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per anni l'ossidione; finchè fame, tedio, arrivo di esercito, infermità o rivolta non le imponeva termine a pro degli uni o degli altri (1).

E bastino questi pochi cenni intorno la materia della milizia feudale. Il dirne di più, come non affatto difficile, inopportuno.

1038 tra Eriprando e il nipote di Corrado il Salico. Vedi Landulph. Senior. II. 24. 25 (R. I. S. t. IV).

(1) Tali furono gli assedii posti da’Normanni a Tauromene, a Mileto, a S. Severina, a Napoli, negli anni 1078, 1062, 1077, 1135. V. Gaufr Malat. III. 15. II. 23. III. 5. Alex. Abb. Theles. hist. III. 32 (R. I. S. t. V).

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CAPITOLO TERZO.

I primi venturieri mercenarii in Italia.

A. 840-1183.

I. Si ricerca, fino a qual punto il sistema feudale possa aver dato fomento alla introduzione de' mercenarii.

II. Gli Ungheri in Italia.

III. I Saraceni.

IV. I Normanni in Italia.—Stato del Reame di Napoli. Ordinamenti militari de' Greci.

Progressi dei Nor

manni. Rainolfo Drengot in Aversa.

V. Arrivo de' Normanni della stirpe d'Altavilla. — Ardoino li volge contro i Greci. Conquista della Puglia. Divisione delle terre.-Progressi di Guglielmo Braccio di ferro. Papa Leone Ix contro i Normanni. Vinto a Civitella, investe Umfredo delle due Sicilie.

VI. Primi fatti di Roberto Guiscardo. Sue venture in Calabria. Usurpa il dominio al nipote. Arrivo di Ruggiero: sue gare col fratello.

VII. Spedizione in Sicilia. Nuove gare e pace finale. Ruggiero dentro Traina. Conquista dell'Isola.

VIII. Altri mercenarii in Italia. - Sotto i re di Napoli e gli imperatori. Anche in Francia. Trattato contro i Brabanzoni.-Perchè l'uso de' venturieri fosse necessario ai papi. Altre vestigia di quelli.

IX. Usi e instituzioni militari de'Normanni. Il feudalismo vien da loro introdotto nelle due Sicilie.

CAPITOLO TERZO

I primi venturieri mercenarii in Italia.

A. 840-1183.

I.

Come ogni popolo ben costituito deve in sè possedere i mezzi di tutelare la sua esistenza e promuovere il suo miglioramento, così le milizie mercenarie non furono mai altro che segno e risultato di corruzione e fiacchezza.-Ogni uomo è parte dello Stato; dunque ogni uomo tratti l'armi e lo difenda,- ecco il principio constitutivo de'popoli incolti e forti. Continua guerra colla natura, colle belve, coi vicini non men rozzi e feroci, rende quivi in ciascuno l'uso delle armi perpetuo e necessario. Cresciuta colla civiltà la personale sicurezza e importanza, quel dritto ed obbligo della milizia non si annulla, ma si limita per età e circostanze. Perfezionasi ella ancora la società? ed un problema si offre all'universale considerazione: -Assicurare la maggior difesa dello Stato col minor incomodo pubblico e privato.

In nessuno di questi tre casi la forza naturale dello Stato può stimarsi diminuita. Nel primo caso tutti combattono, epperò la nazione presenta al nemico il massimo di sua potenza. Nei due altri casi se lo Stato non ha sotto le armi tutti i suoi cittadini, non è già per impotenza; ma perchè esso è persuaso di conseguire lo stesso intento eziandio con una parte di loro. Cresca il pericolo e cresceranno in propor

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