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che'l vostro, chè non solamente a voi può parer una cosa, ed a me un' altra, ma a me stesso putria parer or una cosa ed ora un' altra.

DELLE QUALITA' CHE DEVE AVERE
IL PERFETTO CORTIGIANO.

CAPO VI.

Nobiltà, ingegno, bellezza, grazia e buona
estimazione.

Voglio adunque che questo nostro cortigiano

sia nato nobile, e di generosa famiglia, perchè molto men si disdice ad un ignobile mancar di far operazioni virtuose, che ad uno nobile; il qual se disvia dal cammino dei suoi antecessori, macula il nome della famiglia, e non solamente non acquista, ma perde il già acquistato; perchè la nobiltà è quasi una chiara lampa, che manifesta e la veder l' opere buone e le male, ed accende e sprona alla virtù, cosi col timor d'infamia, come ancor con la speranza di lode; e non iscoprendo questo splendor di nobiltà l'opere degl' ignobili, essi mancano dello stimolo e del timore di quella infamia, ne par loro d'esser obbligati passar più avanti di quello che fatto abbiano i suoi antecessori; ed ai nobili par biasino, non giugnere alneno al termine da' suoi primi mostratogli. Però intervien quasi sempre, che e nelle arme, e nelle altre virtuose operazioni gli uomini più segnalati sono nobili, perchè la natura in ogni cosa ha insito quell' occulto seme, che porge una certa forza e proprietà del suo principio a tutio quello che da esso deriva, ed a se lo fa simile: come non solamente vediamo nelle razze de' cavalli e d' altri zanimali, ma ancor negli alberi, i rampollį dei

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quali quasi sempre s'assimigliano al tronco; e se qualche volta degenerano, procede dal mal agricoltore. E così intervien degli uomini, i quali se di buona creanza sono coltivati,. quasi sempre son simili a quelli donde procedono, e spesso migliorano; ma se manca loro chi gli curi bene, divengono come selvatichi, nè mai si maturano. Vero è che, o sia per favor delle stelle o di natura, nascono alcuni accompagnati da tante grazie, che par che non siano nati, ma che un qualche dio con le proprie mani formati gli abbia, ed ornati di tutti beni dell'animo e del corpo; siccome ancor molti si veggono tanto inetti e sgarbati, che non si può credere se non che la natura per dispetto o per ludibrio prodotti gli abbia al mondo. Questi, siccome per assidua diligenza, e buona creanza poco frutto per lo più delle volte posson fare, così quegli altri con poca fatica vengon in colmo di somma eccellenza. E per darvi un esempio; vedete il signor don Ippolito da Este, cardinal di Ferrara, il quale tanto di felicità ha portato dal nascere suo, che la persona, lo aspetto, le parole, e tutti i suoi movimenti sono talmente di questa grazia composti ed accomodati, che tra i più antichi prelati (avvengachè sia giovane ) rappresenta una tanto grave autorità, che più presto pare atto ad insegnare, che bisognoso d'imparare, Medesimamente nel conversare con uomini e con donne d'ogni qualità, nel giuocare, nel ridere, e nel motteggiare, tiene una certa dolcezza, e così graziosi costumi, che forza che ciascun che gli parla, o pur lo vede, gli resti perpetuamente affezionato. Ma, tornando al proposito nostro, dico che tra questa eccellente grazia, e quella insensata sciocchezza si trova ancora il mezzo; e posson quei che non son da natura così perfettamente dotati, con istudio e fatica limare e correggere

in gran parte i difetti naturali. Il cortigiano adun. que, oltre alla nobiltà, voglio che sia in questa parte fortunato, ed abbia da natura non solamente lo ingegno, e bella forma di persona e di volto, ma una certa grazia, e, come si dice, un sangne che lo faccia al primo aspetto, a chiunque lo vede, grato ed amabile. E sia questo un ornamento che componga e compagni tutte le operazioni sue, e prometta nella fronte, quel tale esser degno del commercio e grazia d'ogni gran signore. Quivi non aspettando più oltre, disse il signor Gaspar Pallavicino: Acciò che il nostro giuoco abbía la forma ordinata, e che non paia che noi estimiam poco l'autorità dataci del contraddire, dico, che nel cortigiano a me non par così necessaria questa nobiltà; e s'io mi pensassi dir cose che ad alcun di noi fosse nuova, io addurrei molti i quali, nati di nobilissimo sangue, sono stati pieni di vizii, e per lo contrario, molti ignobili, che hanno con la virtù illustrato la 'posterità loro. E se è vero quello che voi diceste dianzi, cioè, che in ogni cosa sia quella occulta forza del primo seme; noi tutti saremmo in una medesima condizione, per aver avuto un medesimo principio, nè più un che l' altro sarebbe nobile. Ma delle diversità nostre, e gradi d'altezza e di bassezza, credo io che siano molte altre cause, tra le quali estimo la fortuna esser precipua; perchè in tutte le cose mondane la veggiamo dominare, e quasi pigliarsi a gioco d'alzar spesso fino al cielo chi par a lei senza merito alcuno, che seppellir nell' abisso i più degni d'esser esaltati. Confermo ben ciò che voi dite della felicità di quelli che nascon dotati dei beni dell' animo e del corpo; ma questo così si vede negli ignobili, come nei nobili ; perchè la natura non ha queste così sottili diStiuzioni; anzi (come ho detto) spesso si veggo

no in persone bassissime altissimi doni di natura. Però non acquistandosi questa nobiltà nè per ingegno, nè per forza, nè per arte, ed essendo piuttosto lode dei nostri antecessori, che nostra propria, a me par troppo strano voler che se i parenti del nostro cortigiano sono stati ignobili, tutte le sue buone qualità siano guaste, e che non bastino assai quell'altre condizioni che voi avete nominate, per ridurlo al colmo della perfezione, cioè ingegno, bellezza di volto, disposizion di persona, e quella grazia che al primo aspetto sempre lo faccia a ciascun gratissimo. Allor il conte Lodovico, Non nego io, rispose, che ancora negli uomini bassi non possano regnar quelle medesime virtù che nei nobili; ma per non replicar quello che già abbiamo detto, con molte altre ragioni che si potrebbero addurre in lode della nobiltà, la qual sempre, ed appresso ognuno è onorata; perchè ragionevole cosa è che de' buoni nascano i buoni, avendo noi a formare un cortigiano senza difetto alcuno, e cumulato d'ogni lode, mi par necessario farlo nobile, sì per molte altre cause, come ancor per la opinione univer. sale; la qual subito accompagna la nobiltà, Che se saranno due uomini di palazzo, i quali non abbiano per prima dato impression alcuna di sè stessi con l'opere, o buone o male, subito che s'intenda l'un esser nato gentiluomo, e l'altro no, appresso ciascuno lo ignobile sarà molto meno estimato che'l nobile'; e bisognerà che con molte fatiche e con tempo nella mente degli uomini inprima la buona opinion di sè, che l'altro in un momento e solamente con l'esser gentiluomo avrà acquistata; e di quanta importanza siano queste impressioni, ognun può facilmente comprendere. Che parlando di noi, abbiam veduto capitare in questa casa uomini i quali, essendo sciocchi e

goflissimi, per tutta Italia hanno però avuto fama di grandissimi cortigiani; e benchè in ultimo siano stati scoperti e conosciuti, pur per molti di ci hanno ingannato e mantenuto negli animi nostri quella opinion di sè, che prima in essi hanno trovato impressa, benchè abbian operato secondo il lor poco valore. Abbiamo veduti altri al principio in pochissima estimazione, poi esser all' ultimo riusciti benissimo. E di questi errori sono diverse cause; e tra l'altre la ostinazion dei signori, i quali per voler far miracoli, talor si mettono a dar favore a chi par loro che meriti dis favore. E spesso ancor essi s'ingannano: ma perchè sempre hanno infiniti imitatori, dal favor loro deriva grandissima fama; la qual per lo più i giudizii vanno seguendo; e se ritrovano qualche cosa che paia contraria alla comune opinione, dubitano d'inganuar sè medesimi e sempre aspettano qualche cosa di nascosto, perchè pare che queste opinioni universali debbano pur osser fondate sopra il vero e nascere da ragionevoli cause; e perchè gli animi nostri sono prontissimi all'amore ed all'odio, come si vede negli spettacoli de' combattimenti e de' giuochi e d'ogni altra sorte contenzione, dove gli spettatori spesso si affeziouano senza manifesta cagione ad una delle parti, con desiderio estremo che quella resti vincente e l'altra perda. Circa la opinione ancor delle qualità degli uomini, la buona fama o la mala, nel primo entrare muove l'animo nostro ad una di queste due passioui, Però interviene che per lo più noi giudichiamo con amore ovvero con odio. Vedete adunque di quanta importanza sia questa prima impressione e come debba sforzarsi d'acquistarla buona nei principii chi pensa aver grado e nome di buon cortigiano,

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