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III. Anzi, disse il signor Gasparo, e questo e molte altre cose son piú al proposito, che 'l formar questa Donna di Palazzo; atteso che le medesime regule che son date per lo Cortegiano, servono ancor alla Donna; perché cosí deve ella aver rispetto ai tempi e i lochi, ed osservar, per quanto comporta la sua imbecillità, tutti quegli altri 5 modi di che tanto s'è ragionato, come il Cortegiano. E però in loco di questo, non sarebbe forse stato male insegnar qualche particularità di quelle che appartengono al servizio della persona del Principe, che pur al Cortegian si convien saperle, ed aver grazia in farle; o veramente dir del modo che s'abbia a tener negli esercizii del corpo, e come cavalcare, maneggiar l'arme, lottare, ed in che consiste la difficultà di queste operazioni. Disse allor la signora Duchessa ridendo: I Signori non si servino alla persona di cosí eccellente Cortegiano, come è questo: gli esercizii poi del corpo, e forze e destrezze della persona, lasseremo che messer Pietro Monte nostro 15 abbia cura d'insegnar, quando gli parerà tempo piú commodo; perché ora il Magnifico non ha da parlar d'altro che di questa Donna, della qual parmi che voi già cominciate aver paura, e però vorreste farci uscir di proposito. Rispose il Frigio: Certo è, che impertinente e for di proposito è ora il parlar di donne, restando massimamente 20 ancora che dire del Cortegiano, perché non si devria mescolar una cosa con l'altra. Voi sete in grande errore, rispose messer Cesar Gonzaga; perché come corte alcuna, per grande che ella sia, non pò aver ornamento o splendore in sé, né allegria senza donne, né Cortegiano alcun essere aggraziato, piacevole o ardito, né far mai 25 opera leggiadra di cavalleria, se non mosso dalla pratica e dall'amore e piacer di donne: cosí ancora il ragionar del Cortegiano è sempre imperfettissimo, se le donne, interponendovisi, non danno lor parte

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non m'inganno; e la stessa redazione definitiva del cod. laurenz. parrebbe giustificare questa lezione. Io per altro ho creduto di doverla correggere, attenendomi alla redazione primitiva del codice medesimo; interpretando il passo cosi: «I modi dei quali essi piú si pregiano, cioè i modi piú pregiati ». E questa interpretazione mi sembra sotto ogni riguardo preferibile.

III. 2. Formar. Come s'è già visto, ha il significato di ritrarre, venir figurando alla latina.

5. Imbecillità. È presa nel significato etimologico e proprio che aveva già presso i Latini, di debolezza.

9. Che pur ecc. Più correttamente, ma con minore efficacia: «e che pure al Cortegiano si convien sapere e fare con gra zia».

13. I Signori ecc. Il C. aveva scritto: I Signori non se servino alla persona di tosi singular ecc. »; poi «I Signori non si

servino ecc. ». Perciò tengo nel testo la forma servino, la quale, dato che non fosse un errore di penna, mostrerebbe nell'A. l'intenzione di adoperare il congiuntivo (servano) e di far dire alla Duchessa: «I Signori facciano a meno di servirsi della per

sona ecc. ».

15. Pietro Monte. Vedasi la nota relativa del lib. I, cap. v, 20. Nel testo primitivo del Cod. Laurenz. questo passo si legge cosi : « al quale (cortegiano) serà bene che il nostro messer Pietro Monte habbia cura di insegnare li essercitij e le forze, e destrezze della persona: et il Mag. dia principio al parlar di questa Donna excellente, della qual parmi ecc. »

19. Impertinente. Secondo il significato originario, sconveniente, cioè, come annota il Rig., non attinente al tempo e all'argo

mento.

28. Non danno lor ecc. Il C. aveva scritto dapprima: «Non gli danno ecc. ».

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di quella grazia, con la quale fanno perfetta ed adornano la Corte 30 giania. Rise il signor Ottaviano, e disse: Eccovi un poco di quel l'esca che fa impazzir gli omini.

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IV. Allor il signor Magnifico, voltatosi alla signora Duchessa. Signora, disse, poiché pur cosí a voi piace, io dirò quello che m'oc corre, ma con grandissimo dubbio di non satisfare; e certo molto minor fatica mi saria formar una Signora che meritasse esser regina del 5 mondo, che una perfetta Cortegiana: perché di questa non so io da che pigliarne lo esempio; ma della regina non mi bisogneria andar troppo lontano, e solamente basteriami imaginar le divine condizioni d'una Signora ch'io conosco, e, contemplando, indirizzar tutti i pensier miei ad esprimer chiaramente con le parole quello che molti 10 veggon con gli occhi; e quando altro non potessi, lei nominando avrei satisfatto all' obligo mio. Disse allora la signora Duchessa: Non uscite dai termini, signor Magnifico, ma attendete all'ordine dato, e formate la Donna di Palazzo, acciò che questa cosí nobil Signora abbia chi possa degnamente servirla. Seguitò il Magni15 fico: Io adunque, Signora, acciò che si vegga che i comandamenti vostri possono indurmi a provar di far quello ancora ch'io non so fare, dirò di questa Donna eccellente come io la vorrei; e formata ch'io l'averò a modo mio, non potendo poi averne altra, terrolla come mia a guisa di Pigmalione. E perché il signor Gaspar ha detto, 20 che le medesime regule che son date per lo Cortegiano, serveno ancor alla Donna: io son di diversa opinione; ché, benché alcune qualità siano comuni, e cosí necessarie all'omo come alla donna, son poi alcun'altre che più si convengono alla donna che all'omo, ed al cune convenienti all'omo, dalle quali essa deve in tutto esser aliena. 25 Il medesimo dico degli esercizii del corpo; ma sopra tutto parmi che nei modi, maniere, parole, gesti, portamenti suoi, debba la donna essere molto dissimile dall' omo; perché come ad esso conviene mostrar una certa virilità soda e ferma, cosí alla donna sta ben aver una tenerezza molle e delicata, con maniera in ogni suo movimento 30 di dolcezza feminile, che nell' andare e stare e dir ciò che si voglia sempre la faccia parer donna, senza similitudine alcuna d'omo. Aggiungendo adunque questa avvertenzia alle regule che questi signori hanno insegnato al Cortegiano, penso ben che di molte di quelle ella debba potersi servire, ed ornarsi d'ottime condizioni, come dice il 35 signor Gaspar; perché molte virtú dell' animo estimo io che siano

IV. 8. D'una Signora ecc. Cioè della Duchessa Elisabetta lí presente.

12. Dai termini. Dai limiti imposti alla trattazione.

19. Pigmalione. Allude al mito di Pigmalione, re di Cipro, il quale, innamoratosi della statua d'avorio, da lui stesso foggiata, rappresentante una fanciulla bellissima, e

ottenuto da Afrodite che le fosse infusa la vita, la prese in moglie e ne ebbe in figlio Pafo (Cfr. Ovidio, Metamorphos. lib. X, 243).

27. Molto dissimile ecc. Prima il C. aveva scritto: « quanto piú po' dissimile dall'omo perché come ad esso in ogni cosa convien ❤

ecc. ».

alla donna necessarie cosí come all'omo; medesimamente la nobilità, il fuggire l'affettazione, l'essere aggraziata da natura in tutte l'operazion sue, l'esser di boni costumi, ingeniosa, prudente, non superba, non invidiosa, non maledica, non vana, non contenziosa, non inetta, sapersi guadagnar e conservar la grazia della sua Signora 40 e di tutti gli altri, far bene ed aggraziatamente gli esercizii che si convengono alle donne. Parmi ben che in lei sia poi più necessaria la bellezza che nel Cortegiano, perché in vero molto manca a quella donna a cui manca la bellezza. Deve ancor esser piú circunspetta, ed aver più riguardo di non dar occasion che di sé si dica male, 45 e far di modo che non solamente non sia macchiata di colpa, ma né anco di sospizione, perché la donna non ha tante vie da difendersi dalle false calunnie, come ha l'omo. Ma perché il conte Ludovico ha esplicato molto minutamente la principal profession del Cortegiano, ed ha voluto ch'ella sia quella dell'arme; parmi ancora con- 50 veniente dir, secondo il mio giudicio, qual sia quella della Donna di Palazzo: alla qual cosa quando io averò satisfatto, pensarommi d'esser uscito della maggior parte del mio debito.

V. Lassando adunque quelle virtú dell'animo che le hanno da esser communi col Cortegiano, come la prudenzia, la magnanimità, la continenzia, e molte altre; e medesimamente quelle condizioni che si convengono a tutte le donne, come l'esser bona e discreta, il saper governar le facultà del marito e la casa sua e i figlioli quando 5 è maritata, e tutte quelle parti che si richieggono ad una bona madre di famiglia: dico, che a quella che vive in corte parmi convenirsi sopra ogni altra cosa una certa affabilità piacevole, per la qual sappia gentilmente intertenere ogni sorte d'omo con ragionamenti grati ed onesti, ed accommodati al tempo e loco, ed alla qua- 10 lità di quella persona con cui parlerà, accompagnando coi costumi placidi e modesti, e con quella onestà che sempre ha da componer tutte le sue azioni, una pronta vivacità d'ingegno, donde si mostri aliena da ogni grosseria; ma con tal maniera di bontà, cha si faccia estimar non men pudica, prudente ed umana, che piacevole, arguta 15 e discreta: e però le bisogna tener una certa mediocrità difficile, e quasi composta di cose contrarie, e giugner a certi termini appunto, ma non passargli. Non deve adunque questa Donna, per volersi far estimar bona ed onesta, esser tanto ritrosa e mostrar tanto d'aborrire e le compagnie e i ragionamenti ancor un poco lascivi, che 20 ritrovandovisi se ne levi; perché facilmente si poria pensar ch'ella

53. D'esser uscito ecc. È locuzione poco comune e poco propria, invece di « aver soddisfatto ecc. ».

V. 13. Donde si mostri ecc. Per cui motri sempre la finezza del suo spirito e della ua educazione. Nella prima redazione del

Cod. laurenz. si legge: « una prontezza di ingegno che la faccia estimar non meno prudente, savia, et arguta, che humana, piacevole e pudica: e però gli bisogna ecc.».

21. Perché facilmente ecc. La ragione qui addotta dal Magnifico Giuliano non vale

fingesse d'esser tanto austera per nascondere di sé quello ch'ella dubitasse ch'altri potesse risapere; e i costumi cosí selvatichi son sempre odiosi. Non deve tampoco, per mostrar d'esser libera e pia25 cevole, dir parole disoneste, né usar una certa domestichezza intemperata e senza freno, e modi da far creder di sé quello che forse non è; ma ritrovandosi a tai ragionamenti, deve ascoltargli con un poco di rossore e vergogna. Medesimamente fuggir un errore, nel quale io ho veduto incorrer molte; che è, il dire ed ascoltare vo30 lentieri chi dice mal d'altre donne: perché quelle che, udendo narrar modi disonesti d'altre donne, se ne turbano e mostrano non credere, ed estimar quasi un mostro che una donna sia impudica, danno argomento che, parendo lor quel diffetto tanto enorme, esse non lo commettano; ma quelle che van sempre investigando gli amori del35 l'altre, e gli narrano cosí minutamente e con tanta festa, par che lor n'abbiano invidia, e che desiderino che ognun lo sappia, acciò che il medesimo ad esse non sia ascritto per errore; e cosí vengon in certi risi, con certi modi, che fanno testimonio che allor senton sommo piacere. E di qui nasce che gli omini, benché paia che le 40 ascoltino volentieri, per lo più delle volte le tengono in mala opinione, ed hanno lor pochissimo riguardo, e par loro che da esse con que' modi siano invitati a passar più avanti, e spesso poi scorrono a termini che dan loro meritamente infamia, ed in ultimo le estimano cosí poco, che non curano il lor commercio, anzi le hanno in 45 fastidio: e, per contrario, non è omo tanto procace ed insolente, che non abbia riverenzia a quelle che sono estimate bone ed oneste; perché quella gravità temperata di sapere e bontà è quasi un scudo contra la insolenzia e bestialità dei presuntuosi; onde si vede che una parola, un riso, un atto di benivolenzia, per minimo ch' egli sia, 50 d'una donna onesta, è più apprezzato da ognuno, che tutte le demostrazioni e carezze di quelle che cosí senza riservo mostran poca vergogna; e se non sono impudiche, con quei risi dissoluti, con la loquacità, insolenzia, e tai costumi scurili, fanno segno d'essere.

VI. E perché le parole sotto le quali non è subietto di qualche importanzia, son vane e puerili, bisogna che la Donna di Palazzo,

ad altro che a mostrarci quali fossero i criterî morali di quel tempo, e in qual modo come si credesse allora di giustificare certi fatti che a noi oggi parrebbero sconvenientissimi.

27. Deve ascoltargli ecc. Il Piccolomini nel citato dialogo La Raffaella ovvero della bella creanza delle donne (ed. cit. p. 39) esagera questa avvertenza, al punto da farla diventare raffinata e immorale ipocrisia, là dove fa dire alla Raffaella che la giovane « non solo ha da guardar nelle occasioni ch'ella ha da pigliare... che altri

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oltre al giudicio di conoscere la qualità di colui con cui parla, per intertenerlo gentilmente, abbia notizia di molte cose; e sappia, parCando, elegger quelle cose che sono a proposito della condizion di 5 colui con cui parla, e sia cauta in non dir talor non volendo parole che lo offendano. Si guardi, laudando sé stessa indiscretamente, ovvero con l'esser troppo prolissa, non gli generar fastidio. Non vada mescolando nei ragionamenti piacevoli e da ridere cose di gravità, né meno nei gravi facezie e burle. Non mostri inettamente di saper 10 quello che non sa, ma con modestia cerchi d'onorarsi di quello che sa, fuggendo, come si è detto l'affettazione in ogni cosa. In questo modo sarà ella ornata di boni costumi, e gli esercizii del corpo convenienti a donna farà con suprema grazia, e i ragionamenti suoi saranno copiosi, e pieni di prudenzia, onestà e piacevolezza; e cosí 15 sarà essa non solamente amata ma reverita da tutto 'l mondo, e forse degna d'esser agguagliata a questo gran Cortegiano, cosí delle condizioni dell'animo come di quelle del corpo.

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VII. Avendo insin qui detto il Magnifico, si tacque, e stette sopra li sé, quasi come avesse posto fine al suo ragionamento. Disse allora Il signor Gasparo: Voi avete veramente, signor Magnifico, molto adornata questa Donna, e fattola di eccellente condizione: nientedimeno parmi che vi siate tenuto assai al generale, e nominato in lei 5 alcune cose tanto grandi, che credo vi siate vergognato di chiarirle; più presto le avete desiderate, a guisa di quelli che bramano talor cose impossibili e sopranaturali, che insegnate. Però vorrei che ci lichiariste un poco meglio quai siano gli esercizii del corpo convenienti a Donna di Palazzo, e di che modo ella debba intertenere, e 10 quai sian queste molte cose di che voi dite che le si conviene aver notizia; e se la prudenzia, la magnanimità, la continenzia, e quelle molte altre virtú che avete detto, intendete che abbian ad aiutarla solamente circa il governo della casa, dei figlioli e della famiglia; l che però voi non volete che sia la sua prima professione: o ve- 15 ramente allo intertenere, e far aggraziatamente questi esercizii del corpo; e per vostra fé guardate a non mettere queste povere virtú a cosí vile officio, che abbiano da vergognarsene. Rise il Magnifico, e disse: Pur non potete far, signor Gasparo, che non mostriate mal animo verso le donne; ma in vero a me pareva aver detto assai, 20 e massimamente presso a tali auditori; ché non penso già che sia alcun qui che non conosca, che, circa gli esercizii del corpo, alla lonna non si convien armeggiare, cavalcare, giocare alla palla, lottare, e molte altre cose che si convengono agli omini. Disse

VI. 3. Per intertenerlo gentilmente ecc. La redazione primitiva del cod. laurenz. Continua a sappia che si dire e però habbia ecc..

18. Condizioni. Qui, come spesso nel C. e

come anche nel capitolo seguente, ha il significato di qualità.

VII. 17. E per vostra fé. Nella redazione primitiva del cod. laurenz.: «e per amor

de Dio».

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