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Francesco Petrarca, che più anni l' ebbe presso di se, e l'amò come figliuolo, compatendolo ne' suoi difetti, e soccorrendolo ancor largamente nelle sue letterarie peregrinazioni (a).

Alla costui scuola Vittorino avrà appreso, oltre l'eccellenza delle lettere, anche la santità de' costumi, e le altre virtù morali onde fu egli modello insigne. Sentiam che di Giovanni dica, fra i molti, un suo discepolo, che fu cittadino e cancellier Padovano, cioè Secco Polentone, nell' opera sua intorno ai latini illustri scrittori (b), che manoscritta conservasi nell' Ambrosiana e nella Riccardia na, ove al libro VII. ha queste insigni parole recate dall' eruditissimo Abate Mehus (c), e che noi qui riportiamo nella volgar nostra lingua. Leggeva in questa Città di Padova nutrice delle lettere Giovanni da Ravenna uomo per santità di costumi, e per istudio eccellente, e se ciò può affermarsi senza invidia, superiore anche per universale giudicio a

tut

(a) Vedi il Sade Memoires du Petrarque, e il Petrarca medesimo Senili Lib. V. Epist. VI., VII., e altrove in più luoghi.

(b) De Illustribus latine lingue Scriptoribus. Præfat. ad Vit. Ambros. Camald. pag.

CXXXIX.

tutti gli altri maestri più dotti che in Italia fiorirono. Poichè da questo Precettore non l' eloquenza solamente, che ordinatamente insegnava, ma i costumi eziandio, e la disciplina di bene ed onestamente vivere, munita dalla dottrina, e dagli esempli imparavasi ec. Non è niente improbabile, come osservò l' Abate Morelli (4), che nel tempo stesso Vittorino frequentasse anche la scuola dell' immortale ristorator dell' eleganza latina Gasparino Barzizza, il qual nelle sue lettere pubblicate dal Cardinale Furietti di lui fa ricor danza (b). Certo il Barzizza fu professor di Rettorica in Padova dal 1407. sino al 1418., nel qual anno si condusse a Milano, chiamatovi da Filippo Maria Visconti ad insegnar l'eloquenza in quelle scuole (c). Egli è ben vero però che a Padova fece nuovamente ritorno, come vedremo. Da questo professore avrà Vittorino attinto l'amore alla purità della favella del Lazio, e dell' opere di Cicerone, a rintracciar, purgare, e commentar le quali Gasparino consacrò tante fa

39.

(a) In annot. ad Dialog Franc. Prend. pag.

(6) Gaspar. Barziz. Epist. pag. 136.

(c) Alexand. Furiett. in Gaspar. Barziz. Vita pag. XXXV.

fatiche (a). Così divenuto il Feltrense egregio oratore, si rivolse alle scienze severe, a quelle cioè, che a pensare insegnano, e a dedur legittime conseguenze da' proprj pensamenti bene avvisando egli che le belle ed ornate parole senza le idee saggiamente combinate, altro per avventura non sono che una mera ciarlataneria. Alla dialettica dunque, e alle altre parti della filosofia tutto si diede (b). I suoi Biografi non ci dicono quali maestri in essa egli avesse. L'Abate Morelli però conghiettura che fossero Paolo Nicoletti detto il Veneto, e Jacopo della Torre Forlivese che pubblicamente a' que' tempi insegnavano in Padova (c). Il primo per educazione a vuta in Vinegia e per l'abito Agostiniano ivi preso, fu soprannomato Veneto, che def resto è comunemente credutó Udinese (d) a Fu professore assai rinomato di Logica, e negli atti dell' Università di Padova riferiri dal Facciolati, viene chiamato secondo l'enfatico stil di que' tempi Dottor profondissimo,

1

e di

(a) Præfat. ad Op. Gaspar. Barz.
(b) Prend. pag. 36.

(c) In annot. ad Dial. Prend. pag. 39.

(d) Agostini Scritt. Venez. Tom. I. Prefat. pag. XLVII.

e di tutte le arti liberali al mondo Monar

ca (a).

Jacopo della Torre fu medico di gran fama, ed insegnò filosofia naturale e morale. Presso il Tiraboschi se ne posson legger gli encom fatti da diversi scrittori (b), ma il miglior de' suoi elogj è l'orazion funebre che n'ha composta il vecchio Barzizza, nelle cui opere si trova inserita (c).

Compiuto da Vittorino il corso ordinario de' suoi studj, nel Collegio annoverato fu de' dottori, e della Laurea fregiato non meno, che degli altri distintivi ch' erano in uso; onore non tanto a que' tempi avvilito, siccome egli è a' nostri. Non volle però mai portar nè l'anello nè l'altre insegne del dottorato, nemico com' egli era dell'ostentazione, dicendo, che l'uom dovea andar in traccia della virtù, no ad ornamento del corpo,

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(a) Il celebre Lodovico Foscarini narra in una sua epistola, che mentre ancora in tenera età dava opera alla filosofia sentendo da tutti celebrar qual principe de' filosofi Paolo Nicoletti, non potè aver pace insin tanto che non si recò a Ferrara ove quegli allora trovavasi, e ciò al solo fine di far sua conoscenza. (Agostini Scritt. Venez. Tom. I. pag; 4tor. Letter. d' Ital. Tom. V. pag. 262. e

seg.

(c) Pag. 23.

ma sì dello spirito (a). Francesco da Castiglione nella vita ch'egli pure scrisse di lui, ci assicura che il Feltrense con sommo fervore si applicò altresì allo studio della Teologia, e de' sacri canoni, nel che l'avrà potuto pascere a sazietà almeno privatamente Paolo Veneto, di cui Flavio Biondo ebbe a dire, che oltre all' aver superati tutti i dialettici del secolo, e a pochi filosofi ceduto la palma, fu anche insigne teologo.

Ma niuna cosa mostrò con tanta evidenza il grande ingegno e lo studio indefesso di Vittorino, quanto ciò che siam per narrare, che vien diffusamente descritto dal Prendilacqua, dal Castiglione, e dal Platina. Istrutto egli nel modo che abbiam veduto in quelle facoltà, ch' erano allora in maggior voga, invogliossi altresì d' apprendere le matematiche, scienza utilissima a maturare e a perfezionar l'intelletto, ma che a que' tempi era poco conosciuta in Italia (b). In fatti al

(a) Prend. pag. 40.

Non v' ha monumento alcuno nel Ginnasio di Padova che provi la laurea ottenuta da Vittorino, come ha osservato il Signor Abate Morelli: pure non ne possiam dubitare, affermandolo oltre il Prendilacqua, anche il Castiglione ed il Platina.

(b) Prend. 1. c.

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