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de' patti (1). Alboino mori che non era ancora finito quell'anno; e Cane dal principio del 1312 regnò solo. Fu quella razza, come altre molte, infamata per impazienza di regno da fratricidii fra'successori di Cane. Pur mentr'era ancor nuova la dittatura militare che or una famiglia or un'altra arrogavasi nelle città, gl' individui tutti della casa signoreggiante erano costretti a viversi fedelmente confederati contro al popolo, e a' nobili loro emuli. Non trovo memoria d'alcun odio palese fra i tre figli d'Alberto, anzi pare che la loro grandezza prosperasse per la loro concordia. E quando pure a Cane della Scala non rincrescesse di vedere tre suoi predecessori, e due d'essi ancor giovani sotterrati nel corso brevissimo di undici anni; pur nondimeno non avrebbe potuto leggere senza risentimento, nè divulgare senza infamia un poema dove la memoria del padre suo discendeva macchiata fra' posteri; nè Dante si sarebbe attentato mai di mandarglielo. Chi pur credesse altrimenti e allegasse la strettissima famigliarità del poeta e del mecenate, e l'ambizione de' tiranni a ingrandire i loro meriti per mezzo delle ignominie de' loro predecessori, e la viltà de' poeti a compiacere a' tiranni, faccia se può di additare alcune parole dond'esca che l'amicizia fra l'esule fiorentino e l'ultimogenito di Alberto Scaligero avesse potuto precedere di gran tempo la dedicatoria del Paradiso. Da tutto lo squarcio tradotto poc' anzi è patente, che Dante tornò in Verona mosso dalla fama della potenza e della magnificenza di Cane più anni dopo che l'ebbe veduto, quando regnava Bartolommeo (2).

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(1) Croniche di Padova, presso il Muratori, Annali 1311. (2) Vedi dietro, sez. LXXXII.

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Il vaticinio era pronunziato nel pianeta di Marte, (la stella forte) abitato dalle anime de' guerrieri; e comechè fosse facile a Dante di avvedersi della indole militare del fantolino, non però poteva antivedere quando e quanto egli avrebbe commossa tutta l'Italia; nè stringersi d'amicizia con esso; nè pare che nella dedicatoria gli giovi di ricordare quel tempo. Perciò nelle parole. Quo factum est, ut ex auditu solo, cum quadam animi subjectione benevolus prius extiterim; secundum, EX VISU PRIMORDil, et devotissimus et amicus intesi: Dianzi la vostra fama mi fece ossequioso e benevolo a voi, e l'esperienza AL PRIMO VEDERVI, Mi vi ha fatto devotissimo amico. Pur, s' altri interpreterà la devozione dell' amicizia mia verso di voi INCOMINCIÒ NON SÌ TOSTO CH'IO VIDI LA VERITA' di ciò che la fama della vostra munificenza e grandezza aveva già predicato nel mondo concilierà la prima stanza di Dante in Verona al tempo della novella età di Cane della Scala; ma dovrà pur differire a ogni modo la stanza del poeta alla corte di Cane a data molto più tarda: e non la troverà se non prossima a giorni ne'quali i fuorusciti ghibellini accorrevano da tutta Italia all'ospitalità di quel principe, e le speranze della loro fazione pendevano unicamente da esso.

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LXXXVIII. Morto Clemente V, le discordie accanite de' cardinali lasciarono la Sede pontificia vacante per quasi due anni; finchè innanzi la fine del 1316, venne pur fatto a' Francesi di vedere conse

crato in Lione un altro papa della loro nazione (1); ed era quel Giovanni XXII di Caorsa esecrato sì spesso da Dante (2). Frattanto quell'interregno aveva depressa la fazione de' guelfi ed animata la ghibellina in Italia. Firenze e molte città popolari si fecero più clementi a' loro, esuli (5); e Dante udi un nuovo bando della sentenza capitale, perchè sdegnò di lasciarsi ribenedire come colpevole e riavere i suoi beni; e rispose << Io non tornerò se non

quando, o voi con patti più degni, o ALTRI mi spianerà la strada al ritorno (4); » e in quell' anno Cane della Scala saceampò sotto Brescia a costringerla di ristorare i suoi ghibellini alle pubbliche. dignità (5). In quell'anno Guercello da Camino veniva spogliato da' guelfi della signoria di Treviso; s'impadroniva di Feltre cacciandone un vescovo; s'ammogliava a una nipote di Cane della Scala, e gli si faceva (come pur vanno le parentele fra principi) alleato, congiunto, e suddito a un tempo. E tuttochè Feltre non soggiacesse al dominio dello Scaligero se non molto dopo, tuttavia quel patto politico di famiglia bastava a suggerire a Dante di innestare nel primo canto della Commedia il verso:

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E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro.

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I ghibellini intorno a Montefeltro in Romagna, i quali sommossi con tutta la loro setta aderivano con le speranze e con le loro armi agli assalti di quel giovane guerriero contro la Chiesa, lasciano determinare i limiti di quella parte d'Italia dove i suoi

(1) MURATORI, Annali 1314-1316.

(2) Qui dietro, sez. LII.

(3) MURATORI, Annali d'It. 1516. (4) Qui dietro, sez. XXXIX.

(5) Annali d'It. 1516.

seguaci predominavano (1). I capi delle città ghibelline in Toscana assunsero più ardire in quell'anno; decapitarono i partigiani della chiesa francese e di Roberto di Napoli, e s'attirarono congiure e sommosse che li cacciarono a un tratto da' loro stati. In quell'anno Spinetta Malaspina marchese di Lunigiana e Ugoccione della Faggiuola Signore di Pisa, e i loro seguaci rotti due volte in battaglia, due volte andarono a rifugio in Verona (2). A questo Ugoccione ghibellino solenne di quell' età, e che poscia morì capitano degli eserciti di Scaligero sotto Padova (3), Dante, dicono, dedicò la cantica dell'Inferno (4). Ma se questa dedicatoria, se l'altra, notata dianzi, del Purgatorio a Morello Malaspina chi non direbbe che fosse invece al ghibellino Spinetta (5)?e se un'altra in fronte a tutto il poema fossero mai vedute da chi ne parlò; e perchè non ne resti che la memoria, è questione di non poco momento alla emendazione critica e alla storica ilJustrazione del testo, e fra poco m' accaderà di toecarla.

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LXXXIX. Ben esce dall' unica ch'oggi rimane di quelle dedicatorie manifestissimo il fatto, che Dante non andò al Signore di Verona se non dopo che intese com'egli dava alte speranze a' nemici della Casa francese e del papa, ed ospizio prontissimo ed armi a chi gli aderiva. E finchè non sorgano fatti più circostanziati, e convalidati ugualmente dalle parole di Dante, è da credere Che il suo secondo pellegrinaggio a Verona avvenisse non molto prima

(1) Qui dietro, sez. xi.

(2) Annali d'Italia, 1316-1517.

(3) Ivi, an. 1322.

(4) PELLI, per la vita di D. pag. 144, dopo il Boccaccio. (5) Vedi qui dietro, sez. LXXXIV, ultime linee.

dell'anno 1316, mentre l'Italia era tutta sommossa, e i ghibellini di Lombardia prosperavano; e rotti in Toscana, accorrevano intorno allo Scaligero Che la dedicatoria sia stata dettata nel corso del 1518, poco innanzi al dicembre dell' elezione di Cane al principato della federazione de' ghibellini Che poco innanzi e poco appresso quell' elezione," furono inseriti nelle tre cantiche della Divina Commedia gli elogi e i pronostici intorno a quel principe Che il contraccambio di favori e di lodi fra il mecenate e il poeta, non impediva il disamore naturalmente prodotto dal sospetto reciproco; l'uno temendo la tirannia d'un potente benefattore, e l'altro da un potente scrittore l'infamia fra" posteri; ma che il comune interesse nelle cose d'Italia prevenne le ire aperte fra loro Che Dante fu soccorso di beneficii fra il 1502 e il 1304 da Bartolommeo della Scala; e più tempo dopo da Cane fra il 1516 e il 1518: ma non ebbe assegnamenti a vita che il rattenessero in quella corte Che come per avventura si allontano da Verona per avversione contro Alboino, e vi tornò per la fama del suo successore, così dopo non lunga dimora partivasi impaziente della soggezione al benefattore presente, ma proseguendo pur nondimeno a promuovere seco la pubblica causa

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Ch'ei dalle parole del Convito addotte più d'una volta (1), e da un lungo tratto, e il bellissimo fra quanti ne inseri nel poema intorno alle sciagure della sua patria (2), credeva che la divisione d'Italia in tante repubbliche e signorie fosse perpetua sorgente di stragi, di servitù e d'ignominia; e detestava i tirannetti ghibellini non meno che i demagoghi de' guelfi: bensì accarezzavali come necessari

(1) Vedi dietro, sez. xxiv.

(2) Purg. vi, quasi tutto il canto, e spesso per entro il poema.

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