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tramento di tutti i poteri, aspira ad un'azione indipendente sulle moltitudini, e, nell'odierna lotta tra la fede e il dubbio, tra l'entusiasmo e il rispetto umano, tra l'impeto indiscreto e la pusillanime esitanza, contribuisce al rigeneramento dell' individuo e della nazione col ribattere le dottrine dissolventi, ricollocare sulle vere basi la società, difendere dai violenti e dai sofisti la rettitudine ed il senso comune.

Il quale senso comune indicò come ad una nazione non bastino oro, soldati, pane e scienza, ma richiedasi pure l'affetto; ed espressione di esso le arti belle, anelito dell'anima verso l'ideale. Come un uomo dalle belle creanze, così una nazione è onorata dal gusto; dal saper accompagnare alle bellezze, che la bontà divina profuse, le bellezze che son preparate dallo studio umano, ed affinar l'arte di goderne. La convenienza ne' pensieri e nello stile porta la convenienza de' modi e delle azioni; coll'affetto e coll' immaginazione si genera lo spirito d'ordine e d'esame: mentre, se la critica s'immiserisce nella letteratura, manca di vigore nell'applicarsi poi alla vita e alla società, ed altrettanto superficialmente decide d'una strenna o d'una costituzione, d'un romanziere o d'un eroe.

Nella lunga nostra carriera credemmo sempre che un lavoro letterario non abbia valore se non in quanto vien diretto a meglio penetrare nella conoscenza dell'uomo: educar dei caratteri, formare dei cuori. Da ciò il nostro vizio di avere intenti non tanto estetici quanto politici e morali, a cooperare di tutte le nostre forze ad ammonire la presente e migliorare la generazione che succederà a questa, nel combattere, nel soffrire, nel progredire.

Questo libro comparve nel bollore delle speranze, nella serietà delle aspirazioni virtuose, alle quali l'Italia cercava i germi di una vita affettuosa, benefica, rispettosa. Una letteratura fosca pretende che quel tempo sia scomparso, che ora

tutt'altro si intenda per popolo e per patria, il buon senso soccomba all'eroismo, il buon cuore al cozzo dei partiti; ma a noi pare che, malgrado la smisurata ambizione dominante, resti ancora per coloro che sanno, attenzione, stima, rispetto, quasi affetto.

Chi abbia veduto al perdere della lingua perdersi l'esistenza nazionale; il fondersi delle varie favelle siccome in Francia, e lo sparpagliarsi in molti dialetti siccome in Italia, o il dividersi in due siccome in Germania, attestare e perpetuare uguaglianze o differenze politiche e civili; e nazioni sbranate dalla forza conservare la vitalità e la fiducia, perchè congiunte da un'unica letteratura, sarà chiaro quanto le vicende di questa operino sulle politiche e morali. Il nome d'Italia dove viss'egli se non nella letteratura? E in queste pagine lo vedremo ricomparire ogni tratto, alimentando quell'amor di patria e quella dignità nazionale, in cui si compendiano tante virtù dell'uomo e del cittadino, mediante la riverenza del passato e le speranze dell'avvenire.

Di quelle speranze una parte si è compita; donde il bisogno sentito che l'istruzione cessi d'essere una ipocrisia sociale, che, senza accordo colla situazione di ciascuno, ecciti l'ambizione senza assegnarle uno scopo; esalti l'immaginativa senza invigorire l'intelligenza; lasci negli spiriti una smisurata vanità, espressa principalmente dal giornalismo; e invece di principj dando opinioni servili e artifiziali, non sorregga nelle realità della vita, ma rimbambisca al gusto delle piccole cose; supremo sintomo di decadimento.

Anche a coloro per cui lo scrivere non sarà una professione, è dovere il conoscere la patria letteratura, almeno come una delle men contrastate glorie italiane, e come concatenata al progresso nazionale. Ma una storia della letteratura è tutto altro che una storia letteraria; e appena all'indice di questa

basterebbe un volume come quello al quale noi ci siamo limitati.

Dacchè la conoscenza dei costumi e dello spirito delle nazioni si tenne parte integrante dell'armonico tutto di cui si compone la storia, la letteratura fu riconosciuta l'espressione più chiara e diretta della società e degli svolgimenti di questa, che non consistono solo negli scritti, ma anche nelle parole o semplici o declamate. Queste divennero elemento essenziale nella storia dei popoli che spiegano, e ne sono alla loro volta spiegate, a ciascuna frase rivelando il genio, le mode, le prospettive. Gli scrittori non rimangono più individui isolati, ma posti nell'età che essi modificarono e che li aveva modificati senza togliere ai migliori il marchio originale, concatenati ai predecessori e successivi, rivelano i tempi più nelle idee che nei fatti; rivelano la manifestazione collettiva della società e insieme l'individualità dell'ingegno, côlto nell'atto in cui si unisce alla realtà per creare l'ideale, in modo che, risalendo dall'opera all'autore, si colga il punto ove convergono tutti i concetti di una intelligenza, la quale nei libri lasciò l'impronta delle passioni, dei sentimenti, delle credenze, dei dubbi, dei dolori, delle speranze, degli sconforti.

Ma ora pochissimo si leggono i classici, e meno si leggeranno quanto più i piaggiatori del volgo faranno credere che le idee possano elevarsi negligendo la parola. Giovi dunque il riunire quel che più s'attagli ai concetti moderni.

I libri vivono per lo stile, che è un complesso di memorie, di fantasia, di sentimento, di ragione. Noi ci fermiamo specialmente a quelli che si raccomandano per ordine di comporre o candidezza di esporre; e riserbandoci di appellare contro le accademiche canonizzazioni, neppur tutti quelli che si intitolano scrittori classici annoverammo; zavorra spesso, talora pericolo. Di quelli che formano serie ne' procedimenti del gusto,

e che aumentarono le patrie ricchezze, nessuno dovrebbe restar ignorato dal giovane; ma da tanti imitatori, da tanti cantori di futilità e di individualità, da tanti piaggiatori della potenza, della bellezza, dell'opinione vulgare, che cosa verrebb'egli ad apprendere?

Le opere moderne facilmente cadono in mano di tutti: onde, fra le molte contemporanee bellissime, fra le assai più, che son reputate bellissime dagli autori, sfiorammo appena; rassegnati del resto a veder offendersi gli ommessi, poco contenti gli ammessi.

I pezzi trascelti accompagnammo di qualche avvertimento, non per dar precetti, ma piuttosto per avviare i giovani a farne di proprj. Riverenti ai classici, non idolatri, li trattiamo colla franchezza dovuta agli adulti, non colle blandizie onde si ninnano gl'infanti. Alcuni critici moderni, simili alle donnicciuole che sanno unicamente censurare e mormorare, convincono quanto sia più facile appuntare il brutto che non riconoscere il bello; ma il sentimento dell'ammirazione, prezioso in una età che ha tanto bisogno di riedificare, e fra l'arrogante durezza che caratterizza e deturpa la gioventù odierna, non vuolsi scompagnare da quella critica, che più mostra severità coi più grandi, perchè i loro errori non allettino colle finezze di cui sono vestiti, e perchè ogni loro fallo trae molti a fallare.

Ai signori critici inchinammo sempre la fronte, non mai la coscienza; nè lo scrivere oggi e qui reputeremmo atto di coraggio, se, in letteratura nè in cose di maggior rilievo, ci piegassimo a farci eco del vulgo dotto, e degli schiamazzanti. Avvezzi e rassegnati alla disapprovazione precettoria ed all'ardita insinuazione, ci basti avvertire che un libro fatto per la gioventù, cioè per l'avvenire, richiede tutt'altro vaglio del giornalistico; richiede un religioso rispetto non solo per la costu

matezza, ma per la sana ragione, pe' giudizi morali, per la storica verità. Basterà ciò a farci perdonare l'aver taciuto un ordine intero e copiosissimo di componimenti, e negli altri levato, e persino mutato qualche frase e parola?

Formar dei letterati oh non cerchiamo noi. Già troppi si precipitano su quel calle, credendolo facile, perchè affollato; credendolo piacevole, perchè non vedono di quali strazi e sconforti lo imbronchi il mondo gaudente, spassandosi a bistrattar gli eletti ingegni e i nobili caratteri che non può avvilire. A quelli, in cui il Cielo uni slancio ideale, intuizione calma della natura, spirito estetico, elevamento religioso per divenire letterati, tributiamo ammirazione e compassione; ma il nostro libro non varrà nè ad impedirli, nè ad incoraggiarli. Il genio s'apre la via da sè; sposando il semplice all' ideale, l'interesse del cuore a quello dell'arte, i sentimenti dell'individuo a quelli della nazione e del genere umano, si eleva malgrado i precetti, e passeggia immortale sopra i frantumi delle umane grandezze. Il gusto, suo minore fratello e non mai suo avversario, perchè valuta il vero talento e l'emozione sincera, si acquista col paragone, si alimenta colla benevolenza, si riscontra colla morale.

Ed eccoci tornar sempre al pettine questo intreccio del bello col buono e col vero; ecco sempre la letteratura presentarsi come poderoso stromento di educazione, cioè di emancipazione. Quando ne' giovani avremo eccitato ammirazione per le elevate cose, affetto per la natura, gusto pel bello semplice e per la sobria eleganza, potremo sperare una letteratura meno ornatamente frivola dell'antica, meno ambiziosamente rapsodica della moderna; non cronicamente sentimentale, non epiletticamente agitata, non presuntuosamente sterile; ma che, creata dal bisogno artistico di esprimere e comunicare i sentimenti più nobili e profondi, viva di affetti, di studj, di meditazione,

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