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A HUDSON GURNEY

UGO FOSCOLO

QUESTA EDIZIONE

INTITOLA MERITAMENTE

Al suo nome il mio desire
Apparecchiava grandioso loco.
DANTE. Purg. xxvII.

PREFAZIONE

In data del 26 settembre 1826, Foscolo scriveva da Londra a Gino Capponi:

« ...

Sperava di lasciarti sapere ch' io vivo, mandandoti là Com- el tex media di Dante illustrata da me; e se il libraio non si fosse dato al tristo, tutto intero il poema oggimai sarebbe stampato e pubblico e arrivato in Italia. Da prima era l'animo mio di stamparlo in quarto, e non più di cinquecento copie, non aspettandomi io per compratori se non alcuni amatori di edizioni belle e corrette, e i bibliotecari delle pubbliche librerie qua e là per l'Europa, e parecchi lettori di Dante, ai quali importasse di vederlo illustrato in guisa tutta nuova e non tentata mai da veruno, ben ch'io mi creda sia l'unica possa giovare a far conoscere davvero la poesia, il secolo e la mente tutta quanta di Dante . .

<< Nè io poteva continuare, se non ricorrendo ad associati; e sarebbe stato accattare elemosina nè più nè meno o, addossandomi le spese della stampa gravissime, dove i tempi del pagamento fossero scaduti innanzi lo smercio dell' opera, io mi sarei trovato di nuovo ingolfato fra' debiti, quando invece, per uscirne, mi sono contentato di approdare nudo alla riva. Però mi rassegnai a' patti esibitimi da un libraio d'illustrare per conto suo la Divina

Commedia, e quattr' altri poemi maggiori italiani, che in tutti farebbero venti un tometto, e fu stipulato che io gli darei il testo e le note di tutti nel corso di due anni, e ch' ei mi pagherebbe mille dugento lire sterline. Si fatto lavoro per me (dalla noia in fuori di rivedere il testo, e di tradurre e accorciare quanto ho inserito intorno a' nostri poeti nell' Edinburgh e nel Quarterly Review e in altre opere periodiche) era lavoro da nulla. Pur non mi pativa il cuore di perdere tanti miei studi intorno a Dante, e benchè ne' tometti adottati per economia dal libraio io dovessi strozzare il mio primo disegno, pur mi provai di serbarlo alla meglio; e questa fu la sudata delle mie fatiche.

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- Dis

<< Del volume primo di Dante già pubblicato col titolo corso sul testo e su le opinioni diverse prevalenti intorno alla storia e all' emendazione critica della Commedia alcuni esemplari capitarono, credo, in Firenze; e so di certo che il cavaliere Puccini n'aveva uno, e tu fa' d'averlo e di leggerlo.

basterà ad ogni modo a lasciarti discernere quali illustrazioni io abbia preparato, e credo che arriverebbero necessarie e care all'Italia tanto più quanto niuno s'è mai attentato d'applicarle allo scopo a cui le dirigo; nè stampatore nè plagiario veruno potrà avventurarsi a rifarle o tutte o in parte in altre edizioni, ec. ec.

<< Adunque io mi sono deliberato di tornarmi e starmi d'ora innanzi pur sempre al mio primo proposito, e illustrare il poema a posta mia, e pubblicare l'edizione in cinque volumi in-4o. Ma di libri forestieri qui non si fa mai vendita tanta che basti a rifare le spese; da che settecento copie, a dir poco, son necessarie innanzi tratto a pagare lo stampatore e gli sconti richiesti da' librai, e la gravissima fra le altre spese d'inserire nelle gazzette moltissimi avvisi, senza de' quali libro veruno in questo paese non può mai pubblicarsi nè trovare chi comperi. Aggiungi la miseria, se passeggiera o perpetua non so, ma fiera di certo ed universale in questo paese; e la letteratura oggimai come cosa di lusso, e più quand'è forestiera, sarà tralasciata da chiunque la coltivava, ed oggi a stento può provvedere alle più fiere necessità della vita. Sonza che, a dirne il vero, benchè molti invaniscano a chiacchierarne, pochi intendono Dante; ed è libro da Italiani, ed io m'intesi sempre a illustrarlo per l'Italia presente o futura.

<< E però se avessi alcuna certezza di smerciare in Italia da dugento cinquanta copie della mia edizione, non avrei da gittare

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danaro innanzi tratto per avvisi di gazzette, nè soggiacere alla regola degli sconti richiesti da' librai in Inghilterra. Le copie 250 sarebbero per l'appunto la metà dell'edizione, e ad una ghinea per volume darebbero a un dipresso le lire mille cinquecento richieste a stamparli. A me quindi resterebbe quasi netta l'altra metà dell' edizione che farei di smerciare; in parte qui per via di baratto di libri, che mi son necessari, e dopo che m'è toccato di venderne parecchi per vivere sento assai più che mi mancano; e in parte nel continente per le pubbliche librerie, ec. ec.

« A me, Gino mio, importa più ch' altro il non perdere tanti anni di studi intorno a Dante ed al medio evo, e all'Italia. Cominciai a fare le parti di critico e d'antiquario e pedante per l'Edinburgh Review, perch'ei cominciassero a conoscere una volta davvero docuit quæ maximus Allas in tempi che la razza umana europea non era atta ad intenderlo. Poscia andai innanzi con articoli e libricciuoli sovra i nostri poeti, disegnandomi, pur troppo, di fare arnese e ferruzzo da bottega della mia penna, finchè essendone divenuto stucco fracido, e pur nondimeno continuando per provvedermi miseris viatica canis, tutti i miei provvedimenti ed avanzi tornarono in nulla, e solo mi rimase il vantaggio d'avere ben imparato il modo d'illustrare il poema di Dante. E vi ho tanto studiato sopra e con tanta insistenza, che oggimai non mi bisognerebbe se non tempo e opportunità di stampare, e me ne struggo tanto più quanto nel diradare il poema e il secolo oscurissimo di Dante, parmi d'avere spiato barlume ad esplorare il secolo ignotissimo d'Omero e lo stato della civiltà de' Greci a que' tempi. La traduzione mia della Iliade intendo di stamparla poscia e illustrarla nella guisa medesima per l'appunto adottata da me per la Divina Commedia; e per ultimo volume vorrei aggiungervi un testo greco, dove mi proverei di giovarmi delle novità proposte dal Wolf, dall' Heyne e da Payne Knight, e il mio testo sarebbe fatto per uso de' Greci d'oggi in guisa da persuaderli una volta a leggere in Omero non già spiriti e accenti, bensì piedi musicali ed esametri.

<< Innanzi all' edizione in-4° incominciata, come ti ho detto dianzi, e interrotta, della Commedia, dovea starsi una lunga let terona politica agli uomini letterati italiani, amara forse, ma utile un giorno fors' anche, e vera a ogni modo. n'erano già stampate da 50 e più pagine; pur al libraio, essendosi egli fatto impresario dell' edizione, e riducendola a piccolissimo sesto, la lettera non

servi; onde si giace a mezzo e mezza stampata, e per giunta col rimanente di quel manoscritto in mano degli stralciari che ne faranno ciò che potranno o sapranno: nè me ne curo; - quando, se, pubblicherò l'edizione mia di Dante, io vi porrò quella lettera; e, se perderò ogni speranza dell' edizione, la lettera ad ogni modo sarà stampata, pigliandomi altra occasione e rimutandovi solamente il principio.

<< E parimenti all' Iliade avrei voluto premettere un discorso politico in via di lettera diretta a' Greci su le faccende della loro sacra e misera patria; e mi sarebbe stato caro di potere pubblicare ad un tempo medesimo il volume primo della Commedia e il primo dell'Iliade, della quale mi trovo d'avere fatti e finiti nove libri, che oggimai, dopo studio moltissimo, non mi sembrano indegni del mondo. Il libro terzo stampato nell' Antologia di Firenze l'ho ripulito in guisa che, se tu il rivedrai, ti parrà statua levigata e moventesi. D'altri libri io fo ricopiare, mentre ora ti scrivo, parecchi squarci, tanto che tu pur abbia alcun saggio, che ti giovi ad avvisarmi se la pratica mia lunghissima m'aiuta a trattare meno infelicemente il metodo di tradurre adottato da me, e dal quale le sue mille ed incredibili difficoltà pur non faranno mai ch' io mi diparta. Il copiatore andrà innanzi, finchè l'amico mio, che verrà a pigliarsi quest' involto e dirmi addio, farà far punto al copiatore ed a me. Or tanto che ho tempo e me ne ricordo, pregoti d'ottenere dalla signora Quirina Maggiotti una copia dell' Esperimento di traduzione del primo libro dell' Iliade, dove in alcune carte bianche legatevi insieme troverai parecchi tentativi di ritraduzione qua e là. Lascia andare gli altri, e solo fa di raccozzarmi e spedirmi lo squarcio ove Pallade cala dall'alto a rattenere Achille, che sta per dar addosso ad Agamennone. So che allora, e sono oggimai quindici anni, io rifaceva que' versi con ardore, e che poi io rileggevali con piacere. Forse che oggi, rileggendoli, mi darebbero noia; ma pure impartirebbero fuoco alla nuova mia traduzione. Fa' dunque di rimandarmeli. Cominciano al verso Disse e l'angoscia s'infiammò d'Achille, procedono co' discorsi fra Minerva e il guerriero, e chiudono col ritorno della Diva in Olimpo, ec.

«Per altro a finire la traduzione tutta intera dell'Iliade e illustrarla come vorrei e potrei mi bisognerebbero quattr'anni di lavoro e di quiete, e certezza che smercierei l'edizione mia fuor d'Inghilterra; perchè qui altri libri che inglesi possono avere lode, ma

non mai fare fortuna; e John Bull ha ragione, e gl'Inglesi forestierati chiacchierano di letteratura e poesia forestiera, ma non l'intendono; non però sono oche, per ch' io pure non giurerei d' intendere addentro e a modo i loro poeti; e nondimeno tra bene e male scrivo spesso e mi lascio stampare alle volte in inglese. Frattanto se hai piacere e opportunità di far pubblicare nell' Antologia alcuni altri libri della mia traduzione, io ti manderò il quarto e poscia il quinto e l'un dopo altro sino a tutto il nono; il secondo mi pare finito anch'esso, e non domanda più d'essere ritoccato; ma il primo mi darà tuttavia da pensare; nè per ora potrei affaccendarmi sovra l'Iliade. E però bisognandomi both on account of my public and private character, per dirla all'inglese, di lasciar leggere al mondo le mie opinioni e passioni intorno alla Grecia, il discorso politico, che doveva precedere la versione e le illustrazioni ad Omero, uscirà presto da sè in lingua inglese; e sc la vendita risponderà all' aspettativa, forse che potrò allora stamparlo in italiano co' primi nove libri dell' Iliade, la quale allora potrà dir non foss' altro non omnis moriar.

« Tu più che ad altro attendi a riscrivermi intorno all' edizione di Dante; ma innanzi tratto ti ripregherò di leggere il volume primo già pubblicato in-8°, edizione di Pickering.

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E se mai anche il Boccaccio del Pickering, edizione elegante davvero, fosse capitato fino a Firenze, vedi di leggere quel centinaio di pagine che stanno innanzi al primo volume, e fa' chio possa intendere quando che sia ciò che ne pensi, e ciò che ne dicono non tutti i dottissimi, ma i pochissimi dotti fra' Fiorentini, e il reverendo mio Niccolini fra gli altri. So che Non Cruscanti e Cruscanti mi si faranno nemici; pur credo che i fatti osservati da me su questa faccenda delle questioni grammaticali, e il modo di raccontarli, e i teoremi che ne ho desunti gioveranno un di o l'altro non a rimediare a' guai della lingua, e non a racquetarne le liti, bensì a indicare a ogni modo la radice delle questioni e de' guai. E la radice è quest' unica; che la lingua italiana non è stata mai parlata; che è lingua scritta e non altro, e perciò letteraria e non popolare; e che se mai verrà giorno che le condizioni d'Italia la facciano lingua scritta insieme e parlata, lingua letteraria e popolare ad un tempo, allora le liti e i pedanti andranno al diavolo e dentro a' vortici del fiume Lete in anima e in corpo, e i letterati nom somiglieranno più a' mandarini, e i dialetti non predomineranno

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