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punto così, « Ciò si è veduto manifesto modernamente, quando si è voluto adornare la fontana di Trevi, poi» chè l'architetto, quantunque fosse reputato il più pe» rito, che allora fiorisse in Roma, pure non seppe esci» re dall'idea delle due suddette, e non fece altro, che alquanto variarla. E prima egli considerò l'incanta »trice bellezza della fontana del Bernino posta nel » mezzo di piazza Navona, che consiste in uno scoglio » da cui si finge, che nasca quell'acqua, e credette » coll'usar l'istessa invenzione accattare alla sua fon» tana l'istessa grazia, e venustà. Ma le regole del Vignola non gli avevano insegnato, che il far be» ne uno scoglio è cosa tanto difficile, che il Bernino » lo volle far tutto di sua mano, e le statue le lasciò fare ai suoi scolari. Nè altresì gli potevano le det» te regole insegnare il modo di farlo bene. Onde » n'è provenuto, che quello del Bernino è naturalis»simo, e ristretto il più, che si può, benchè sia in una » vastissima piazza, nè si stende più del bisogno, il » che produce sveltezza e grazia, dove quelli della fontana di Trevi rassembrano una enorme congerie di sassi rovinatisi addosso l'uno all'altro, che -» occupano spazio immenso, benchè il luogo sia tan»to ristretto, che intorno alla fonte non rimane tor » no torno altro, che una strada. E sopra questo roz» zissimo imbasamento volendo inalzare una facciata regolare, secondo uno degli ordini d'architettura, » scelse il più improprio, e inconveniente, e il più sproporzionato all'imbasamento, poichè scelse il Co» rintio, cioè il più elegante, il più gentile, il più gra» zioso, e il più culto di tutti, che fa una dissonan» za insopportabile, e ridicolosa: ma io lo compati» sco, perchè come si dice nel dialogo, il Vignola, e

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gli altri maestri insegnano bene i modini di cia

» scun ordine, ma non insegnano a quale di essi uno » si debba appigliare in ciascun caso singolare. Pu»re questa fontana da tutti questi, che si dicono di » buon gusto, è stata esaltata fin sopra le stelle, più » assai, che se l'avesse fatta il Buonarroti: benchè » vi sieno altri errori, che il numerarli non fa al no» stro proposito.

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Il Bottari peraltro a questo modo ragionando non vide, che col dire un gran male di tutta l' opera faceva sì, che niuno avrebbe aggiustato fede alle sue parole; e che tutti sarebbero caduti in sospetto, ch'egli, seguendo le pedate del Vasari e del Baldinucci, si compiacesse di censurare acremente i lavori degli artefici non fiorentini: il che ognun vede come sia ingiusta e condannabil cosa.

Dal fianco orientale della gran mostra dell' acqua Vergine è situato il suo castello, su cui è l'arme di Benedetto XIV. con sotto l'iscrizione seguente che riguȧrda i molti beneficii procurati ad essa da quel pontefice:

BENEDICTVS. XIV . P. 0. M

RIVOS AQVAE. VIRGINIS. COMPLV RIBVS. LOCIS. MANANTIBVS QVIQVE. IN. VSV. ESSE. DESIERANT

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FONTANA IN PIAZZA DI VENEZIA. Chi dalla via del corso va verso la piazza di Venezia incon

tra la nominata fontana, posta sotto il palazzo che dà nome alla piazza stessa, propriamente accanto alla porta che mette nell'oratorio, o cappella di s. Maria in san Marco. Essa appartiene al Rione IX. Pigna, ed è collocata in luogo basso, sotto il livello della strada. A dir vero non è di molta apparenza, ma pure è degnissima d'osservazione per la preziosa urna ovale di granito rosso egiziano da cui è composta, e nella quale per due tubi laterali si versa l'acqua. Quest'urna balnearia fu trovata ai tempi di Paolo III. in una vigna fuori di porta s. Lorenzo, ed il cardinale Alessandro Farnese fecene acquisto per collocarla ove oggi si vede, in luogo di quella che eravi per lo innanzi, fattavi porre da Paolo II. Barbo, tolta da esso cardinale e portata sulla piazza innanzi al suo palazzo per accompagnarla all'altra simile trovata alle Terme Antoniane. VEDI FON TANE IN PIAZZA FARNESE.

Per di sopra alla detta urna è murato nella parete un piccolo e semplice prospetto di marmo bianco ter minato da un frontespizio acuto. In mezzo al prospetto è scolpita l'arme del Senato e Popolo romano, e per di sotto nell'imbasamento si legge:

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AQVAE VIRG. PERENNI COMODITATE
VOLVPTATEQVE. AVGERETVR· FAC· CVR.

CAMILLO CONTRERA

ALEXANDRO MVTIO. COSS.

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BARTOLOMEO · ALBERICO

IACOBO PALVTIO ALBERTONIO CAP. REG. PRIORE.

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FONTANA DETTA DEL FACCHINO. Essa è col

loeata sul corso, all'angolo meridionale del palazzo prima de'Carolis, poscia Simonetti, ed oggi Piombino, quasi di contro alla chiesa di s. Marcello. Appartiene al Rione II., Trevi, e fu fatta erigere da Gregorio XIII. Vi si vede una mezza figura di marmo bianco appoggiata alla parete, rappresentante un facchino vestito all'usanza del secolo XVI., il quale con tutte due le mani tiene innanzi a sè un barile, dal cui cocchiume esce l'acqua e si versa in una sottoposta conca, poco più alta del livello della strada. Alcuni credono che la figura del facchino fosse lavorata dal Bonarroti; ma il Vasari non facendone motto è forza ritenerlo per opera d'altro artefice.

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FONTANA DI PIAZZA COLONNA. (Del rione III., Colouna ). Questa fontana assai gentile rimane all'estremità della piazza, propinquo al corso, e giusto di faccia al palazzo Piombino. Essa fu fatta innalzare dal pontefice Gregorio XIII., co' disegni di Giacomo della Porta, e sta alquanto più bassa del selciato della piazza. Ivi si vede, su due gradini di travertino muniti attorno con colonnette di granito bigio e sbarre di feruna bella vasca ovale centinata, composta di più pezzi di marmo, detto porta santa (a que'tempi trovato in abbondanza nell'Isola sacra e di Porto), ed ornata in giro con fasce di marmo bianco e teste leonine. Ai lati settentrionale e meridionale della vasca stessa sono due piccoli scogli con sopravi due delfini per ciascuno, intrecciati colle code in una conchiglia rialzata, il tutto di marmo bianco i quattro delfini gittan acqua dalla bocca, e di essa due zampilli n'escono ancora da due colonnine situate ne'canti orientale ed occidentale della vasca. In mezzo poi a questa si eleva una piccola tazza rotonda di travertino da cui rampolla un gitto saliente.

La descritta fontana era ridotta in pessimo stato,

quando nel 1829. e 1830, Leone XII. fecela con ogni cura ristorare, essendo presidente delle acque e strade monsig. Lancellotti. In questa occasione vi fu posta nel mezzo la tazza rotonda, sostituendola ad altra assai malconcia, e vennervi collocati i gruppi dei delfini, scolpiti da Achille Stocchi. Vedi il chiaro ab. Fea, opera citata, pag. 320.

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FONTANA IN PIAZZA DELLA ROTONDA. (Del Rione VIII., s. Eustachio). Questa fontana, che sorge propriamente incontro al famoso Pantheon di Marco Agrippa, fu fatta erigere la prima volta da Gregorio XIII., con disegno di Giacomo della Porta, o conforme altri vogliono, di Onorio Longhi. Clemente XI., nel 1711. le mutò faccia, innalzandovi nel mezzo obelisco di granito rosso egiziano, intagliato a geroglifici, servendosi dell'opera dell' architetto Filippo Barigioni. L'obelisco ricordato, alto cir ca 40 palmi, credesi che anticamente fosse eretto da Pompeo nel tempio di Minerva, ed il Nardini (Rom. ant. lib. VI. cap. IX.) pare che inclini a ritenerlo per tale. Esso da molto tempo giaceva negletto, sostenuto da un monte di mal connesse pietre, accanto la chiesa di s. Macuto, per gli si dava nome di guglia di s. Macuto. Si pretende inoltre che nel 1555, Paolo IV., Carafa lo erigesse nella piazzetta tra il convento de Domenicani e la chiesa di s. Ignazio. Clemente XI., finalmente lo tolse da quest' ultimo luogo, collocandolo ove adesso lo vediamo; e compiuta che fu l'opera coll'ornamento più splendido della fontana, e l'appianamento della piazza, esso pontefice coniò una medaglia colla sua effigie da un lato e nell'altro il motto: FONTIS ET FORI ORNAMENro. Vedi Scilla, monete pontific.

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cui

Diremo adesso del come sia formata la fontana. Vedesi una gradinata di travertino composta di sei sca

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