Immagini della pagina
PDF
ePub

ciandosi dalla magnificenza de' sacrifizii loro alla umiltà dei nostri, dove è qualche pompa più delicata, che magnifica; ma nessuna azione feroce o gagliarda. Quivi non mancava la pompa, nè la magnificenza delle ceremonie; ma vi si aggiugneva l'azione del sacrifizio pieno di sangue e di ferocia, ammazzandovisi moltitudine d' animali; il quale aspetto sendo terribile, rendeva gli uomini simili a lui. La Religione antica, oltre di questo, non beatificava se non gli uomini pieni di mondana gloria, come erano capitani d'eserciti, e Principi di Repubbliche. La nostra Religione ha glorificato più gli uomini umili e contemplativi, che gli attivi. Ha dipoi posto il sommo bene nella umiltà, abiezione, nel dispregio delle cose umane; quell' altra lo poneva nella grandezza dell' animo, nella forza del corpo, e in tutte l' altre cose atte a fare gli uomini fortissimi. E se la Religione nostra richiede che abbi in te fortezza, vuole che tu sia atto a patire più, che a fare una cosa forte. Questo modo di vivere adunque pare ch' abbi renduto il mondo debole, e datolo in preda agli uomini scellerati, i quali sicuramente lo possono maneggiare, veggendo come l' universalità degli uomini per andare in Paradiso pensa più a sopportar le sue battiture, che a vendicarle. E benchè paja che si sia effeminato il mondo, e disarmato il cielo, nasce più senza dubbio dalla viltà degli uo

mini, che hanno interpretato la nostra Religione secondo l'ozio, e non secondo la virtù. Perchè se considerassino come la permette la esaltazione e la difesa della patria, vedrebbono come la vuole che noi l'amiamo e onoriamo,, e prepariamoci ad esser tali, che noi la possiamo difendere. Fanno adunque queste educazioni, e sì false interpretazioni, che nel mondo non si vede tante Repubbliche, quante si vedeva anticamente, nè per conseguente si vede nei popoli tanto amore alla libertà, quanto allora; ancora ch' io creda piuttosto essere cagione di questo, che l'Imperio Romano con le sue armi e sua grandezza spense tutte le Repubbliche e tutti i viveri civili. E benchè poi tal Imperio si sia risoluto, non si sono potute le città ancora rimettere insieme, nè riordinare alla vita civile, se non pochissimi luoghi di quello Imperio. Pure, comunque si fusse, i Romani in ogni minima parte del mondo trovarono una congiura di Repubbliche arma. tissime, ed ostinatissime alla difesa della libertà loro. Il che mostra, che 'l Popolo Romano senza una rara ed estrema virtù mai non l'arebbe potute superare. E per darne esempio di qualche membro, voglio basti l'esempio de' Sauniti, il quale pare cosa mirabile. E Tito Livio lo confessa che fussero si potenti, e l'armi loro si valide, che potessero, infino al tempo di Papirio Cursore Consolo, figliuolo del primo Papi

rio, resistere ai Romani, che fu uno spazio di quarantasei anni, dopo tante rotte, rovine di terre, e tante stragi ricevute nel paese loro. Massime veduto ora quel paese, dove erano tante cittadi e tanti uomini, esser quasi che disabitato; ed allora vi era tanto ordine e tanta forza, ch' egli era insuperabile, se da una virtù Romana non fusse stato assaltato. E facil cosa è considerare donde nasceva quell' ordine, e donde proceda questo disordine; perchè tutto vie ne dal viver libero allora, e ora dal viver servo. Perchè tutte le terre e le provincie che vivono libere in ogni parte, come di sopra dissi, fanno i progressi grandissimi . Perchè quivi si vede maggiori popoli, per essere i matrimoni più liberi, e più desiderabili dagli uomini; perchè ciascuno procrea volentieri quelli figliuoli che crede potere nutrire, non dubitando che il patrimonio gli sia tolto; che e' conosce non solamente che nascono liberi e non schiavi, ma che possono, mediante la virtù loro, diventare Principi. Veggonvisi le ricchezze moltiplicare in maggior numero, e quelle che vengono dalla cultura, e quelle che vengono dalle arti. Perchè ciascuno volentieri multiplica in quella cosa, e cerca di acquistare quei beni, che crede, acquistati, potersi godere. Onde ne nasce, che gli uomini a gara pensano ai privati e pubblici comodi, e l'uno e l'altro viene maravigliosamente a crescere. Il contrario di tut

te queste cose segue in quelli paesi, che vivono servi; e tanto più mancano del consueto bene, quanto è più dura la servitù. E di tutte le servitù dure quella è durissisima, che ti sottomette ad una Repubblica: l'una, perchè la è più durabile, e manco si può sperare d'uscirne; l'altra, perchè il fine della Repubblica è enervare è indebolire, per accrescere il corpo suo, tutti gli altri corpi. Il che non fa un Principe che ti sottometta, quando quel Principe non sia qualche Principe barbaro, distruttore de' pacsi, e dissipatore di tutte le civiltà. degli uomini, come sono i Principi orientali. Ma s'egli ha in sè ordini umani e ordinari, il più delle volte ama le città sue soggette egualmente, ed a loro lascia l'arti tutte, e quasi tutti gli ordini antichi. Talchè se le non possono crescere come libere, elle non rovinano anche come serve; intendendosi della servitù, in quale vengono le città servendo ad un forestiere, perchè di quella di un loro cittadino ne parlai di sopra. Chi considererà adunque tutto quello che si è detto, non si maraviglierà della potenza che i Sanniti avevano sendo liberi, e della debolezza, in che e' vennero poi servendo; e T. Livio ne fa fede in più Juoghi, e massime nelle guerre d' Annibale, dove e' mostra che essendo i Sanniti oppressi da una legione d' uomini che era in Nola, mandarono oratori ad Annibale, a pregarlo che gli soccorresse. I quali nel

1

parlare loro dissero, che avevano per cento anni combattuto con i Romani con i propri loro soldati, e propri loro capitani, e molte volte avevano sostenuto duoi eserciti consolari e duoi Consoli, e che allora a tanta bassezza erano venuti, che si potevano a pena difendere da una piccola legione Romana che era in Nola.

CAPITOLO III.

Roma divenne grande città rovinando le città circonvicine, e ricevendo i forestieri facilmente a' suoi onori.

;

Crescit interea Roma Albae ruinis. Quelli che disegnano che una città faccia. grande imperio, si debbono con ogni industria ingegnare di farla piena d'abitatori perchè, senza questa abbondanza di uomini, mai non riuscirà di far grande una città. Questo si fa in duoi modi: per amore, e per forza; per amore, tenendo le vie aperte e sicure a forestieri che disegnassero venire ad abitare in quella, acciocchè ciascuno vi abiti volentieri; per forza, disfacendo le città vicine, e mandando gli abitatori di quelle ad abitare nella tua città. Il che fu tanto osservato in Roma, che nel tempo del sesto Re in Roma abitavano ottantamila uomini da portare armi . Perchè i Romani vollono fare ad uso del buono coltivatore, il quale, il quale, perchè una

« IndietroContinua »