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SONETTO VII.

ARGOMENTO.

Mirabili effetti in lui prodotti dagli occhi della sua donna, quando prima la vide : fuoco, pianto, desiderio d' un bene fuori di sc, e non saputo dove.

NON so se e' s'è l' immaginata luce
Del suo primo fattor, che l'alma sente,
O se dalla memoria o dalla mente
Alcuna altra beltà nel cuor traluce;

O se nell'alma ancor risplende e luce
Del suo primiero stato il raggio ardente,
Di se lasciando un non so che cocente,
Ch'è forse quel ch'a pianger mi conduce.

Quel ch' io sento e ch'io veggio, e chi mi guidi
Meco non è, nè so ben veder dove

Trovar mel possa, e par ch' altri me 'l mostri.

Questo, donna, m'avvien poi ch' io vi vidi,
Ch'un dolce amaro, un sì e no mi muove;
Certo saranno stati gli occhi vostri.

MADRIGALE I.

ARGOMENTO.

Per la gran luce sfavillante negli occhi di colei che l'innamora, trascende coll' intelletto a bearsi nel primo amore.

S'EGLI è che d' uom mortal giusto desio
Porti dal mondo a Dio,

Principio eterno, alcuna cosa bella,
Tale esser credo il mio, però che quella
Donna, per cui ogni altra cosa obblio,
Opra ammiro gentil del suo fattore,

Nè d' altro, amando, ella sel vede, ho cura.
Ned è gran meraviglia,

Perch' effetto non è del valor mio

Se l'alma per natura,

Che per gli occhi invaghita scende fuore,
S' appoggia agli occhi a cui si rassomiglia,
E per quelli ascendendo al primo amore,
Come a suo fin, loro ammirando onora;
Ch' amar dee l' opra
chi 'l suo fabro adora.

SONETTO VIII.

ARGOMENTO.

Maravigliosi effetti del nobile amore, e sue disformità dal sensuale.

NON è colpa mai sempre empia e mortale
Per immensa bellezza un grande amore,
Se poi si lascia rammollito il cuore
Sì, che 'l penetri un bel divino strale.

Amore sveglia, e muove, e impenna l' ale
Per alto volo, ed è spesso il suo ardore
Il primo grado ond' al suo creatore,
Non ben contenta quì, l' anima sale.

L'amor che di te parla, in alto aspira,
Ned è vano e caduco; e mal conviensi
Arder per altro a cuor saggio e gentile:

L'un tira al cielo, e l' altro a terra tira:
Nell' alma l' un, l'altro abita nei sensi,
E l'arco volge a segno e basso e vile.

SONETTO IX. /

ARGOMENTO.

Una speranza certa va col nobile amore, ma fallace è quella che il caduco

accompagna.

BEN

EN può talor col mio ardente desio
Salir la speme, e non esser fallace;
Che, s'ogni nostro affetto al ciel dispiace,
Fatto a che fine avrebbe 'l mondo Iddio?

Qual più giusta cagion dell' amarti io,
Che render gloria a quell' eterna pace
Onde pende il divin che di te piace,
E ch' ogni cor gentil fa casto e pio?

Fallace speme

ha sol l'amor che muore

Con la beltà che scema a ciascun' ora,
Perch'è suggetto al variar d' un viso.

Certa è ben quella in un pudico cuore,
Che per cangiar di scorza non si sfiora
Nè langue, e quì caparra il paradiso.

SONETTO X.

ARGOMENTO.

Non è possibile vedere alcuna bellezza e non amarla. Beato chi può per quella trascendere alla divina! misero chi nel breve uman contento si ferma !

PASSA per gli occhi al cuore in un momento
Di beltate ogni obbietto e leggiadria
Per sì piana, ed aperta, e larga via,
Che 'nvan forza il contrasta e ardimento.

Ond' io dubbio fra me temo, e pavento
L' error ch' ogni alma dal suo fin desvia,
Nè so qual vista tra i mortali sia,

Che non si fermi al breve uman contento.

Pochi s'alzano al cielo; a chiunque vive

D'amor nel fuoco e bee del suo veleno, (Poichè fatale è amore al viver dato) Se grazia.nol trasporta all' alte e dive Bellezze, e i desir là volti non sieno, Oh che miseria è l'amoroso stato!

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