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perare li altri di sontuosità, e di lascivia e d'ogni altra qualità deliziosa; in modo che, cominciando il Principe ad essere odiato, e per tale odio a temere, e passando tosto dal timore all'offese, ne nasceva presto una tirannide. Da questo nacquero appresso i principii delle rovine, e delle conspirazioni e congiure contra i Principi, non fatte da coloro che fussero o timidi, o deboli, ma da coloro che per generosità, grandezza d'animo, ricchezza, e nobiltà avanzavano gli altri, i quali non potevano sopportare la inonesta vita di quel Principe. La moltitudine adunque, seguendo l'autorità di questi potenti, si armava contra al Principe, e, quello spento, ubbidiva loro come a' suoi liberatori. E quelli avendo in odio il nome di un solo capo, constituivano di loro medesimi un governo; e nel principio, avendo rispetto alla passata tirannide, si governavano secondo le leggi ordinate da loro, posponendo ogni loro comodo alla comune utilità, e le cose private, e le pubbliche con somma diligenza governavano e conservavano. Venuta dipoi questa amministrazione ai loro figliuoli, i quali, non conoscendo la variazione della fortuna, non avendo mai provato il male, e non volendo stare contenti alla civile egualità, ma rivoltisi alla avarizia, alla ambizione, alla usurpazione delle donne, feciono che d'un governo d'Ottimati diventasse un governo di pochi, senza avere rispetto ad alcuna civil

tà; tal che in breve tempo intervenne loro come al tiranno, perchè infastidita da' loro governi la moltitudine, si fe' ministra di qualunque disegnasse in alcun modo offendere quelli governatori; e così si levò presto alcuno, che con l'aiuto della moltitudine li spense. Ed essendo ancora fresca la memoria del Principe; e delle ingiurie ricevute da quello, avendo disfatto lo Stato de' pochi, e non volendo rifare quel del Principe, si volsero allo Stato popolare, e quello ordinarono in modo, che nè i pochi potenti, nè un Principe vi avesse alcuna autorità. E perchè tutti gli Stati nel principio hanno qualche riverenza, si mantenne questo Stato popolare un poco, ma non molto, massime spenta che fu quella generazione, che l'aveva ordinato; perchè subito si venne alla licenza, dove non si temevano nè li uomini privati, nè i pubblici; di qualità che, vivendo ciascuno a suo modo, si facevano ogni di mille ingiurie; talchè costretti per necessità, o per sugge stione d'alcuno buono uomo, o per fuggire tale licenza, si ritorna di nuovo al Principato, e da quello di grado in grado si riviene verso la licenza, ne' modi e per le cagioni dette. E questo è il cerchio, nel quale girando tutte le Repubbliche si sono governate, e si governano; ma rade volte ritornano ne' governi medesimi; perchè quasi nessuna Repubblica può essere di tanta vita, che possa passare molte volte per queste

mutazioni, e rimanere in piede. Ma bene interviene che nel travagliare una Repubblica, mancandole sempre consiglio e forze, diventa suddita d'uno Stato propinquo che sia meglio ordinato di lei ma dato che questo non fusse, sarebbe atta una Repubblica a rigirarsi infinito tempo in questi governi. Dico adunque, che tutti i detti modi sono pestiferi, per la brevità della vita che è ne'tre buoni, e per la malignità che è ne' tre rei. Talche avendo quelli che prudentemente ordinano leggi, conosciuto questo difetto, fuggendo ciascuno di questi modi per sè stesso, n' elessero uno che partecipasse di tutti, giudicandolo più fermo e più stabile; perchè l'uno guarda l'altro, sendo in una medesima città il Principato, li Ottimati, ed il Governo popolare. Tra quelli che hanno per simili constituzioni meritato più laude, è Licurgo, il quale ordinò in modo le sue leggi in Sparta, che dando le parti sue ai Re, agli Ottimati e al Popolo, fece uno Stato che durò più che ottocento anni, con somma laude sua, e quiete di quella città. Al contrario intervenne a Solone, il quale ordinò le leggi in Atene, che per ordinarvi solo lo Stato Popolare, lo fece di sì breve vita, che avanti morisse vi vide nata la tirannide di Pisistrato e benchè dipoi quaranta anni ne fussero cacciati gli suoi eredi, e ritornasse Atene in libertà, perchè la riprese lo Stato popolare, secondo gli ordini di Solo

ne, non lo tenne più che certo anni, ancora che per mantenerlo facesse molte constituzioni, per le quali si reprimeva la insolenza de'Grandi, e la licenza dell'universale, le quali non furon da Solone considerate: nientedimeno perchè la non le mescolò con la potenza del Principato, e con quella delli Ottimati, visse Atene a rispetto di Sparta brevissimo tempo. Ma vegniamo a Roma, la quale nonostante che non avesse un Licurgo, che l'ordinasse in modo nel principio, che la potesse vivere lungo tempo libera; nondimeno furono tanti gli accidenti che in quella nacquero per la disunione che era tra la Plebe e il Senato, che quello che non aveva fatto uno ordinatore, lo fece il caso. Perchè se Roma non sorti la prima fortuna, sorti la seconda; perchè i primi ordini se furono difettivi nondimeno non deviarono dalla dritta via che li potesse condurre alla perfezione. Perchè Romolo e tutti gli altri Re fecero molte e buone leggi, conformi ancora al vivere libero; ma perchè il fine loro fu fondare un Regno e non una Repubblica, quando quella città rimase libera, vi mancavano molte cose che era necessario ordinare in favore della libertà, le quali non erano state da quelli Re ordinate. E avvengachè quelli suoi Re perdessero l'imperio per le cagioni e modi discorsi ; nondimeno quelli che li cacciarono, ordinandovi subito duoi Consoli, che stessino nel luogo del Re,

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vennero a cacciare di Roma il nome, e non la potestà regia; talchè essendo in quella Repubblica i Consoli e il Senato veniva solo ad essere mista di due qualità delle tre soprascritte, cioè di Principato e di Ottimati. Restavali solo a dare luogo al Governo popolare; onde, essendo diventata la nobiltà Romana insolente per le cagioni che di sotto si diranno, si levò il popolo contro di quella; talchè, per non perdere il tutto, fu costretta concedere al popolo la sua parte; e dall'altra parte il Senato e i Consoli restassino con tanta autorità, che potessino tenere in quella Repubblica il grado loro. E così nacque la creazione de' Tribuni della plebe, dopo la quale creazione venne a essere stabilito lo stato di quella Repubblica, avendovi tutte le tre qualità di governo la parte sua. E tanto li fu favorevole la fortuna, che benchè si passasse dal governo dei Re, e delli Ottimati, al Popolo, per quelli medesimi gradi e per quelle medesime cagioni che di sopra si sono discorse; nondimeno non si tolse mai, per dare autorià alli Ottimati, tutta l'autorità alle qualità Regie, nè si diminuì l'autorità in tutto alli Ottimati per darla al Popolo; ma rimanendo mista, fece una Repubblica perfetta; alla quale perfezione venne per la di sunione della Plebe e del Senato,

per

come

nei duoi prossimi seguenti capitoli largamente si dimostrerà.

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