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ora quella città, per le cagioni dette di sopra, molti abitatori, come furon cresciuti in tanto numero, che a volere vivere insieme bisognasse loro far leggi, ordinarono una forma di governo; e convenendo spesso insieme ne'consigli a deliberare della città, quando parve loro essere tanti che fussero a sufficienza ad un vivere pubblico, chiusono la via a tutti quelli altri che vi venissino ad abitare di nuovo, di potere convenire ne' loro governi ; e col tempo trovandosi in quel luogo assai abitatori fuori del governo, per dare riputazione a quelli che governavano, gli chiamarono Gentiluomini, e gli altri Popolani. Potette questo modo nascere e mantenersi senza tumulto; perchè, quando e' nacque, qualunque allora abitava in Vinegia fu fatto del governo, di che nessuno si poteva dolere; quelli che dipoi vi vennero ad abitare, trovando lo Stato fermo e terminato, non avevano cagione nè comodità di fare tumulto. La cagione non v'era, perchè non era stato loro tolto cosa alcuna. La comodità non v'era, perchè chi reggeva gli teneva in freno, e non gli adoperava in cosa, dove potessino pigliare autorità. Oltre di questo, quelli che dipoi vennono ad abitar Vinegia, non sono stati molti, e di tanto numero, che vi sia disproporzione da chi gli governa a loro che sono governati; perchè il numero de'Gentiluomini o egli è eguale a loro, o egli è superiore; sicchè per queste cagioni Vinegia potette

ordinare quello Stato, e mantenerlo unito. Sparta, come ho detto, essendo governata da un Re, e da uno stretto Senato, polette mantenersi così lungo tempo; perchè, essendo in Sparta pochi abitatori, e avendo tolta la via a chi vi venisse ad abitare, ed avendo prese le leggi di Licurgo con riputazione, le quali osservando, levavano via tutte le cagioni de' tumulti, poterono vivere uniti lungo tempo, perchè Licurgo con le sue leggi fece in Sparta più equalità di sustanze, e meno equalità di grado; perchè quivi era una eguale povertà, ed i Plebei erano manco ambiziosi, perchè i gradi della città si distendevano in pochi cittadini, ed erano tenuti discosto dalla Plebe; nè gli Nobili, col trattargli male, dettero mai loro desiderio d'avergli. Questo nacque da' Re Spartani, i quali essendo collocati in quel Principato, e posti in mezzo di quella Nobiltà, avevano maggiore rimedio a tenere fermo la loro dignità, che tenere la Plebe difesa da ogni ingiuria; il che faceva che la Plebe non temeva, e non desiderava imperio; e non avendo imperio, nè temendo, era levata via la gara che la potesse avere con la Nobiltà, e la cagione de' tumulti, e poterono vivere uniti lungo tempo. Ma due cose principali causarono questa unione : l'una, essere pochi gli abitatori di Sparta, e per questo poterono essere governati da pochi; l'altra, che, non accettando forestieri nella loro Repubblica, non avevano occa

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sione nè di corrompersi, nè di crescere in tanto, che la fusse insopportabile a quelli pochi che la governavano. Considerando adunque tutte queste cose, si vede come a' legislatori di Roma era necessario fare una delle due cose, a volere che Roma stesse quieta come le sopraddette Repubbliche: o non adoperare la Plebe in guerra, come i Viniziani; o non aprire la via a'forestieri come gli Spartani. E loro feceno l'una e l'altra; il che dette alla Plebe forza ed augumento, e infinite occasioni di tumultuare. E se lo Stato Romano veniva ad essere più quieto, ne seguiva questo inconveniente ch' egli era anco più debile, perchè gli si troncava la via di potere venire a quella grandezza, dove ei pervenne; in modo che volendo Roma levare le cagioni de' tumulti, levava ancora le cagioni dello ampliare. E in tutte le cose umane si vede questo, chi le esaminerà bene, che non si può mai cancellare uno inconveniente, che non ne surga un altro. Per tanto se tu vuoi fare un popolo numeroso ed armato, per poter fare un grande Imperio, lo fai di qualità, che tu non lo puoi dopo maneggiare a tuo modo; se tu lo mantieni o piccolo o disarmato per potere maneggiarlo, se egli acquista dominio, non lo puoi tenere, o diventa sì vile, che tu sei preda di qualunque ti assalta. E però in ogni nostra deliberazione si debbe considerare dove sono meno inconvenienti, e pigliare quello per migliore

partito; perchè tutto netto, tutto senza sospetto non si trova mai. Poteva adunque Roma, a similitudine di Sparta, fare un Principe a vita, fare un Senato piccolo, ma non poteva, come quella, non crescere il numero de i cittadini suoi, volendo fare un grande imperio; il che faceva che il Re a vita, e il piccolo numero del Senato, quanto alla unione, gli sarebbe giovato poco. Se alcuno volesse per tanto ordinare una Repubblica di nuovo, arebbe a esaminare se volesse ch'ella ampliasse, come Roma, di dominio e di potenza; ovvero ch'ella stesse dentro a brevi termini. Nel primo caso è necessario ordinarla come Roma

dare luogo a' tumulti e alle dissensioni universali il meglio che si può; perchè senza gran numero di uomini, e bene armati non mai una Repubblica potrà crescere, o, se la crescerà, mantenersi. Nel secondo caso la puoi ordinare come Sparta e come Vinegia; ma perchè l' ampliare è il veleno di simili Repubbliche, debbe, in tutti quelli modi che si può, chi le ordina proibire loro lo acquistare; perchè tali acquisti, fondati sopra una Repubblica debole, sono al tutto la rovina sua, come intervenne a Sparta, e a Vinegia, delle quali la prima, avendosi sottomessa quasi tutta la Grecia, mostrò in su uno minimo accidente il debole fondamento suo; perchè seguita la ribellione di Tebe, causata da Pelopida, ribellandosi l'altre cittadi, rovinò al tutto quella Re

pubblica. Similmente Vinegia, avendo occupato gran parte d'Italia, e la maggior parte non con guerra, ma con danari e con astuzia, come la ebbe a fare prova delle forze sue, perdette in una giornata ogni cosa. Crederei bene che a fare una Repubblica che durasse lungo tempo fusse il miglior modo ordinarla dentro come Sparta o come Vinegia, porla in luogo forte, e di tale potenza, che nessuno credesse poterla subito opprimere; e dall' altra parte non fusse si grande, che la fusse formidabile a' vicini; e così potrebbe lungamente godersi il suo Stato. Perchè per due cagioni si fa guerra ad una Repubblica; l'una per diventarne signore; l'altra per paura ch'ella non ti occupi. Queste due cagioni il sopraddetto modo quasi in tutto toglie via; perchè se la è difficile ad espugnarsi, come io la presuppongo, sendo bene ordinata

alla difesa, rade volte accaderà, o non mai, ch'uno possa fare disegno d' acquistarla Se la si starà intra i termini suoi, e veggasi per esperienza, che in lei non sia ambizione, non occorrerà mai, che uno per paura di sè gli faccia guerra : e tanto più sarebbe questo, se e' fusse in lei constituzione o legge, che le proibisse l'ampliare. E senza dubbio credo, che potendosi tenere la cosa bilanciata in questo modo, che e' sarebbe il vero vivere politico, e la vera quiete d'una città. Ma sendo tutte le cose degli uomini in moto, e non potendo stare salde, con

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