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Nell'uso del riflessivo melle proposizioni subordimate Sallustio à due fatti notevoli: Io, usa « ille » pron. dimostrativo dove regolarmente vorrebbesi il riflessivo : G. 96, 2 « magis id laborare ut illi quam plurumi deberent »; ed H. IV, 71 « Lucullus pecuniam Quintio dedit, me illi succederetur ». Questa irregolarità e megligenza, rarissima in Cicerone, frequente in Cesare (b. g. 1, 5, 1, 6 ; 1, 11), Livio ed anche Nepote, è qui dovuta a ciò che lo serittore, dimenticamdo il soggetto principale, intervieme direttamente, per conto proprio, a spiegare i motivi della condotta di Silla, di Lucullo. IIo, usa il riflessivo in proposiziomi relative, che sono in rapporto memo intimo e diretto colla principale ; ed è questa una vera irregolarità che à sua giustificazione logica in ciò che il soggetto principale può considerarsi come soggetto logico della proposizione subordinata : G. 61, 1 « in eis urbibus, quae ad se defecerant, praesidia imponit »; 66, 1 « civitates, quae ab se defecerant, formidine aut ostentando praemia adfectare »; 88, 4 « statuit urbes quae pro hostibus... et advorsum se opportunissumae erant, singulas circumvenire » ; 103, 2 « reputando quae sibi duobus proeliis venerant ». Pare sia um volgarismo ; l' usa anche Catone, l' usano i Comici ; è rarissimo mei primi scritti e melle lettere di Cicerone ; è proprio degli storici. g) Relativo. — Oltre ai fatti di assimilazione (V. p. 83), Vuol essere notato C. 51, 40 « tum lex Porcia aliaeque leges paratae sunt, quibus legibus exilium damnatis permissum est » ; la ripetizione del nome nella proposizione relativa accanto al promome e mel suo stesso caso, è reminiscenza arcaica : pel caso speciale poi di « lex » è uso dello stile giuridico. Di più qui è Cesare che parla, e questa ridondanza è qualità stilistica Cesariama. Senza contare poi che questa ripetizione serve a limitare il relativo ad « aliae •leges » escludendone la « lex Porcia » ; ed anche fondando Cesare il suo discorso sulla legalità, è maturale ch'egli insista sull' idea di « leggi ». Collocazione del relativo. — Il relativo è talora separato dal suo sostantivo per meZZO di una proposizione participiale assoluta, o d'altra incidenza : C. 48, 1 « plebs, coniuratione, patefacta, quae... » ; 48, 4 « se missum a M. Crasso qui Catilimae nuntiaret » (senatum docet) : G. 6, 3 « opportunitas suae liberorumque aetatis, quae... » Cfr. Tac. Am. I, 74 « Marcellum... Caepio Crispimus maiestatis postulavit, subscribente Romano Hisp0ne ; qui... » ; Vell. 2, 47, 4. Wo. Uso dei casi. a) Nominativ0. — I nominativi « ipse » (ipsi) e « quisque » sono da Sallustio usati indipendentemente in uma proposizione secondaria abbreviata (gerundio, gerumdivo, ablat. assol.), e si riferiscono al soggett0 logico di questa proposizione, ma grammaticalmente si appoggiano sul soggettò della principale. Cosi Cat. 18, 5 « parabant... comsules inficere, ipsi fascibus conreptis... mittere » (= « postquam ipsi fasces conripuissent ») (1): H. I. 77. 6 « sibi quisque opes aut patrocinia quaerundo, consilium publieum conrupernnt ». Più ardito ancora, perchè il « quisque » non avrebbe appoggio alcuno, è G. 18, 3 « exercitus eius, amisso duce ac passim multis sibi quisque imperium petentibus brevi dilabitur » (= « quam amisisset ducem, ac passim multi sibi quisque imperium peterent » ) (2). Quest' uso è assai raro in Latino. Il Riemamm cita Cic. De Domo 55, 140; Val. Mass. 3, 2, 2; Plinio il vecchio 35, 23 e 90: Q. Curzio 3, 8, 24; Tac. Germ. 37; An. 14, 4; Agr. 1, 25, 21 ; Plin. Epist. 3, 4, 2; Ovidio Her. 3, 4, 2. E frequente in Livio anche dove la frase non lo tollera nè pel senso me pel costrutto. b) Accusativo. — z) Sallustio usa transitivamente com l'aceusativo alcuni verbi compòsti che la sintassi classica vuole costruiti altrimenti: cosi « adcedere » in G. 20, 3 « pleraque loca... adcedit » ; 62, 1 « Jugurtham... adcedit »; (cfr. 71, 5; 97, 3); H. III, 92 « radicem montis adcessit »; (altri scrive excessit = andò oltre, oltrepassò) (3). — « Adsidere » usato soltanto da Sallustio, G. 11, 3 « Hiempsal... dextera Adherbalem adsedit ». — « Adsidêre » H. IV, 13 « Amisumque adsideri sine proeliis audiebat » : (Tac. e Virg.). — « Advolvi » H. i. 16 « genua patrum advolvebantur » (cioè « ad genua » o « genibus » ; = prostrarsi: Liv., Tac., Curz.). — « Antevenire » V. less. p. 59. — « Avorsari » H. V, 16 « regem avorsabatur » : (questo è, pare, il 10 es. Poi Liv., Ov., ecc.). » — « Circumgredi » H. IV, 69, 21 « circumgredimur exercitum », (Tac.). — « Egredi » G. 110, 8 « flumem

(1) Nota giustamente il Nägelsbach (Stilist. § 97, 26 pag. 262, sgg,) che questo nominativo così intercalato nell' ablat. assoluto supplisce all' assenza del participio perfetto attivo.

(2) L'arditezza e singolarità di questo esempio, unico in Latino, à indotto il Riemann a supporre che a quisque » sia ablativo plurale, per « quibusque », come in Lucrezio 4, 796: lo esige il senso, che, secondo Madwig, Vuole il plurale ; e lo esige la grammatica.

(3) Questa costruzione è frequente in Tacito: H. II, 27 ; III, 24; An. II, 58 « ut ripam Euphratis accederet » ; XII, 31, 33; XVI, 35; in Plauto Most. 674; Epid. 149; Lucilio III, 13; Ennio An. 527; Att. 218; Varr. r. r. I, 7, 8. — Ma in Cat. 48, 4 « ad urbem adcedere » (come in C. 32, 2) e G. 25, 5 « ad provinciam adcedere » : cfr. Nepote 23, 8, 1. L' accusativo solo denota più che il semplice avvicinarsi, il « raggiungere ».

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(1) Anche col dativo C. 31, 3 « quibus... timor insolitus incesserat » : H. II, 104, ed assolutamente (V. « Uso del verbo », a); con in G. 101, 7 dove significa « attaccare ». (2) Cesare usa qui sempre la preposizione : Tacito il dativo. — Quintiliano XI, 3, 1 dice : « si antiquum sermonem nostro comparemus, paene iam quidquid loquimur figura est; ut « hac re » invidere, non, ut veteres, et Cicero praecipue « hanc rem » ; et incumbere « illi », non « in illum ». (3) Con « in » costruzione normale C. 60, 7 ; G. 97, 4: col dat. G, 101, 8 « Mauris incurrit ». L' accus. solo trowasi poi nel Lat. posteriore in frasi come « crimen incurrere » e simili (Lact., Arn., Lamp., Gerol.). (4) G. 12, 5 « in aedis inr. »,

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{) « Quicumque ». — Si sa che la primitiva fumzione relativa di questo pronome s' attemuò tosto in Latino a semplice fumzione indefimita. Questo trapasso di significato trova le sue origini in certe formule speciali « quacumque de causa », « quacumque ratione », « quocumque modo » ecc. già relativamente frequenti in Cicerone. Sallustio à soltanto G. 103, 3 « quocumque modo belli componendi licentiam ipsis permittit ». δ) « Quisque ». — Sallustio à um esempio di « quisque » al plurale, dove i classici scriverebbero, per lo più, il sgl. : G. 60, 4 « eos, uti quaeque Jugurthae res erant, laetos modo modo pavidos animadvorteres ». I)i tale irregolarità s à pure qualche esempio in Cicerone De off. 2, 21, 75; De am. 10, 34; De Divin. 2, 42, 89 e ad Her. 3, 24, 40; 3, 22, 37; in Lucrezio (5, 449) ; in Catone (K. 131); im Plauto (Most. 1, 2, 75) e Livio. Nell' età imperiale si fa più libera e frequente. — Ma è normale l' uso del plurale se si tratta di più gruppi d' individui, come in C. 4, 2 « res gestas populi Romami carptim, uti . quaeque memoria digna videbantur, perscribere » ; G. 97, 4 « catervatim... uti quosque fors conglobaverat... Occurrunt ». c) Promomi interrogativi. — Tra « quis » e « qui » corre questa differenza che il primo interroga sul nome, il secondo sulla condizione, sulla qualità e sul carattere di una persona. Tale distinzione mella lingua popolare era tutt' altro che osservata ; e l' uso di « qui » per « quis » in C. 44, 5 « qui sim ex eo quem ad te misi cognosces » è un volgarismo ; ed è naturale questa irregolarità in bocca a Lentulo e in um momento di cosi viva emozione (1). d) Pronomi dimostrativi. — 2) « Is » come antecedente di « qui » è da Sallustio omesso anche quando sarebbe in caso diverso dal suo relativo : C. 13, 2 « quippe quas honeste habere licebat, abuti per turpitudinem properabant » (sottint. « eis (divitiis) ») ; 17, 6 « quibu8 in otio... vivere copia erat... bellum quam pacem malebant » (sott. « ei »); 37, 3 « quibus opes nullae sunt bonis invident » ; 37, 9 « quorum victoria Sullae parentes proscripti, bona erepta, ius libertatis imminutum erat, haud sane alio animo belli eventum exspectabant »;

se civem Romanum esse diceret » ; Phil. X, 14 « ab hoc igitur viro quisquam bello timet ? »: Terenzio Ad. I, 1, 13 « vah! quemquamne h0minem in animum institmere... » ; (= è follia affezionarsi a qualcuno); ecc. eec. (V. Riemann). * lato dalla maggior parte dei Codd. e tra questi dai migliori, P, P', V; è incontestabile. Si cfr. anche Ditte Cretense Settimio imitatore di *asto obviam venit eique quinam esset indicat ».

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