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forse degna d'esser agguagliata a questo gran cortigiano, così delle condizioni dell' animo, come di quelle del corpo.

Avendo insin qui detto il Magnifico, sen tacque, e stette sopra di sè quasi come avesse posto fine al suo ragionamento. Disse allor il signor Gasparo: Voi avete veramente, signor Magnifiro, molto adornata questa donna, e fattola di eccellente condizione; nientedimeno parmi che vi siate tenuto assai al generale, e nominato in lei alcune cose tanto grandi, che credo vi siate vergognato di chiarirle ; e più presto le avete desiderate, a guisa di quelli che bramano talor cose impossibili e soprannaturali, che insegnate. Però vorrei che ci dichiariste un poco meglio quali siano gli esercizii del corpo convenienti a donna di palazzo, e di che modo ella debba intertenere, e quali sian queste molte cose di che voi dite che le si conviene aver notizia; e se la rudenza, la magnanimità, la continenza, e quel le molte altre virtù che avete detto, intende te che abbian ad aiutarla solamente circa il governo della casa, dei figliuoli e della famiglia, il che però voi non volete che sia la sua prima professione; o veramente allo intertenere e far aggraziatamente questi esercizii del corpo; e per vostra fè guardate a non mettere queste povere virtù a così vile officio che abbiano da vergo. gnarsene. Rise il Magnifico, e disse: Pur non potete far, signor Gasparo, che non mostriate mal animo verso le donne; ma in vero a me pa. reva aver detto assai, e massimamente presso a tali uditori; chè non penso già che sia alcun qui che non conosca che, circa gli esercizii del corpo, alla donna non si conviene armeggiare, cavalcare, giuocare alla palla, lottare, e molte altre cose che si convengono agli uomini. Disse

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allora l'Unico Aretino: Appresso gli antichi si usava che le donne lottavano con gli uomini; ma noi abbiamo perduta questa usanza insieme con molt' altre. Soggiunse M. Cesare Gonzaga : Ed id a' miei dì ho veduto donne giuocare alla palla, maneggiar l'arme, cavalcare, andare a caccia, e far quasi tutti gli esercizii che possa far un cavaliero. Rispose il Magnifico: Poichè io posso formar questa donna a modo mio, non solamente non voglio ch' ella usi questi esercizii virili così robusti ed aspri, ma voglio che quegli ancora che son convenienti a donna, faccia con riguardo, e con quella molle delicatura che abbiamo detto convenirsele; e però nel danzare non vorrei vederla usar movimenti troppo gagliardi e sforzati, nè meno nel cantar o suonar quelle diminuzioni forti e replicate che mostrano più arte che dolcezza; medesimamente gl'istrumenti di musica che ella usa (secondo me ) debbono esser conformi a questa intenzione. Immaginatevi come disgraziata cosa sarebbe veder una donna suonare tamburi, pifferi o trombe, o altri tali instrumenti; e questo perchè la loro asprezza nasconde e leva quella soave mansuetudine che tanto adorna ogni atto che faccia la donna. Però quando ella viene a danzar, o far musica di che sorta si sia, deve indurvisi con lasciarsi alquanto pregare, e con una certa timidità, che mostri quella nobile vergogna che è contraria della impudenza. Deve ancor accomodar gli abiti a questa intenzione, e vestirsi di sorte, che non paia vana e leggiera. Ma perchè alle donne è lecito aver più cura della bellezza, che agli uomini, e diverse sorti sono di bellezza, deve questa donna aver giudizio di conoscer quai sono quegli abiti che le accrescon grazia, e più accomodati a quegli esercizii ch' ella intende di Castiglione fasc. 105.

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fare in quel punto, e di quelli servirsi; e cono scendo in sè una bellezza vaga ed allegra, deve aiutarla co❜movimenti, con le parole e con gli abiti, che tutti tendano allo allegro; così, come un'altra che si senta aver maniera mansueta e grave, deve ancor accompagnarla coi modi di quella sorte, per accrescer quello ch'è dono della natura. Così essendo un poco più grassa o più magra del ragionevole, o bianca o bruna, aiutarsi con gli abiti, ma dissimulatamen. te più del possibile; e tenendosi delicata e pulita, mostrar sempre di non mettervi studio o diligenza alcuna. E perchè il signor Gasparo domanda ancor quai siano queste molte cose di che ella deve aver notizia, e di che modo intertenere; e se le virtù debbono servire a questo intertenimento, dico che voglio che ella abbia cognizion di ciò che questi signori han voluto che sappia il cortigiano; e di quegli esercizii che abbiamo detto che a lei non si convengono, voglio che ella n' abbia almen quel giudizio che possono aver delle cose coloro che non oprano; e questo per saper lodare ed apprezzare i cava lieri più e meno secondo i meriti. E per replicar in parte in poche parole quello che già si è detto, voglio che questa donna abbia notizia di lettere, di musica, di pittura, e sappia danzar e festeggiare; accompagnando con quella discreta modestia, e col dar buona opinion di sè, ancora le altre avvertenze che sono state inse gnate al cortigiano. E così sarà nel conversare, nel ridere, nel giuocare, nel motteggiare, in somma in ogni cosa, gratissima; ed interterrà accomodatamente, e con motti e facezie convenienti a lei, ogni persona che le occorrerà. E benchè la continenza, la magnanimità, la temperanza, la fortezza d'animo, la prudenza e le

altre virtù paia che non importino allo intertenere, io voglio che di tutte sia ornata, non tanto per lo intertenere (benchè però ancor a queslo possono servire ), quanto per esser virtuo. sa, ed acciocchè queste virtù la faccian tale che meriti esser onorata, e che ogni sua operazion sia di quelle composta.

CAPO III.

Si prova la virtù delle donne. Maravigliomi pur, disse allora ridendo il signor Gasparo, che poichè date alle donne e le Jettere, e la continenza, e la magnanimità, e la temperanza, che non vogliate ancor che esse governino le città, e faccian le leggi, e conducano gli eserciti; e gli uomini si stiano in cucina o a filare. Rispose il Magnifico pur ridendo: Forse che questo ancora non sarebbe male; poi sog. giunse: Non sapete voi che Platone, il quale in vero non era molto amico delle donne, dà loro la custodia della città, e tutti gli altri officii marziali dà agli uomini? Non credete voi che molte se ne trovassero che saprebber così ben governar le città e gli eserciti, come si faccian gli uomini? ma io non ho lor dati questi officii, perchè formo una donna di palazzo, nou una regina. Conosco ben che voi vorreste tacitamente rinnovar quella falsa calunnia che ieri diede il signor Ottaviano alle donne; cioè, che siano animali imperfettissimi, e non capaci di far atto alcun virtuoso; e di pochissimo valore e di niuna dignità, a rispetto degli uomini; ma in vero, ed esso e voi sareste in grandissimo errore se pensaste questo.

Disse allora il signor Gasparo: Io non voglio rinnovar le cose già dette, ca voi ben vorreste indurmi a dir qualche parola che offendesse l'animo di queste signore, per farmele nemiche, così come voi col lusingarle falsamente volete guadagnar la loro grazia; ma esse non sono tanto discrete sopra le altre, che amano più la verità, ancorchè non sia tanto in lor favore, che le lodi false; nè hanno a male che altri dica che gli uomini siano di maggior dignità, e con. fesseranno che voi avete detto gran miracoli, ed attribuito alla donna di palazzo alcune im. possibilità ridicole, e tante virtù, che Socrate e Calone e tutti i filosofi del mondo vi sono per niente; che, a dir pur il vero, maraviglio. mi che non abbiate avuto vergogna a passar i termini di tanto; chè ben bastar vi dovea far questa donna di palazzo bella, discreta, onesta, affabile, e che sapesse intertenere, senza incorrere in infamia, con danze, musiche, giuochi, risi, motti e l'altre cose che ogni di vediamo che s'usano in corte; ma il volerle dar cognizion di tutte le cose del mondo, ed attribuirle quelle virtù che così rare volte si son vedu-~ te negli uomini, ancora nei secoli passati, è una cosa che nè sopportare, nè appena ascol. tar si può. Che le donne siano mo animali imperfetti, e per conseguente di minor dignità che gli uomini non voglio io altrimenti affermare, perchè il valor di queste signore basterebbe a farmi mentire; dico ben che uomini sapientissimi hanno lasciato scritto che la natura, perciocchè sempre intende e disegna far le cose più perfette, produrrebbe continuamente uomini. Così la donna si può dire prodotta a sorte e per caso; e che questo sia, vedete l'operato

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