Storie fiorentine di Messer Bernardo Segni, gentiluomo fiorentino, dall'anno MDXXVII. al MDLV.

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Società tipografica de' Classici italiani, 1805
 

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Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 176 - Bombaglino d'Arezzo che l'aveva preso, il quale Vitelli chiamandolo per nome di compare, gli dette buona speranza, e gli promesse la fede di campargli la vita. Dopo questo, subito messi a cavallo i prigioni in su certi cavallncci deboli per più sicurtà e per maggiore scherno, gli condussero in Prato.
Pagina 345 - Nessun Fiorentino era in pregio appresso di questo principe, o pochi, e non i migliori; ed erano adoperati in cose basse e non in cose da nobili, e di cittadini usi ad esser liberi. Pareva bene che amasse i virtuosi, e ne faceva segno alcuna volta piuttosto colle parole che co' fatti; conciossiaché essendovene pure alcuni, nessuno ne fu da lui aiutato, onorato, o sollevato, se non leggermente.
Pagina 221 - talmente assassinate dai governatori suoi, che colle gravezze ca« vavano il cuore o' popoli : che non mai forse fu inteso in altri « tempi alcun altro signore avere in quel modo danneggiate le sue « provincie. La fede osservava egli sempre colla misura dell'utile...
Pagina 17 - Ed era3 incolpato di non tener molto conto, in che modo e per che mezzo guadagnassero la roba gli agenti suoi. Ma la destrezza del suo ingegno, la beneficenza verso li amici, e la civiltà del suo vivere, erano tali, che lo facevano nondimeno risplendere con sì gran vizi. Anzi molti se gli attribuivano a gentilezza e piacevolezza, piuttosto che a malignità ed a cattività d'animo. Mossesi molto prima il pontefice ad aver sospetto di lui, per le cose innanzi fatte nella mutazione dello stato nel...
Pagina 187 - Desidererei che fossino tutte vere le cose scritte da voi in mia laude, ma conosco che una parte di esse non sono in fatto; ma ho bene in animo che le sieno, se Dio mi darà grazia, di poterle condurre a quel fine».
Pagina 187 - Firenze, e mutatore di quello stato, si vedeva a « pie menato vilmente, e con molti vergognosi detti, « che gli erano rinfacciati dai circostanti. Furono « smontati tutti alla felice casa de...
Pagina 210 - E di più si pubblicorono alcuni suoi scritti lasciati in sur un desco, che dicevano: « Se io non ho saputo insino a qui vivere, io saprò morire. » E pregando Dio che gli perdonassi, diceva anco: «S'io non merito perdono, manda l'anima mia almanco dove è quella di Catone.
Pagina 211 - Non fu per questo, che egli non avessi qualità rare, e degne d'un cittadino molto illustre per ogni qualità onorata. E nella ricchezza fu solo, e senza comparazione di qualsivoglia uomo d'Italia; perché alla morte sua si ritrovò, che aveva scudi trecentomila di denari contanti, e dugentomila di beni^ di gioie e d' entrate d
Pagina 209 - Non si seppe mai la cagione della sua presa , si disse bene, ch' ei fu esaminato colla tortura, e per suo testimonio formato un processo contro a Filippo , che si mandò in Ispagua ali' Imperadore , per lo quale egli significò, che Filippo fosse dato in mano del Duca Cosimo . Questo Giuliano stette gran tempo innanzi , che si sapesse nulla di lui , essendo stato fatto pigliare di notte , e...
Pagina 298 - Cristiani, sono state ammazzate in guerra ducentomila persone, più di cento tra città e castella di notabil fama sono ite a sacco, rovinate e distrutte. Tante migliaja, dopo queste, d'uomini e di donne innocenti son periti per fame e pestilenza, che non è agevole raccontarne il numero, senza contare gli sbordellamenti delle matrone nobili, la verginità perduta delle fanciulle sacre e profane, ei vituperosi e abbominevoli stupri nei fanciulletti ; cose empie, atroci, fuor d...

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