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CUZZÈTO, s. m. Covaccio e Covacciolo, Nicchio adattato con cenci per uso di riposo delle bestiuole domestiche. CUZZO, s. m. (dal francese Couche) per Letto, Cuccia; Covaccio; Covacciolo e Covile, e dicesi per similitudine il Letto.

Cuzzo DE LE BESTIE, Covaccio e Covacciolo, Luogo dove l'Animale si riposa e partorisce Buscione, dicesi da' Cacciatori d'un Macchione voto nel mezzo, dove suole accovarsi il Daino o il Cervo.

Cuzzo da Cani, Cuccia e Canile, Luogo dove riposa il cane; e potrebbe anche dirsi d'Un cattivo letto - ANDE A CUZZO (dicesi al cane) Andate a cuccia, Andate a riporvi, andate a dormire.

-

Cuzzo DA BATELO; T. de' Cacciatori, V. CAPANA.

Cuzzo DA TERA, T. de' Cacciatori, Capanna dicesi a Quel riparo o stanzolino aperto al di sopra e circondato di canne comuni, sopra terreno sodo nelle Valli maremmane, ove stanno i Cacciatori per isparare agli uccelli che sopravvengono. CUZZOLARSE, V. CUFOLARSE. CUZZOLON, V. CUFOLÒN.

VOSTRA MARE IN cuzzolòn, Messer malanno che vi colga; Canchero che vi mangi, Maniere basse e fam. di rispondere negativamente e con disprezzo o impazienza. CUZZÓN, dicesi fam. per CUZZACÈNERE. V.

D

D. Vedi Dɛ.

DAL

DA O DAO, add. dal verbo Dare, Dato, cioè Donato, Concesso. V. DAR.

OMO DAO AL VINO A LE BARONAE O A LA DEVOZION, Uomo dedito al vino; a' vizii etc. Dedito o Dedicato alla divozione. V. PORTA.

DABÈN, add. Dabbene o Da bene; Uomo o Donna da bene Dabbenissimo è il superlativo.

DABÒN, avv. Davvero; Daddovero; In verità. V. BON.

CIEVOLO DA BON, V. CIEVOLO. DADIA O DAIA, s. f. Voce antica dal barb. Dadea, corrotto da Datèa o Dacia o Datia, Sorta d'aggravio imposto dall'antico Governo Veneto sui raccolti. DADIÈSE, s. m. Da dieci, Mezza lira Veneta, ch'era rappresentata da una monetina di bassa lega d'argento, così nominata, del valore di soldi dieci Veneti, o sia d'Italiani centesimi venticinque. DADO E REFUDASON, erano Termini usati nel Foro ex Veneto; e indicavano la Rinunzia de' beni ereditarii fatta agli eredi dall' Esecutore testamentario.

DAETO, s. m. Dadicciuolo, Picciol dado. DAFAR, s. m. Affare; Faccenda;

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- EL

GRAN D'AFAR CH'EL GA, Ha i grandi affari. V. AFAR.

DAFARETO, s. m. Lo stesso che AFARÈTO, V.

DAGANDO, gerundio di DAR, in vece di DANDO, era in uso fra i Veneziani nel secolo XVI. Questa maniera è tuttavia conservata dai Chioggiotti ed anche nel Polesine. * DAGETA O DAGHETA, 8. f. Piccola daga, ossia Coltello di lama assai lunga. DAGNORA (coll'o chiuso) Modo avverb. ant. che vuol dire, Ogn' ora; Sempre. DAI, V. in DAR.

DAIA, T. ant. V. DADIA. DAINO, s. m. Daino e Dama, Animale selvatico cornuto simile al Capriolo, ma alquanto maggiore, e per lo più di pelo maculato; è chiamato da Linneo Cervus Da

ma.

CORER CO FA UN DAINO, V. CORER. PALAORA, Voce ant. V. DALDURA. DALDURA, s. f. Scure o Accetta, Specie di scure con manico corto, usata da' Falegnami e da' Carradori. Boerio.

DAM

DAMA, s. f. Dama, nell'uso s'intende Gen- | tildonna, Donna nobile. Più comunemente però per donna amata. Quindi Aver la dama; Andar colla dama, valgono Avere l'amata o Andar con essa.

DAMA, s. f. Dama, Giuoco notissimo che si fa sullo scacchiere tra due persone, con ventiquattro piccole girelle di legno tonde, le quali si chiamano Pedine Fare a dama, vale Giuocare a dama Dama chiamasi non meno Quella pedina raddoppiata ch'è arrivata all'ultima fila dello scacchiere, e che distinguesi col por vi al di sopra un'altra pedina. Andare a dama, vale Portare una pedina fino all'ultima fila. DAMAR LA PEDINA, Damare, raddoppiar la pedina giunta all'ultima fila.

-

A LA DAMA, T. di giuoco, All'ultima : cioè All'ultima partita. DAMAN, s. m. e nel plur. DAMANI, Solini, Lavoro che si fa alle maniche della camicia, verso la mano. DAMARIN, s. m. Damerino; Vagheggino. V. CICISBEO e ZERBINOTO. DAMASCAR, v. Damascare, dicesi comunemente, ma non è voce Toscana. Tessere a opera, si dice della tela nella quale si rappresentano fiori, fogliami, frutti e qualsivoglia altra cosa. DAMASCHIN, add. Damaschino e Dommaschino, Agg. d'una sorte di rose. V. Ro

SA.

DAMASCO, s. m. Dammasco o Dommasco e Damaschetto, Sorta di drappo di seta a fiori, di color rubicondo. Parato di dammasco cremisi trinato d'oro per tutto il Coretto della Madonna.

LAORAR A DAMASco, Damaschinare o Far lavoro alla damaschina, cioè Incastrare i filuzzi d'oro o d'argento nell'acciaio e nel ferro intagliato e preparato per ricevere l'incastratura. Gli antichi dicevano a quest'arte Tarsia e Fare o Lavorare di tarsia. Dicesi pure Lavoro all' agiamina. DAMAZZA, s. f. Damuzza o Damuzzaccia, peggior. di Dama ed intendiamo noi, Signora bensì nobile ma di poco buon nome, o di poco buon contegno. DAMEGIÀNA, s. f. Damigiana o Boccione o Fiasca, Specie di fiasco grande di vetro, per lo più rivestito di paglia o di vimini, per uso di conservar vino o altri liquori.

DAN

DAMEGIANA SENZA COLO, Locuzione fam. e detta figur. per agg. a uomo, e vale Grassone; Pentolone; Corpacciuto, Figura piccola ed estremamente grassa. V. BODAI. DAMEGIAR, v. Dameggiare, Vagheggiar donne, far il damerino. DAMÈTA (coll'e stretta) s. f. Damuzza, Signora da poco o da niente. Damuzzaccia è il peggiorativo.

DAMINA, 6. f. Damina, detto per vezzi o talvolta per adulazione, vuol dire Dama di fresca età.

DAMINA, si dice presentemente in Venezia e per sola galanteria, in vece di Madama o Signora, ad una Donna di civile apparenza che vogliasi trattare con qualche riguardo.

DAMÒ, T. ant. Da ora; Da questo momen

to. V. Mo.

DA MO IN DRIO, D'ora in dietro, Alludesi al tempo scorso.

SAVIO AL DAMO, V. SAVIO. DANÀ, add. Dannato, Per agg. a Persona, che anche dicesi ANEMA DANADA, Arrabbiato; Impazientato; Slizzito; Ovvero Disperato; Tormentato.

Dana de Bezzi, Arso; Povero in canna; Spiantato nelle barbe; Scannato dal bisogno; Fiaccato.

DANAMENTO, V. Danaziòn.

DANANZI, T. ant. Lo stesso che DAVANTI. V.

DANAR, V. FAR DANAR UNO, Far impazientare, arrabbiare, arrovellare uno, Farlo incollerire.

DANARSE, detto fam. Impazientirsi o Impazientarsi, Perder la pazienza. DANARO, s. m. Danaro o Danaio; La mo

neta.

Danaro o Piccolo, chiamavasi la duodecima parte del soldo Veneto.

Danaro o Scrupolo, Parte o grado della bontà dell'argento puro, che dividesi in dodici danari; o Sorta di peso contenente la vigesima quarta parte dell' oncia ve

neta.

Il danaro poi, secondo le regole odierne del peso metrico, è la decima parte di un grosso, e vale 4 carati e 3 grani del peso di marco.

Danari, è anche Uno de' semi delle carte da giuoco. V. Palo.

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TRE TRE FALA DANARI, dicesi per motteg gio di Uno che non abbia danari; e vale Bisognoso.

DANAZIÒN, s. f. o DANAMENTO, s. m. Impazienza; Delirio; Impiccio; Tormento; Sfinimento.

LA XE UNA GRAN DANAZION CO STI PUTELI INSOLENTI, Questi ragazzi impronlacci mi tormentano.

DANDARO, add. Termine fam. di vezzo che usano le nostre donne, parlando d'un Fanciullino, per esprimere ch'egli è piccolo e vezzoso. Nel dimin. dicono DANDARÈTO e Dandarin, Lo stesso che BAGArin e Tro

TOLETO.

DANEGIATOR, s. m. DannegDANEZADOR, s. m. Voce ant.) giatore, Che fa danno, Facidanno o Faccidanno e Dannaiuolo, dicesi per lo più di Chi danneggia le campagne, i boschi e simili.

DANEZAR O DANEGIAR, V. Danneggiare o Dannificare, Apportare o Far danno. DANO, s. m. Danno; Danneggiamento,

A TOLA NOL DA GRAN DANO, Non fa troppo guasto, Non mangia molto.

STAR AL MANCO DANO, Egli è meglio cader dal piè che dalla vetta, Maniera proverbiale; che si usa per consigliar ad eleggere tra'mali il men nocivo.

So DANO, Ben gli sta; Ben gli stette e simili. Modo di favellare, e vale Essere punizion giusta. Sette suo; Sette vostro e simili, Modi bassi che valgono Suo danno, Vostro danno, Tul sia di lui e di voi etc. SE LA GHE TOCA, SO DANO, Zara a chi tocca; Zara all' avanzo, A chi ella tocca suo danno.

DANOSO, LA DANOSA, dicesi in T. di gergo nel sign. di Lingua.

DANTE, s. m. Dante, Pelle concia di Daino o Cervo.

DANTE, T. degli Orefici, Scopa, Vecchio pannolino attaccato al capo d'un bastone, che serve a nettar l'incudine. DANTES, in T. del Foro civile ex Veneto, era l'Autorizzazione di procedere in via esecutiva di un atto a legge. DAO, s. m. Dado, Pezzuol d'osso di sei facce quadre, tutte segnate dal numero uno sino al sei, con cui si giuoca. Farinaccio, dicesi quel Dado ch'è segnato da una parte sola. V. ZOGAR AI DAI.

DAO DE LE SBOCHIE, Grillo o Lecco, Il segno o la palla più piccola delle pallottole, che dicesi anche BALIN.

DAO DE LE PIASTRELE, Lecco, il Pezzo più piccolo delle Morelle da giuocare. V. PIASTRELE.

DAO DE LA COLONA, Dado o Zoccolo, detto anche Orlo, Base sulla quale riposa la colonna.

DAR EL DAO, Locuz. fam. e fig. Dar nel brocco; Cogliere nel punto o nel segno, Indovinare.

BUTAR EL DAO, Tirare o Saettare in arcata, metaf. Interrogare astutamente e suggestivamente.

PORTA PER I DAI, Dadaiuolo, Colui che frequentemente e volentieri giuoca ai dadi. DAO è poi la voce, anzi il Grido generale degli Arsenalotti di Venezia, che fannosi fra loro, quando verso la sera sentono suonar la campana dell' Arsenale per avviso che i lavori della giornata sono cessati; ed è come dicessero Dato cioè Conceduto il permesso di andare a casa nostra. DAOTIN O DA Orìn, è il nome volgare che dassi ad uno spezzato o sia alla quarta parte della lira Austriaca che abbiamo attualmente in corso, ch'è una monetina di argento fino, stata battuta nell'anno 1823 quando fu soppressa la moneta italiana; e vale 25 centesimi, o sia Veneti soldi otto e mezzo in circa; dal che trasse l'appellazione volgare.

e s'inDAOTO, UN DAOTO, Otto soldi, tendono Veneti; moneta di basso argento già coniatasi nel secolo XVI, che venne poi soppressa.

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EL DAOTO, detto fig. Il Culo; il DeretaAVER QUALCUN IN TEL DAOno; il Meleto To, Aver uno nelle code o nella cupola, Modo basso e vale Non curarlo.

MOSTRAR EL DAOTO, V. MOSTRAR. DAPÒ e antic. DASPUò, Dache; Dopo che; Da poi che; Dal tempo che.

DAPÒ CHE L'È ANDA WIA, Dachè è ito. DAQUINDESE, s. m. Monela da quindici soldi. Moneta d'argento di bassa lega che v'era sotto la Repubblica Veneta, e valeva Quindici soldi, cioè 31 centesimo italiano.

DAR, v. Dare.

DAR ADOSSO A UNO, V. ADOSSO.

DAR A LA TESTA, Dare al capo o nel capo, Dicesi del vino quando ubbriaca.

DAI AL CAN CHE L'È RABIOSO, V. CAN.
DAR A RESPIRO, V. Respiro.
DAR A TAGIO, V. TAGIO.

DAR A TUTO O TRAR A TUTO, Bere d'ogni acqua; Bere torbido, vale Tirare a Tiogni guadagno o giusto o ingiusto rar l'aiuolo, Non si lasciar uscire di mano alcuna occasione o guadagno. DAR DA FAR, V. in FAR.

DAR DA INTENDER CHE ZIOBA VIEN DE veNERE, V. INTENDER.

DAR DA TEGNIR, V. in TEGNIR.

DAR DEL LADRO, DEL BARON, etc. Dar del briccone, di ludro, di becco e simili, Modi d'ingiuriare altrui.

DAR DEL TI O DEL VU, Dar del tu o del voi.

DAR DE MEZO VIA O DAR IN MEZO, Dar nel brocco o in brocco, o Corre nel brocco, vale Dare nel segno, Corre nel mezzo del bersaglio; e detto fig. vale Indovinare il segreto d'un fatto, Apporsi, che anche si dice Trovar le congiunture; Toccare il tasto.

DAR DE LE CHIA COLE, V. CHIACOLA.
DAR DE LE PEÀE, V. PEADA.

DAR DE PENA, V. PENA.

DAR DE PIATO O DE PONTA O DE TAGIO, V. PIATO, PONTA, e TAGIO.

DAR DEI PUGNI IN CIELO, V. PUGNO. DAR DE ROVERSO O DE TRESSO, V. ROVERso e TRESSO.

DAR DOVE CHE DIOL, Toccare il punto, V. TASTO.

DAR DRENTO A QUALCUN, Abbattersi o Imbattersi o Incontrarsi in alcuno per via; Avvenirsi in alcuno; Dar di cozzo in uno. DAR DRIO A QUALCOSSA, Accingersi, Mettersi a fare o lavorare DARGHE DRIO, Affrettarsi a far che che sia.

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DAR DRIO A QUALCUN, Tener dietro ad alcuno, Ovv. Ligiare la coda; Andar a Piacenza, a seconda; Far peduccio, vale Secondare. V. DARSE DRIO.

DAR EL BECO A LE STELE VIN CHE DA EL BECO A LE STELE, V. VIN.

DAR EL CUL PER TERA, V. CULO.

DAR FONDO, V. FONDO.

DAR FORA, V. FORA.

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DARGHE DRENTO, Dare dentro, vale AsDarvi dentro o Dar le saltare, investire vele ai venti, Intraprendere o incominDar ciare risolutamente qualche cosa fuoco alla girandola o alla bombarda o Darla in quel mezzo; Far d'ogni campo strada, Non aver riguardo più ad una cosa che all'altra. Darci deniro, detto assolut. vale Intoppare, in che che sia o in qualche difficoltà, o in qualche cosa incomoda e dispiacevole. Ci ho dato dentro.

Darghe Drento QUALCOSSA, Aggiugnere; Computare, Comprando una cosa dar al venditore qualche cosa a diffalco del prezzo, Darghele che LE SCHIOCA, V. SCHIOCAR. DAR IN BÙDELE, V. BÙZARA. DAR IN DRIO, V. DRIO.

DAR IN SECO, V.

SECO.

DAR IN TEL NASO, V. NASO.

DAR IN TI PIE, V. Pie.

DAR LA BAGIA O LA BOLDONA, V. BAGIA e BOLDONA.

DAR LA CORDA, V. CORDA.

DAR LA PAROLA, V. PAROLA.

DAR LA TESTA IN TI MURI, Dar nelle girelle, vale Impazzare per disperazione M'HA TOCA VEDER COSSE DA DAR LA TESTA IN TI MURI, Mi è toccato veder cose da dar del capo nelle muraglie, Indica la straordinarietà di cosa avvenuta.

DAR LA VOLTA al cervelO O A LA BARILA. V. BARILA.

DARLE BRUSCHE O BRUTE, Andar grosso altrui; Dar cartacce, vale Star sul serio, non voler acconsentire, non rispondere secondo il gusto di chi richiede.

DAR LE SOE, V. Soo.

DAR L'ORA, Assegnar l'ora; Dar la posta d'esser insieme, V. RENDEvù. DAR MAN, V. MAN.

DAR PAN E BASTONAE, V. PAN e ONTA.

DAR POCO PER ASSAE, Dar un ago per aver un palo di ferro, Un minimo che,

per aver assai. Gittar l'esca per tirare il pesce; Buttare una scardova per pigliare un luccio.

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DARSE, Dare il caso, vale Avvenire, accadere, succedere SE DA CHE NO GO PIÙ BEZZI, Avviene o Accade o S'abbatte o Si dà il caso che non ho più danari.

DARSE, Darsene o Darne infino a'denti; Fare una batosta; Fare a calci, a morsi o a capegli.

DARSE, T. di alcuni giuochi, Darsi; Quando il giuocatore non ha carte prevalenti e conosca il pericolo di perdere, dice Mi do, e pone volontario.

DARSE A BRAGHESSE CALAE, Darsi a brache calate, Modo basso, e vale Darsi per vinto, arrendersi.

DARSE A LA DESPERAZION, V. DEsperazion. DARSE A LA BELA VITA, Darsi aʼdiletti, Abbandonarsi a' piaceri, seguire gli appetiti. DARSE A LA STRADA, V. STRADA.

DARSE A LA POLTRONARIA, V. POLTRONARIA. DARSE AL SOLDO, Darsi all' avaro; Inavarire.

DARSE BEL TEMPO, Giocondarsi; Divertirsi; Sollazzarsi.

DARSE COME UN PORCO, Abbandonarsi, Mancar d'animo, sbigottirsi.

DARSE CONTRO O DARSE DANO DA SO POSTA, Tirare a' suoi colombi, detto fig.

DARSE DEI DENTI, Bisticciare; Tenzonare, Contendere aspramente a vicenda.

Darse dei pugni, V. PUGNAR DARSE DEI PUGNI IN TE LA TESTA, Graffiarsi le gote, Inveir contro sè stesso per disperazione.

DAR DRIO, Rimpolpettare; Rifiorire; Ribadire; Rimettersela; Rimandarsela l'un l'altro; Rimbeccarsela; Rimpolpettarsela, Se alcuno ha detto una cosa o vera o falsa ch'ella sia, e un altro per piaggiarlo e fare ch'ella si creda, gliela fa buona, cioè l'approva, affermando così essere come colui dice e talvolta accrescendola, dicesi EL

GHE DA DRIO.

DARSELA, Accorgersi; Sospettare; Dubitare; Pigliar pelo; Ombrarsi EL SE L'HA DADA, Se ne accorse; Ne sospettò; Ne dubitò, V. DARSENE.

DARSELA A GAMBE, Sgambar via; Darla a gambe; Darla pe' chiassi; Giuocare o Menare lo spadone a due gambe; Fuggire; Scampare. L'ho fatto sgambar via di galoppo.

DARSE LA NEVE, V. NEVE.

DARSE LA ZAPA ADOSSO O SUI PIE, Darsi della scure in sul piede; Darsi del dito nell'occhio; Tagliarsi le legna addosso; Aguzzarsi il palo in sul ginocchio ; Aggravarsi in sulla fune o in sulla corda, Farsi il male da sè, operare a proprio svantaggio Castrarsi per far dispetto alla moglie, vale Volersi vendicare quando la vendetta arreca più danno a sè, che a colui che si vuol punire.

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DARSE LE MAN ATORNO, V. MAN. DARSENE, Addarsi; Accorgersi ; Avvedersi; Avvisarsi, Comprendere ME NE SON DA, Mi addiedi, cioè Me ne accorsi ; Me ne avvidi; Me ne avvisai.

DARSENE UN FUREGOTO, V. FuRegoto.

DAR SORA AQUA, detto fig. Ricomparire; Farsi rivedere; Sbucar fuori, quasi Uscir dalla buca.

DAR SOTO, Regger la celia, Dicesi di chi aiuta un altro a burlare Dare il gambone, Dar animo altrui a fare, lodandolo. DAR SU, V. SU.

DAR SUL MUSO, V. Muso.
DAR TRESSO, V. TRESSO.

DAR VIA, Vendere o Donare; Esitare; Smallire; Alienare.

DAR VIA UN BENEFizio, Conferire un beneficio: s'intende Ecclesiastico.

DAR UNA BONA E UNA CATIVA; Lo stesso che DAR UN'ONTA E UNA PONTA. V. ONTA. DAR ZO, V. Zo.

DAR ZO LA BACHETA, V. BACHETA.

* DAR EL BEN SERVIR, Rilasciare attestato di buon servizio, ma usasi più comunemente in sentimento irronico, dicendosi EL GA DA EL SO BEN SERVIR, per far intendere Gli diede una gran correzione o rabbuffata, od anche Gli diede una forte bastonatura e simili.

A CHI EL GHE LE DÀ E A CHI EL GHE LE PROMETE, V. Prometer.

ANDAR A DAB, Andar a ferire, a colpire: dicesi anche fig. d'un discorso che tenda ad uno scopo o ad un fine da prima ignoto. Andar per dar e torle suso, V. Tor. CHI DA E PO TIOL GHE VIEN LA BISSA AL CUOR, Locuz. bassa e fam. Chi dà e ritoglie, il diavol lo raccoglie o mette il capo tra le foglie. Prov. usato da' fanciulli per mostrare Non doversi ridomandare quello che una volta si è donato. Fu anche detto Martino di colle che dà la roba e poi la ritolle.

CHI HA DA DAR HA D'AVER, Maniera fig. e vale Chi ha torto pretende d'aver ragione. Portò questa proposizione come un punto liscio (cioè chiaro) o come se avesse ragione d'avanzo.

DAMENE UNA Che te ne darò DIESE, Detto fig. Andar nell'un vie uno; Anfanare; Ciondolare; Cincischiare; Far passo di picca; Indugiare; Posapiano; Pian barbier che il ranno è caldo; Metterla in sul liuto o in musica, Dicesi di persona tarda e pigra a far le cose sue.

E DAGHELA (pronunziato in modo disprez zativo) Forbici; L'eran merle. Dicesi a chi è ostinato nel dire o nel voler fare quello che gli è vietato. Io t'ho detto che tu non faccia la tal cosa, e tu forbici: cioè Tu ostinato l'hai voluta fare ad ogni modo. Noi siamo all'usato zimbello; Noi siamo al sicut erat; La Cornamusa del Cortona, che per non saper altro ripeteva le stesse sonate.

E DAI SE TI SA DAR, OVV. E DAIGhe, Ovv. DAI UNA DAI DO, Ovv. DAI E REDAI, Ovv. DAI DE QUA E DAI DE LÀ, Ovv. Dai tira PARA, OVV. DAI TIRA E MOLA, Dagli, picchia e martella; E dagli e tocca; Tocca e ritocca, risuona e martella, Indicano ripetizione di atti, insistenza a fare o a dire per ottener la fine di che che sia.

E DAI E DAI, NOL FA GNENTE, Ponza ponza; Tresca tresca; Ticche tacche; Ienne ienne, Esprimono uno che assai lavorando conchiuda poco.

E DAI E DAI, NOL FINISSE MAI DE PARLAR, Di ciarlare mai non ristà; mai non molla; mai non fina; Dalle dalle dalla mattina sino alla sera.

DAI AL CAN CHE L'È RABIOSO, Gridare crucifigatur, Gridar tutti contro uno. Quando uno è caduto in terra ognun grida dagli dagli; Dagli che ha buone spalle; Dagli ch'egli è can guasto; Dagli che egli è sassello, V. DESFORTUNA e CAROGNA.

DAI UNA PAROLA, DAI L'ALTRA, V. PAROLA. DAI DAI, Dagli dagli, Maniera di eccitatamento altrui, cioè Percuoti; Ferisci ; Accoltella.

No GHE NE DAGO UNA BUDELADA, Non ho pelo che pensi a che che sia; Non ne do un pelacucchino, Maniera usata per mostrar disprezzo d'alcuna cosa. Non darsi lagno d'alcuna cosa; Non ne darei un cico, un moco, un pistacchio, un bagattino, una frulla.

NOL DARAVE UN CORTELO AL DIAVOLO perCHÈ EL SE SCANA, Non darebbe fuoco a cencio; Non andare o venire per pigliar aria, Allude all'estrema avarizia.

QUA I SE DA, e vale Qui sta il nodo; In ciò consiste la difficoltà; Oh questo è difficile; Questo è quel che non credo.

Se pol dar che etc. Può far il gran diavolo che etc. Maniera d'affermare.

STAR LA PER DAR, Star colle mani per aria o sospese in aria.

TORNAR A DAR, Ridare, Dar di nuovo, Ridonare.

DARDO, V. FREZZA.

DA RECA O DA RECAO (i Francesi dicono Derechef) Maniera avv. Di ricapo; Da capo; Di nuovo; Di bel nuovo, Un'altra volta. DARENTE, Prep. Da vicino; Dappresso o Da presso. V. ARENTE. DARENTISSIMO, superl. di DarentR, Accostissimo.

DARESTO, Avv. Del resto; Del rimanente, vale Ma, Per altro, Quanto a quello che resta a dire.

DARİVA, T. Mar. V. DERIVA. DA SPARTE, v. in PARTE, DASPÒ, e anticam. Daspuò e Despuò, Dappoi; Dopo che; Da quel tempo. DASSENO O DA SENO, Modo avv. Da senno; Da buon senno; Da vero o Davvero; Da dovvero o Daddovero; Da doverissimo; In sul serio o Sul serio; In verità; Sicuramente; Veramente.

FAR DASSENO O DA BON, Far di buono, davvero, in sul sodo, di buon senno, dad» dovero; Far una cosa di fatto e non di burla.

PARLAR DASSENO, V. Parlar. DATA, s. f. Data DATA VECHIA, Cosa antiquata; Ab antico; Di data vecchia; Uomo di tempo antico e simili. DATO, s. m. Ipotesi, Supposto di cosa da cui si deduce una conseguenza.

A un dato o PER UN DATO, Per esempio; Come sarebbe a dire; Supposto.

METEMO UN DATO O DEMO UN DATO, Diamo per ipotesi o per supposto o per esempio; Poniam figura; Poniamo caso.

DATO QUESTO, Dato o Datochè, avv. dinotante il supporre quella tal cosa che quivi si esprime, che anche direbbesi, Abbiasi per conceduto o per vero; Fingasi; Pongasi; Suppongasi che la tal cosa sia; Ciò supposto; Ciò premesso. V. in METER. DATOLO, s. m. Dattero, Frutto dolcissimo e notissimo d'una pianta detta Palma, che alligna specialmente in Africa, detta dai - Naturalisti Phoenix Dactylifera. DATOLO DE MAR, s. m. T. de' Pesc. Balano e Dallero o Dattilo marino, Specie di Conchiglia bivalve marina del genere delle Foladi, detta da Linn. Pholas Daclylus. Il suo carattere è una figura quasi cilindrica; abita entro alle pietre, a' legni ed alla creta che stanno sott'acqua nelle lagune ed anche in mare, rinchiusa in apposito foro o nicchia ch'essa si forma.

Con questo nome di Dattero di mare si intende anco un'altra Conchiglia bivalve del genere de' Mitoli, chiamata da Linneo Mytilus Litophagus, e da noi detta in vernacolo più comunemente PEVARÒn, V.

Così pure una terza Conchiglia univalve chiamata da Olivi Cypraea cinnamomoea, che ha un colore di cannella.

E finalmente sotto questo nome di DaTOLO DE MAR, vien chiamata da' pescatori una quarta Conchiglia del genere delle Bolle secondo Linneo o delle Ancille secondo Lamarck, la quale è da questo nominata Ancilla Cinnamomoea.

DATOLI FA MANDATOLI E FARINA FA I GNOCOLI, Date e riceverete o sarete ricambiati; Chi vuol de' pesci bisogna immollarsi; Chi non dà niente, niente ottiene; Chỉ dà vuole e chi piglia s'obbliga; Chi vuol dei servigi bisogna farne; Chi c'à insegna a rendere.

DATORNO, avv. Dallorno e D'attorno;
Da torno; Dintorno, Attorno, in giro.
DAVAGNAR )
Voci triviali. V. GUADA-
DAVAGNO)
GNAR etc.

DAVANTAZO, Da vantaggio; Di più; Per
di più; Per troppo.
DAVANTI, avv. Davanti; Davanie; Dinan-
zi; Avanti; Nanti; Innanzi, Al cospetto,
alla presenza
Per Dirimpetto; Innanzi,
cioè Faccia a faccia

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IN TEL DAVANTI, Dalla parte dinanzi; Anteriormente; Dalla parte anteriore.

STAR DAVANTI A UNO, V. STAR. DAVANTİN, s. m. Così chiamasi dalle donne La parte davanti de' loro abiti che cuopre il petto, e che resta divisa dall'inferiore dell'imbusto Gola, si dice l'Ornamento ch'esse portano sul petto alquanto fuori del busto.

DAVANZO, avv. Davanzo o D'avanzo; Soverchiamente; di soverchio, V. AVANZO. DAVANZO CHE GHE N'HO POCHI, E colla

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tosto è tornato? Così presto? DAZIABILE, add. Gabellabile, Voce dell'uso, Che può sottoporsi a gabella. Le nostre leggi italiane dicono Generi o Cose daziabili; cioè Soggette al pagamento del dazio.

DAZIAR, v. Addaziare, Metter dazio, Sottoporre a dazio - Gabellare o Sgabellare,| Pagar la gabella; ed anche Liberar la cosa pagandone la gabella. DAZIER (colla z aspra) s m. Gabelliere, Quello che assume l'impresa e riscuote le pubbliche gabelle.

Stradiere, dicesi a Colui che a'luoghi del dazio ferma le robe per le quali dee pagarsi la gabella.

DAZIERA, s. f. Gabelliera, La Moglie o
Femmina di Gabelliere.
DAZIETO, s. m. Gabelletia.
DAZIO, s. m. Dazio o Gabella
DEL DAZIO, Ferma.

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UFIZIO

Le parole

LE PAROLE NO PAGA DAZIO, non s'infilzano, Prov. che avverte a Non doversi tener conto di alcuna cosa detta inconsideratamente, e viene questo dettato dall'uso di metter in filza le scritture Non gubellare quel che uno dice, vale Non crederglielo, Non passarglielo. Ogni parola non vuol risposta.

AVER EL DAZIO DEL CONSUMO, V. CONSUMO. TOR DAZI D'IMPAZZI, Maniera fain. Prendere la gabella degl' impacci o de' fastidii, Dicesi di uno che s'affatica per questo e per quello. V. TORSE GATI A PELÀR, in GATO.

DE (coll' e stretta) Di, s. m. La terza lettera consonante dell' alfabeto.

Di, Segno del secondo caso. DEA (coll' e larga) s. f. Dea o Diva.

LA ME PAR UNA DEA, La mi pare una diva, una ninfa, dicesi di bella donna. DEAZZO, s. m. Dito grande e mal fatto. DEBÀ, s. m. Francesismo che usavasi da taluni durante il cessato Governo italico, detto in vece di DIBATIMENTO. V. DEBATER. V. DIBater. DEBELE, Voce antiq. Debole. DEBESOGNO, s. m. (colla s dolce) Voce bassa che vale l'Occorrente o la Tornala di casa, V. BISOGNO.

DEBITIN, s. m. Debituzzo; Debituolo, Dim. di Debito.

DEBITO, s. m. Debito, Obbligazione.

DEBITO ANCORA VIVO, Debito acceso, vale Non pagato,

e

DEBITO SPORCO, Imbratto, Debito contratto per azioni poco lodevoli.

DEBITO PERSO, Debito fogno o infognito, Non riscuotibile, non esigibile.

DAR DEBITO A QUALCUN, Impennare il debito.

ESSER PIEN DE DEBITI E NO SAVER DA CHE PARTE VOLTARSE, Affogar ne' debiti; Aver più debiti che la lepre; Aver debilo il fiato; Aver debito il fiato e la pelle.

NO SE PAGA I DEBITI NE L'ISTESSO ZORNO CHE I SE FA, V. PAGAR.

SEMPRE MERDE DE DEBITI, Espressione fam. d'impazienza, Sempre nuovi cessi. Dicesi Cesso per Aggravio, obbligo, debituzzo e qualunque altra simil cosa piccola ma noiosa.

CHIAMARSE UN Debito de qualcùn, Accollarsi un debilo, vale Obbligarsi a pagare un debito altrui.

DEBITÒR, s. m. Debitore.

DEBITOR VECHIO O RENITENTE, Debitore antico; Debitore moroso, Che indugia a pagare Debitore cessante, Dicesi di Chi cessa di pagare i debiti liquidi, contro cui si può immediatamente fare esecuzione forzata. V. PAGadòr.

DEBITÒRA, s. f. Debitrice, dicesi la Femmina che dee.

DEBITUZZO. V. DEBITIN.
DEBOLE (anticam. anche FIEVELE) add.

Debole e Debile o Fievole, Di poca forza. CARTA DEBOLE, Carta dilegine, Di poco nervo, e dicesi anche di Drappi e cose simili. OMO DEBOLE, detto fig. Dappoco; Di basso ingegno; Debole di spirito; Scioccherello DEBOLE DE COMPLESSIÒN, Deboluzzo; Debiletto; Debiluzzo. V. SCANCARIATO DEVENTAR DEBOLE, Allassare.

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EL XE DEBOLE, POVERAZZO, Poverello, egli è uguannotto, cioè inesperto, scioccherello.

EL BALO XE EL MIO DEBOLE, Il ballo è il mio genio; ho grande inclinuzione o simpatia al ballo. V. PORTA.

TOCAR EL SO DEBOLE, V. TOCAR. DEBOLEZZA, s. f. Debolezza e Debilità, Fiacchezza Atonia è T. Medico.

DEBOLEZZA, dicesi fam. per Inclinazione; Propensione; Genio; Disposizione QUEL FIO XE LA SO DEBOLEZZA, Quel figlio è il suo cocco, il suo amore, il suo' prediletto.

DEBOLMENTE, avv. Debolmente, Fiacca

mente.

DIRÒ DEBOLMENTE EL MIO PARER, Dirò alla meglio o come potrò o saprò il mio parere.

DEBÒS, Deboscia, s. f. Parola francese Débauche, usata famil. da' Fiorentini, e da noi che significa propr. il Vivere licenzioso e scapestrato. DEBOSSÈ, Francesismo da Débauché, detto per agg. a Persona, e vale Scorretto; Stemperato; Incontinente; Dissoluto; Scapestrato; Scapigliato.

FAR EL DEBOSSE, Scavallare; Scapestrarsi; Stemperarsi, Darsi a menar vita dissoluta. Scavezzacollo, dicesi a Uomo di scandalosa vita.

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