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SIXTXS V. PONT. MAX.
DVCTVM AQVAE FELICIS
RIVO SVBTERRANEO

MILL. PASS. XIII

SVBSTRVCTIONE ARCVATA VII.
SVO SVMPTV EXTRVXIT.

AN. MDLXXXV. PONT. I.

Fosse la fretta, o il desiderio di risparmiare, o inRavvertenza dell'architetto non fu fatto in sì lungo viaggio alcun purgatorio nel condotto, conforme usavan gli antichi, chiamandoli piscinae limariae; dal che nacque il difetto della poca purezza dell'acqua Felice, in ispecie dopo l'unione ad essa delle acque delle due rifolte de' molini di Pantano, una delle quali, cioè la nuova, spettante all' eccma casa Borghese, fu tolta nel 1828.

Sisto V., dal suo nome di battesimo, chiamò Felice l'acqua da lui condotta in Roma, e con un'apposita costituzione provvide al mantenimento e custodia di essa, ordinando fra le altre cose, che due nobili romani, per ciò pagati, ogni tre mesi dovessero farne la visita con ogni diligenza, e trovato alcun danno, tosto lo riferissero alla congregazione da lui instituita sulle acque, ponti e strade, acciocchè subito vi provvedesse, a scanso di guasti maggiori. Egli inoltre per le spese ordinarie, giornaliere ed annue assegnò scudi 700 in ciascun anno, volendo che pe' risarcimenti di maggiore entità e non preveduti si avesse ricorso al pontefice. Non è maraviglia pertanto se quel gran papa dopo essersi date tante cure intorno a quest'acqua, nella costituzione stessa si applauda per aver largito ai romani 700 e più once d'acqua pura e salubre; e tale in vero la predica Domenico Gagliardelli nel suo libro, de optimis aquae Fe

licis qualitatibus, indirizzato allo stesso Sisto, e stampato in Roma nel 1590.

Nell'anno 1621, sotto il pontificato di Gregorio XIV. furono allacciate nel territorio, allora Luduvisi, oggi Pallavicini, due vene di circa 40 oncie tuttedue, delle Pantanelle e Fontana Galla. Osservate queste, ed essendo state riconosciute buone vennero aggiunte al condotto. Urbano VIII. nel 1642 ne raccolse altre 300 oncie in un bottaccio rimanente dietro la rifolta verso la mola di Pantano, e trovatele pure e buone, fattele girare attorno alla mola stessa, furono introdotte anch'esse nel condotto. Anche l'architetto Francesco Fontana nel 1696 ve ne introdusse altre tre vene, siccome ricavasi dalla Relazione dello stato vecchio e nuovo dell'acqua Felice, cap. 6 e segg. Da ciò ben si vede che Sisto V. non fu il ritrovatore dell'acqua che porta il suo nome, come da molti si afferma, ed in particolare dal Cassio; ma solo a lui si debbe attribuire il merito d'una pronta e ben guidata esecuzione dell'impresa da altri prima pensata, e da taluni anche migliorata in seguito ad ampliata.

Non è da tacere poi che a'nostri giorni, cioè nel 1838, il condotto dell'acqua Felice, causa la poca buona costruzione, ruinò in parte, un miglio circa fuori la porta Maggiore; per cui il regnante pontefice Gregorio XVI. pronto accorse al riparo del grave danno, facendo rifar di nuovo ben quindici archi, colla direzione del capo degl'ingegneri Luigi Brandolini, oltre i risarcimenti qui e là eseguiti in più luoghi; e ciò con un'opera muraria d'ottima qualità, e senza paragone migliore di quella di Sisto V. A testimonianza durevole di questo insigne benefizio procurato al popolo di Roma, allorchè l'opera rimase compiuta, venne posta in mezzo ai nuovi archi l'iscrizione seguente:

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ARCVS. XV. VETVSTATE. FATISCENTES. NOVA. SVBSTRVCTIONE. MVNIVIT

SPECVM, SVPERPOSITVM. SVBITA. RVINA. SINISTRORSVS. COLLAPSVM. RESTITVIT DVCTVM.MVLTIS LOCIS. VITIATVM. INSTAVRAVIT

CVRANTE LVDOVICO GAZZOLO. CARDINALI

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AQVAE. ET. VIARVM. PRAEFECTO.

E già il sullodato pontefice aveva fatto conoscere quanto a cuore gli stessero le cose di quest'acqua Felice, giacchè prima ancora del risarcimento procurato al condotto, di cui sopra dicemmo, Egli con un apposito chirografo provvide alla esatta distribuzione dell'acqua stessa fra coloro che per diritto ne godono l'uso.

Intorno all'acqua Paola, anticamente Trajana, si può leggere, riguardo ai tempi che precedettero Paolo V., quanto si è detto nella prima parte di quest'opera dove si parla degli acquidotti. Noi qui terremo succintamente discorso di quanto operò il pontefice Paolo V. per ricondurre in Roma quell'acqua, che da molti secoli era perduta. Quel munif entissimo papa adunque nel 1607 tolse a trattare co'Conservatori del Popolo romano circa il ripristinamento dell' acqua in quistione. Quindi nel 1608 comperò la maggior parte dell'acqua Trajana dagli Orsini, e dal detto anno, al 1611 condusse a fine la grand'opera coll'assistenza dell'architetto Giovanni Fontana, e poi di Carlo Maderno. Egli fece riedificare porzione del condotto dai fondamenti, spendendo scudi 400 mila, ritratti in parte dalla vendita dell'acqua a scudi 200 l'oncia, avendone regalata moltissima.

Paolo V. ridonò il suo corso alla sola pura acqua Trajana di once 1100, conforme egli dice nella sua

Costituzione del 13 settembre 1612, dirigendola nella parte maggiore, cioè di once 800, alla sua mostra principale, ed once 300 al Vaticano. Qui è da sapere che coll'acqua Trajana si confonde l'Alsietina, o Augusta, tanto nella suddetta costituzione, quanto nella iscrizione posta alla mostra maggiore, di cui parleremo a suo luogo. Fu questo un errore, rilevato poi dal Fabretti, e ciononostante ripetuto da Carlo Fontana, e difeso da taluni moderni: e pure Anastasio Bibliotecario nella vita di papa Adriano I. parla sempre dell' acqua e forma Trajana, allorchè racconta i ristauri da lui fattivi. Paolo V. allorchè ebbe condotta l'acqua in Roma coniò due medaglie, una col fontanone della gran mostra, riportata dal Venuti (Numismat. Rom. Ponti. pag. 205), l'altra col condotto, data dal Giacconio (Vitae Pontif).

Oltre le iscrizioni poste alle fontane pubbliche da Paolo V. alimentate coll'acqua da lui portata in Roma, le quali a suo luogo verranno prodotte, tre altre n'esistono pertinenti al condotto, e sono: quella al primo miglio fuori la porta s. Pancrazio nell' arco presso la villa Panfili, dal lato d'oriente, cioè:

PAVLVS. V. PONT. OPT. MAX.
AQVAEDVCTVS

AB. AVGVSTO. CAES. EXTRVCTOS
AEVI. LONGINQVA. VETVSTATE
COLLAPSOS

IN. AMPLIOREM. FORMAM. RESTITVIT

ANN SAL. MDCIX. PONT. V.

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la seconda nell'arco stesso dalla banda di ponente, che dice:

PAVLVS. V. ROM. PONT. OPT. MAX.
PRIORI. DVCTV

LONGISSIMI. TEMPORIS. INIVRIA
PLANE. DIRVTO

SVBLIMIOREM. FIRMIOREMQVE

A. FVNDAMENTIS. EXTRVXIT
ANNO. SAL. MDCIX. PONT. V.

la terza finalmente posta al miglio X. sulla via di Bracciano, ch'è di questo tenore:

PAVLVS.V. PONT. OPT. MAX.
FORMIS. AQVAE. ALSIETINAE

OLIM. AB. AVG. CAES. EXTRVCTIS MOX. COLLAPSIS. AB. HADRIANO.I.P.M. INSTAVRATIS

IISDEM. RVRSVS. OB. VETVSTATEM DIRVTIS. OPERE. SVBTERRANEO. ET ARCVATO. AQVAM. EX. AGRO BRACHIANENSI. DITIONIS. VRSINORVM SALVBRIORIBVS. FONTIBVS. DERIVATAM FLEXVOSO. CVRSV. XXXV. MILIAR. IN. VRBEM. PERDVXIT

ANN. SAL. MDCXI. PONT. SVI. VII.

Compiuta che fu da Paolo V. la gran mostra sul Gianicolo, avvenne che insinuatasi l'acqua nel monte, causa la rottura de'condotti, cagionò la caduta della inferior parte di esso, con tanto fracasso da spaventare gli abitanti dal vicino Trastevere, e da porre in rischio la chiesa ed il convento di s. Pietro Montorio d'andare in ruina. Urbano VIII. pertanto dovette riparar sollecitamente il danno, come ne fa testimonianza il P. Donati,

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