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Plebei, ed essendo occorso quell' anno peste e fame, e venuti certi prodigii, usarono questa occasione i Nobili nella nuova creazione de' Tribuni, dicendo che gli Dii erano adirati per aver Roma male usata la maestà del suo imperio, e che non era altro rimedio a placare gli Dii, che ridurre la elezione de' Tribuni nel luogo suo; di che nacque, che la Plebe sbigottita da questa Religione creó i Tribuni tutti Nobili. Vedesi ancora nella espugnazione della città de' Veienti, come i Capitani degli eserciti si valevano della Religione per tenergli disposti ad una impresa. Chè essendo il lago Albano quello anno cresciuto mirabilmente, ed essendo i soldati Romani infastiditi per Ja lunga ossidione, e volendo tornarsene a Roma, trovarono i Romani, come Apollo e certi altri responsi dicevano che quell'anno si espugnerebbe la città de' Veienti, che si derivasse il lago Albano; la qual cosa fece ai soldati sopportare i fastidi della guerra e della ossidione, presi da questa speranza di espugnare la terra, e stettono contenti a seguire la impresa, tanto che Cammillo fatto Dittatore espugnò detta città dopo dieci anni che l'era stata assediata. E così la Religione usata bene giovò e per la espugnazione di quella città, e per la restituzione de' Tribuni nella Nobiltà; che senza detto mezzo difficilmente si sarebbe condotto e l'uno e l'altro. Non voglio mancare di addurre a questo proposito uno altro esempio.

Erano nati in Roma assai tumulti per cagione di Terentillo Tribuno, volendo lui promulgare certa legge, per le cagioni che di sotto nel suo luogo si diranno; e tra i primi rimedi che vi usò la Nobiltà, fu la Religione, della quale si servirono in due modi. Nel primo fecero vedere i libri Sibillini, e rispondere, come alla città, mediante la civile sedizione, soprastavano quello anno pericoli di perdere la libertà; la qual cosa, ancora che fusse scoperta dai Tribuni, nondimeno messe tanto terrore ne' petti della Plebe, che la raffreddò nel seguirli. L'altro modo fu, che avendo uno Appio Erdonio, con una moltitudine di sbanditi e di servi, in numero di quattromila uomini, occupato di notte il Campidoglio intanto che si poteva temere, che se gli Equi e i Volsci, perpetui nimici al nome Romano, ne fossero venuti a Roma, la arebbono espugnata, e non cessando i Tribuni per questo d'insistere nella pertinacia loro di promulgare la legge Terentilla, dicendo che quello insulto era fittizio e non vero; uscì fuori del Senato un Publio Rubezio, cittadino grave e di autorità, con parole parte amorevoli, parte minaccianti, mostrandogli i pericoli della città, e la intempestiva domanda loro; tantochè ei costrinse la Plebé a giurare di non si partire dalla voglia del Consolo. Onde che la Plebe ubbidiente, per forza ricuperò il Campidoglio; ma essendo in tale espugnazione morto

Publio Valerio Consolo, subito fu rifatto Consolo Tito Quinzio, il quale per non lasciare riposare la Plebe, nè darle spazio a ripensare alla legge Terentilla, le comandò si uscisse di Roma per andare contra i Volsci, dicendo che per quel giuramento aveva fatto di non abbandonare il Consolo, era obbligata a seguirlo; a che i Tribuni si opponevano, dicendo, come quel giuramento s'era dato al Consolo morto, e non a lui. Nondimeno T. Livio mostra, come la Plebe, per paura della Religione, volle più presto ubbidire al Consolo, che credere a' Tribuni, dicendo in favore della antica Religione queste parole: Nondum hæc, quæ nunc tenet sæculum, negligentia Deúm venerat, nec interpretando sibi quisque jusjurandum et leges aptas faciebat. Per la qual cosa dubitando i Tribuni di non perdere allora tutta la loro libertà, si accordarono col Consolo di stare alla ubbidienza di quello, e che per un anno non si ragionasse della legge Terentilla, ed i Consoli per un anno non potessero trarre fuori la Plebe alla guerra. E così la Religione fece al Scnato vincere quella difficultà, che senza essa mai non arebbe vinto .

CAPITOLO XIV.

1 Romani interpretavano gli auspicii secondo la necessità, e con la prudenza mostravano di osservare la Religione, quando forzati non l'osservavano; e se alcuno temerariamente la dispregiava, lo puni

vano.

Non solamente gli augurii, come di sopra si è discorso, erano il fondamento in buona parte dell'antica Religione de'Gentili, ma ancora erano quelli, che erano cagione del bene essere della Repubblica Romana. Donde i Romani ne avevano più cura, che di alcuno altro ordine di quella, ed usavangli ne' comizi Consolari, nel principiare le imprese, nel trar fuori gli eserciti, nel fare le giornate, e in ogni azione loro importante, o civile o militare; nè mai sarebbono iti ad una espedizione, che non avessino persuaso ai soldati che gli Dii promettevano loro la vittoria. E fra gli altri aruspici, avevano negli eserciti certi ordini di auspicii che e' chiamavano Pollari. E qualunque volta eglino ordinavano di fare la giornata col nimico, volevano che i Pollari facessino i loro auspicii; e, beccando i polli, combattevano con buono augurio; non beccando, si astenevano dalla zuffa. Nondimeno quando la ragione mostrava loro una cosa doversi fare, non ostante che gli

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ansuicü fasero avversi, la facevano in ogni modo; ma rivoltavasla con termini e modi tanto attamente, che non paresse che la facessino con dispregio della Religione: il quale termine fa usato da Papirio Consolo in una zuffa, che fece importantissima cou i Sanniti, dopo la quale restarono in tutto deboli ei afilitti. Perche sendo Papirio in in sa i campi rincontro ai Sanniti, e parendogli avere nella zuffa la vittoria certa, e volendo per questo fare la giornata, comando ai Pollari che facessino i loro auspicii; ma non beccando i polli, e veggendo il Principe de Pollari la gran disposizione dello esercito di combattere, e la opinione che era nel capitano e in tutti i soldati di vincere, per non torre occasione di benc operare a quello esercito, riferi al Consolo, come gli auspicii procedevano bene; talchè Papirio ordinando le squadre, ed essendo da alcuni de' Pollari detto a certi soldati i polli non avere beccato, quelli lo dissono a Spurio Papirio nipote del Consolo, quello riferendolo al Consolo, rispose subito ch' egli attendesse a fare l'ufficio suo bene, e che quanto a lui e allo esercito gli auspicii erano retti; e se il Pollario aveva detto le bugie, ritornerebbono in pregiudi zio suo. E perchè lo effetto corrispoudesse al pronostico, comandò ai legati che costituissino i Pollari nella prima fronte della zuffa. Onde nacque che, andando contra aj nimici, sendo da un soldato Romano trat

e

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