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La lingua di um autore è la risultante di tanti e cosi svariati coefficienti, e si risente di tanti e tanti influssi che a moi non è dato investigarli tutti; per dire ancora di uno, di cui si tenne fin'ora poco conto, e che vale a spiegazione così degli arcaismi come dei volgarismi, faremo alcune parole sulle Fonti cui Sallustio à attinto, e che dowettero certamente avere non poca influenza sull'arte e la lingua di lui. Tale questione l' à recentemente (1891 Milano) trattata a fondo il Bellezza; Sallustio attinse ad um triplice ordine di fonti: 1° documenti ufficiali quali i « Senatus-consulta e decreta », le lettere lette im Senato, le relazioni ufficiali degli archivi di Stato: 2° e più, il racconto popolare, la tradizione orale, della quale secondo alcuni Sallustio mella Catilinaria si sarebbe vals0 esclusivamente (1). Cosi per le cose di Gallia oltrecchè dei Commentari Cesariani, si sarà pur giovato d' informazioni attinte direttamente dai veterami di Cesare stesso: 30 i fonti letterari; oltre a Catone e a Sisemma di cui già s' è fatto parola, sono da ricordare: Fanmio la cui storia dovea contare non memo di 8 libri (difatti in Serv. ad Aen. III, 707 si legge « G. Fanni VIII annali ») e dovea esser tenuta im gram considerazione se M. Bruto, come sappiamo, l'à ridotta in « epitome ». Sallustio vi allude in H, 1, 3 « Famnius veritatem tradidit »; e vi dovè attingere specialmente per quanto riguarda l'ep0ca dei Gracchi: e M. Ter. Varrone Reatino cui allude in H. i. 78 « in quis longissumo aevo multa de bonis falsa in deterius composuit. » Ed io opino che in tali fonti trovino la loro spiegazione molti arcaismi (nella 1* e 3°) e volgarismi (mella 2^). Molto probabilmentè alla duplice tendenza arcaic0-volgare di Sallustio concorse anche il paese di nascita, la Sabina, roZZa contrada che comunicava a' suoi figli qualche cosa delle aspre sue montagme. Aggiungiamo in fine che a parer nostro Sallustio ebbe un suo proprio ideale letterario, assai diverso dall' idealé allora prevalente; e segui di proposito una sua propria maniera di scrivere, che non era punt0 l' aurea di Cicerone, ma che per varii rispetti si accostawa all'antica preclassica, e su quella si modellava e formava. La tendenza arcaico-popolare di Sallustio si collega alle lotte letterarie di quella età: alla lingua classica raffimata ed elegante, che rifiutava volgarismi

(1) Così il Lallier nell' edizione Sallustiana del A 888 p. 7 scrive: « Dans le récit de la conjuration de Catilina, Salluste semble avoir consulté uniquement ses S0uvenirs personnels et la tradition orale: » e a p. 10 « Il s'était uniquement fié à ses souvenirs et à ceux de quelques contemporains. » Così pure il Gerlach. Ed è certo che furono il fonte principale.

ed arcaismi; che si distingTeta pel mI-.er artistico, per la concinnitâ; awversa a tutto che sapesse ii strinfero, si oppone come reazione um nuovo indirizzo più democratico. che si Til- iella lingua nella maniera arcaicizzante e propylare, che singalti Iza- g-r qi-gii « horridi et impoliti et rudes et informes » scriteri ar:.::: t I - I rappresentanti di questa opposizione sono C. Sallustio: M. Brito: A. Pollione. La scuola Frontoniana è pòi la esagerazione fi q>esta vgg-sizione stessa.

Non ù cosi certo τω'ττω ττιτΊare a ficia la qu;estione; solo ò cercato esporne i risultati generali e certi. <*>e- gregarazione necessaria ad una Grammatica di Sallistio (2).

( ! ) Tae. dial. * S. Così eran detti si serittori areaiet da quelli delIa seuola nuova, raffbata ed elegante.

(2, 1 risuitati pratici sono così riassunti dalr Uri , op. cit. p. 30-31): « Quod affectatum et ambitiosum erit, quod verae imitationis speciem feret, quod Cicero ipse vetustum ae quasi obsoletum habuit, id archaicum esse opinabimur. Quod autem ab optima latinitate abhorrebit, quod cum Belli Hispaniensis, Belli Africani, Vitruvii et comicorum poëtarum sermone vinculo coniungetur, simulatque archaici, plebei sermonis imaginem feferet. Quod denique, etsi nescio quid singulare ac familiare praebet, ab optimis scriptoribus usurpatum erit, ex sermone cotidiano id translatum esse iudicabimus, quia optimae latinitatis monumentis indignum haberi debeat. ,

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1°. Considerazioni fonologiehe. — Uno studio più esatto della storia fometica e grafica del Latino à ridotto ai minimi termini le particolarità fometiche di Sallustio, dimostrando come i pretesi arcaismi fometici Sallustiani fossero forme correttamente usate nell' età sua. Solo si può dire che la sua Ortografia è alquant0 arretrata rispetto a quella di Cicerone e di Cesare (1). Le vere particolarità fometiche di Sallustio — altre si riferiscono a suffissi formatori e desinenze e di queste diremo in Morfologia — si riducono alle seguenti :

a) Vocali. o per e dopo v, in « voster », « vorto » e derivati, « vorticosus » (H. IV, 28 « mare vorticosum »). Ai tempi di Sallustio la grafia pare fosse e; poichè dice Quintiliamo in Inst. Or. I, 7, 25 « quid dicam « vortices » et « vorsus » ceteraque in eumdem modum, quae primus Scipio Africamus (2) in e litteram secundam vertisse dicitur?» Ma oltrecchè essere um arcaismo (3), era pure una particolarità del

(1) Ma si noti che S. visse in un' età di ortografia oscillante, in cui accanto alle nuove forme viveano tenaci le forme antiche; e I' aver egli dato preferenza a quest' ultime quando già Cicerone, che l'avea preceduto, aveva innovato, è segno innegabile di quella arcaifilia che Sallustio in altre parti del meccanismo grammaticale rivela maggiormente perchè più gli era possibile. E quelli che di fatto, storicamente non possono ancora dirsi arcaismi ortografici in quella età, lo sarebbero stati e furono in età di non molto posteriore.

(2) A. 235-183 a. C.

(3) Lo stesso fenomeno presenta già il Latino di fronte al Greco, dopo labiale; vomo accanto a Fepê0); voco cfr. FeT-. Vedi pure b0nus da du0nus, dwenus (bene).

« sermo plebeius » donde poi passù alle lingue neolatine (1): e M. Vittorim, (II, 2458, 14 Putsch) raccomandava di scrivere e e non o. w per o in « adulescens » participio di « adolesco »; C. 15, 1; G. 21, 4; H. I, 86 (adulescentior) (2). Di vocali mom affievolite mei composti, esempi sicuri $0m0: « OCCánuere » H. I, 135 (Cfr. Tac. A. II, 81); « superiactis » H. II, 56; « transgradientur » H. II, 98, 10; « detractantibus » H. III, 96, A. Ma in G. 58, 8 lo Jordam legge « detrectare »; benchè il Corssem veda melle due forme, ch'egli dice contemporanee, una diversa sflmatura di significato (Wok. Auspr. u. Beton. II, 404 segg.), a me non pare, e vedo piuttosto melle forme non affievolite un arcaismO-Wòlgarismo. Cfr. C. I. L. V. 5227 « consacratam. » b) Consonanti. — Un' affettazione di arcaismo è la permanente 1 mancanza di assimilazione nella composizione delle parole: cosi adcedo, I adtollo, adpello, adprobo, adquiro, conlega.... confermate dai Codd. Alla pronuncia del volgo è probabilmente dovuta la forma metatetica « accerso » data dalla più parte dei Codd. e C0mune ai Comici: la forma più conforme all' etimologia è « arcesso » da « cessere » frequentativo di « cedere » col prefisso « ar » (= ad; cfr. arbiter) COM senso attivo « facere ut aliquis accedat. » e) Ortografia pronominale. — « Quoius » in H. III, 48, 19 (W); « quom » (= cum cong.) in H. I, 107 e IV, 69, 13; « quois » H. II, 98, 6, dove Hauler annota: « forma antiqua observanda, quacum conferas queis in quibusdam libris manuscriptis bonae notae, quoique in Ciceronis palimpsesto de R. P. III, 11; « queius » in C. I. L. III, 1846 (bis) praeterea Welii Longi, Traiani aetate grammatici, qui de usu antiquae lectionis scripsit, verba haec (VII, 76, 3 K.) quibus vituperat « plena oi sillaba quoi et hoic pro cui et huic dicentes. » 2°. Considerazioni morfologiche. — Le particolarità di flessione, melle opere di Sallustio, non sono molte, nè gravi. Eccole : a) Flessione nominale. Della 1* declinazione moteremo C. 43, 2 | « Filii familiarum » e 51, 9 « matres familiarum » in luogo del nOr- ! male « filii, matres familias ». Ed è imitazione Sisenmiama: cfr. Varroné | (l. l. 8, 73) « Si analogias sequi vellent, plures « patres familias » dicere non debuerunt, sed, ut Sisenna scribit, « patres familiarum »;

(1) V. Schuchardt, « Vokal. des Vulgärlateins, II, 215-16. »

(2) La grafia 0 del participio è provata dai Codd., e fra gli altri dal gram. matico Capella che dice: « adolescens » participium est; adulescens nomen est, , (VOI; cfr. indoles, ecc.).

e Carisio (107 e 120 K.) ricorda le parole di Sisenna « eum qui diCeret « pater familiae » etiam pluraliter dicere debere « patres fami• • liarum » et « matres familiarum » (1). - _ Della 2* declinazione sono notevoli i gemitivi plurali « stadium » (H. 1, 100) e « Saguntium » (H. II, 65 dato da Celio; Carisio à « Sa- guntinorum »); ed il genitivo alla Greca « Theraeon » in G. 19, 3 « Cyrene colonia Theraeom »: (0 noxiov) e « Philenon arae » ib. (φέλαίνων). l Tali genitivi plurali alla Greca usarono pure i buoni scrittori, ma solo • mei titoli dei libri. | Notisi ancora l' accusativo greco « Catabathmon » in G. 17, 4 e 19, 3, poetico. Inoltre parecchi momi per lo più declinati in altre

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declinazioni, li à Sallustio trasferiti in questa. Cosi è del gemit. « Persi » _ in H. I, 8 « Ad bellum Persi Macedonicum ». Fu costume degli scrittori arcaici ed arcaicizzanti di attribuire alla 2* declinazione i nomi stramieri che altri, movendo da um nomin. in es, declimavano secondo la 3*. Cfr. Quintil. (1, 5, 58) « Si reperias grammaticum veterum a

mat0rem, neget quidquam ex latina ratione mutandum... Sic gemitivus Ulixi et Achilli fecit, sic alia plurima. Nunc recentiores instituerunt Graecis nominibus Graecas declinationes potius dare » (v. Plin. in Caris. 132 K.). — Cosi il dat. « glutimo » H. III, 103 « Coria recens detracta quasi glutino adolescebant »; appartieme a quei momi che mel latino volgare avevamo declinazione diversa dal latino classico: è um WOlgarismo che troviamo in Varrone (V. Caris. 1), in Lucilio, in Vi* truvio (165, 28; 180, 10 e 14; 180, 21), in Plinio (H. N. 11, 39, 20; 13, 12, 82), in Celsio (5, 5). E nel plurale usò le forme genetivali « Bacchanaliorum » (H. III, . 31) e « Volcanaliorum » (H. III, 50). Il tema in -i - era stato sostituit0 da un tema in -io, e le due forme viveamo l'una accanto all'altra: Cfr. Caris. (I, 14) « Dierum sacrorum et solemnium appellationes, genetivum pluralem duplicem habent, tam et secundo quam et tertio ordine, velut Saturnalia Saturnalium et Saturnaliorum. » Così tutta uma Serie di nomi neutri greci « poëmatorum, »... latimi « compitaliorum », « Vectigaliorum », « anciliorum » (Cic. contro Pis. 4, 8; ad Att. pr. Carisio p. 146, 31 K.: Or. Odi 3, 5, 10); « novaliorum », « vectigaliorum. » Di tale confusione di temi in -i o in consonante com temi in

(1) Nel sec. VI di R. le forme arcaiche di genitivo in -as erano scomparse t0talmente. Quindi il fr. H. III, 58 che Aspero scrivewa « castella custodias thenSaurorum, in deditionem acciperentur » facendo di « custodias » un genitivo arCaic0 in -as, wa corretto con « acciperent » iii luogo di « acciperentur » o con * Custodiae » in wece di « custodias ».

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