Atti della R. Accademia della Crusca

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"Ruolo degli accademici dalla ricostituzione dell'accademia" in anno 1907/08-
 

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Pagina 83 - Onde molti per questa viltà dispregiano lo proprio volgare, e l'altrui pregiano; e tutti questi cotali sono gli abbominevoli cattivi d'Italia, che hanno a vile questo prezioso volgare, lo quale se è vile in alcuna cosa, non è se non in quanto egli suona nella bocca meretrice di questi adulteri; al cui condotto vanno li ciechi, delli quali, nella prima cagione, feci menzione.
Pagina 21 - La vostra, dicono, è una tirannia inaudita : voi mettete in quel Vocabolario voci antiche, voci rancide, voci disusate, voci che son ridicole a voi medesimi, e poi, non distinguendole dalle buone, ci date mescolata la crusca, o più tosto le reste e la paglia istessa, con la farina.
Pagina 51 - Poema i commenti, dacché ogni età volle farsi interprete di quell'anima sdegnosa e di quella parola potente con le idee e il linguaggio suo proprio. Ma cercare Dante nella sua singolare personalità, e le sue opere nelle scienze e nelle vicende del secolo suo, e la vita nei documenti, e la parola nella storia del nostro volgare, è un concetto che la Società potrebbe svolgere con nuovo ardimento; mentre gli studi danteschi oggi accennano a questa via, e questa sembra la vera. « La Società Dantesca...
Pagina 90 - ... alle quali ben poco è da apporre, sono: che non più di cinquecento si numerano i latinismi usati nel Poema, de' quali la parte maggiore nel Paradiso; a quaranta appena arrivano i gallicismi ; una quarantina forse le voci di questo o quel dialetto italiano; non venti i grecismi od altri elementi eteroglossi ; e per tutto il rimanente si ha, trascrivo dal recensore, " il gran fondo uni" forme del dialetto fiorentino: fondo, del quale C) N.
Pagina 45 - ... animi et corporis conceditur temporum, quantum alii tribuunt tempestivis conviviis, quantum denique alveolo, quantum pilae, tantum mihi egomet ad haec studia recolenda sumpsero?
Pagina 109 - Domenico Scinà, ingegno di eletta tempra italiana, se alcuno ne fu mai, mente vasta, ordinata, lucidissima, ricca di scienza; Scinà matematico, fisico , istoriografo di molta vaglia, e buon cittadino se avesse disprezzato meno gli uomini; Scinà pochi anni prima della sua morte, che seguì nel 1837, vedendo spuntare nella gioventù le idee della nazionalità italiana, solea chiamarle l' isteria italica, e ci domandava con un sorriso amaro se fossimo presi di quel malore.
Pagina 50 - Poema suo e sta insieme l' universalità, perché il pensiero di lui ambiva come da un centro a una circonferenza volgere il sesto fino all'estremo dove non vanno altro che le idee, e tutte chiuderle in sé stesso. Così nel libro è tutto...
Pagina 30 - ... intelletto, delle memorie, delle tradizioni cui s' educavano le altre genti. Meglio che nazione longobarda, piace a me, quali pure si fossero e sien per essere i destini nostri, piace a me, nella oppressione stessa e nei dolori che noi patimmo e che ci aspettano tuttavia, essere popolo italiano. Questo ebbero nel? animo gli antichi nostri, questo volevano ; e tali sorti si agitavano, allorché Roma negò aprire sulla metà dell' Vili secolo le porte sue ai Longobardi.
Pagina 21 - ... usurpate, rendono chi le dice ridicolo. In fin adesso, signor Apollonio mio, ho parlato con la ragione, e non credo d'aver detto spropositi; adesso le scopro, che ho parlato per bocca di tutte quelle nazioni d'Europa, che ho praticato, che son molte, e tutte domandano in questa nuova edizione del Vocabolario questo lume e questo aiuto. La vostra, dicono, è una tirannia inaudita: voi mettete in quel Vocabolario voci antiche, voci rancide, voci disusate, voci che son...
Pagina 86 - Italiani sempre più si affratellino; che veggano nella unità e nella libertà la salvezza e l'onore di tutti e di ciascuno...

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