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lo. Perchè gli uomini, volendo giudicare dirittamente hanno a stimare quelli che sono, non quelli che possono esser liberali; e così quelli che sanno, non quelli che senza sapere possono governare un regno. E gli scrittori laudano più Jerone Siracu sano quando egli era privato, che Perse Macedone quando egli era Re; perchè a Jerone a esser Principe non mancava altro, che il Principato; quell' altro non aveva parte alcuna di Re, altro che il Regno Godetevi per tanto quel bene, o quel male che voi medesimi avete voluto; e se voi starete in questo errore, che queste mie opinioni vi siano grate, non mancherò di seguire il resto dell' istoria, secondo che nel principio vi promisi. Valete.

DI NICCOLÒ MACHIAVELLI

SEGRETARIO E CITT. FIORENTINO

SOPRA

LA PRIMA DECA DI T. LIVIO

A ZANOBI BUONDELMONTI

E COSIMO RUCELLAI.

LIBRO PRIMO.

Ancorachè per la invida natura degli uomini sia sempre stato pericoloso il trovare modi ed ordini nuovi, quanto il cercare acque e terre incoguite, per essere quelli più pronti a biasimare, che a laudare le azioni d'altri; nondimeno spinto da quel naturale desiderio, che fu sempre in me

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di operare senza alcun rispetto quelle cose che io creda rechino comune benefizio a ciascuno; ho deliberato entrare per una via, la quale, non essendo stata per ancora da alcuno pesta, se la mi arrecherà fastidio, e difficultà, mi potrebbe ancora arrecare premio, mediante quelli che umanamente di queste mie fatiche considerassero. E se l'ingegno povero, la poca esperienza delle cose presenti, la debole notizia delle antiche faranno questo mio conato difettivo e di non molta utilità, daranno almeno la via ad alcuno, che con più virtù, più discorso e giudizio potrà a questa mia intenzione satisfare; il che se non mi arrecherà laude, non mi dovrebbe partorire biasimo. E quando io considero quanto onore si attribuisca all' antichità, e come molte volte, lasciando andare molti altri esempi, un frammento d' una antica statua sia stato comperato gran prezzo, per averlo appresso di se, onorarne la sua casa , poterlo fare imitare da coloro che di quell' arte si dilettano, e come quelli poi e come quelli poi con ogni industria si sforzano in tutte le loro opere rappresentarlo; e veggendo dall' altro canto le virtuosissime operazioni che le istorie ci mostrano, che sono state operate da Regni e da Repubbliche antiche, dai Re, Capitani, Cittadini, Datori di leggi, ed altri che si sono per la loro patria affaticati, essere più presto ammirate che imitate, anzi intanto da ciascuno in ogni parte fuggite, che

di quella antica virtù non ci è rimaso alcun segno, non posso fare che insieme non me ne maravigli e dolga; e tanto più, quanto io veggio nelle differenze che tra i Cittadini civilmente nascono, o nelle malattie, nelle quali gli uomini incorrono, essersi sempre ricorso a quelli giudicii, o a quelli rimedi che dagli antichi sono stati giudicati o ordinati. Perchè le leggi civili non sono altro, che sentenze date dagli antichi iureconsulti, le quali, ridotte in ordine, a' presenti nostri iureconsulti giudicare insegnano; nè ancora la medicina è altro, che esperienza fatta dagli antichi medici, sopra la quale fondano i medici presenti li loro giudicii. Nondimeno, nello ordinare le Repubbliche, nel mantenere gli Stati, nel governare i Regni, nell'ordinare la milizia, ed amministrare la guerra, nel giudicare i sudditi, nello accrescere lo imperio, non si trova nè Principe, nè Repubblica, nè Capitano, nè Cittadino che agli esempi degli antichi ricorra. Il che mi persuado che nasca, non tanto dalla debolezza, nella quale la presente educazione ha condotto il mondo, o da quel male che uno ambizioso ozio ha fatto a molte provincie e città cristiane, quanto dal non avere vera cognizione delle istorie, per non trarne, leggendole, quel senso, nè gustare di loro quel sapore che le hanno in se. Donde nasce che infiniti, che leggono, pigliano piacere di udire quella varietà delli accidenti che in esse si contengono,

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