STORIA DEGLI ITALIANI PER CESARE CANTÙ Prima edizione napoletana eseguita sulla prima torinese Ex libris di halame Ne idolatri del passato, nè abbagliati dal presente, e confidenti nell' avvenire, seguendo con attenzione e sincerità l'evoluzione di quel fatto complesso che si chiama incivilimento, specialmente nel nostro paese, abbiam veduto dallo sciogliersi dell' impero romano cominciare uno sminuzzamento di sovranità, che la ridusse perfino a villaggi e a semplici castelli. Carlo Magno tentò agglomerarli per mezzo della Chiesa e del sistema benefiziario, divenuto poi feudale: e la restaurazione dell'impero d'Occidente ricollocò il rappresentante e l'eletto dei Romani sopra ai baroni conquistatori e ai re stranieri, non già con una dominazione a modo degli antichi augusti, ma con un patronato. Neil universale gerarchia che chiamavasi cistianità, solo l' imperatore possedeva la delegazione sociale; re e principi riconosceansi di delegazione imperiale, fin quando Filippo il Bello di Francia, nell'intento di contrariare la Chiesa, pretese regnare per grazia di Dio. I baroni, investiti del suolo e della sovranità territoriale, prestavano omaggio al caposignore, ma del resto operavano indipendenti; e tali si resero pure i vescovi e le città, fosse allo scopo di garentire le antiche consuetudini, fosse per usufruttare le franchigie feudali. Tale sistema si svolse ne' secoli, che, anche dopo tanti studi, malissimo sono conosciuti, si per le menzogne di quei che in essi vogliono combattere il presente o far ribramare un passato irremeabile; si per la frivolezza dei manovali della letteratura che, superbamente drappeggiandosi ne'pregiudizî, sentenziano ad aneddoti ed epigrammi; si per la reale difficoltà d'intendere, nella impersonale Cantu, St. degli Ital. - V, 1 |