Semantic web. Tra ontologie e Open Data

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Tim Berners-Lee, l'inventore del World Wide Web, teorizzava nel 2001 la creazione di un "Web semantico", definito come "una estensione del Web attuale in cui all'informazione è dato un ben determinato significato, facilitando la cooperazione tra i computer e le persone". In altre parole, un Web in cui l'enfasi si sposta dai documenti - e dalla relativa interpretazione da parte degli umani - ai dati e al loro significato, in modo da consentirne l'interpretazione da parte degli elaboratori. A più di dieci anni dalla sua concezione, il Semantic Web e le sue tecnologie sono diventate uno strumento essenziale per la gestione di sistemi informativi in cui la "conoscenza" gioca un ruolo dominante. Da tempo i termini ontologia o Open Data non fanno più parte solo della letteratura specializzata, ma trovano uso in applicazioni che spaziano dalla medicina, all'industria manifatturiera, alla cosa pubblica. In alcuni casi, le tecnologie semantiche hanno fornito il substrato tecnologico e fatto da volano per lo sviluppo di iniziative che coinvolgono aspetti della nostra vita quotidiana. E questo il caso, ad esempio, di Open Data. Quest'ultimo, nella sua accezione più completa, non è che un prodotto dell'uso delle tecnologie semantiche per la rappresentazione, condivisione e manipolazione di dati aperti.

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