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famiglia si formano due fazioni, che si combattono a fraterno scempio (1). Come la guerra è al di fuori tra Comune e Comune, così sta pronta al di dentro. Un breve viottolo può separare un nemico dall'altro : l'istante in cui meno tel pensi, può essere quello dell'assalto e della tua disfatta. Quindi, dovunque ti volga, sembianze di guerra. I consorti, gli amici piantano vicin vicino le dimore; le case diventano torri al di fuori merli, piombatoi, bertesche, mangani, balestre, vedette continue le muniscono; al di dentro le pareti sono vestite di armature, e appena la luce si attenta d'introdursi tramezzo alle feritoie aperte fra gli spessi maschii: sopra vi s'innalza una torre per ultimo scampo; sotto stanno orrende prigioni a fredda soddisfazione di vendetta.

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A un tratto in tumultuario parlamento decretasi l'eversione di una stirpe: i rintocchi della campana chiamante il popolo alle armi avvisano dell'imminente pericolo. Tutta una contrada, tutto un quartiere piglia in fretta le armi, abbarra le strade, getta ponti dall'una all'altra magione, guernisce le cime delle torri, convoca le masnade dal contado; intantochè gli uomini a cavallo escono ad insultare gli avversi, e si fa sangue sulle piazze, per le vie, appiè de'sacri altari (2). Frattanto si sono radunate le compagnie delle arti e delle armi, ed il capitano del

(1) « In assai famiglie era Guelfi e Ghibellini, e chi tenea una parte e chi un'altra. » Malespini, Cron. c. 160.

(2) « Gli artefici grossi e minuti attendevano a sgombrare le loro mercatanzie, e così i cittadini a fortificarsi di fanti del Contado loro amici; e asserragliavansi intorno alle vie e alle case loro, per temenza di non essere rubati e arsi dal popolo minuto.... » Cronich. ant.

popolo col gonfalone spiegato le guida contro le case abbominate. Pugnasi allora agli steccati, romponsi, abbruciansi, e sotto piogge di saette e di macigni e di calce e d'olio bollente il popolo furibondo sfonda le porte, sbocca nelle ampie sale, e uomini e cose fa scopo a bestiale vendetta. Aggravano il più delle volte l'orror della scena le fiamme appiccate da chi fugge od insegue, talora ostacolo, talora aiuto allo strazio; finchè dilatandosi da luogo a luogo non confondano in una sventura vinti e vincitori. Del resto alle spalle de' miseri sta il furore degli statuti, per cui l'alte moli adequansi al suolo, le terre confiscansi, regalansi, lasciansi per legge incolte: poi tutti i vinti con loro famiglie e consorti vengono cacciati in bando, pena di morte a chi li ricetti o soccorra, lecito ad ognuno di arrestarli, perseguitarli, ucciderli; lecito non solo, ma opra da premio (1).

(1) << Ma se io non potrò avere lo delinquente, puniroe lo figliuol suo u vero li figliuoli del delinquente, se lui u se loro potrò avere. Ma se lo figliuolo u vero li figliuoli del delinquente avere non potrò, puniroe lo padre del delinquente, se io lo potrò avere, così in avere, come in persona ad mio arbitrio... Et non dimeno li loro beni, poichè in del bando saranno incorsi, siano pubblicati al comuno di Pisa, et siano guasti et distructi così in de la cita come in del contado in tutto, sicchè poi non si rifacciano, ne rifare li permetterò ne abitare u lavorare u vendere u alienare. Et ciascheduno che li abitasse, lavorasse, vendesse, alienasse, comprasse et per qualunque altro titolo ricevesse, puniroe....

<< Et intorno alle suprascripte tutte cose investigare et trovare io capitano abbia pieno, libero et generale arbitrio così in ponere ad questioni et tormenti et punire in avere et persona come etiamdio ad tutte altre cose.... Et ad catuna persona che cotale malefactore prendesse et preso a me capitano l'apprezentasse u vero ucidesse, daro u faro dare dei beni del comune di Pisa L. M. di denari... » Statuto di Pisa, ms. §. 12.

Fortunato in tanto smarrimento chi esula co'suoi! chè non di rado una mano di ferro rattiene in città i figliuoli, mentre ne espelle i genitori, e il lamentarsi è delitto, il piangere segno ad accuse. Nè strano ti sarà il mirare generosi guerrieri con pargoletta prole alle mani trar nel fango di lontana città una vita passata gloriosamente nel fragore delle armi; e tra' ghiacci delle alpi di san Benedetto partorir di stento le gentildonne di Firenze (1); e le ossa d'Ottobuono Aldobrandini dissepellirsi e diventar ludibrio a vile plebaglia (2). I pochi vinti lasciati in città, vecchi a cui l'età niega vendetta, donne a cui la naturale debilità fu scudo e pena, cercansi, avvicinansi, e in segreti asili a rotti cenni, a tronche voci sfogano i loro turbati pensieri.

Frattanto la turba degli esuli s'aggira armata sotto le mura oggetto di infinito odio ed amore, e col soccorso delle leghe amiche va tramando guerra e congiura. Certa notte avverrà altresì, che tumulto intestino od occulta pratica ne apra ad essi una porta. Allora il discorrere degli armati, il fuoco e le ferite avvertono del mortal pericolo gli avversi, e metà della città rientra, ricacciandone l'altra. Talora accadrà, che allo strepito delle armi, all'aspetto di tanta miseria s'intrometta pietosamente il papa; e mandi un paciere che ripatrii i fuorusciti, e in general parlamento sull'ostia consecrata faccia giurar pace a' capi e baciarsi in bocca fra loro. Ma ciò non basta il più delle volte a quetare quegli animi inferociti. Infatti il potere supremo sta di mezzo tra l'una e l'altra (1) Malespini, Cron., c. 177.

(2) G. Villani, VI. 63.

fazione: qual d'esse ristarassi dal desiderarlo, quando, non conseguendolo, sa che l' otterrà senza fallo la parte contraria, e sen varrà ad opprimerla? Tornasi dunque di nuovo alle gare, al sangue, agli esigli.

In questo mentre sulla distruzione de'grandi e dei popolani s'innalza la plebe, che confondendo tutti i partiti in una condanna sfoga il lungo sdegno di servitù coll'abbassarli tutti sotto se stessa; ogni nobile, ogni ricco escludendo da qualsiasi officio, onore, milizia e vantaggio di cittadino. Perlocchè ad un gen. tiluomo l'esser fatto della plebe parrà gran mercè (1); e gli sarà tolto depor testimonianza contro un plebeo, ma si accettata quella di un plebeo contro di lui (2); nè quando si chiameranno all'armi le compagnie, potrà egli escire di casa, pena l'avere e la persona (3); ned altro argomento, oltre la voce popolare, basterà al capitano per condannarlo ad arbitrio (4). Tre testimonii poi deponenti per pubblica fama faran nobile chiunque (5). E giuro (sclamava ogni anno

(1) V. la supplica per esser fatto di popolo di ser Belcaro Buonajuti (Deliz. degli erud. t. VII. p. 290).

(2) « Et che nullo nobile,... undunque sia possa u debbia in alcuna cauza criminale in alcuna Corte contro alcuno di popolo rendere testimonia, e se la rendra la testimonia non vaglia, ne tegna ipso jure, et nondimeno sia condannato dal capitano del populo da L. X. in L. C. ad suo arbitrio ». Stat. di Pisa, ms. §. 162.

(3) « Et che nullo nobile della cita di Pisa u daltronde ad tempo d'alcuno romore, durante lo romore ardisca u presumma d'escire con arme u sensa arme della casa in de la quale elli abita sotto pena del avere et della persona ad arbitrio del capitano ». Statut. di Pisa, ms. §. 165.

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all'entrar nel suo officio il capitano del popolo di Pisa) che se intravvenisse che alcun uomo nobile o « non giurato in popolo, ucciderà o uccidere farà, o « consentirà che si uccida alcuno anziano o notaio « d'anziani o uomo giurato in popolo, incontanente che della morte di cotale anziano o notaio o giu« rato in popolo alli orecchi miei sarà pervenuto, « senza intervallo di alcuna dimoranza, e aliena ca«gione e causa cessante, farò sonare la campana del « popolo, e con quel popolo o alcuna parte di quello nella piazza del palazzo del popolo raunato, con «esterminato furore andrò alla casa ovvero alle case • di quel cotale uccisore: e quella casa ovvero case « innanti che quindi mi parta infino alle fondamenta farò disfare. E se intravverrà, che quel cotale of<< fendente abbia case od altre possessioni fuori della « città di Pisa, senza alcuno indugio manderovvi uno de'compagni o cavalieri miei e la famiglia mia con « alcuna parte del popolo, e di quindi lo detto cavaliere, famiglia e popolo in verun modo non ardisca di partirsi o presuma, se in prima lo disfacimento e la « distruzione delle dette possessioni e case non sia stata « messa ad esecuzione e compimento: e infino a tanto « che la distruzione e il guastamento di tutti i beni del malfattore predetto, così nella città come nel « contado, non sia compiuta di fare, nulla bottega « d'arte o mestiere o corte alcuna della città di Pisa «sia tenuta aperta » (1).

Cosi lo Stato pigliava aspetto di fazione, la giustizia di vendetta, la stessa emulazione al bene comune della

(1) Statut, di Pisa, §. 18.

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