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221 Prescriveva poi il Concilio, che fosse obbligo dei cherici, sotto pena di sospensione, di portare l'abito clericale, perchè anche in questa parte erano corsi degli abusi molto ridicoli e pregiudiziali alla dignità ecclesiastica;

Che niun volontario o insidioso omicida potesse esser promosso all'ordine od a beneficio, e quando l'omicidio fosse a caso o a difesa, non si concedesse la dispensazione se non dopo cognizione della causa. Prendeva nella medesima sessione la Sinodo altre deliberazioni:

Che niuno potesse procedere contro i sudditi d'altro vescovo, eziandio per crimini atroci, se non con l'intervento suo o persona delegata da lui ;

Che ogni unione perpetua di chiese di una diocesi a quelle di un'altra fosse proibita ;

Che i benefizj consueti di darsi ai regolari di un ordine non si dessero se non ai regolari di quell'ordine;

Che niuno superiore di qualsivoglia ordine potesse ammetter veruno a professione senza obbligazione di star nel chiostro e sotto l'obbedienza, nè i trapassati da uno ad un altro ordine, benchè fossero canonici regolari, potessero avere benefizj secolari nè pur di cura.

E perchè si concedevano in corte per grazia le chiese in padronato senza dote sufficiente, fu rimediato al disordine, ordinando che nessuno ottenesse padronato senza fondare il beneficio coi beni del suo patrimonio, o se fosse già fondato, ma non a sufficienza dotato, senza dotarlo in bastevol modo; e di que' padronati che in tal maniera s' impetravano, l'instituzione toccasse al vescovo, e fosse proibito al patrono di fare la presentazione ad altri che al vescovo.

Infine la Sinodo intimava, che nel giorno destinato dei 25 gennaio del 1552, oltre alle materie prescritte, si tratterebbe ancora sopra il Sacramento dell'Ordine, e continuerebbesi la riformazione.

Arrivarono intanto a Trento gli Ambasciatori di

Vittemberga e di Sassonia. Introdotti nella Congregazione generale, fecero questi ultimi parecchie instanze, la maggior parte delle quali si riferivano agli impedimenti per cui i Protestanti già tante volte avevano dichiarato di non voler riconoscere quel Concilio per legittimo, e di cui già abbiamo in altri luoghi favellato. Aggiunsero un'altra domanda, che fece un gran nodo, e mise in disperazione totale la concordia: richiesero che, conforme ai decreti dei Concilj di Costanza e di Basilea, si disponesse che nelle cause della fede, e in quelle che appartengono al Papa stesso, egli sia sottoposto al Concilio, e che siccome alcune controversie si rivolgevano specialmente intorno al romano Pontefice, egli non poteva essere giudice e parte.

Opponevano i difensori del Papa, che il Concilio di Costanza non era riconosciuto in tutte le parti legittimo, e che da Lutero stesso era stato dichiarato nullo e sacrilego; che in quello di Basilea non erano intervenute tutte le nazioni, e contro di lui era stato convocato l'amplissimo Concilio di Ferrara, poi quel di Firenze, ricevuto da tutta la Chiesa; che la Chiesa era monarchia, e che in tal sorta di reggimento conveniva che il principe fosse legge a sè stesso, nè temesse altro giudice che Dio e la pubblica infamia : che se ciò si comportava ed era senza pericolo nei principati ereditarj, molto più conveniente era ed innocuo in un principato elettivo qual era il pontificato, in cui l'elezione soleva cadere in un uomo vecchio e già lungamente provato.

Quanto alla superiorità del Concilio sopra il Papa, la difficoltà era inestricabile; perchè, dato anche che il Concilio avesse dichiarato tale superiorità, il Papa scambievolmente, come scrive il Pallavicino, avrebbe dichiarato il contrario, nè si poteva ritrovare in terra un supremo giudice terzo. Perciò niuna delle domande fu consentita agli Ambasciadori; solamente i Padri decretarono che, per aspettare i teologi dei

Protestanti, che avevano promesso di venire, si prolungassero le decisioni sopra il Sacrificio della Messa, ed il Sacramento dell'Ordine. Diedero anche un amplissimo salvocondotto a chiunque dei Protestanti volesse venire al Concilio.

Un accidente terribile ed improvviso interruppe subitamente le fatiche dei Padri. Maurizio di Sassonia, come sopra abbiamo narrato, fattosi avanti, aveva cacciato l'Imperatore da Pontoeno: tutte le regioni circonvicine piene di tumulto trepidavano; già quasi cogli occhi dei Padri e dalle finestre di Trento si vedeva il soprastante pericolo; già molti vescovi, non solo italici, ma eziandio spagnuoli, quantunque gli Ambasciatori Cesarei si argomentassero di rattenergli, cominciavano a fuggire: il cardinale Madrucci stesso, signore della città, protestava che non poteva più promettere sicura quella stanza dall'impeto dei Confederati. Il Concilio non poteva più rimanervi con sicurezza, non che con dignità, è le deliberazioni divenivano impossibili pel picciol numero dei prelati, che vi restavano. Già il Papa, informato del pericolo dal cardinal Madruccio, aveva dato una Bolla di sospensione, ma i nunzj presidenti ( era allora l'assemblea presieduta dal Pighino, trovandosi il Legato Crescenzio infermo di gravissima malattia) stimarono che miglior partito fosse che il Concilio stesso decretasse la sospensione. Per la qual cosa nella sessione dei ventotto aprile, i Padri statuirono che, stante che per astuzia del nemico universale s'era appiccata una tal fiamma nel Cristianesimo, che rendeva inutile la continuazione del presente Concilio, e l'Alemagna, in cui servigio specialmente si era convocato, ardeva di tali discordie, che tutti gli elettori ecclesiastici, e molti altri principali vescovi di quella nazione s'erano dipartiti a fine di custodire gli stati loro, non volendo la Sinodo artare contro a quella incontrastabile necessità, eleggeva di tacer frattanto e di riserbarsi a tempi migliori, dando agio ai prelati di ritor

nare ai loro ovili, per non essere infruttuosi ad ambedue i luoghi. Sospendersi pertanto il Concilio per lo spazio di due anni, sì veramente che se prima cessassero i legittimi ostacoli, s'intendesse altresì cessata la sospensione, e durando eglino più tempo, s' intendesse spirata issofatto, e senza nuova convocazione, tosto ch'essi mancassero, ove al presente decreto s’aggiungesse l'assenso e l'autorità della Sedia Apostolica.

Partironsi i Padri alla sfilata nè senza fretta. I ministri Pontifici del Concilio furono stretti da tali angustie alla dipartenza che alcuni di loro, se il cardinal Madruccio non gli avesse sovvenuti, sarebbonsi trovati a duro partito. Il Legato Crescenzio, pervenuto a stento in Verona, ivi passava da questa all'altra vita.

FINE DEL LIBRO OTTAVO.

AL

LIBRO OTTAVO

ALLA pag. 159, ragionando dei trattati che avevano

luogo per l'elezione del nuovo Papa dopo la morte di Paolo III, il Botta scrive che, Sfavoriva segretamente Salviati il duca Cosimo, ancorchè in apparenza gli si dimostrasse propenso. Poi molti cardinali erano infastidili di sentire parlare di Papi che avevano figli, e Salviati ne aveva tre: dal che si deduce che se è bene che i preti Cattolici non abbiano moglie, forse sarebbe meglio che l'avessero.

Giova osservare che quei Prelati dei quali si ricorda che avessero figliuoli, li ebbero prima di essere innalzati alle dignità della Chiesa, e che anche ai tempi dei quali ragiona il nostro autore il maggior numero degli ecclesiastici menava una vita edificante, e non partecipava agli scandali di quella età; ma tuttavia ammettiamo pure che in quel tempo di dissolutezza anche i preti si mostrassero deboli figliuoli di Adamo, e che il morbo del secolo avesse contaminato anche una parte del clero. Oggi però i costumi sono riformati, gli ecclesiastici, generalmente parlando, offrono soltanto argomenti di edificazione, e il Sacro Collegio dei cardinali non si trova neppure esposto al morso della calunnia. Perchè dunque si fa con tanta disinvoltura un salto di circa trecento anni, e perchè il Botta nel 1832 tiene quel linguaggio che avrebbe potuto tenere un Luterano nel 1550? O egli vuole indirettamente far credere che gli scandali del clero sieno oggidì quali furono, esagerati o veri, nel secolo XVI, e questa sarebbe una sfacciata malignità; o pensa che, in qualunque ipotesi, la Chiesa Cattolica sarebbe meglio ordinata se ci fossero le pretesse e le vescovesse, e questa, per procedere moderatamente, bisognerà chiamarla pazzia. In ogni modo, premettere che il cardinale Salviati aveva tre figliuoli, e concludere che Botta, vol. II.

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