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3) « Congiuntivo ». — 1) Mentre per dire che una cosa si potrebbe fare il Latino preferisce l'indicativo, Sallustio à un esempio di cong. C. 7, 7 « memorare possem... ni ea res longius nos ab incepto traheret » (1).

2) Congiuntivo potenziale. — Un uso tutto speciale di questo congiuntivo frequente in Sallustio, è quello della 2^ persona sgl. con senso indeterminato, sempre in una prop. subordinata : — dopo ubi (C. 1, 6 « ubi consulueris » : 3, 2 « ubi memores » ; 20, 9 « ubi ludibrio fueris » ; 51, 3; 52, 29 ; 55, 3; G. 31, 28): — dopo cum (C. 12, 3; 51, 24 « cum... neglegeris » ; 58, 16; G. 85, 35 « cum tute per mollitiam agas » (dove però il eum dipende da una prop. infinitiva e quindi à regolarmente il cong.o) : — dopo um relativo (C. 3, 2 « quae delicta reprehenderis »). — Altri cong.' potenziali: C. 52, 4 « cetera maleficia tum persequare ubi facta sunt, (= mon si possono punire che quando sono commessi), hoc... ubi evenit... frustra iudicia inplores » ; 52, 29 « nequiquam Deos inplores ».

congiuntivo. Nel periodo arcaico l' uso era così incerto che talvolta si ànno le due costruzioni T una accanto all'altra. (Plaut. Curc. 480 « sunt qui dant quique accipiunt fenore... »; « pone aedem Castoris ibi sunt subito quibus credas male... ». Usò irregolarmente I' indicativo anche Orazio 0. I, 1, 3; 19; .Sat. II, 1, 1 ;... anche Tac. Agr. 28; Dial. 22, 31. — Però- nell' es.'° Sallustiano la prop. rela

tiva si annette a conplures che rappresenta persone determinate, e quindi I' in

dicativo è regolare (cfr. C. 52, 21 « sed alia fuere, quae illos magnos fecere,
quae nobis nulla sunt... », = le cause della loro grandezza...; G. 102, 2 « le-
gali a Boccho veniunt, qui... petivere »). Il cong in t. 19, 5 « sunt qui ita
dicant » (P, P') ; 22, 1 « fJere, ea tempestale, qui dicerent ».
(1) Possem è di P e di tutti i mss., eccettuato P' che à possum, Servio,
ad Aen. 2, 564 lo cita con possem; ad Aen. 12. 230 con possum. Cfr. G. 31,
A coll' indicativo: « multa me dehortantur a vobis..., ni - studium reipublicae
Omnia superet », (costruzione meno regolare per dehortarentur..., superaret,
dovuta all' amore di S. per I' indicativo, cioè per il modò della realtà, dell'affer-
mazione, che giova qui a dare più forza al pensiero dell' apodosi esprimendolo
come un fatto vero e presente), e C. 58, 13 « licuit vobis cum summa tur-
pitudine in exilio aetatem agere, potuistis... Romae... alienas opes expectare ;
...haec sequi decrevistis », (= licuisset..., potuissetis... : l'indicativo accentua
il concetto della possibilità dandola come una cosa reale, ed il pf. dice che non
è più tempo ormai di ritornare sulle decisioni prese). — Quanto a G. 31, M si
lratta di una costruzione notevolissima. ll Wirz spiega um po' sottilmente « Multa
me quasi his verbis dehortantur: — desiste, Memmi, populi res curare, ni stu-
dium... superat » —, « molte rag;oni mi consigliano a non più occuparmi di voi,
se non fosse pel grande amore della patria che vince ogni altra considerazione
el è pronto ad ogni sacrificio ». — Es.' simili a C. 7, 7 ànno anche Cic. g, ges.

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3) Congìuntiro impf., = condizionale passato it.0 (potenziale del passato): C. 35, 3 « persolveret » (= avrebbe potuto pagare); 25, 3 « haud facile discerneres » ; 61, 1 « tum vero cerneres » ; G. 60, 4 « animadverteres ». Ci trasporta mel tempo degli avvenimenti.

4) Congiumfivo esortativo, iussivo. — La 2° persona sgl. del pres. Cong.o presso i classici è usata soltanto impersonalmente, parlando agli uomini in generale. In Sallustio lo troviamo rivolto ad uma persona certa e determinata : C. 85, 6 « eam ab iniuria defendas ». E uma particolarità dello stile famigliare, um esempio di volgarismo sallustiano: cfr. Plaut. Epid. I, 2, 41 ; Amph. II, 1, 8; III, 2, 47 ; Asin. 1 ; I, 3, 28, 9 ; Pers. 14): Ter. Eun. 2, 3, 97: Cic. mello stile epistolare, ad Att. 1, 17, 11 « cures ut sciam... »; 4, 18, 3 « tu... apud me cum tuis maneas »; 10, 15, 4 « si quemquam nanctus eris, qui perferat, litteras des antequam discedimus »; ad Fam. 9, 26, 1 « vivas... in litteris » ; 14, 4, 3 ; 16, 9, 4: ad Qu. Fr. 1, 3, 10: Orazio 0. 2, 11, 3 e i poeti ; parecchi es.' im Livio.

Sallustio à un esempio di conginntivo esortativo preceduto da quin : G. 85, 41 « quin ergo quod iuvat, quod carum aestumant, id semper faciant: ament, potent... »: = ma anzi facciano dumque pur sempre...

Mentre il modus prohibiticus, mella 3* pers., si suole esprimere col cong.° pres., Sallustio usa il pf.: G. 85, 47 « capessite rempublicam meque quemquam ex calamitate aliorum metus ceperit ».

5) Notevoli costruzioni Sallustiane com ut e il congiuntivo, sono: C. 40, 1 « Umbremo... negotium dat, uti legatos... requirat » (v. Ces. b. g. 2, 2, 3): — G. 14, 13 « nos uti per otium tuti simus, in vostra manu est » (= per vos stat, dipende da voi: cfr. Cic. ad Fam. 13, 39 « est... in tua potestate ut ille... putet... ») : - 91, 5 « res trepidae, metus ingens,... coegere uti deditionem facerent » (altrove sempre coll'infinito. Cic. De Or. 3, 3, 9) : — 91, 2 « uti simul cum Occasu solis egrederentur paratos esse iubet », certamente per evitare il doppio infinito : (il Ramorimo spiega paratos come usato assolutamente, e ut... egrederentur come prop. finale, e cfr. Ces. b. g. 2, 9, 1 « nostri..., ut impeditos aggrederentur, parati in armis erant »). In C. 20, 17; G. 46, 5 ; 49, 3; 108, 2 è costruito normalmente col. l' infim. ; in C. 31, 7 con ad. (1).

(1) Paratus ad indica una disposizione energica dell'animo a fare una cosa (= risoluto : così in S. C. 31, 7); coll' infinito una disposiziohe piuttosto passiva, un subire l' azione più che un prepararla, un rassegnarsi: così in S., tolto G. 49, 3 « proinde parati intentique essent sig::o dato Romanos invadere », dove ci aspetteremmo ad, o ut tanto più confrontando con 91, 2.

e con me e il cong.9: C. 30, 4 « impediti me triumpharent » (cfr. G. 39, 4 « impeditus... ne... portaret »): — 58, 20 « multitudo hostium ne circumvenire queat, prohibent angustiae loci » (1): — G. 6, 8 « ne qua seditio aut bellum oriretur, an rius erat ». 6) Congíuntjvo senza la congiunzione ut o ne (ellissi). — Sallustio sottintende volentieri l' ut, com verbi che altrove ordinariamente lo âmmo, coi vv. di volontà e comando specialmente : questa ellissi fu moltiplicata poi da Livio e da Plinio il giovane. Cosi : « carere » : C. 58, 21 « carete inulti animam amittatis » (P C; P' V ànno il me. Cfr. Cic. ad Fam. 9, 24, 4). « censere »: H. I, 77, 18 « ea, cum facere possitis, patiamini potius censet » (2). (V. Cic. Ac. 2, 30, 97. — G. 25, 1 con uti). « decernere » : C. 29, 2 « senatus decrevit darent operam consules ne... » ; fuori di Sallustio decernere com ut sottint. non si trova che presso Plauto, Poen. 2, 5, 3 « profestos festos habeam decretumst mihi ». « hortari » : G. 54, 1 « hortatur ad cetera... parem animum gerant » ; 56, 2 « oppidanos hortatur moemia defendant » ; 93, 6 « hortatur... castellum temptet » ; H. I, 77, 16 « maneas in sententia et retineas arma te hortor » (cfr. Ces. b. c. 1, 21, 4; Tac. An. 1, 35; 2, 40). « imperare »: G. 35, 4 « Bomilcari... imperat... insidiatores Massivae paret » ; 75, 5 « finitumis imperat... quam plurumum quisque aquae portaret ». (cfr. Ces. b. g. 4, 21, 8; 7, 86; e Ovidio. — C. 45, 1 COn ut espresso). « mandare »: C. 32, 2 « Cethego atque Lentulo ceterisque... mandat... Opes factionis confirment... maturent... parent » (cfr. Ces. b. g. 3, 11, 2; Liv. 42, 26; Ovid. Met. 14, 23; Amor. I, 11, 17). « litteras mittere » : G. 25, 5 « litteras.... mittunt, quam ocisSume... adcedat ».

(1) Ne eoi vv. di proibizione e (li ostacolo è raro: in Cesare manea. Prohibeo è da S. (C. 18, 2; 58, 6; II. V, 7) costruito anche coll' infinito, costruzione frequentissima in Cic., Ces. e Liv. ; mentre quella col me, quomimus, quin è rarissima (V. IIildebrand, Progr. del Gin. di Dortmund 1854, pag. 19 e segg.; e Draeger § 424, 10, a: ed agli es.* di prohibere col me ivi cilati aggiungi Ter. Eun. 808-309 « tum me prohibeas meam ne tangam ? »).

(2) \Ia in C. 52, 26 « misereamini, censeo..., atque etiam armatos dimittalis », si tratta di congiuntivi imperativi, e censeo è fra parentesi : « abbiate pietà di loro, ve lo consiglio ». Facendoli dipendere da censeo verrebbe meno 0gni forza all' ironia, e si avrebbe una costruzione irregolare,

« mumfios mittere » : G. 97, 1 « nuntios mittit, quam primum... copias adduceret ». « obtesfari » : C. 33, 5 « te atque senatum obtestamur consulatis... restituatis... inponatis » (1). (Ma con ut espresso G. 10, 3; 40, 2 ; 62, 1). « permittere » : C. 45, 1 « ita agant permittit » : eosi per la prima volta presso S. (che à pure uti, C. 30, 5 « permissum uti »): frequente da I.ivio in poi. Cic. à ut o l' infim. che è raro mell* epoca classica e non si trova nè in Cesare nè in Sallustio. « persuadere » : G. 35, 2 « huic persuadet... regnum... petat »: cfr. suadere in Cic. ad. Fam. 7, 7, 1 « essedum aliquod capias suadeo et ad nos quam primum recurras »: Petron. 35; Nepot. 9, 4, 1. « petere » : G. 102, 2 « ab Mari , petirere, duos quam fidissumos ad eum mifferet » : Cic. ad. Fam. 13, 34 « abs te peto cures ut... »; e 39 « abs te peto efficias ut... » ; C. b. g. 7, 63; Plin. Ep. 9. 13. « praecipere » : G. 2S, 1 « eisque... praecipit, omnis mortalis pecumia adgrediantur » : rarissimo ; cf. Liv. 44, 27, 9; e Apul. Met. 5, 13. (Ma con ut C. 41, 5 ; G. 13, 6; 14, 1). Il Kraut (op. cit.), confrontando le espressioni « horteris veniat », « rogaturus eram concederes nobis » che si trovano melle Epistole di Vario Clemente e di Porcio Vetusto, attribuisce questa ellissi a volgarismo. Più giustamente l' Uri (op. cit.) ritieme tale costruzione non molto rara nè aliena dall' uso di tutti gli scrittori. 7) Congiuntivo dopo potiusquam. — Questa costruzione è naturalissima e in certi casi la sola possibile : come im C. 58, 21 « cavete... neu capti potius... trucidemini, quam... victoriam hostibus relinquatis »; G. 24, 9 « vellem, et haec..., et illa..., vana forent potius quam miseria mea fidem verbis faceret ». — In G. 106, 3 « mansurum p0tius quam proditis, quos ducebat, turpi fuga incertae... vitae parceret », il cong. è un cong. d' inten3ione ; si tratta di cosa che si vuole impedire, che non deve avvenire ; cfr. Ces. b. g. 7, 17, 7 « praestare omnes perferre acerbitates quam non civibus Romanis. . parentarent »; Nep. Ham. 1, 5; Liv. 9, 14, 16 « omnia patienda potius quam proderetur salus... » ; 40, 4, 7; Plaut. Aul. prol. 11-12 « optavit potius... relinquere quam commostraret » ; Rud. 2, 2, 22 « quid mi meliust quam... Opperiar erum ? ». 8) Congiuntivo con priusquam : C. 4, 5 « de cuius hominis mo

(1) Altri li considera come congiuntivi indipendenti imperativi, cfr. 33, 6 defendas; ma è us0 raro e del linguaggio famigliare.

ribus pauca prius explananda sunt, quam initium narrandi faciam ». Cicerone in queste formole d' introduzione « prima di parlare del tale 0 della tal cosa, prima d' incominciare, ecc. ») usa quasi sempre l'indicativo (pres.)' cosi pore Sallustio in G. 5, 3 « priusquam huiuscemodi rei initium expedio, pauca supra repetam ». Il comgiuntivo rappresenta la cosa non come um fatto reale. ma come una comcezione soggettiva dello spirito di chi scrive : fra le due proposizioni c' è um legame intimo : = « prima ch' io possa incomimciare il mio racconto, reputo necessario... ». In realtà si tratta di sfumature : la distimzione è logica, è mel pensiero. (v. Kühmast. Sint. Liv. p. 238. Qui poi il cong. giova ad esprimere l'idea del futuro che com antequam, priusquam non s' usa. 9) Congiumtivo con dum (= mentre) : C. 7, 6 « se quisque hostem ferire, murum ascendere, conspici dum tale facimus faceret, properabat » : si spiega perchè Sallustio pensa più che ad enunciare um fatto reale, ad interpretare i sentimenti dell , gioventù romana : egli si colloca mel punto di vista del soggetto della proposizione principale. 10) Congiuntivo impf. o ppf. in proposizioni che contengono um' idea di ripetizione : G. 58, 3 « ...quadraginta... locum cepere..., neque inde... depelli quiverunt, sed tel, eminus missa remittere... ; sin Numidae propius adcessissent, ibi vero virtutem ostendere et eos maxuma vi caedere, fundere atque fugare ». E um uso illogico del cong.^, sconosciuto, pare, al Latino arcaico, raro prima di Livio (Cic., Ces. e Sall. usano generalmente l' indicativo) : in Livio (I, 32; II, 27 : III, 11 ; XXXV, 28;...) ed in Corn. Nep. è frequentissimo. — Lo stesso cong. della ripetiziono è, secondo Riemann (Rev. crit., 12 settembre 1881), in G. 14, 10 « laeti pacem agitabamus, quippe quis hostis nullus erat, nisi forte quem (= aliquem) vos iussissetis » (1). 11) Congiuntivo causale con quod e quoniam. — Due esempi degni di essere particolarmente esaminati sono : C. 18, 3 « Catilina prohibitus erat consulatum petere quod intra legitumos dies profiteri nequirerit » ( P P' C, Schmalz, Jordam, Lallier, Cook, Scheindler, Gerlach (1870), Hellwig (Zur Syntax des Sallust, progr. Rotzeburg, 1877) cioè i codici e gli editori più autorevoli : ànmo nequiverat alcuni mss. di poco valore e Fabri, Jacobs-Wirz, Constans, Kritz, Linker, Ramorino). Qui Sallustio adopera il congiumtivo perchè non vuole raccontare um fatto, ma ricordare il motivo ad

(1) Generalmente invece lo si spiega così: « nisi forte is quem vos iussissetis (Schultz, § 257).

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