Uno, nessuno e centomila

Copertina anteriore
Feltrinelli Editore, 1993 - 221 pagine
"Uno, nessuno e centomila" (1926) fu definito da Pirandello "romanzo testamentario". Si tratta infatti del suo ultimo romanzo e segna il culmine della riflessione sulla disgregazione del soggetto iniziata con "Il fu Mattia Pascal" (1904). Attraverso la tragedia di Vitangelo Moscarda - che scopre di essere estraneo a se stesso, "costruito" dagli altri a modo loro, molteplice quante sono le situazioni in cui si trova - Pirandello costruisce una delle rappresentazioni più efficaci dell'assurdità dell'uomo moderno, e delinea la sua filosofia. Alla base della sua visione del mondo, come mostra il filosofo Remo Bodei, c'è la sfiducia che l'uomo possa accrescere la sua coscienza in modo positivo attraverso la messa in luce e il superamento delle contraddizioni.
 

Sommario

Sezione 1
Sezione 2
Sezione 3
Sezione 4
Sezione 5
Sezione 6
Sezione 7
Sezione 8
Sezione 15
Sezione 16
Sezione 17
Sezione 18
Sezione 19
Sezione 20
Sezione 21
Sezione 22

Sezione 9
Sezione 10
Sezione 11
Sezione 12
Sezione 13
Sezione 14
Sezione 23
Sezione 24
Sezione 25
Sezione 26
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