Il cinema italiano contemporaneo: da "La dolce vita" a "Centochiodi"

Copertina anteriore
Laterza, 2007 - 826 pagine
La parola più ricorrente in tutti i tentativi di osservare l'insieme del cinema italiano dalla fine degli anni sessanta a oggi è "crisi". In effetti un grande cinema, che aveva raggiunto una produzione di centinaia di titoli in grado di esercitare una vera concorrenza sul piano internazionale con la produzione americana, dalla metà degli anni settanta subisce una serie di mutamenti strutturali che ne modificano profondamente economia, mercato, modi di produzione, modelli narrativi, tematiche e poetiche autoriali. Lo sguardo sul presente di molti registi italiani si offusca e vengono a mancare le chiavi interpretative e le certezze che avevano sostenuto il percorso comune dal neorealismo al boom economico. Nello stesso tempo, con un movimento irreversibile, la fiorente industria cinematografica viene fagocitata dalle televisioni pubbliche e private. Ne sono le conseguenze più importanti la scomparsa del cinema di genere, la chiusura di migliaia di sale di seconda e terza visione, il passaggio di molti registi alla televisione. Nel pieno della "crisi", tuttavia, alcuni caratteri identitari del nostro cinema sopravvivono e producono svolte positive. Autori come Olmi, Bertolucci, i fratelli Taviani, Ferreri, Scola, Leone, Argento raggiungono una definitiva consacrazione internazionale; emerge una nuova ondata di comici, da Verdone a Troisi a Benigni; si compie il ricambio generazionale degli attori.

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3
Sezione 2
26
Sezione 3
50
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