Immagini della pagina
PDF
ePub

ཞུམམཅ་ སམ་ལསཅ

[blocks in formation]

ལཨམ་པ} ཅབ་སྡེ་མ་ voོ

pers

vandosi una volta in Polonia deliberò di comperare una o zibellini, con opinion di portargli in Italia e farne un gr gno; e dopo molte pratiche, non potendo egli stesso in in Moscovia, per la guerra che era tra 'l re di Polonia e 10 Moscovia, per mezzo d'alcuni del paese ordinò che un gio minato certi mercatanti moscoviti coi lor zibellini venisse fini di Polonia, e promise esso ancor di trovarvisi, per 1 cosa. Andando adunque il Lucchese coi suoi compagni scovia, giunse al Boristene, il qual trovò tutto duro d 15 come un marmo, e vide che i Moscoviti, li quali per 1 della guerra dubitavano essi ancor de' Poloni, erano già riva, ma non s'accostavano, se non quanto era largo il f conosciutisi l'un l'altro, dopo alcuni cenni, li Moscoviti co

gran festa la medesima Dama di mala voglia ecc. ».

LV. 5. Questo mercatante ecc. Nel testo primitivo conservatoci dal Cod. laurenz. si riscontrano notevoli varianti: « Questo mercatante (si come egli dice) fu una volta in Rossia per comprare zibellini; dove doppo mille pratiche andò con certi del paese per alcuni deserti pur verso settentrione: e là sopra un fiume el quale era tutto duro di giaccio, come un marmo, trovò alcuni homini con molti timbri di zibellini che voleano barattare; e perché stavano con suspetto che la lor mercantia non gli fosse per forza levata non si accostavano più di quanto era largo il fiume, e di li parlavano alto, e dicevano il precio che vole

vano ».

11. Zibellini. Cioè pelliccie di zibellino, la mustela zibellina, che si trova specialmente nella Russia settentrionale, nella Siberia, Tibet e Tartaria, e il cui pelo, per effetto di mimetismo, d'inverno è d' un colore perfettamente bianco, mentre d'estate si fa più o meno scuro. Anche nel sec. XV e XVI queste pelli erano molto usate in Italia cosi nelle vesti femminili, come nelle maschili, quindi assai ricercate. Citerò qualche documento storico. La marchesa Isabella Gonzaga, in una lettera del 1° febbraio 1502, descrivendo l'abbigliamento di Lucrezia Borgia che in quel giorno arrivava in Ferrara, sposa ad Alfonso, fratello di lei, notava che essa era vestita « con una sberna (specie di mautellina?) sopra fodrata de zebelino» (Arch. stor. ital. S. I, App. 11, 1815, p. 302). E il Decembrio nella Vita di Filippo Maria Visconti, e' informa che quel duca a renitente hieme, zibellinis pellibus e Datia usque devectis: medio tempore varis (vajo) et armelinis, aliquando argento

intexta veste usus est ». (Rer.
t. xx, col. 1007). Alla fine d
Lombardia, questi zibellini si
una curiosa storpiatura, sibi
rileva da un passo delle Nup
di Tommaso Calchi, il qual
i doni dall'imperatore Mas
sentati alla sposa Bianca
scrive: «His addidere jaspi
gentas Scyticarum Mustellar
Regum cultui dicatas, aetas
linas vacat». (Cfr. Indagini
bibliogr. sulla Libreria Visco
del D'Adda, P. I, Milano,
XLVIII, p. 135-6 e le Rettif
giunte in principio del volu
ria d'Olao Magno Arcives
De' Costumi de' popoli sett
dotta per M. Remigio fiore
Bindoni, 1561) leggesi un ca
cap. XI) della natura dei
Moscovia e un altro, più
noi, (lib. XVIII, cap. xv)
zibellini e delle pelli loro,
lino è detto: «La sua pelle
zata, massimamente appres
straniere, che attendono p
che all'utile e al commodo

13. Moscovia. Era cosi c tutta la Russia, da Mosca, 11 donde primamente la Mosc nucleo storico della nazione principi di Mosca). Notiam 500 era usatissima presso denominazione di Russia o aveva scritto il C. nella p del Cod. laurenziano.

14. Boristene. Oggi Dni forma latina Borysthenes.

16. Poloni. Nel testo pri laurenz.: Rossiani.

a parlar alto, e domandar il prezzo che volevano dei loro zibellini, ma tanto era estremo il freddo, che non erano intesi; perché le 20 parole, prima che giungessero all'altra riva, dove era questo Lucchese e i suoi interpreti, si gielavano in aria, e vi restavano ghiacciate e prese di modo, che quei Poloni che sapeano il costume, presero per partito di far un gran foco proprio al mezzo del fiume, perché, al lor parere, quello era il termine dove giungeva la voce ancor 25 calda prima che ella fosse dal ghiaccio intercetta; ed ancora il fiume era tanto sodo, che ben poteva sostenere il foco. Onde, fatto questo, le parole, che per spazio d' un'ora erano state ghiacciate, cominciarono a liquefarsi e discender giú mormorando, come la neve dai monti il maggio; e cosí subito furono intese benissimo, benché già 30 gli omini di là fossero partiti: ma perché a lui parve che quelle parole dimandassero troppo gran prezzo per i zibellini, non volle accettare il mercato, e cosí se ne ritornò senza.

LVI. Risero allora tutti: e messer Bernardo, In vero, disse, quella ch'io voglio raccontarvi non è tanto sottile; pur è bella, ed è questa. Parlandosi pochi dí sono del paese o Mondo novamente trovato dai

28. Cominciarono a liquefarsi. Il Cod. laur. offre le seguenti varianti: 1.° « cominciarono a liquefarsi sdrucciolare et descendere »; 2.° « cominciarono a liquefarsi e sdrucciolare et descendere », finché lo stesso C. tolse lo sdrucciolare.

La « bella bugia » che nella redazione definitiva ha acquistato maggiore determinatezza di particolari, e verosimiglianza storica, credo sia stata suggerita al C. dalla lettura di Plutarco. Il quale in uno dei suoi Opuscoli intitolato « come l'uomo possa accorgersi di far profitto nella virtú », parlando di coloro i quali « non fanno che annoverare e misurare i detti degli antichi, senza trarne alcun profitto », aggiunge che ad essi avviene, come già disse uno, « quello che diceva per giuoco Antifane famigliare di Platone, il quale narrava ritrovarsi certa città, ove le parole pronunziate subito si congelavano nell'aria per gran freddura, e dissolvendosi poi nella state, si udivano dagli abitanti le voci pronunziate nel verno. Cosi la maggior parte (disse egli) di quelli che vennero giovani ad ascoltare i discorsi di Platone, appena gl'intesero ben tardo, quando erano già vecchi »>. (Opuscoli, vers. Adriani, ed. cit. P. I, p. 79). Qui abbiamo tutto il nocciolo della « bugia » narrata dal Magnifico Giuliano: i particolari poi, che credo imaginati dal C., si spiegano facilmente col fatto che al suo tempo esisteva un vivo commercio di zibellini, provenienti dalla Russia (e Datia, disse il Decembrio), alla quale il pensiero dell'autore doveva

correre naturalmente per rendere meno inverosimile quel portentoso congelamento delle parole. Si veda che mirabile partito abbia saputo trarre da questa storiella il Rabelais, Pantagruel, lib. IV, capp. 55-56.

LVI. 3. Parlandosi ecc. « Nel 1497, regnante in Portogallo Emanuele il Grande, Vasco di Gama passò finalmente il Capo di Buona Speranza, e arrivò alle Indie Orientali per Mozambico. » Cosi nelle Lett. ital.; ma non bisogna dimenticare che il primo a girare il capo detto dapprincipio tormentoso (tempestoso), e poi da re Giovanni II di Portogallo ribattezzato col nome di Buona Speranza, fu un altro portoghese, Bartolomeo Diaz, che con la sua scoperta fatta nell'agosto del 1486, coronò la non interrotta serie di ardite esplorazioni che i Portoghesi da settant'anni facevano lungo le coste occidentali dell' Africa. Il Diaz però lasciava al da Gama il vanto di toccare per primo le rive dell' India. Forse il Camoens, glorificando nei Lusiadi, l'epopea nazionale del Portogallo, il nome e l'opera di Vasco da Gama, fu la causa principale per cui il Diaz rimase tanto tempo nell'ombra. (Cfr. Vivien de S. Martin, Hist. de la Géogr. Paris, 1873, pp. 309-310 e pp. 337 sgg.).

Novamente trovato ecc. Per comprendere la forza di questo novamente, va ricordato non solo che la scoperta era recente, ma che, specie durante tutto il primo decennio del sec. XVI, le esplorazioni e le scoperte dei Portoghesi nelle Indie orientali furono proseguite con ardore incessante

marinari portoghesi, e dei varii animali e d'altre cose che essi di 5 colà in Portogallo riportano, quello amico del qual v'ho detto affermò, aver veduto una scimia di forma diversissima da quelle che noi siamo usati di vedere, la quale giocava a scacchi eccellentissimamente; e, tra l'altre volte, un dí essendo inanzi al re di Portogallo il gentilom che portata l'avea, e giocando con lei a scacchi, la scimia fece alcuni 10 tratti sottilissimi, di sorte che lo strinse molto; in ultimo gli diede scaccomatto; perché il gentilomo turbato, come soglion esser tutti quelli che perdono a quel gioco, prese in mano il re, che era assai grande, come usano i Portoghesi, e diede in su la testa alla scimia una grande scaccata; la qual subito saltò da banda, lamentandosi 15 forte, e parea che domandasse ragione al re del torto che le era fatto. Il gentilomo poi la reinvitò a giocare; essa avendo alquanto ricusato con cenni, pur si pose a giocar di novo, e, come l'altra volta avea fatto, cosí questa ancora lo ridusse a mal termine: in ultimo, vedendo la scimia poter dar scaccomatto al gentilom, con una 20 nova malizia volse assicurarsi di non esser più battuta; e chetamente, senza mostrar che fosse suo fatto, pose la mano destra sotto l cubito sinistro del gentilomo, il qual esso per delicatura riposava sopra un guancialetto di taffettà, e prestamente levatoglielo, in un

e con incessante fortuna. Era naturale che anche in Italia, e forse in Italia piu che altrove, le notizie di quei viaggi meravigliosi suscitassero le fantasie e fornissero ampia materia ai discorsi dei contemporanei del nostro A. Il quale non è improbabile che conoscesse qualcuno dei molti opuscoli, oggi rarissimi, che nel principio del Cinquecento iniziavano o meglio svolgevano piú largamente la letteratura di viaggi, come i tre seguenti: Gesta proxime per Portugallenses in India, Romae, 1506; Emanuelis Portugalliae Regis Epistola, de provinciis et locis Orientalis partis suae ditionis per eum subactis, 1508; Emmanuelis Epistolae de victoriis habitis in India et Malacha, 1515. In mancanza di questi, il lettore può ricorrere, oltre, che alla nota Raccolta di viaggi del Ramusio (amico del C.), alla importante Relazione di Leonardo da Cà Masser alla Serenissima Repubblica di Venezia sopra il commercio dei Portoghesi nell' India ecc. (1497-1506) pubblicata nell'Arch. stor. ital. Append. t. II, p. 1-50. e alla Lettera di Giovanni da Empoli ecc. pubblicata e illustrata con la vita del viaggiatore fiorentino, nell' Arch. cit. Append. t. II, pp. 9-91. Alla storia delle relazioni del re di Portogallo con l'Italia in quel tempo si riconnette la famosa ambasceria che il 12 marzo 1514 entrava solennemente in Roma a prestare ubbidienza a Leone X,

in nome di re Emanuele recando un superbo elefante, carico di doni preziosissimi. Che se la scimmia ricordata dall' A. era valente giuocatrice di scacchi, quell' elefante non era da meno. Di lui ammirarono i Romani -e fors' anche il C. con loro il portentoso ingegno, che gli permetteva di chinare il ginocchio dinanzi a papa Leone e perfino di intendere due lingue, la portoghese e l'indiana! (Vedi l'articolo di V. Rossi, Un elefante famoso, Alessandria, 1890, estr. dall' Intermezzo, a. 1, num. 28-30).

10. Tratti. Mosse abilissime, per cui ridusse il competitore alle strette. (Cas.).

12. Il re. S'intende quel pezzo che nel giuoco degli scacchi ha questo nome.

16. Reinvitò. Esattamente etimologico: dell'uso rinvitò. (Lett. it.).

22. Per delicatura. Espressione efficace ad indicare come questo appoggiarsi al gomito sopra un guancialetto, fosse segno di mollezza.

23. Taffettà. Era una stoffa di seta assal morbida e leggera, e, si capisce, adatta e usata ad involgere i soffici guanciali. Anche il Bembo, nel 1541, già vecchio cardinale in una lettera inedita indirizzata a M. Cola Bruno lo incaricava di provvedergli due guancialetti di piuma di cigno e di far! poi coprire di tafetà cremosi ». (Cod. 1111 della Nazion. di Parigi).

medesimo tempo con la man sinistra gliel diede matto di pedina, e con la destra si pose il guancialetto in capo, per farsi scudo alle per- 25 cosse; poi fece un salto inanti al re allegramente, quasi per testimonio della vittoria sua. Or vedete se questa scimia era savia, ́avveduta e prudente. Allora messer Cesare Gonzaga, Questa è forza, disse, che tra l'altre scimie fosse dottore, e di molta autorità; e penso che la Republica delle scimie Indiane la mandasse in Portogallo per 30 acquistar reputazione in paese incognito. Allora rise e della ognun bugía e della aggiunta fattagli per messer Cesare. LVII. Cosí, seguitando il ragionamento, disse messer Bernardo : Avete adunque inteso delle facezie che sono nell'effetto e parlar continuato, ciò che m'occorre; perciò ora è ben dire di quelle che consistono in un detto solo, ed hanno quella pronta acutezza posta brevemente nella sentenzia o nella parola: e siccome in quella prima 5 sorte di parlar festivo s'ha da fuggir, narrando ed imitando, di rassomigliarsi ai buffoni e parassiti, ed a quelli che inducono altrui à ridere per le lor sciocchezze; cosí in questo breve devesi guardare il Cortegiano di non parer maligno e velenoso, e dir motti ed arguzie solamente per far dispetto e dar nel core; perché tali omini spesso 10 per difetto della lingua meritamente hanno castigo in tutto 'l corpo.

LVIII. Delle facezie adunque pronte, che stanno in un breve detto, quelle sono acutissime, che nascono dalla ambiguità: benché non sempre inducono a ridere, perché più presto sono laudate per ingeniose che per ridicule: come pochi di sono disse il nostro messer Annibal Paleotto ad uno che gli proponea un maestro per insegnar 5

24. Gliel diede ecc. Avanzando una pedina diede scaccomatto al re; il che dicesi di quella mossa per la quale si offende il re senza che possa difendersi e cosí si vince il giuoco. (Lett. it.).

26. Inanti al re. Al re di Portogallo, che era presente, non certo a quello di scacchi. 28. E forza ecc. Doveva certo essere. 31. Della bugia. Antonfrancesco Doni nella sua Seconda Libraria (Vinegia, 1551, c. 99r.) scrive: Erasmus Rotterodamus noster finge che uno scimiotto fossi assuefatto da un suo padrone di giuocare alli scacchi, e in breve tempo si fece tanto pratico, che molte volte, anzi la maggior parte vinceva ». E qui narra brevemente e con parecchie varianti l'aneddoto riferito in questo luogo dal C. Ma fra le opere di Erasmo indarno ho cercato questa « bugia », che probabilmente il bizzarro fiorentino aveva letto solo nel Cortegiano, divertendosi, come talvolta faceva, di dare una citazione fantastica.

LVII. 3. Ora è ben dire ecc. Questo passo non è che un' amplificazione del Ciceroniano (de Orat. II, 60): « In dicto autem

ridiculum est id, quod verbi aut sententiao quodam acumine movetur. Sed ut in illo superiore genere vel narrationis vel imitationis vitanda est mimorum ethologorum similitudo, sic in hoc scurrilis oratori dicacitas magno opere fugienda est.

7. Parassiti. Nel Cod. laurenz. è scritto ripetutamente dal copista parasciti. 8. In questo breve. Sott. parlare. 10. Dar nel core. Pungere, ferire nel vivo.

LVIII. 1. Delle facezie ecc. Similmente Cicerone (de orat. II, 61): « Ex ambiguo dicta vel argutissima putantur...»; e più innanzi (11, 62): « Ambigua sunt in primis acuta atque in verbo posita non in re; sed non fere magnum risum movent, magis ut belle et litterate dicta laudantur ».

5. Annibal Paleotto. Gentiluomo bolognese, di antica e onorevole famiglia, doveva essere assai noto (il nostro, dice il Bibbiena, parlando di lui) anche nella Corte d' Urbino. Leone X che, durante la sua legazione in Bologna, ne aveva conosciuto la grande esperienza e prudenza, lo creava senatore della sua patria con un breve

10

grammatica a suoi пgio, e poi che gliel' ebbe laudato dotto, venendo al salario disse, che oltre ai denari volea fornita per abitare e dormire, perché esso non avea letto: a Annibal subito rispose: E come pò egli esser dotto, se no

Eccovi come ben si valse del vario significato di quel no Ma perché questi motti ambigui hanno molto dell' acuto, l'omo le parole in significato diverso da quello che le pi gli altri, pare, come ho detto, che più presto movano mar riso, eccetto quando sono congiunti con altra maniera di d 15 sorte adunque di motti che più s'usa per far ridere è. aspettiamo d'udir una cosa, e colui che risponde ne dice chiamasi fuor d'opinione. E se a questo è congiunto lo motto diventa salsissimo; come l'altr' ieri, disputandosi bel mattonato nel camerino della signora Duchessa, dop 20 role voi, Joanni Cristoforo, diceste: Se noi potessimo aver di Potenza, e farlo ben spianare, saría molto a proposito, è il più bel matto nato ch'io vedessi mai. Ognun rise m dividendo quella parola mattonato faceste lo ambiguo; che si avesse a spianare un vescovo, e metterlo per pav 25 camerino, fu fuor di opinione di chi ascoltava; cosí riu argutissimo e risibile.

assai onorifico del 1° luglio 1514, redatto dal Bembo. (V. Bembo, Epistolar. Leonis X nom. script. lib. VIII, n. 31, registrata nei Leonis X Regesta, 1888, n. 10110). Mori in Roma due anni dopo, degno figlio di quel Vincenzo, che fu illustre giureconsulto e ornamento dello studio bolognese e ferrarese (Fantuzzi, Notizie degli scritt. bologn. t. VI, 1788, pp. 261-4). Alle relazioni amichevoli del C. con la famiglia bolognese dei Paleotti ha un notevole accenno una lettera inedita di lui, inserita negli Studi e documenti ecc.

9. Ha letto. Già il Volpi ebbe a notare che lo stesso scherzo si trova in un sonetto burlesco di Antonio Alamanni: « Vorrei costi dal Tibaldeo sapessi S'un crudo, senza legne, esser può cotto; E se quel ch'è d'un sol, può esser d' otto: O se non può aver letto un che leggessi n. (V. Sonetti del Burchiello e d'altri, Firenze, 1568, p. 82).

11. Ma perché ecc. Trova riscontro nel seguente passo del de orat. (II, 62): « Ambiguum per se ipsum probatur id quidem, ut ante dixi, vel maxime; ingeniosi enim videtur vim verbi in aliud, atque caeteri accipiant, posse ducere; sed admirationem magis quam risum movet, nisi si quando incidit in aliud genus ridiculi ».

14. Quella sorte ecc. E Cicerone (ib.): "Sed scitis esse notissimum ridiculi genus,

quum aliud expectamus, al nobismet ipsis noster erro Quodsi admixtum est etiam salsius». Il fuor d' opinion ceroniano praeter expectati

20. Il Vescovo di Potenza sere certo quell' Iacopo di che fu in quella diocesi da (Ughelli, Italia sacra, 172 sul quale si sbizzarri la mana al tempo di Leone accanto a fra Mariano e a lettera satirica di Pietro Ar da Vittorio Rossi in append nate di Pietro Aretino ec rino, Clausen, 1891, p. 167 « iurisconsulto de materia, malignità e mordacità » I mento dell' Elefante, p. 12.

22. Matto nato. Lo stess mo nelle Facezie del Dom p. 320), il quale però è pr gesse dal nostro A. da lui c che un amico di M. Simone strandogli un suo luogo, un bel mattonato: perche disse M. Simone. Rispose sente io ho difficultà di m disse, spianare il vostro N suo parente matticcio ».

« IndietroContinua »