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Come la storia de' popoli si rinnova, s'accresce, si trasforma Ogni giorno, illuminata dalle storie speciali delle singole città e provincie, dallo studio diligente e acuto delle loro istituziomi attraverso i secoli, e anche dallo semplici biografie; cosi la storia di una lingua riceve vivissima luce dai lavori speciali fatti sui singoli dialetti, sulle diverse parti dell' organismo grammaticale, sulla storia delle parole, sui singoli scrittori. I lavori speciali sono cosi complement0 imdispensabile delle opere d' insieme. Nella grammatica latina, specialmente mella sintassi, non pochi punti sono amcora oscuri, e molte quistioni già accemmate melle grammatiche elementari yogliono essere studiate um po' più dappresso. La comoscenza dell'uso degli scrittori latini è spesso superficiale e generica; la storia di quest' uso, le sue variazioni cronologiche, non furono oggetto di ricerche troppo attive e profonde da parte dei grammatici. Occorrono amcora molte e molto minuziose ricerche fatte con intelligenza e metodo per giungere alla completa c0noscemZa dell'organismo linguistico grammaticale latino. Tuttavia in questi ultimi tempi molti valorosi attesero con intellotto ed amore a siffatti lavori speciali, e me è ricca la letteratura grammaticale odierna di tutte le nazioni. I nomi principali sono moti, mè comvione ch'io qui li ricordi. Basti il dire in generale che lo studio della grammatica speciale s' è straordinariamente sviluppato in questi ultimi amni; e la sua importamza chiaramente appare a chi consideri il posto ch' esso occupa megli studi comtemporamei. Di ogmi scrittore eruditi d'ogni paese àmmo dato edizioni accuratissime, rispondenti alle severe esigemze dei tempi, àmmo studiato la lingua, la metrica, lo stile, l' importanza letteraria e storica: e tutte queste cose, ed altre, furomo argomento di mumerosissime dissertazioni, di cui va specialmente ricca e lodata la dotta Germania. Questo muovo indirizzo, che pervade oggidi tutto lo scibile umano, prosemta um inconveniente, quello cioè di frammentare troppo gli studi grammaticali che d' ora immanzi dovramno limitarsi a ristretti periodi di tempo, a singoli autori, amehe a singoli problemi. Ma tale sconveniemza, se così è leeito dirla, oltrechè essere transitoria, è compensata ad usura dai vantaggi numerosi che il nuovo metodo adduce, Poichè non ci deve star a cura di far lungo cammimo, ma cammimo sicuro. Che importa se um edificio venga su a poco a poco, purchè salde siano le fondamenta, e robuste le mura? Tale studio fatto com tal metodo più esatto e più razionale ci riserba forse gradite sorprese per l' avvenire. I)i più s è vero elie la divisiome del lavoro conduce ad opera perfetta, mom si deve tuttavia dimenticare in siffatti studi ch' essa non avrebbe più valore quando si perdesse di vista l`unità di concetto dell' opera stessa; ed inoltre conviene qui pur sempre aver presente una sentenza di C. Thurot: « Quamd om fait des recherches historiques sur des faits du langage, om m' opère que sur des monuments écrits, qui ne représentemt jamais que très-incomplètement l'usage du temps où ils ont été écrits: car chacum me parle et m' écrit qu' avec ume petite partie des mots et des tours que l' usage autorise ». (Revue critique 1872, p. 11). Fra gli scrittori latimi mom v* à chi sia stato più studiato, già fim dal remoto Medio Evo, di C. Sallustio. S' è fatta e si accresce ogni giorno uma vera biblioteca sulle opere e sulla vita di lui. Cosicchè chi s' occupi di questo scrittore prova difficoltà grandi a raccapezzarsi ed a temer dietro a tutti quegli scritti su tutti gli svariati punti che si pigliamo ad esaminare. Nessumo poi à ancora messo ordine in questo campo, esaminando e fondendo in un tutto omogeneo ed originale i risultati più importanti delle ricerche speciali (1). Fu, è vero, pubblicato um lavoro simtetico « De Sermone Sallustiano » di I,. Constans (Lutetiae Parisiorum 1880). Ma esso non è tale che appaghi oggidi. Dalla sua pubblicazione s0m0 corsi ormai 16 ammi, e molte lacume ess0 presenta: nuovi problemi sono stati discussi di cui mom vi si fa parola; tale quello dell' elemento volgare mella lingua di Sallustio: altri furono ristudiati più profondamente. Molte laeume di quel lavoro furono rilevate dai critici ch' esso ebbe, fra gli altri dal Riemamm (in « Revue critique » del 1881). I critici tedeschi dal canto loro àn rilevato, alcumi cOm amare parole, che l' opera del Constans è in non piccola parte una raccolta ed uma traduzione in latino di monografie staccate e di autori diversi: cosicchè manca di omogeneità, di unitâ e cade in contraddizioni. Nè l' ordine del Constans m' è parso il più opportuno; e cose che

(1) L' enumerazione di tali dissertazioni sallustiane, più o meno ampie, publicate o separatamente, o in programmi, o in riviste di filologia, sarebbe cosa infinita. Fra esse ve n' à delle ottime, delle buone, e, come in ogni cosa, delle leggiere e di quelle il eui valore è affatto negativo. Di quelle che ò avuto tra mano darò nota in ogni singolo capitolo della trattazione, « est enim benignum et plenum ingenui pudoris fateri per quos profeceris » (Plin. H. N. I, praef.).

Ma oltre i lavori speciali relativi a Sallustio, m'è accaduto di consultare pure altri estranei, ma opportuni assai. Tali « De M. P. Catonis vita, operibus, lingua » di G. Cortese; « L'arcaismo in Tacito » di L. Valmaggi; la « Taci teische Formenlehre » di C. Sirker; la « Grammaire et style de Tacite » di J. Gantrelle: « Études sur la langue et la Grammaire de T. Live » di 0. Riemann; « la Latinité de S. Jérome » di H. Goelzer; « le latin de Grégoire de Tours » di M. Bonnet; ecc.

amdrebbero recisamente distinte, vi sono confuse. Queste considerazioni ed il vivissimo amore ch'io porto allo storico Latino, mi ànno indotto a questo lavoro : le lacume ed imperfezioni del quale Varrà, spero, a scusare l' esser questa la mia prima prova. Quanto alla divisione ed alle basi del lavoro, d0p0 aver parlato, in uno studio introduttivo, dell' importamza dello studio di Sallustio mella grammatica latina, e del duplice elemento, arcaico e volgare, c0stituente gram parte della lingua Sallustiama, dividerò la Grammatica in questo modo: Fometica, Morfologia, Lessico, Sintassi, Stile. Di edizioni Sallustiane ò consultato quella del Burnouf, del Dietsch (1859), del Kritz, del Constans, dello Jordam, di Jacobs-Wirz, del Lallier e Antoine, del Maurenbrecher, e la mostra del Ramorino. Per le Storie le citazioni sono fatte secondo il Maurenbrecher.

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Lo studio della lingua di Sallustio è di capitale importanza per la storia della lingua latina. Cicerone e Cesare sono i rappresentanti della età più pura, Sallustio è con T. Livio il precipuo rappresentante di um altro periodo un po' meno perfetto, ma degno di essere in special modo studiato e conosciuto, di um periodo di transizione che certo non è ancora la decadenza, ma dove già fa difett0 la severa pureZZa antica, e si vedono a spuntare i germi dei difetti e delle caratteristiche del1' Etâ nuova. Sallustio è certo ancor più vicino a Cicerone ed a Cesare che a T. Livio, ma se ne separa per la voluta originalità della lingua: la quale presenta particolarità di tipi fometici, morfologici, lessicali, simtattici; ed in alcumi di questi possiam ravvisare reliquie del passato, altri prenunciano l' avvenire; si riconosce mel compless0 delle forme e dei vocaboli da lui usati un linguaggio di transizione, il linguaggio « che non è muovo ancora e il vecchio muore ».

Due elementi di capital rilievo dàmno alla lingua di Sallustio un carattere spiccatamente Originale; um element0 arcaico che pervade tutte le opere di Sallustio, ed à sua base precipua in una estesa imitazione di Sisenna e di Catone; ed um elemento volgare. Conwieme adumque ch' io disc0rra di questo duplice colorito arcaic0-volgare che à si gran parte mella lingua e mello stile Sallustiano. Ma ne discorrerò in generale, studiandone cioè le ragioni ed i limiti, per Wedere s'e' rappresentino una temdenza ed uno studio individuali, aventi relazione com la psiche e col cuore di Sallustio, con le sue preoccupazioni morali e politiche; 0 se si pOssano riferire pur di lontano ad um moviment0 arcaiciZZante che allora si inizi, ed è ancor quasi inconscio, per accentuarsi in Tacito, e produrre più tardi la « Scuola Frontoniana ». Delle particolarità si dirà poi nella Grammatica, ciascuna a suo luogo evitando cosi inutili ripetizioni.

Nota bibliografica. — F. Deltour, De Sallnstio Catonis imitatore. Parigi 1859; P. Schulze, De archaismis Sallustianis, Halle 1871; G. Brünnert, De Sallustio imitatore Catonis, Sisennae, aliorumque historicorum romanorum, Jena 1873; K. Kraut, Ueber das Vulgäre element in der Sprache des Sallustius. Blaubeurem 1881. I. Uri, ' Quatenus apud Sallustium sermonis latini plebeii aut cotidiani vestigia appareant, Parigi 1885; Wölfflin in Philologus XXXIV, 137-165. Le tendenze ed i gusti arcaici di Sallustio furon già dagli antichi rilevati; ed in virtù loro toccò a Sallustio di esser tenuto in sommo onore anché e appunto quando si accentuò nella letteratura romana quell'indirizzo arcaico di cui abbiamo detto essere stato la base della Scuola di Frontone (1). Ecco intanto i giudizi degli antichi:

Svetomio in Gramm. 10 scrive: « Asinius Pollio in libro quo Sallusti scripta reprehendit, ut nimia priscorum verborum affectatione oblita (2), ita tradit: in eam rem adiutorium ei fecit maxime quidam Ateius Praetextatus.... », il quale sarebbe stato incaricato da Sallustis di fargli um indice di frasi arcaiche, « antiqua verba et figuras comligere ». LO stesso Swetonio in « De illustr. Gramm. XV, à: « Lucius Lemaeus... Sallustium historicum... acerbissima satira laceravit..., appel

(1) Sallustio è assai frequente ed importante argomento della corrispondenza tra M. Aurelio e Frontone, ove il suo nome va spesso unito ai nomi di Catone e di Cicerone. Lib. III, ep. 3 ad Anton. « At ubi Catonis et Sallusti et Tulli tuba exaudita est, trepidant et pavent, et fugam frustra meditantur »: lib. II, ep. ad Front. 13. « Ego tibi de patrono meo M. Porcio gratias ago quod eum crebro lectitas. Tu mihi de C. Crispo timeo ut nunquam gratias agere possis: nam uni M. Porcio me dedicavi, atque despondi, atque delegavi. Hoc etiam ipsum atque unde putas? ex ipso furore; ed in lib. IV, ep. III: « Fronto quidem antiquitate potius delectatur et utitur verbis magis prisci Catonis, Plauti, Sallusti, quam eorum qui etsi excellentes, propius tamen sua tempora floruerunt ». (A. Mai, M. C. Frontonis opera inedita, Mediolani 1815, p. 39-40).

(2) Questo giudizio di A. Pollione, che pure fu arcaicizzante, e uno dei precursori di Frontone, non ci deve maravigliare. Ecco come il Walmaggi, in Bibliot. delle scuole It. N.9 1 1, vol. 20, « Un altro precursore di Frontone » caratterizza la critica di A. Pollione, « In lui appare una certa intemperanza di gusto, una cotale grettezza e rigidità di giudizi che lo rendono critico assai meticoloso e pedante », e soggiunge di poi: « È stato Assirio a scoprire in T. Livio le traccie di quella tal famosa Patavinità provinciale, risparmiata da Quintiliano..., e non in Livio soltanto, ma, strano a dire, par che perflno in Cicerone egli abbia trovato materia da biasimare ». (Cfr. Quintil. XII, 1, 22).

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