclinano a farlo credere le basette: suo distintivo può riputarsi una collana attortigliata che porta intorno al collo, la quale suol prendersi per una corda, e per indizio di schiavitù ; ma si vedrà essere tutt'altro, e servirà di maggior lume per ben determinare, e riconoscere il soggetto effigiato il corpo posa in gran parte sopra un lungo scudo ovale e piano, ornato intorno di un bene inteso meandro: sopra questo scudo havvi pure un corno o tromba ricurva rotta: moderno ristauro è l'altro corno e la spada che sono presso il destro braccio, e tutto intero questo braccio medesimo che si vuole opera di Buonarroti: questi ultimi attributi non essendo antichi entrar non possono in calcolo a riconoscere il soggetto. Il marmo nel quale è scolpito è di una grana finissima, ma dal Lunense, dal Pentelico, e dall' Imettio diverso come diversissimo è dal Pario; è adunque un marmo greco di cui non si conosce la provenienza, ma che di molto per la identità si avvicina a quello del Laocoonte opera del monumento in questione contemporanea. Sublime n'è l'arte, sia per l'invenzione, sia pel disegno e per l'esecuzione: la natura vi è espressa in tutta la verità senza affettazione e senza ma

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