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time imprese delle bande nere ne conduce entro le tumultuose vicende di Piero e di Leone e di Filippo Strozzi (A. 1527-1582). Con queste vicende e con quelle di alcuni de'più famosi capitani italiani di quel secolo ha termine la parte meramente narrativa del nostro lavoro.

Ma chi può prefinire esattamente il punto a cui s'arrestano gli effetti sia morali sia esterni d'una istituzione durata per secoli prepotentemente? I frutti delle grandi masse d'uomini e di fatti non si raccolgono sovente che in capo a grandi distanze di tempo. Nell'ultima parte del nostro lavoro ci siamo ingegnati di notare le conseguenze o vestigia lasciate dalle compagnie di ventura sia nella milizia, sia nel vivere civile o politico, e ne'secoli in cui esse dominarono, e in quelli dappoi. Però queste indagini sarebbero rimaste di troppo imperfette, se non ne avessimo soggiunto alcune altre sulle posteriori vicende di quello spirito di ventura e di associazione, che nelle compagnie aveva trovato un pienissimo sfogo. E questo ci apre l'adito a mostrare quasi di scorcio la travagliosa esistenza dell'individuo italiano nel XVI e XVII secolo, allorquando, smarrita la dignità politica dell'Italia, solo qualche nobile ingegno fra mille venture e mille contrasti compare tratto tratto a rilevarne il gran nome.

Tale è l'orditura di un'opera, che non senza timore presentiamo al Pubblico, considerando

tuttavia alle gravi fatiche e difficoltà delle quali era cinta. E primamente la estensione delle ricerche intorno ad un tema che chiama a disamina i fatti e le instituzioni comprese tra la rovina del romano impero e lo stabilimento delle odierne milizie: poscia la natura di esse ricerche, per le quali dovevansi abbracciare e gli ordini esteriori della milizia, e le costituzioni interne degli Stati, e le vicende de'capitani, e i progressi generali dei popoli. Perlochè ad ogni istante sei come costretto a passare dal grande al piccolo, dal generale al particolarissimo, dalla narrativa alla discussione. Quindi carte di pace e di alleanza, statuti, leggi, vite, epistolarii, storie municipali, storie generali, croniche, trattati militari, dissertazioni filologiche, mille elementi svariatissimi dovevano somministrare la suppellettile del laborioso edifizio. Aggiungi la difficoltà di raggruppare le sconnesse fazioni di cento compagnie o condottieri colla storia generale del paese: aggiungi quella naturalmente derivante dalla divisione molteplice della storia d'Italia: aggiungi la necessità di riunire in brevi volumi tutti cotesti elementi tanto sparsi, tanto poco maneggevoli, e di metterli sotto una forma non affatto sgradita. Poichè a qual pro la storia, se ai più inaccessibile? Queste cose diciamo, non per accrescere merito, ma solo affine di conciliare indulgenza a questo nostro lavoro, cominciato nella prima gioventù, nel silenzio di

audace tentativo, continuato tra gravi inciampi per bene otto anni (1) con costanza, che forse taluno avrà riputato ignavia.

Però la varietà appunto di cosiffatti elementi, che costituiva la non minore difficoltà dell'opera presente, ne dovrebbe, a nostro parere, rendere non affatto sgradevole la lettura: avvegnachè qui e l'uomo e le cose ti si possano mostrare e nello splendore della loro pubblicità, allorachè la storia politica se ne impadronisce, e nel quasi oscuro spuntare e crescere loro, in que' solitarii sforzi che la storia politica nel suo corso grandioso si lascia addietro, e che pur sono i più essenziali documenti alla storia dell'uman genere. Perchè alla fine mutansi le generazioni e gli imperii; agli oppressi altri oppressi, agli oppressori altri oppressori succedono; a' presenti modi di guerra altri più sottili e terribili sottentreranno; ma i

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(1) Sul principio del 1836 la R. Accademia delle scienze aveva proposto per argomento a premio: « Dell' origine, dei progressi e delle principali fazioni delle compagnie di ven«< tura in Italia sino alla morte di Giovanni de'Medici capitano << delle Bande Nere, e qual parte esse abbiano avuta al rior<< dinamento della milizia italiana ». Nel gennaio 1838 fu decretato il premio al lavoro da noi spedito sotto l'epigrafe. «Sì « mi caccia il lungo tema, Che molte volte al fatto il dir vien «< meno ». L'opera così premiata conteneva puramente la storia delle compagnie di ventura, ossia della milizia in Italia nel XIV e XV secolo. Noi spendemmo i sei anni seguenti nello aggiugnervi la prima e l'ultima parte. Mediante questa aggiunta le nostre ricerche vennero a comprendere le vicende generali della milizia in Italia dal VI al XVIII secolo..

rudimenti delle passioni e della operosità umana sempre i medesimi si rimangono, e l'una schiatta della seguente è specchio.

Qui accadrà pertanto al leggitore di trascorrere dalle grandi battaglie, da'famosi assedii agli onesti ozii del Colleoni, all'affannosa agonia di fra Moriale; dagli ordinamenti delle milizie fiorentine, da' patti di condotta de' venturieri agli arrischiati intenti dell' Alviano, alle cupe esecuzioni del Valentino; e qui la prima infanzia di Giovanni de' Medici, l'angoscioso tramonto del Triulzio, le splendidezze di Federico da Montefeltro, si intreccieranno a'curiosi primordii di Braccio e di Sforza, alle fatiche dei Piccinini, alla condanna del Carmagnola, alle fazioni degli Almovari in Oriente, alle imprese degli Armagnacchi e delle Compagnie bianche in Francia e Spagna: e qui tu vedrai e come si formassero quelle fanterie svizzere che rapirono alla cavalleria il pregio delle armi, e quale fosse la costituzione militare di que' Tedeschi, Spagnuoli e Francesi che straziarono l'Italia al cadere delle compagnie, e, cadute queste, quali milizie succedessero ad esse, e quali vestigia se ne conservassero. E vedrai un condottiero assidersi sul maggior trono dell'alta Italia, ed altri capitani spartirsi a forza gli Stati della Chiesa, ed altri unirsi insieme per cambiare le sorti del reame di Napoli; e questo liberare l'Italia dagli stranieri, e quello due secoli dopo

sforzarsi a non dissimile impresa. Vedransi le mutazioni introdotte nella milizia da cotesti capitani di ventura: l'artiglieria leggiera ne' fatti d'arme, i primi indizii delle bombe, molte parti della nuova fortificazione, gli archibugieri a cavallo, gli archibugieri a piè: finalmente, quando già le compagnie sono tramontate, mirerassi lo spirito medesimo di ventura fecondare le azioni degli Italiani lontano dalla loro patria, l'eroismo de'volontarii alla vittoria di Lepanto, le nobili difese di Rodi e di Cipro, i principali trovati della nuova architettura militare, le strane vicende o le rare gesta del rinnegato Occhialy, del capitan Polino, di Giulio Mazarino, di Raimondo Montecuccoli, di Muzio Oddi, di Ambrogio Spinola, di Andrea Doria, di Francesco Paciotto, di Luigi Ferdinando Marsigli; e qui dar luogo aʼrei disegni dello Sciarra, del Folco, del Piccolomini, e mantenere gli scherani delle castella feudali, e colà aprire il cammino d'Europa a musici ed istrioni.

Quanto a noi, persuasi come siamo che il più nobile ufficio dopo l'operare sia quello d'istruire colla voce e cogli scritti, ci riputeremmo abbastanza compensati della lunga fatica, dove la vedessimo riuscire a qualche vantaggio della patria nostra. Con questo intendimento lavorammo, non ostante i gravi scoramenti, e la mal ferma salute, e mille altri ostacoli; con questo intendimento lavoreremo, seppure la fortuna non ci volesse

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