e e'tempi della Romana potenza le provincie rano, Murano, Malamocco, Pelestrina, Chinggia, dell'Italia superiore, che s'estendono dal Min- Cavarzere ed altri luogi minori, i quali riuniti cio e dal Benaco sino al Timavo e alle alpi Giulie, composero il Ducato o sia tutta l'estensione del e e che comprendevano presso al mare le città di territorio Veneto marittimo de' primi secoli reAquileia che n'era metropoli, Trieste, Altino e pubblicani, e negli ultimi (esclusa Eraclea che Concordia, e fra terra Oderzo, Belluno, Trevigi, non è più) una delle quindici provincie dello StaAdria, Padova, Este, Vicenza, Verona, furono to Veneto appellata Dogado. , , abitate da popoli chiamati Eneti o Veneti, i quali Della lingua che usassero i popoli della Vene i formavano una sola regione alleata de' Romani zia terrestre prima di aver da' Romani l' idioma sotto il nome della Venezia. Pretendesi che que- latino, non v'ha certamente memoria : benchè sli popoli fossero discendenti dagli Eneti della credasi da qualche autore ch'essi parlassero un Paflagonia, provincia dell'Asia minore, donde dialetto greco o quasi greco, qual era appunto venissero in due differenti emigrazioni, la prima quello della Paflagonia, ond'ebbero i primi Eneti i delle quali si vuol assegnare all' epoca della irru- la derivazione. zione degli Sciti primitivi, cioè 1900 anni prima Sorto poi e diffuso l'idioma latino e fattosi di Cristo (1). Le poche isolette delle nostre la- comune a tutta Italia, siccome gl' Insubri, che gune erano luoghi presso che abbandonati ed in- abitavano l'attuale Lombardia, lasciarono la lincolti, o soltanto abitati da qualche meschina fami- gua Celtica, ritenendone però i dittonghi, le aspre glia, che procacciavasi il vitto colla pesca, colla e fischianti desinenze e i suoni nasali e gutturali caccia e col sale. Nell'ultimo decadimento del- che rimasero sino a’dì nostri; siccome i Toscani l'Impero qua e là invaso da barbare nazioni, an- perdettero l'antica loro lingua Etrusca ; così i che il Veneto continente soggiacque a sovversio Veneti adottarono anch'essi il nuovo linguaggio ne, perchè prima fu devastato daGoti circa l’an- e lo parlarono comunemente, meschiandolo e mono 402, poi dagli Sciti o Tartari, e finalmente dificandolo cogli accenti e colla dolcezza dell'anl' anno 453 in segnalato modo dagli Unni con- tica loro lingua grecanica, e latinizzando non dotti dal feroce Attila, il cui terribile nome è ri- meno una quantità di termini nazionali, che non masto per tradizione fra noi. Lo spavento uni- erano conosciuti in altri luoghi d'Italia. versalmente sparso per l'avanzare in Italia di Del dialetto proprio del popolo Veneto nei questo Flagello di Dio, fece emigrare da tutte primi tempi dell'impero Romano, cioè quando la le città venete molti ricchi abitanti e rifuggire lingua latina era nel fiore, non abbiamo generalper luogo di sicurezza nel nostro estuario : onde mente alcuna traccia (2) ; le memorie all' oppoformaronsi Grado, Caorle, Eraclea, Torcello, Bu- sto abbondano de' bassi tempi, ne' quali ebbe luo (1) Che a questi Eneti Paflagoni si aggiungessero dopo molti secoli i Veneti abitatori del paese di Vannes nella Bretagna, nella memorabile irruzione de' Galli avvenuta in questa parte superiore d'Italia all' epoca di Tarquinio il Prisco, come opina Strabone con altri autori, ella è quistione immersa nella caligine de' tempi, benchè affermativamente sostenuta dalla erudita penna del dottissimo sig. Girolamo Barone Trevisan, Padovano, nella sua bella dissertazione intitolata Ilustrazione di un antico sigillo di Padova, stampatasi a Parma l'anno 1800, libro però fatto raro. (2) Forse non sarebbe lontano dal vero l'asserire che il dialetto latino di cui servivansi i Veneti, come tutti gli altri popoli italiani, fosse a un di presso quello stesso volgare del Popolo Romano. Abbiamo da Plauto molte voci latinizzate, che non erano propriamente della lingua forbita latina usata da’dotti: come Orum in vece di Aurum ; Oricula in vece di Auricula ; Coda per Cauda ; Vostri per Vestri, ed altre moltissime, che parlavansi in Roma e che hanno tanta analogia colle nostre vernacole. Basium poi è del nostro Catullo Veronese, C a e e go il sovvertimento della comune lingua trasfor- ba meonia squilla in tutta l'energia del nativo di matasi nell'italiana che ora parliamo, trovandosi lei suono nelle ottave dell'eruditissimo Abate pieni gli atti pubblici e gli archivii di scritture Francesco Boaretli ; nè sempre il Tasso degrad) in lingua volgare, e dove appunto, facendosi il confronto d' un secolo coll'altro, si vede il curator generale presso la Corte d'Appello in Venezia, per la solenpro ne riapertura delle udienze : squarcio oratorio che forma l'elogio gresso, la formazione, e se può dirsi, il migliora speciale e la caratteristica insieme di varii Avvocati Veneti di quel mento o la perfezione della lingua com'è a' gior- tempo i più distinti nel foro, i quali saranno da noi per note alfabe , di nostri parlata. tiche qui sotto indicali. Uno solo è radicalmente il dialetto oggi co- «Non qui mancan per nostra fede gli Antonii (a), che gravi mune a tutte le provincie degli antichi Veneti, » d'anni, di senno, di autorità, tutto raccolgono con fresca ed am » mirevol memoria quanto può favorire la causa che imprendono a poche essendo le varietà notabili e le differenze » perorare; che ogni cosa dispongono al sito proprio, sicchè ogni di qualche voce da un luogo all'altro. Ma non » cosa acconcia siasi a produrre per insensibili gradi quell'imprespuò negarsi che il migliore, come il più facile » sione a cui la voglion diretta; che a foggia di Lisia tanta monella struttura, dolce nell'inflessione, metrico nei » strano ed hanno evidenza e semplicità nel narrare, e tanta sciolnumeri, omogeneo ad ogni genere di scrittura, » tezza e spontaneità nel discutere, che non lasciano sospetto mai sia quello che parlasi propriamente dal popolo » di premeditazione, nè di arte; e che egualmente distanti da qual » sivoglia affettazion di eleganza, che da ogni bassa trivialità, via della città di Venezia, la quale per tanti secoli fu ») via bellamente s'insinuano senza sforzo, e senza impeto nè viometropoli d'un floridissimo Stato e madre fecon » lenza compiutamente trionfano. da d'uomini illustri nelle scienze, nella politica, » Ma non qui mancan nè meno li Cai Gracchi (b) e i Sulpizii nella nautica, nella poesia, nell'eloquenza estem- » Rufi, nati fatti dalla natura e dall'arte pel sublime e pel grande : poranea, nelle belle arti e in ogni maniera di col- » grandi nelle parole, elevati e squisiti nelle sentenze, zeppi di filo » sofia e di dottrina, in tutto il genere loro dignitosi sempre e gratura. Qual altro in fatti de' dialetti italiani si mo » vissimi, e al tempo stesso e nello scrivere e nello arringare al par de' Demosteni concitati, vibrati, agili, concettosi, veementi, tali strò con più facile riuscita rivale nella forza e » in fine che se avessero o il tempo o la voglia di dare alle loro oranelle grazie all'antica sua madre (1) ? Grave e » zioni l'ultima mano, potrebbero senza men presentarsi come asfecondo persuase nella tribuna de' comizii Veneti, » soluti modelli di vera e somma grandiloquenza. e si ricordano con onore nella storia, tra mille al a Vanta cotesto foro i suoi Scevoli e i suoi Servii Sulpizii (c), tri, i nomi illustri degli arringatori patrizii, Fran » quanto profondamente dotti altrettanto squisitamente ingegnosi » nel rifrugare e nel cogliere nell'immensa congerie delle moderne cesco Foscari Doge, Alvigi Molin, Bernardo leggi e delle vetuste quanto può abbisognare alla salvezza de' loro Navagero, Marcantonio Cornaro, Giacomo » clienti, e ch' eminentemente posseggone spirito d' ordine, di perSoranzo, Girolano Grimani, Nicolò Conta » spicuità, d'evidenza, arte di ben separare, di ben connettere, di rini, Alessandro Zorzi, Leonardo Donato, Leo- » ben dedurre, tanto in fin d'eloquenza quanto basta abbondantenardo Emo, Giovanni da Pesaro, Butista Na » mente a rendere sul loro lahbro non ipamene nel pubblico e più ni; e li recenti Marco Foscarini Doge, Carlo » efficaci presso de' Giudici le loro dottripe. « Udiamo con gran diletto chi unisce nelle sue arringhe la Contarini, Giuliano Grimani, Francesco Do » gravità e la copia de' Crassi alla nitidezza ed al nerbo de' Calinado, Angelo Querini. Robusto e flessanime in » dii(d), la faceta amenità non iscurrile de primi alla scorrevole cantò e vinse nei tribunali per la bocca dei Vec- » vena e dignità de' secondi; che al par di questi coltissimo nel chia, Svario, Cordellina, Todeschini, Santo- » musical suo dialetto, si tien lontano del pari dall'Asiatica profunini, Costantini, Alcaini, Silvestrini, Gallini, ») sione che da un arido o digiun laconismo; che serve alla proprieStefani , Cromer, Piazza, Savia, Muttinelli, v tà delle voci, ma non trascura la vivacità delle imagini; che a voceleberrimi Avvocati de' nostri tempi, e de' vi » glia de' suoi subbietti, quando s'estolle senza passare nel tur » gido, quando s' abbassa senza scenderc nel pedestre; che alla venti Antonelli, Caluci, Biagi cc. (2). La trom 1) compostezza libera dell'azione congiunge l'armonia Isocratica sempre svariata de' numeri, e che tutta in somma possede l'arte (1) Pontico Viranio che fiori nel secolo XV, ne' suoi Com- » Tulliana di penetrar negli assorti ascoltanti per guisa da piementarii alla grammatica greca del Guarino, fa molto elogio allo » garne, commuoverne, trasportare per le vie del diletto l'anima idioma Veneto, nel quale rileva appunto tutta la maestà della lin- ») e il cuore. gua greca, appellandolo francamente Pulcherrimus et doctissimus «Ammiriam finalmente chi (e) nelle greche lettere e nelle omnium sermo, in quo tota redolet linguae grecae majestas. E » latine assai bene istruito, congiungendo all'assiduità del domenotando poi uso che avevano i Viniziani di ommettere in alcune » stico studio un esercizio forense alla sorpresa instancabile, nel parole la lettera t, come a dire Andao, Tornao, in vece del toscano » colto suo dire, presenta congiunta in sè solo la sugosità de' FoAndalo, Tornalo, lo rossomiglia all'idioma Ionico che pur aveva o cioni, l'acutezza de' Demosteni, la paziente ed industre diligenza eguali desinenze, attribuendolo al commercio che i Viniziani avevano a Smirne, dove dopo Alene fiorirono le scienze. (Pontic. Vi- (a) Stefano Stefani. run, pag. 47 e 97.) (6) Marco Piazza. (2) Qui cade in acconcio di riportare alcuni periodi dell’ap-- (c) Giambalista Mutinelli e Pietro Biugi. plauditissima allocuzione pronunziata in novembre 1811 dall'altra (d) Girolamo Antonelli. volta citato Nobile sig. Girolamo Bar. Trevisan, allora Regio Pro (e) Spiridione Calucci. e e dalla sua dignità in quelle del d." Tommaso Mon- che potrebbe li tanti espressivi ed omogenei andini. La Commedia nell' inimitabile suo ristau- dare connaturando e moltiplicare così, senza il ratore Carlo Goldoni e ne' suoi rinomati segua- snssidio di sorgente straniera, le proprie bellezze, ci ; il Didascalico e il Descrittivo nella Carta del non che que' suoni che tra le lingue viventi aninavegàr pitoresco di Marco Boschini; la Satira matrice sovrana la rendono della poesia e della nelle rime inedite del Dotti e nelle edite del Varo- musica. tari e del Pozzobon, detto comunemente Schie- Non è mio questo pensiero, ma del celebratissòn; la Pescatoria nelle egloghe di Andrea Cal- simo pubblico professore Abate Melchiorre Cesamo; e il Berniesco finalmente nelle poesie pre- rotti di cara nostra memoria, il quale nel suo giabili di Marcantonio Zorzi e in quelle di Gior- | Saggio sopra la filosofia delle lingue, propose gio Baffo, che tante grazie sommerse pur troppo che tutte le città d'Italia formassero i rispettivi nella läidezza la più schifosa ; serbano tutte nel vocabolarii, per poter indi compararli tra loro, dialetto Veneziano le native sembianze, e fanno estrarne i migliori e più comuni termini, arricmostra d'una originalità incantatrice. chire la lingua de' dotti ed accrescere il gran VoE per parlare di alcuni altri, non è forse An- cabolario della Crusca ( Parte IV. $. XVI.) tonio 'Lamberti che gareggia nella squisitezza Se varie città italiane corrisposero sin ora a della Lirica co' più valenti poeti d'Italia, e va al- questo voto zelante e patriotico, se Milano, Brel'anima nelle sue canzonette quanto Rolli e Ber- scia, Padova, Napoli, Palermo, Osimo, Bologna, tola ? ora è pitido e tenero come Vittorelli ; ora Ferrara, Torino, Mantova, Verona (1), havno i scherza arguto con apologhi tali che niente la- loro vocabolarii già pubblicati ; come averlo non sciano ad invidiare a Pignotti nè a Passeroni. doveva la città marittima di Venezia, il cui diaE non abbiamo il nostro Redi in Lodovico Pa- letto è generalmente ricco di locuzioni e di modi stò, autore del Ditirambo veramente originale esprimenti e vivaci suoi proprii ed originali, di sul Vin friularo e di quello altrettanto spontaneo tante belle voci etimologiche e imitative, e partisulla Polenta? E Francesco Gritti si mostra for- colarmente di ittiologiche e della marina ? Come se men saporito ne' sali della gioconda poesia ver- non conservare a' posteri almeno la memoria di nacola, di quel che lo è ne' suoi versi toscani e un linguaggio, dopo il toscano, il più bello tra i nell'applaudita sua versione del Tempio di Mon- dialetti italiani, il quale passato in mezzo a tanto tesquieu ? Parecchi componimenti di cotal genere vicende politiche va sensibilmente alterandosi e burlesco ci diede Giambatista Maratti, che gli perdendosi da trent'anni in qua, come l' espeintitolò Saggi metrici di Tati Remita. Piacciono rienza dimostra e tutti confermano : in guisa che chi ha dilicatezza d'anima e sapor di gusto li se sono a quest'ora già quasi spente dalla memu Cento sonetti su i cavei de Nina di Giacomo ria le voci del Foro e del Governo repubblicano , bizzarre sparse pelle poesie facete del nostro Buratti. Sic . chè può francamente asserirsi, che dall'assortimento di modi sì varii, lustro, ornamento e fertilità maggiore ridondi alla stessa lingua italiana, o de' Carboni, la scioltezza e la rapidità de' Filippi, dei luvenzii » la callidità; e colla stretta dialettica degli Stoici e colla versa» tile agilità de' Peripatetici, ha per costume di spingere l' avverD sario allo stretto o di coglierlo al varco, e volteggiando e scher» mendosi di escir incolume dalle reti e d' eludere vittorioso ogni » insidia. » E dopo di tutti questi vengono ben altri molti che se si » ascoltino a petto de' più prestanti, forse scadono alquanto nel » paragone, ma se soli s'intendano, certamente non lasciano desi» derarli; tanto più che in parecchie cause un dicitor par che basti 1 senza ch' esigasi un oratore. Così ad ogni tempra de' giovani ap» prenditori s'offrono qui svariati esempii in ogni genere degnissio mi d'imitazione, giacchè, come osserva benissimo Tullio, pog» sono avervi oratori ugualmente sommi comunque del tutto in » fra loro dissomiglianti, e tanto colpisce la semplice verità dei » Tiziani, quanto i dotti e passionati atteggiamenti de' Raffaelli, » nè men si apprezzano dell’ilare magnificenza de' Paoli, le vie » terribili de' Michelagnoli ec.» Boerio. liari e le più volgari ? Tra tanti eruditi e cultori della letteratura che decorano la città nostra, non fuvvi alcuno sin ora che si accingesse a quest'impresa ; ed era dunque dal destino riserbato all'ultimo di tal numero e al più mcschino di cognizioni, qual io mi reputo, di dar cominciamento a quest'opera, di perseverarvi per cinque lustri continui tra le difticoltà degl'impieghi pubblici sostenuti; di ricopiarla senza noia per cinque volte di mano in mano che un ammasso di giunte, di riforme, di correzioni sopraggiungeva, e di compilar finalmente una collezione, che se non può vantarsi perfetta, sarà certo sufficiente nella quantità, perchè comprende tutte quelle voci e locuzioni che sono le più comuni e le più usitate fra noi ? (1) Il Saggio di Dizionario Veronese pubblicatosi alcuni anni fa dall'erudilo Sig. Abate Venturi, ci lascia il desiderio e la speranza insieme che ad onore della sua degna e colta Patria sia egli per darci un'opera compiuta di questo genere. 2 e e a Comunque sia, io fo di pubblico diritto il mio necessariamente quelle che portano modi e riboDizionario vernacolo, e mi pregio di presentarlo boli particolari del nostro dialetto, ed alcune altre a voi, Veneti colti, non già come lo avreste degna- ancora che ponno tuttavia a mio giudizio impemente meritato, ma come ho potuto e saputo far- gnare la curiosità e il bisogno delle varie persone lo. Aliis post me memoranda relinquo, dirò con che avranno a consultare la mia opera. Virgilio, lasciando e desiderando che altro inge- Esponendo gli articoli delle voci radicali ebbi gno più adatto possa un di riprodurlo, supplire molta attenzione di distinguere in paragrafi i dialle mie mancanze, correggere gli errori, illu- versi loro significati coi corrispondenti della linstrarlo di maggiori erudizioni e ridur così alla gua italiana : nel che dee principalmente consipossibile interezza e convenienza un'opera naziv- stere il soccorso d'un Dizionario vernacolo ; e nale importante. Ella è senza dubbio importante, non ho mancato, ove credei opportuno, di aggiunperchè diretta a conservare la storia del dialetto, gervi degli esempli per essere meglio inteso. che qui parlavasi al finire del governo repubbli- Nel comporre quest' opera mi sono accertato cano o sia del secolo XVIII, a conservar nella sua che non tutte le voci e maniere nostre Veneziane purezza la memoria delle consuetudini e de' co- hanno o aver possono l' immediata corrispondenstumi pubblici e privati d'una Nazione resasi per za della lingua italiana, sia perchè i Dizionarii più tanti secoli famosa ; e molto poi importante per- diligenti ed estesi ne sono difettivi, sia perchè so . chè può da un lato contribuire ai lumi della sto- no particolari alle differenti Città della nostra peria patria, e dall'altro offerire un mezzo d'istru- nisola alcune cose, alcune arti, alcuni vocaboli, zione per intendere i tanti significati delle nostre alcuni usi. Gl’Italiani non hanno poi un Dizionavoci e modi antichi e moderni; e sopra tutto a rio proprio di storia naturale, come lo hanno i promuovere fra noi e rendere familiare alla gio- Francesi e gl' Inglesi : il quale non potrebbesi peventù studiosa la cultura del bell'idioma italiano. rò ben formare senza aver notizia e senza il conQuesto mio Dizionario comprende, oltre a tut- fronto delle tanto svariate nomenclature de' pete le voci e le frasi familiari, che si usano presen- sci, delle piante, degli uccelli ec. che si danno nei temente, quelle ancora che Appartenevano al Go- diversi luoghi d'Italia : giacchè non sono per la verno ed al Foro repubblicano ; le nostre voci maggior parte attendibili le voci arbitrariamente antiquate e perdute; i neologismi che dall'epoca italianate nelle traduzioni dell'opera di Buffon. del 1797 sonosi introdotti specialmente nel Foro Ed ecco il motivo per cui in un Dizionario vere nella Pubblica Amministrazione, e che ora si nacolo de' nostri tempi conviene molte volte conhanno come nostrali. V'hanno le voci marinare- tentarsi di leggere la definizione o la spiegazione sche ; i termini sistematici, per lo più di Linneo, ; dei terinini del paese, o per somma grazia un voche appartengono alla storia naturale; e parec- cabolo della Toscana, senza pretendere il corrichie etimologie, cioè quelle che diedero immedia- spondente della lingua dei dotti, perchè non v'ha tamente origine alle parole vernacole. Vi sono o non vi può essere, e perchè bisogna persuadersi aggiunte, senza confusione delle nostre, moltis- e convenire col nostro Cesarotti, che senza la sime voci del Padovano, tratte dal vocabolario contribuzione effettiva di tulte le città d'Italia dell’Abate Patriarchi, giacchè il Distretto del non è possibile compilare un Vocabolario italiano Dolo fin dal 1807 appartiene alla provincia di universale. Venezia. E siccome quelle che si riferiscono alla Parlando delle voci di lingua mancanti, voi pesca ed alle produzioni del mare, sono per lo più bensì troverete ne' Vocabolarii italiani, per esemproprie di Chioggia ; così ho pensato che sarà gra- | pio Beccaia, Cuoca, Gabelliera, Fattoressa, devole di trovare in questa collezione molti altri Fornaciaia, Medichessa ec. per la Moglie o termini particolari di quella Città, la quale fa par- Femmina di Beccaio, di Cuoco, di Gabelliere ec., te della Veneziana provincia: città non meno be- ma non le Femmine di Bilanciaio, Lattaio pemerita della Repubblica letteraria per aver pro Barbiere, Barcaiuolo e di cento altri mestieri. dotto anche a' nostri tempi tanti insigni cultori Voi non vi troverete le voci corrispondenti alle della zoologia Adriatica, che hanno molto contri- nostre vernacole ambizar, ambro, bigliarder, buito a quest ' opera nel suo principio e nel suo batifogia, bavelina, comprofessor, conzaostermine. Seguendo poi il metodo ragionevole de- si, felcèr, pironáda, sgnanfo, sgnantizár, gli altri Vocabolarii vernacoli, ho lasciato fuori, nè a moltissime altrettali ; e non per questo sageneralmente parlando, tutte le voci simili a quel- rebbe permesso di scrivere Bilanciaia , Latle della buona lingua italiana, le quali avrebbero taia, Barbiera , Barcaiuola, Ambro, Forfatto un ingombro del tutto inutile, perchè già chettata, Nasiloquo, ma dovrebbesi far uso di trovansi ne' dizionarii italiani ; ma ho ritenuto perifrasi. Nondimeno poichè è mio assunto di a |