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di lino, e cucito con filo di amianto. Il vestimento completo sopra indicato si addossa agli abiti comuni. Fece il Vanossi replicati esperimenti; tutti riuscirono di piena soddisfazione, e noi daremo la relazione del più solenne di essi fattane dal dottore Lodovico Balardini già I. R. chirurgo provinciale in Bergamo poi I. R. medico di Delegazione in Sondrio, ed inserita nel giornale 17 settembre 1830 N. 75 della stessa provincia di Bergamo. «Se coll' avere pel primo combinato l'amianto alle reti » metalliche, onde renderle atte a difendere dell'azione del fuoco, » il cavaliere Aldini si rese benemerito dell' umanità e si acquistò » fama quasi europea, non è giusto che senza lode se ne vada » chi seppe una tale scoperta portare a maggiore perfezione, e » rendere l'applicazione più facile, sicura, e meglio corrispon» dente all' intento ».

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» Penetrato l'ingegnoso signor Antonio Vanossi di Chiavenna, >> provincia di Sondrio, dell' utilità di un tale ritrovamento, e scor⚫gendosi in circostanze di potere dalle patrie cave trarre quella

quantità che gli facesse d'uopo di un sì maraviglioso minerale, pensò al modo di fabbricarne con esso solo, e senz'altro » soccorso di reti metalliche, delle perfette armature.

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» Dopo reiterati studii e svariati tentativi, giunse egli, me» diante particolare apparecchio, a filarlo con facilità e in tanta » quantità di farne delle grandi stoffe greggie e tesserne degli » intieri vestiti ».

» Si decise quindi di esporsi a pubblico cimento il giorno 16 » giugno p. p., dandone il primo saggio alla presenza dell' I. R. » Commissario distrettuale, della Deputazione comunale, e di

gran parte di quella popolazione; il qual cimento venne poi » con maggior solennità ripetuto il 25, al cospetto dell' ottimo » magistrato della provincia l'I. R. Consigliere Delegato signor » Beretta e del suo seguito, di cui anche lo scrivente era parte ». » Sopra un piano alquanto elevato, un miglio discosto del borgo di Chiavenna, si eressero due cataste di secche legne e fascine di sarmenti paralelle fra loro, per la lunghezza di > circa 20 braccia, e, lasciato lungo il loro mezzo un angusto » sentiero. Vestitosi il giovine commesso del signor Vanossi, » Pietro Ploncher, di coturni, calzoni, corpetto, elmo e guanti, » il tutto di puro tessuto d'amianto senz' altra sostanza interme

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dia, e imbrandendo nella destra uno scudo dell' istessa natura (cui teneva sollevato verso la faccia onde allontanare le fiamme

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>> dalla visiera formata di maglia di ferro, e vedere intorno gli oggetti) si lanciò in sembianza di antico paladino nel mezzo » delle fiamme, che sollevavansi in denso vortice dalle accese >> cataste, e intrepido percorse avanti e indietro per ben venti » volte, ed anche a passo lento, il sentiero lasciato tra que' due

fuochi, che, uniti quasi in un solo, ed animati anche da un » vento del nord, lo investivano orribilmente da ogni lato, sor» passandone anche di più metri la persona che quasi scompariva >> alla vista degli astanti ».

» Nè pago di ciò è quasi ridendosi di sì terribile elemento, si » mise a calpestare le ardenti brage, facendovi sopra delle capriole » ed avvolgimenti di mille guise, ed abbracciando le stesse fa» scine avvampanti, cui sollevava fra le palme a guisa di trionfo ».

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In fine collocò entro un sacco, pure d'amianto, un cane bar» bone (vi aveva messo un ragazzo; ma l'umanità del signor Consigliere Delegato vi si oppose, nel riflesso che anche col » cane si raggiungeva egualmente l'intento ); come pure vi vennero posti dei rotoli di esca secchissima e di bianche carte. » E ad onta che il nostro eroe sia passato e ripassato con detto » sacco, e lo abbia anche, per un momento, deposto nelle >> fiamme e strascinato sulle brage, pure all' aprirsi di esso, saltò >> fuori vispo ed illeso il cane, che si pose a scherzare fra le gambe del padrone; ed intatte furono pure rinvenute l'esca

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» Terminato l'esperimento, si passò ad esaminare diligente » mente il vestito, che si trovò del tutto inalterato, e si scorse » pure sana ed illesa la superficie del corpo dello sperimentatore. » Solo ebbe ad osservare lo scrivente, che le estremità delle ciglia e sopracciglia erano leggermente raggrinzate e bianchiccie, il » che attribuissi all'essere la visiera ( che, come si disse, era di >> maglia di ferro) di troppo vicina agli occhi; ad ostare al quale inconveniente, fu consigliato di far uso di doppia maglia, ed » alquanto più discosta dagli occhi, o di grosse lenti di cristallo ».

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» Il polso dello sperimentatore che prima era a 80 si trovò »salito a 126 battute al minuto, il che non deve punto sorprendere, atteso il volume del vestito, la violenza dei movi» meni eseguiti, ed il calore immenso, insopportabile anche a >> chi trovavasi a gran distanza spettatore ».

» Questi sperimenti che non lasciano più dubbio essere l'amianto quella sostanza che combina in grado eminente la

» facoltà coibente del calore coll' incombustibilità, e doversi quindi » considerare la più atta a difendere dall'azione del fuoco le >> persone destinate a trovarvisi di frequente a contatto, fanno >> sperare immensi vantaggi all'umanità, specialmente ne' paesi » del nord, ove per essere le case in gran parte costrutte di » legno, sì frequenti e funesti sono gl'incendi ».

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» Ben lungi dall' appropriarsi il primo merito dell' invenzione, » il Vanossi solo aspira al vanto di avere portato a maggiore » perfezione l' altrui ritrovamento, e resane l' applicazione stessa » più sicura e meglio corrispondente all'intento col tesserne pel » primo degli intieri vestiti di puro amianto filato, e di avere >> forse procurato alla sua patria un novello ramo d'industria e » di attivo commercio, offrendosi egli di fornire in breve spazio ⚫ di tempo delle intere armature a quelli che volessero onorarlo » di loro commissione ».

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La valle Malenco ha pure ghiande di amianto d'ogni dimensione, alabastro statuario bianco, marmo bianco statuario, bel bradiglio, schisti pittorici che reggono alla sega, grandissima quantità di pietra calcare ed ollare, ardesia di diversa qualità, pietra saponacea, ossido nero di manganese, la nafta ossia il pctrolio; mentre la pietra ollare trovasi pure in Chiavenna, i schisti pittorici dell' accennata qualità non mancano ne in Sondrio ne in Albosaggia. In vicinanza al Santuario della Beata Vergine di Tirano, vedesi il marmo di colore biancastro, di quella specie cioè che gli architetti appellano marmo di fabbrica, materiale riuscito assai opportuno per la costruzione ed ornamento di quel celebre tempio. Sono finalmente le rinomate acque termali del Masino e di Bormio, e le acidule marziali di S. Caterina in val Furva. Varj autori e nazionali ed esteri ne hanno parlato e lodato l'efficacia pe' varj malori, e diffatti molti sono i concorrenti a queste acque, i quali per lo più ne provano assai giovamento alla loro salute. Noi non ci fermeremo ad esporre a quali malattie giovino acque siffatte usate sia per lavacro, sia per bibita. Perchè però i fisici possano giudicarne, daremo il risultato delle analisi fatte dal chimico-farmacista Giovanni De Magri, cominciando da quelle del Masino. Quanto al loro carattere fisico sono esse limpide, insipide, inodorose, difficili ad alterarsi; al luogo dove scaturiscono non lasciano deposizione nè salina, nè terrea, nè metallica. Rispetto alla loro temperatura, essendo l'atmosfera esterna a gradi + 13. 5 di Reaumur, segnarono gradi 27. 50,

nella quale temperatura si mantengono costantemente in ogni alterazione atmosferica. Il loro peso specifico all' areometro di Baume per gli spiriti, essendo l'atmosfera a gradi + 15. 5 seguarono gradi 10. 50. A quello pei sali gradi oo. 50. Quindici libbre mediche di queste acque contengono:

Muriato di soda grani 51. 00.

Muriato di magnesia »

8. 50.

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Venendo alle termali di Bormio, quanto ai caratteri fisici, sono limpide, insipide, delicate al tatto, di leggiero odore sulfureo, trasportate poi sono inodorose e difficili a corrompersi. La loro temperatura ordinaria è di gradi 32, ma è soggetta a variazioni. Giunge essa fino ai gradi 38 e diminuisce fino ai 28 circa; ed alla temperatura di gradi 16. o. di Reaumur, segnarono o. coll' areometro di Baumé. Dalla loro analisi emerse che 12 libbre mediche di esse, contengono oltre qualche quantità di gas idrogene solforato

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75.

L'analisi di dette acque di Bormio, venne ripetuta in Pavia nel 1822, e niuna differenza ebbe ad osservarsi tranne la combinazione del solfato di magnesia, ma non la presenza del gas idrogene solforato, il quale non poteva colà rinvenirsi con acque trasportate e fredde.

Nella vicina val Furva, sorgono le acque acidule marziali dette comunemente le acque di S. Caterina, e quanto al loro carattere fisico, sono esse limpide, inodorose, di un sapore piccante-acidulo, salato-stitico: col riposo depongono un copioso precipitato ferreo; e riguardo al peso specifico, alla temperatura di gradi 18. o. di Reaumur, coll' areometro di Baumé segnarono mezzo grado. Dal risultato dell'analisi si prova che 12 libbre mediche delle acque suddette contengono

Gas acido carbonico libero grani 29. 50.

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È così antica ed estesa la rinomanza circa la salubrità dei bagni di Bormio, che se ne vede fatta vantaggiosa menzione sino al tempo che in Italia signoreggiavano i Goti. Una lettera scritta tra il 516 ed il 537 dal calabrese (*) Magno Aurelio Cassiodoro segretario di Teodorico, di Atalarico, di Teodato e di Vitige re di quella nazione, porta il seguente titolo Uinosiado Comiti Taohadaeus Rex. Concedit illi facultatem aquas Burmias petendi ad sanandam podagram quam graphice descrivit. - Nel testo poi della lettera così si esprime Cum gentis tuce honoranda nobilitas, et magnae fidei documenta suassissent ut tibi urbem Ticinum quam per bella defenderas gubernandam pace crederemus; limosæ podagre subita inundatione complutus (M. S. com·pletus) aquas Burmias potius siccativas velle te petere postulasti. Desiderium tuum remediali jussione sanamus, ut sospitatem, quam merito in te quaerimus jussionis beneficio compleamus. — E più avanti - Perge igitur Auctore Deo, gressibus tuis ad locum prædictum . . . . . Utere igitur aquis illis primum potu delinitoriis deinde thermarum exhibitionibus siccativis

Amentur illic munera concessa divinitas contra illam humani generis debellatricem (podagram) data sunt opportuna munimina lavacrorum . . . . Præstent optatum divina beneficium ut famam loci verissimam tua potius salubritate noscamus quam nobis desiderabile est evadere quidquid adimit corpoream sospitatem.

...

Molti altri nei secoli successivi hanno fatto onorevole menzione dei bagni di Bormio, come un Pietro da Lusignano medico e filosofo bolognese, in apposita dissertazione, nel secolo XIV; un Camillo Gallini sul finir del XV; il Guller, il Mattioli, l'Aresi ed il Parravicini. Gaspare Sermondi, Giacomo Sckenchzev nella sua Hydrographia Helvetica ( Zurigo 1717), l'autore del Manuel du Voyageur en Suisse, il canonico Ignazio Bardea, il dottor fisico De Picchi, e l'autore della descrizione della Valtellina, pubblicata in Milano l'anno 1825.

(*) Era di Squillace ove fondò monasteri. Sbrigatosi dalla corte, trovò calma in uno di essi, e vi morì. Vedi il Gian

none.

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