Storie fiorentine di Messer Bernardo Segni, gentiluomo fiorentino, dall'anno MDXXVII. al MDLV.Società tipografica de' Classici italiani, 1805 |
Parole e frasi comuni
Abraim acciocchè adunque ajuto alcuna Alessandro Vitelli alloggiamenti allora Ambasciadori ammazzato animo appresso armata arrivato assaltare avendo avesse Baccio Valori Barbarossa BERNARDO SEGNI Buda cagione Capitani Capitano Cardinale Casa cavalleria cavalli Cesare ch'ei chè Città Cittadini colla consiglio costumi Cristiani d'Oria Don Ferrante Duca Alessandro Duca Cosimo Duca di Cleves ebbe erano esercito essendo fanti Farnese favore fece Ferdinando Fiandra figliuolo Filippo Strozzi Fiorentini Firenze fortezza forza Francesco Francia Franzesi fratello Fuorusciti furono fussono galee Genova genti Giannizzeri giorni Giovanni governo gran guerra Imperadore Imperiali infra innanzi insino l'armata l'esercito l'Imperadore Lorenzo luogo mandato Marchese del Vasto mare medesimo Medici messe Messer mezzo moglie Monsignore morte nimico nipote nuovo onore Papa Paolo parentado peradore Piero Strozzi pigliare Popolo poteva presa presidio prigione Principe promesse quei quivi radore Regno Ridolfi ritirare s'era Segni Vol segreti Signor Cosimo soldati Solimano Spagnuoli teneva terra Tunisi Turchi Ungheria Veneziani venuto vettovaglia Vitelli vittoria
Brani popolari
Pagina 176 - Bombaglino d'Arezzo che l'aveva preso, il quale Vitelli chiamandolo per nome di compare, gli dette buona speranza, e gli promesse la fede di campargli la vita. Dopo questo, subito messi a cavallo i prigioni in su certi cavallncci deboli per più sicurtà e per maggiore scherno, gli condussero in Prato.
Pagina 345 - Nessun Fiorentino era in pregio appresso di questo principe, o pochi, e non i migliori; ed erano adoperati in cose basse e non in cose da nobili, e di cittadini usi ad esser liberi. Pareva bene che amasse i virtuosi, e ne faceva segno alcuna volta piuttosto colle parole che co' fatti; conciossiaché essendovene pure alcuni, nessuno ne fu da lui aiutato, onorato, o sollevato, se non leggermente.
Pagina 221 - talmente assassinate dai governatori suoi, che colle gravezze ca« vavano il cuore o' popoli : che non mai forse fu inteso in altri « tempi alcun altro signore avere in quel modo danneggiate le sue « provincie. La fede osservava egli sempre colla misura dell'utile...
Pagina 17 - Ed era3 incolpato di non tener molto conto, in che modo e per che mezzo guadagnassero la roba gli agenti suoi. Ma la destrezza del suo ingegno, la beneficenza verso li amici, e la civiltà del suo vivere, erano tali, che lo facevano nondimeno risplendere con sì gran vizi. Anzi molti se gli attribuivano a gentilezza e piacevolezza, piuttosto che a malignità ed a cattività d'animo. Mossesi molto prima il pontefice ad aver sospetto di lui, per le cose innanzi fatte nella mutazione dello stato nel...
Pagina 187 - Desidererei che fossino tutte vere le cose scritte da voi in mia laude, ma conosco che una parte di esse non sono in fatto; ma ho bene in animo che le sieno, se Dio mi darà grazia, di poterle condurre a quel fine».
Pagina 187 - Firenze, e mutatore di quello stato, si vedeva a « pie menato vilmente, e con molti vergognosi detti, « che gli erano rinfacciati dai circostanti. Furono « smontati tutti alla felice casa de...
Pagina 210 - E di più si pubblicorono alcuni suoi scritti lasciati in sur un desco, che dicevano: « Se io non ho saputo insino a qui vivere, io saprò morire. » E pregando Dio che gli perdonassi, diceva anco: «S'io non merito perdono, manda l'anima mia almanco dove è quella di Catone.
Pagina 211 - Non fu per questo, che egli non avessi qualità rare, e degne d'un cittadino molto illustre per ogni qualità onorata. E nella ricchezza fu solo, e senza comparazione di qualsivoglia uomo d'Italia; perché alla morte sua si ritrovò, che aveva scudi trecentomila di denari contanti, e dugentomila di beni^ di gioie e d' entrate d
Pagina 209 - Non si seppe mai la cagione della sua presa , si disse bene, ch' ei fu esaminato colla tortura, e per suo testimonio formato un processo contro a Filippo , che si mandò in Ispagua ali' Imperadore , per lo quale egli significò, che Filippo fosse dato in mano del Duca Cosimo . Questo Giuliano stette gran tempo innanzi , che si sapesse nulla di lui , essendo stato fatto pigliare di notte , e...
Pagina 298 - Cristiani, sono state ammazzate in guerra ducentomila persone, più di cento tra città e castella di notabil fama sono ite a sacco, rovinate e distrutte. Tante migliaja, dopo queste, d'uomini e di donne innocenti son periti per fame e pestilenza, che non è agevole raccontarne il numero, senza contare gli sbordellamenti delle matrone nobili, la verginità perduta delle fanciulle sacre e profane, ei vituperosi e abbominevoli stupri nei fanciulletti ; cose empie, atroci, fuor d...