Immagini della pagina
PDF
ePub

XLVII. Militia vita hominis super terram: et sicut dies mercenarii, dies ejus: sicut servus desiderat umbramsono parole tradotte da traduzioni di traduzioni di lingua ignotissima, e furono allegate assai prima che Dante nascesse ;'e saranno da molti, a radicare superstizioni e da molti, ad annientare opinioni utili all'uomo, mostrando di leggieri che le si appoggiano a equivoci di parole. Niuno appurò in quale idioma degli antichissimi di Arabia il libro di Giobbe fosse primamente dettato; e chi lo fa d'Esdra, e chi di Mosè (1), fra' quali non corrono men di mille anni. Milizia nella Bibbia anglicana non è mentovata; ma sì: « Or non v'è tempo assegnato all'uomo sopra la terra? o non sono forse i suoi giorni, giorni di mercenario? Anela all'ombra sì come il servo (2) e taluni vi

vedono il po' di tempo assegnato fra 'l giorno a'servi de'viandanti e a'mietitori in Arabia da ricrearsi all'ombra degli alberi. Altri legge e congettura altrimenti (3). Io mi sto a san Girolamo, il quale se non pare traduttore esattissimo, è sempre caldo ed onesto (4). Ben mi rincresce che non è più da sperare di vedere diradate le tenebre su la lingua e la contrada e l'età di quella poesia divina in quanto io la intendo poichè di certo fu scritta

[ocr errors]

(1) Liber Jobi, RICARDI GREY, prolegomena p. x-xи, Londini 1742. (2) Is there not an appointed time to man upon earth? are not his days also like the days of an hireling? As a servant earnestly desireth the shadow.

(3) ALBERTI SCHULTENS, Liber Jobi cum nova versione ad hebræum fontem et commentario perpetuo, in quo veterum et recentiorum Interpretum cogitata præcipua expenduntur. Lugduni Batav. 1740.

(4) Translatio-ex ipso hebraico, arabicoque sermone, et interdum syro, nunc verba, nunc sensus, nunc simul utrumque resonabit Obliquus enim etiam apud Hebræos totus liber fertur et lubricus ut si velis anguillam vel murenulam strictis tenere manibus, quanto fortius presseris, tanto citius elabitur. HIERONYMI, Præf. prima.

1

da un sublime discepolo del dolore, e parla verità sentite da tutte le viscere umane. Or tutto intero il capitolo citato, e altri innanzi, e altri appresso prosieguono a giustificare le maledizioni di Giobbe alla vita. E se forse non si nasconde fra' ventiquattro Seniori simbolici delle intitolazioni de' libri del Vecchio Testamento (1), non mi sovviene che Giobbe si mostri mai nè co' patriarchi, nè co' profeti, nè fra gli spiriti che figurano le virtù nel poema. Le consolazioni della spiritualità dell' anima erano forse più combattute a giorni di Dante che a'nostri; e la teoria nelle scuole, temendo pericolo dalle versioni della Scrittura Ebraica, si reggeva su la tradizione apostolica e la metafisica di Platone, riconciliate per arte di sillogismi anche alle ipotesi tanto quanto enigmatiche d'Aristotile (2). Non dirò io che la diversità dello stile non mi nasconda alcuni pensieri trasfusi per avventura nella Commedia dal libro di Giobbe. Intendo che un uomo dotto, seppe vederne di molti: ma quei che stimano « dimostrata la analogia e la molta somiglianza tra il sacro libro di Giobbe e il divino poema dell'Allighieri (3) crescono, temo, la folla delle congetture affermate e disdette in pochi anni; e che cozzando fra loro, traviarono dalla sorgente e dal corso di tutto il poema.

[ocr errors]
[ocr errors]

ac

XLVIII. Comunque intendesse la milizia di Giobbe,

Purg. XXIX, 85.

(2) Convito, p. 121-122. Ma che Dante e la scuola Peripatetica dell'età sua seguitassero puntualmente le dottrine del loro Maestro, e solo vi rimutassero parole, e che ciò siasi fatto sempre e anche oggi dagli incorrotti Filosofi, sono sogni del Portirelli e degli Editori Padovani al canto xvi del Purg., vs. 64-66; -ma e che mai s'intendono essi per incorrotti Filosofi?

(3) Opere del P. Evasio Leone: vol. I, lett. dell' avv. Giordani presso gli Edit. Padovani, vol. V, pag 329.

il poeta tenea di continuo i pensieri alla missione divina di Paolo: Bonus miles Christi militans Deo secundum præcedentes in te prophetias, ut milites in illis bonam militiam-Noli negligere gratiam, quæ in te est, quæ data est tibi per prophetiam, cum impositione manuum resuscites gratiam Dei quæ est in te per impositionem manuum (1)

Sì che se buona stella, o miglior cosa,

M'ha dato il ben ch'io stesso nol m'invidi (2).

Forse qui pure, alludendo nel suo segreto alla consecrazione per le mani di san Pietro, annodava la miglior cosa fra gli enigmi forti ch'ei speravasi di vedere sciolti tosto da'fatti (3). I fatti non li sciolsero mai; onde anche in questa sua speranza di coronarsi d'alloro, e in cento allusioni diverse spesso un lungo tratto di versi, altro addita e altro mira. Le lodi alla sua visione, e alle celesti rivelazioni ch'ei n'ebbe, e al lavoro CHE PER MOLTI ANNI HA FATTO MACRO il figliuolo della Chiesa Militante, sono tutte ispirate dalle parole: Si gloriari oportet, véniam ad visiones et revelationes Domini et ego gloriabor in labore et ærumna, in vigiliis multis, in fame et siti, in jejuniis multis, in frigore et nuditate (4) che altrove indicò più da presso:

O Sacrosante Vergini! se fami,

Freddi, e vigilie mai per voi soffersi (5).

La profanazione d'immedesimare immagini, dottrine, e Deità pagane e cristiane, fu attribuita al Quidlibet audendi assentito pur troppo, non a'poeti che

(1) Timoth. Secunda 11. 3, 4. Prima 1. 18. v. 14. Sec. 1. 6. (2) Inf. XXVI, 23, 24.

(5) Purg. xxxını, 49. 5.

(4) Corinth. Secunda XII, 1. XI, 18. 27.

(5) Purg. xxix, 37.

di sì fatte licenze non curano tanto nè quanto bensì a' dottori di poesia sì che possano ricantare precetti, ed interpretarli a lor beneplacito a dare ragione sommaria di tutto. Con discorso men pedantesco, il Gravina, e Merian, ed un uomo letterato vivente (1), ed altri per avventura che io non so, hanno osservato la mitologia nella Divina Commedia. Pur quando avrò da toccare le allegorie, uscirà, spero, di dubbio che nella mente di Dante la favola era santificata per un sistema occulto insieme, e perpetuo e concatenato al pari delle cantiche, de'canti, e delle rime della Commedia; e tendente ad adempiere i fini della milizia apostolica (2). Gli ultimi versi

1.

RITORNERÒ POETA, E SU LA FONTE

DEL MIO BATTESMO PRENDERÒ IL CAPPELLO,

congiungono il rito pagano dell' alloro al battesimo; e le immagini di Virgilio, alle sentenze di san Paolo

Primus ego in patriam mecum, modo vita supersit,
Aonio rediens deducam vertice Musas-

Et viridi in campo templum de marmore ponam—
Ipse caput tonsæ foliis ornatus olivæ (5).

Qui certat in agone non coronabitur, nisi legitime certaverit (4). Parmi dunque manifesto che Dante si aggiudicò la corona, aspettandola non dall'applauso, nè dal perdono de' Fiorentini, nè dal giudizio d'uomo veruno, bensì dal decreto divino per la legittima autorità della sua missione, e il merito d'avere mi

(1) Vedi le opinioni dello Scolari intorno a Minosse, presso gli Edit. Padovani. Inf. v. 1-6.

(2) Vedi le note in calce al vol. terzo.

(5) Georg. I, 10-11-13-21.

(4) Timoth. Secund. 11, 5.

[ocr errors]

litato contro la Chiesa puttaneggiante (1). La denunziò settanta e più canti addietro, in nome d'uno de' tre Apostoli che lo animarono ad affrontarla; ed erano stati per l'appunto que' tre che avevano assentito l'apostolato a san Paolo: Jacobus, et Cephas, et Joannes, qui videbantur columnæ esse, dextras dederunt mihi (2). Tutto questo per ora si starà qui in via d'ipotesi. Che se procedendo ad appurare i fatti che guidano alla emendazione critica e all' illustrazione storica della Commedia, usciranno significazioni vere da' luoghi frantesi, enigmatici, e combattuti; se sarà interpretatoil silenzio de' figliuoli dell'autore intorno a cose che pur dovevano sapere; se le interpretazioni s'accorderanno alla storia, e fra loro, e al poema; e se l'ipotesi darà lume e ordine al tutto, forse che allora s'acquisterà nome di verità.

3

XLIX. Pochissime parole della dedicatoria del Paradiso e alle quali forse il Lombardi voleva alludere (5) palesano il poeta lottante contro le disavventure a provvedere con opere d'ingegno alla pubblica utilità, e Cane della Scala già vittorioso (4), e prossimo a verificare i presagi

Per lui fia trasmutata molta gente,

Cambiando condizion ricchi e mendici.

Parecchi altri simili vaticinii furono scritti da Dante (5); parte per la troppa fiducia di mutazioni imminenti, che inganna più gli esuli che gli altri uo

1) Inf. xix, 106-108.

(2) Galat. 11, 9.

(5) Vedi dietro sez. XXXIV.

(4) Sul principio pag. 469, e verso la fine 479, Ediz. Zatta. (5) Purg. xxi, 104-110. Ivi, xxxIII, 40-51. Parad. ix, 4-6, 140-142. Ivi, xvII, 97-98, Ivi. xxvII, 142-145.

« IndietroContinua »