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procurò e l'innovamento della musica; a' suoi giorni ancora nel Foro Trajano si tenevano circoli per leggere Omero e Virgilio, come oggi a Napoli e a Roma si legge l'Ariosto. Eppure Girolamo sentenziava di affettazione il voler ridestare le tradizioni della grammatica classica; e guidato dal senso pratico, vide che quei che diceansi barbarismi non erano che trasformazione, e non esitava a dichiarare che non evitava il barbarismo e il solecismo. Or quando esso ed altri santi Padri professavano non volersi attenere alla grammatica, nessuno li supporrà così bizzarri da far errori di proposito; bensì scrivevano come si parlava dal popolo pel quale scrivevano, e farsi capire da questo premeva a loro ben più che l'evitare gli appunti dei grammatici.

A torto però si attribuisce ai soli scrittori ecclesiastici (41) il peggioramento del latino. Anche gli scrittori profani rifuggivano al rancidume, adoprando fortivile, interibi e postibi, obaudire per obedire, penitudo, pigrare e repigrare, prolubium, rancescere, repedere per reddere, rhetoricare, sublimare, usio per usus. Quali abbandonavansi a incondite novità di parole, di composti (42), di desinenze, di significato: crebbero gli astratti (43); formaronsi nuovi aggettivi (44), nuovi verbi (45).

(41) È a vedere con che ginnasiale compunzione David Runkenio nella Prefazione al lessico latino-belgico di G. Sheller. Leida 1789, si lagni dello stile di Tertulliano: Fecit hic quod ante eum arbitror fecisse neminem. Etenim, cum in aliorum vel summa infantia appareat tamen voluntas et conatus bene loquendi, hic, nescio qua ingenii perversitate, cum melioribus loqui noluit, et sibimet ipse linguam finxit, duram, horridam. Latinisque inauditam, ut non mirum sit per eum unum plura monstra in linguam latinam, quam per omnes scriptores semibarbaros esse invecta. Ecce tibi indicem atrum paucorum e multis verborum quæ viris doctis non puduit in lexica recepisse: Accendo pro lanista, captatela pro captatio, diminoro pro diminuo, extremissimus, inuxorius, irremissibilis, libidinosus gloriæ, pro cupidus gloriæ, linguatus, multinubentia pro polygamia, multirorantia, noscibilis, nolentia, nullificamen pro contemptus, obsoleto pro obsoletum reddo, olentia pro odor, pigrissimus, postumo pro posterior sum, polentator, recapitulo, renidentia, speciatus, templatim, temporalitas, virginor, visualitas pro facultas videndi, viriosus pro viribus præstans.

(42) Historiographus, psalmographus, antecantamentum, suppedaneum, mundipotens, semijejunus, justificare, glorificare, congaudere e simili; multilaudus, multiscius, multivira e simili; disunire, abreviare, exambire, compatior, compeccator, confœderatus, superintendens, multimodus, urbicremus, ventriloquus, unigenitus, deificus, ludiragus, parvipendulus, oviparus, blandificus, docticanus, inaccessibilis, incarnatio.

(43) Accessibilitas, calamitas, almitas, antistatus, christianitas, deitas, infinitas, negotiositas, nescientia, nimietas, populositas, possibilitas, secabilitas, summitas, supremitas, ternitas, uniformitas, visibilitas, ecc. Indi adjacentia, allodium, cambium, mansum, benefactor, epistolarius, disciplina corporalis per supplizio, farinarium per mulino, incultio per oratio inculta.

(44) Abecedarius, affectuosus, bestialis, caminatus, carnalis, clericalis, coærus, coætaneus, complex, disciplinatus, doctrinalis, dulciosus, æquanimus, flectibilis, incessabilis, incitator, interitus (perditus), labilis, localis, magistralis, momentaneus, noscibilis, ottatus, partibilis, passibilis, populosus, præfatus passivamente, primordialis, proficuus, pusillanimus, sensatus, sensualis, spiritualis, superbeatus, vassionalis.

(45) Annullare, aptificare, assecurare, augmentare, calculare, captivare, cassare, certiorare, coinfantiare, confortare, contrariare, decimare, deteriorare, deviare, excommu

Di desinenze cambiate offrono esempio i nomi adoptatio, ædifex, agrarium per ager; albedo, altarium, alternamentum, baptismum, cautela, colludium, concinnatio, ecc. (46) e i verbi effigiare, exhereditare, honorificare, magnificare, obviare, significare, resplenduit, ecc.

Diez (Grammatik der romanischen Sprache. Bonn 1836) fa ricche e metodiche comparazioni di tutti gli idiomi romanzi, donde appajono le trasformazioni del latino, sia successive in uno stesso paese, sia contemporanee in paesi diversi. Poi dagli scrittori della bassa latinità Gellio, Palladio, Tertulliano, Petronio, Celio Aureliano, Arnobio, Giulio Firmico Materno, Lampridio e gli altri della Storia Augusta, Ausonio, Ammiano Marcellino, Vegezio, Sulpicio Severo, i santi Gerolamo e Agostino, Marciano Capella, Macrobio, Sidonio, trae una quantità di voci, inusate dai classici, e passate nelle sei lingue romanze.

Spigogliamone qualcuna, attinente all' italiano:

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nicare, exorbitare, familiarescere, fœderare, fructificare, humiliare, intimare, jejunare, justificare, latinizare, meliorare, mensurare, minorare, propalare, rationare, repatriare, salvare, sequestrare, subjugare, tenebrare, unire, ecc. Dai quali si trassero moltissimi avverbj in iter, oltre medio per mediocriter, e contra per e contrario, quoquam per unquam, non utique per neutiquam, efficaciter per certe, taliter, ubi per quo, ecc.

(46) Potremmo aggiungere confœderatio, crassedo, creamen, cruciatio, devotamentum, dubietas, dulcitudo, effamen, erratus, exercitamentum, expectamen, farum, honorificentia, humiliatio, gratiositas, indages, infortunitas, interpolamentum, interpretator, interpretamentum, malitas, malum (pomo albero), missa e remissa per missio e remissio, nigredo, noscentia, oramen per oratio, otiositas, pascuarium per pascuum, peccator-trix, peccamen, præconiatio per præconium, profunditas, rationale per ratio, refrigerium, rescula e recula (cosetta), regimentum, scrutinium, sensualitas, signaculum, speculatio e speculamen, vindicium per vindicta, vitupero per vituperator, unio, ecc. E gli aggettivi abominabilis, accessibilis, addititius, æternalis, anxiatus, astreans per astricus, coactius, calicus, concupiscibilis, congruus, cordax per cordatus, creabilis, despicabilis, divinalis, dubiosus e dubitatirus, fallibilis, illustris, infernalis, infirmis, meridialis, multiplicus, mundialis, notorius, pagensis, participalis, peculiaris, prædicatorius, sapientialis, scholaris, somnolentus, temporaneus per temporalis, urbanicianus, vigilax, ecc.

filiaster (in una iscrizione e in ISIDORO di Siviglia) figliastro.

gluto (FESTO) ghiottone. grossus (SULP. SEVERO). hereditare (SALVIANO).

hortulanus (MACROB.). jejunare (TERT.).

juramentum (PANDETTE e altrove).

lanceare (TERT.). meliorare (PANDETTE).

mensurare (Vegezio).

minorare (TERT.).

molestare (PETRONIO). molina (AMM.) mulino.

papilio (LAMPRIDIO) padiglione. pausare (VEGEZ. e altri).

pejorare (CEL. AUREL.).

pilare (AMMIANO) pigliare e saccheggiare,
piller, pillar.

pipio (LAMPR.) pippione, piccione.
plagare (s. AGOST.) piagare.
populosus (APUL. e altri) popoloso.
pullicenus (LAMPR.) pulcino.
rancor (s. GIR.) rancore.
refrigerium (TERT., ecc.).

regimentum (FESTO) reggimento.
repatriare (SOLIN.).

somnolentus (APUL.).

species (MACROB., PALLAD., ecc.) spezierie.
strata (EUTROP.).

summitas (PALLAD. e altri) sommità.
testa (PRUD. e altri).

tribulare (TERT.) tribolare (47).

Contro i solecismi non aveasi più per salvaguardia la schiettezza della favella corrente, onde dicevasi: pacem alicui tribuere; vilissime natum esse; bona opera facere; peccata remittere; homo pleraque haud indulgens, per in plerisque; vita interficere; contemplatione alicujus; affectionem habere per habere in animo; profugere villam per e villa; in pendenti esse; insuper habere; erat in sermone per rumor erat; urinam facere; trahere sanguinem per genus ducere. Nè si schivavano inusati reggimenti de' verbi; benedicere, fungi, frui, erudire coll'accusativo; incumbere, queri, renunciare, contrahere, petere col dativo; amare in aliquo, privare a re, ambire ad aliquid.

Come avviene quando la lingua e la letteratura si staccano dal supremo canone del senso comune, si sbizzarrì a segno, che un tal Virgilio Marone a Tolosa insegnava a' suoi discepoli dodici latinità per circondare l'eloquenza di un nuovo lustro, e non comunicare ai profani le alte dottrine. che devono essere privilegio di pochi. L'una chiamavasi usitata ch'era la lingua comune; poi l'assena o abbreviata, la semedia tra il parlar volgare e il dotto; la numeria che alterava il numero dei nomi; la lumbrosa che allungava il discorso, adoprando quattro vocaboli invece di uno; la syncolla che invece ne abbreviava quattro in una; seguivano la metrofia, la belsabia, la bresina, la militena, la spela, la polema; tutte producendo alterazioni, di cui non conosciamo la ragione. E, per un esempio, invece di ignis, il fuoco era chiamato ardor, calax, quoquevihabis, spiridon, rusin,

(47) La lunga dimostrazione che noi abbiamo qui fatta sembra superflua al Diez, poichè dice: « Le lingue romanze hanno la principale fonte dal latino; non già dal classico usato dagli autori, ma dal popolare. Che questo si usasse accanto al latino classico s'è avuto cura di dimostrarlo con testimonianza anche di antichi; ma non che fosse bisogno di prove, s'avrebbe, al contrario, il diritto di chiederne per sostenere il contrario, giacchè sarebbe un'eccezione alla regola ». Vedasi pure il suo Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprache. Bonn 1853.

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fragon, fumaton, ustrax, vitius, saluseus, anon; e con questo gergo scriveansi opere di sistematica barbarie.

Un tal fatto, nuovo nella storia della letteratura latina, raccogliamo dai Classicorum auctorum fragmenta, pubblicati dal Maj, e vaglia questo esempio: Bis senos exploro rechros, qui ausonicam lacerant palatham. Ex his gemella astant facinora, quæ verbalem sauciant vipereo tactu struem. Alterum barbarico auctu loquelarem inficit tramitem, ac gemello stabilitat modello, quaternaque nectit specimina: inclytos literaturæ addit assiduæ apices: statutum toxico rapit scripturæ dampno; literales urbanæ movet characteres facundiæ; stabilem picturæ venenoso obice trasmutat tenorem. Alius clarifero ortus est vechrus solo, quo hispericum reguloso ortu violatur eologium, sensibiles partimi num corrodit domescas. Cetera notentur piacula, qua italicum lecti faminis sauciant obrizum, quod ex his propriferum loquelosi in hac assertione affigis facinus (48).

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Un singolare documento sono i comandi, onde i tribuni dirigevano l'esercizio militare: Silentio mandata implete - Nos ros turbatis - Ordinem servate Bandum sequite -Nemo dimittat bandum- Inimicos seque (49). Quel bandum per vexillum, quel sequite e seque e turbatis, imperativi insoliti, corrispondono alle contorsioni, che in ogni parlare si fanno pel comando delle milizie.

Dell'anno 38 di Giustiniano conservasi un istromento sopra papiro, fatto in Ravenna e già pieno di modi all'italiana, come domo quæ est ad sancta Agata; intra civitate Ravenna; valentes solido uno; tina clusa, buticella, orciolo, scotella, bracile, bandilos (50). Ammiano Marcellino dice che i Romani del suo tempo giacevansi in carruccis solito altioribus (51); e carroccia per carrozza dice oggi il vulgo lombardo. La Storia Miscella riferisce, al 583, che, mentre Commentiolo generale guerreggiava gli Unni, un mulo gittò il carico, ed i soldati gridarono al lontano mulattiere nella favella natia, Torna, torna, fratre; onde gli altri lo credettero un ordine di tornare indietro, e fuggirono (52). Ajmonio racconta che Giustiniano ebbe prigioniero il re di certi barbari, e fattoselo sedere a lato, gli comandò di resti. tuire le provincie conquistate, e poichè quegli rispose Non dabo, l'imperatore replicò, Daras; forma nostrale del verbo dare al futuro (53). Il Maj pubblicò una glossa del grammatico Placido, che dice: Mu adhuc consuetudine est;

(48) Hisperica famina, tom. v. p. 483.

(49) Leggonsi a caratteri greci in un codice latino di Urbicio, scrittore d'arte militare sullo scorcio del v secolo; donde li copiò il Fabretti, v. 390.

(50) Sta in fine della Diplomatica del MABILLON, e in TERRASSON, Hist. de la jurispr. romaine. Vedasi anche FRANCISQUE MASDEU, Histoire de la langue romaine. Parigi 1840. (51) Historia, XIV. 6, 9-10.

(52) Τη πατρώα φωνῇ, τόρνα, τέρνα, φράτρο THEOPHAN., Chronogr., fol. 218. Emyopia τε γλώττη... ἄλλος ἄλλῳ ... ῥετερία, THEOPHYLACT., lib. I. 15.

(53) Cui ille, non, inquit, dabo. Ad hoc Justinianus respondit, daras. Lib. 11. 5. Ma la voce appartiene piuttosto al cronista, del X secolo, che all'imperatore. In una lapide pesarese presso il Lanzi leggesi Dono dedro; e in Festo si indica danunt per dant ̧

e tuttora usiamo mo. Il De Rossi nel Bullettino Archeologico reca un epitafio anteriore a Costantino, ove è detto Spiritum Maximi refrigeri Januarius, forma ottativa per refrigeret, quale l'usiamo oggi (54).

Nell' Historia Augusta si trova vos ipse: ad fratre suo: ad bellum Parthis inferre: in Cassiodoro abbiamo pretiare per estimare; in Sidonio cassare, cervicositas, papa, serietas.

Dopo altri, il Muratori (55) adduce iscrizioni del 260, e fino del 155 dopo Cristo, cioè del tempo degli Antonini, che potrebbero credersi di età barbara, eppure contengono atti ufficiali. Un istromento ravennate del 540 è poco men rustico che uno dell'800. Per non essere troppo lunghi noi torremo solo dal lib. vi, p. 546 delle Miscellanee del Baluzio una formola del 422, che può stare con qualsivoglia dei secoli barbari: Ob hoc igitur ego ille, et conjux mea illa, commanens orbe Arvernis in pago illo, in villa illa. Dum non est incognitum, qualiter cartolas nostras, per hostilitatem Francorum, in ipsa villa illa, manso nostro, ubi visi sum manere, ibidem perdimus; et petimus, vel cognitum faciemus, ut qui per ipsas stromentas et tempora habere noscuntur possessio nostra, per hanc occasionem nostrorum pater inter epistolas illas de mansos in ipsa villa illa, de qua ipso atraximus in integrum, ut et vindedit ista omnia superiu conscripta, vel quod memorare minime possimus judicibus brevis nostras spondiis incolcacionibus, vel alias stromentas tam nostris, quam et qui nobis commendatas fuerunt, hoc inter ipsas villas suprascriptas, vel de ipsas turbas ibidem perdimus. Et petimus, ut hanc contestaciuncula, seu plancturia, per hanc cartolas in nostro nomine collegere vel adfirmare deberemus. Quo ita et fecimus ista, principium Honorio et Theodosio consulibus eorum ab hostio sancto illo castro Claremunte per triduum habendi, et custodivimus, seu in mercato

(54) Nella preziosa raccolta di iscrizioni cristiane, pubblicate da Giambattista De Rossi, incontro altre prove di quanto ho sostenuto. L'anno 350 porta Pitzinnina (picinina), mesis nove al 392, al 461 Lepusche Leo qui vixit anum et mesi undeci et dies decenove ponit septime calendas augustas, del 564 visse, del 565 con per cun.

In una latina con caratteri greci del 269 v'è Consule Kludeio ED Paterno... ED ispeireito Santo... mortova annorum LV ED mesorum XI: cioè coll'i e col d efelcustici all'italiana.

Scompare la differenza tra l'accusativo e l'ablativo; onde a pagina 82 abbiamo un Pellegrinus che viveva in pace cum uxorem suam Silvanam; a pag. 198 Agrippina pone un monumento al marito, cum quem vixit sine lesione animi: a pag. 133 si invita pro hunc unum ora sobolem: a pag. 103 e 133, de sua omnia, e decessit de seculum. Anche nelle iscrizioni delle catacombe giudaiche, pubblicate dal padre Garrucci, leggiamo cum Virginium (pag. 50), cum Celesinum (pag. 52), inter dicais (fra i giusti). Qua su vedemmo mensorum: e altrove pauperorum, omniorum amicus. E così santa per sancta; sesies per sexies; e posuete per posuit, cioè colla coda al modo toscano; come altrove c'è l'iniziale efelcustica, ispiritus, iscribit (pag. 228 del De Rossi); e la h resa pronunziabile in michi, o tralasciata in oc, ic, ilarus, ora, Onoriu, o eccessiva in hossa, hoctobres, hordine. In una delle giudaiche parlasi di una Venerosa, che ebbe marito per 15 mesi.

(55) Antiq. Medii Eri, diss. XXXII.

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