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Maldacchini Panphili cognata d'Innocenzo X. L'architettura è biasimevole in tutto, ma in ispecie pe' modiglioni stranissimi del cornicione e per gli ornati pesanti e sconvenevoli alle finestre.

La Camera Apostolica avendo acquistato l'edifizio vi ha posto la stamperia del Governo, la quale ha la facoltà esclusiva di stampare e vendere gli atti pubblici, le leggi e ogni altra disposizione governativa, come pure tutte le scritture e allegazioni delle cause che si agitano innanzi ai tribunali di Roma. Di quanto in essa tipografia si stampa trovasi un vasto archivio, ove tengonsi ordinate tutte le materie, a comodo di chiunque abbia bisogno di provvedersene.

Presso il detto palazzo il regnante pontefice ha fatto erigere una nuova fabbrica co'disegni del cav. Luigi Valadier, per uso della Calcografia Camerale, stabilimento fondato con molta accortezza per promovere l'arte dell'intagliare in rame, per cui vi si rinvengono in copia le migliori stampe, che soglionsi vendere a chi ne desideri.

PALAZZO TORLONIA. Questo palazzo rimane alla fine del Corso, incontro alla piazza di Venezia, e fu già dei conti Bolognetti. D. Giovanni Torlonia, duca di Bracciano, che lo comperò, arricchillo colla usata sua munificenza di quadri a monumenti di scultura antichi e moderni. Ora poi mercè la generosità dell'attual duca D. Alessandro, può ben dirsi che l'edifizio abbia preso aspetto della regia delle arti, tanti sono i nobilissimi lavori usciti di mano dei più celebrati artefici che ivi si ammirano.

L'edificio di cui parliamo si compone di due grandi palazzi riuniti in uno, e il suo principale prospetto rimane sulla piazza di Venezia; l'altro prospetto posteriore guarda su quella via che dalla piazza de'ss. Apo

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stoli mena a colonna Trajana. Architetto della prima parte del palazzo fu Carlo Fontana. La facciata non è spiacevole, ma forse troppo ornate ne sono le finestre: il portone è buono, e mette in un gentil portico quadro, tutto abbellito con statue e bassorilievi, antiche e moderne opere: dal portico si ha l'accesso in un cortile doppio assai elegante, e in cui sono due fontane d'acqua vergine. La scala, che recentemente fu costruita, riesce mirabile per la bellezza de'bianchi marmi di cui è formata. Gli appartamenti poi hanno un aspetto quanto mai dir si possa signorile, e tutte le stanze veggonsi decorate con pitture de'migliori artefici moderni, in ispecie del Camuccini, del Landi, del Palagi, del Coghetti, del Podesti, del Paoletti, e di altri valentuomini. In fondo ́alla galleria si ammira il famoso gruppo colossale di Antonio Canova, rappresentante Ercole in atto di scaglia. re in mare il giovanetto Lica, opera insigne e da riporsi fra le più belle che uscissero dallo scarpello di quel maestro famosissimo,

PALAZZO DELLA VALLE. Rimane il nominato palazzo prossimo alla piazza di s. Andrea della Valle, lungo la strada papale. Esso fu fatto edificare dal cardinal della Valle, ove già erano le case del famigerato Pietro della Valle, patrizio romano, e celebre viaggiatore in oriente nel secolo XIV. L'edifizio, da cui piglia nome la contrada, è ricordevole per esservisi ricovrati molti illustri personaggi di Roma in occasione dell' empio sacco dato a questa città dai soldati di Borbone nel 1527.

Alcune insigni rarità che in questo palazzo esistevano, oggi pertinente ai signori marchesi del Bufalo, furono trasportate al Museo Capitolino.

PALAZZO DI VENEZIA. Questo vasto edifizio, in cui scorgonsi piuttosto le forme d'un gagliardo castello

che quelle d'un palazzo, fu fatto erigere da Pietro Barbo, veneziano, cardinal nipote di Eugenio IV. e quindi papa col nome di Paolo II. Egli volle che la fabbrica si innalzasse per servirgli di abitazione, e si valse dell' architetto Giuliano da Majano, correndo l'anno 1468.

Il palazzo di cui si tratta servì a lungo per abitazione de'pontefici, e in esso soggiornò anche Carlo VIII. di Francia nel 1494., allorchè, andando al conquisto del reame di Napo li passò per Roma. In seguito Pio IV. ne fece un dono alla serenissima Repubblica di Venezia perchè servisse di dimora a'suoi ambasciadori; e ciò in cambio del palazzo che la Repubblica stessa diede al nunzio pontificio in Venezia. Il fatto viene ricordato dalla seguente iscrizione: PIVS IV. MEDICES PONT. MAX.

HAS AEDES REIP. VENETAE ARGVMENTVM AMORIS ET STVDII SVI SPONTE DONAVIT: JACOBO SUPERANTIO

EQVITE ORATORE: MDLXIV. Passati poi che furono i dominj veneti in potere della casa d' Austria, il palazzo divenne proprietà della corte imperiale di Vienna, per cui oggi vi risiede l'ambasciatore austriaco.

Il Milizia così ragiona di questo maestoso edifizio. « Il suo esteriore è della maggior semplicità. Que'suoi » finestroni incrociati di travi di marmo sono maesto» si, e ben profilati i loro stipiti, come anche quelli » delle porte. (Oggi le finestre non han più le incro»ciature di marmo; non so che direbbe il Milizia di » questa rimodernatura!) La corona di merli soste»nuti da arcucci, vale a cornicioni e balaustrate. La grandezza delle sue divisioni impone. E così nudo co» m'è, e lasciato in rustico pare Ercole che si rida del»le zerbinerie delle fabbriche adiacenti.

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» Nel cortile maggiore presso la scala è una decorazione di travertino, nella quale, sì ne' portici di » sotto come nelle logge di sopra sono piloncini con

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