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IL MUGHERINI

IL MUGHERINI.

Un tipo uguale a quello non lo troverò più, vivessi mill'anni.

Nessuno seppe mai il suo vero nome; lo chiamavano Mugherini e basta.

Aveva sempre campato, era sempre stato felice, e contento, e non aveva fatto mai nulla. Viceversa, durava più fatica lui che cent'opre.

La sua occupazione consisteva nel tender lacci agli uccelli, raccattar funghi, cercar sassi, e chiappar farfalle.

Sassi? Sì, sassi. Chi lo vedeva doveva domandarne alle lavandaie della Greve, per il cui greto asciutto andava e veniva, anche di notte. L'ho trovato io una sera, su per l'erta del Ferrone, che ansimava come un asino troppo carico.

-

Cosa ci avete, costi dentro? Chiesi toccandogli la cacciatora di pelle di diavolo, usata, stinta, tutta gonfia di roba dura.

Qui dentro, mi rispose, sbaglierò, ma

questa volta ci ho messo da campar bene tutta

la vita.

Si potrebbe vedere?

Se non vuol altro! Scusi, ci avrebbe una cicchettina? Grazie tante.... sa, è per la pipa, quella di radica che m'ha regalato il dottore... o guardi!

E rovesciava sul margine erboso della strada la carniera tutta piena di sassi, ciottoli tondi di fiume, bianchi, azzurri, rosei, neri.

-

O che cos'è codesta roba?

Lei ride? Lei scusi ride perchè non s'intende di scienza. Ma io, veda, con tutta questa roba, mi reco a Firenze alla Specola, e lì, scelgono e mi pagano a secondo dei pezzi che li interessano.

E ve ne pigliano?

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Sa, ora per esempio è qualche anno che non ne azzecco una, ma la girata a vòto non me la fanno far mai e un trentino lo rimedio sempre. E poi gli porto serpi, uccelli d'acqua, grilli, farfalle, lei m'ha bell'e capito, tutta roba di scienza.

Ne aveva sempre qualcuna da raccontare di quelle grosse.

Mi diceva: Avevo trovato una lepre a un laccio; che ti fo? l'agguanto, le do due botte sugli orecchi, e, così morta, me la ficco in carniera. Avevo una cacciatora nova regalatami

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