Orlando innamorato

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G.C. Sansoni, 1892 - 329 pagine
 

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Pagina 319 - E pur non uscì mai di quello impaccio : Quanto peggio facea , più avea da fare: Aveva sempre in seno e sotto il braccio , Dietro e innanzi di lettere un fastello; E scriveva e stillavasi il cervello...
Pagina 320 - Né più ne fu nimico di costui; E pure a consumarlo * il diavol tolse : Sempre il tenne fortuna in forza altrui: Sempre che comandargli il padron volse, Di non servirlo venne voglia a lui: Voleva far da sé, non comandato: Com' un gli comandava, era spacciato.
Pagina 91 - ... altro non ho brama. 49 Quando Agricane ha nel parlare accolto che questo è Orlando, ed Angelica amava, fuor di misura se turbò nel volto, ma per la notte non lo dimostrava; piangeva sospirando come un stolto, l'anima, il petto e il spirto li avampava; e tanta zelosia gli batte il core, che non è vivo, e di doglia non muore. 50 Poi disse a Orlando: - Tu debbi pensare che, come il giorno sera dimostrato, debbiamo insieme la battaglia fare, e l'uno o l'altro rimarrà sul prato.
Pagina 8 - Guardando il cavallier tutta vien meno, Né sa pigliar partito la meschina. Era dintorno al prato tutto pieno Di bianchi gigli e di rose di spina; Queste disfoglia, ed empie ambo le mano, E danne in viso al sir de Montealbano.
Pagina 2 - Che al fin non sia da Amor battuta e presa. Questa novella è nota a poca gente, Perché Turpino istesso la nascose...
Pagina 63 - Anzi al suon della estrema orribil tromba Esser stati cavati della tomba. г Sí come in molti luoghi vider questi Occhi infelici miei per pena loro, Fin all'ossa sepolte fur molesti Gli scellerati, per trovar tesoro. Ah! Tevere crudel, che sostenesti, E tu Sol, di veder si rio lavoro, Come non ti fuggisti all'orizzonte, E tu non ritornasti verso il fonte?
Pagina 89 - Che farem, — disse — che il giorno ne è andato Disse Agricane con parole pronte: — Ambo se poseremo in questo prato; E domatina, come il giorno pare, Ritornaremo insieme a battagliare.
Pagina 49 - Odeti, fiori, e voi, selve, - dicia poi che quella crudel più non me ascolta, dati odienza alla sventura mia. Tu, sol, che hai mo del cel la notte tolta, voi, chiare stelle, e luna che vai via, oditi il mio dolor solo una volta: che in queste voce estreme aggio a finire con cruda morte il lungo mio martire.
Pagina 140 - Per cui tu con più lume, Italia, splendi, Di cui la fama in te chiara risuona Eccelsa, graziosa, alma Verona. Quella, nel cui leggiadro amato seno Mentre io sto questi versi miei cantando Dal ciel benigno a lei sempre e sereno Tanto piglio di buon quanto fuor mando : E nel fecondo suo lieto terreno Allargo le radici, e" rami spando, Qual sterile arbuscel frutto produce Se in meglior terra, e cielo altri il conduce.
Pagina 91 - Ed io qua son condotto per amore E per piacere a quella damisella. Molte fiate son stato per onore E per la fede mia sopra alla sella; Or sol per acquistar la bella dama Faccio battaglia, ed altro non ho brama.

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