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(VI)

vellando di alcuni monumenti fpettanti alla Chiesa di Nardò confeffa effergli ftati comunicati ab illuftriffimo, reverendiffimo Domino D. Antonio Sanfelice Patricio Neapolitano inclita generis nobilitate æque ac virtutibus, necnon doctrina,& eruditione clariffimo, a quo abfolutiffimam Neritina Ecclefiæ fuæ Hiftoriam fummo cum eruditorum plaufu in dies fingulos expectamus (1). Pretende però l'Avverfario abbattere una tale confeffione del Vefcovo di Nardò con dire, che la fuddetta lapide fu appofta dal Capitolo di Cupertino, e non già dal Vefcovo Sanfelice, il quale folo, come abbiamo nella vifita del 1710. (2), fe decreto, che il Capitolo por doveffe alla parte interna fopra l'arco della porta maggiore della Chiefa una lapide con ifcrizione, che denotaffe la confacrazione da lui fatta nello steffo anno. Nè di ciò voglio io entrare in contefa, anzi di buona voglia convengo, che il Capitolo vi apponesfe quella lapide, che oggi fi vede alla parte efterna dell'arco della Porta Maggiore della medefima Chiefa. Nè perchè quella ifcrizione fi trova alla te di fuori, e non già all'interna, perciò fe ne può dedurre, ficcome l'Avverfario vuole, che la medefima dal Capitolo fu fatta fenza intelligenza del Vefcovo, mentre poco dovea importare fe la medefima foffe al di dentro, o al di fuori fituata; anzi dal vederfi in effa fatta fpecial menzione della Confacrazione del 1710. dobbiamo dire, che questa appunto fia quella lapide, che decretò il Sanfelice doverfi dal Capitolo apporre. Nè poteva, effo Capitolo, ch' era.

alla

par

(1) Ughelli Italia Sacra 1.1.col.1038. de Epifc.Neritinis (2) Fol. 129. vol. 3..

alla giurifdizione di quet Vefcovo foggetto, e tutto ad effo divoto, fare in quella Chiefa una tal novità fenza il fuo comando. Ma quantunque il Capitolo Ga ftato quello, che vi appofe la controverfa lapide, non perciò l'odierno Vefcovo può fmentirla, come quali non foffe ftata dal fuo anteceffore Sanfelice ordinata, ed approvata.

Se taluno comandi ad un fuo dipendente di porre qualche ifcrizione in un fuo edificio, fi dovrà dunque la me defima riputare come furtivamente appofta? Certamente il Sanfelice non era architetto, ond'egli fteffo collocar poteffe quella lapide, nè poteva egli lungamente dimorare in Cupertino, e perciò dovea onninamente lafciare incaricato il Capitolo del collocamento di effa. E chi può dubitare, che quella ifcrizione fu per comandamento del San Felice collocata leggendofi nel principio della medefima Antonius Sanfelice Epifcopus Neritinus? E ciò fi conferma dal non effere mai ftate in Cupertino perfone oziofe, e addette alla letteratura, e dall' effere ftato il S. Felice molto verfato nello ftudio dell' antichità, e dell' arte Lapidaria, onde legittimamente può dedurfi, ch' egli fteffo compofe la controverfa lapide, tantopiù che la medefima in tutto è concorde alle notizie delle antichità di quella Chiefa registrate nella fua vifita del 1710. (1). Nè può finalmente inforger dubbio, che una tale iscrizione fia ftata fénza il confenfo del Sanfelice appofta, mentre egli dal 1710. fino al 1735. viffe, e governò quella Diocefi fenza che ne faceffe doglianza veruna.

(1) Fol. 61. ad 62. a t. vol. 1,

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E fe

no,

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E fe alcuno foffe vago di fapere, perchè in quella lapide fi faccia non folo menzione della confacrazione di quella Chiefa, ma benanche de'fuoi Fondatori, potrà da noi agevolmente foddisfarfi alla fua curiofità. I teftimonj più anziani, e che nel 1710. erano di età capace di ragione, e difcernimento, ci atteftaficcome ful nono articolo concordamente depongo no il Sacerdote D. Giuseppe Antonio Strafella (1), e il Magn. Francefo Schirardi (2), e il fu Notajo Nicolò de Dominicis (3), che in tempo, che Sanfelice governava la Chiefa di Nardò, viddero il Sagreftano Gioacchino Prence per ordine di D.Giuseppe Calia Arciprete di quel tempo ricoprire con calce l'antica lapide efiftente fopra la Porta Maggiore della Collegiata di Cupertino; dal che ne nacque grandiffima querimonia nel pubblico, che fino ne querelò l'ifteffo Arciprete, mentre col ricoprire quell' antica ifcrizione avea tolto un illuftre monumento donde appariva effere quella Chiefa di Regia fondazione, e immune da ogni giurifdizione. Ed un tal fatto oltre effere dai teftimonj contemporanei, riferito, ed efferfi confervato nella memoria de'Cupertinefi, i quali tutti ad una voce depongono effergli ftato da' loro maggiori tramandato (4), viene maravigliofamente confermato dagli antichi monumenti. In un libro vetufto inti

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(1) Fol. 60. a t. vol. 2.

(2) Fol. 74. at. vol.2. (3) Fol. 67. vol. 1.

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(4) Fol. 28. a t., 34. a t., 40. a t., 49. a t., 53, 56. 60. at., 65. a t., 70. a t., 74. a t., 78. a t.' 82., 129. a t., 133. vol. 2.

titolato Præcedentia & quarta funerum efiftente nell' Archivio della Collegiata di Cupertino nel riferirfi le ifcrizioni efiftenti in quella Chiefa fi riporta la feguente, che in quel tempo ancora fi leggeva fotto l'arco della Porta Maggiore di effa Chiefa,

D. O. M. MANFREDUS TARENTI PRINCEPS COMES CUPERTINI EX SVEVORUM FAMILIA TEMPLUM HOC NULLIUS DIOECESIS VETUSTATE COLLAPSUM A FUNDAMENTIS EREXIT ANNO D. CIOCCXXXV. (1).

ordine

Quefta appunto è quella lapide, che fur per dell' Arciprete cancellata, e che dette motivo alle pubbliche doglianze. Onde poi il Sanfelice per appagare il pubblico, e per efimere l'Arciprete Calia dall' inquifizione nel 1710. ordinò, che vi fi apponeffe quella lapide, che oggi vi fi vede, e legge (2), e in cui fi fa menzione non folo della confacrazione, ma eziandio degl' illuftri Fondatori di quella Chiefa. E con ciò l'accorto Sanfelice appagò il querulo volgo, e fece nell'ifteffo tempo il fuo vantaggio con rimuovere quell' antica ifcrizione punto non favorevole alla fua giurifdizione, perocchè in effa dicevafi effer quella Chiefa nullius Diœcefis.

Or conviene indagare, chi fia il Conte Goffredo, che nella menzionata lapide fi rapporta come primo Fondatore di detta Chiefa. L'Iftoria ancora ci fommini

B

ftra

(1) Fol. 94. ad 96. vol. 2.

(2) Fol. 129. vol. 3.

ftra lumi baftanti per renderci perfuafi, che Goffredo fu edificatore, ed infigne benefattore di quella Chiefa. Gaufredo figlio di Tancredi Normanno, e fratello di Roberto Guifcardo fi refe padrone della Città di Nardò, e di molti luoghi di quella Provincia, allora fignoreggiata dagl' Imperadori Greci ed ebbe il titolo di Conte (1). Nel 1063. effendo morto il Conte Gaufredo fu fuo fucceffore il di lui figlio Goffredo (2).

,

Fu parimenti il detto Conte Goffredo Signore di Nardò, di Converfano e di Cupertino, come fi rileva dal Malaterra (3), e dalla Cronica di Nardò (4). Nella relazione, che Giovanni d'Epifanio Abate fece dello ftato antico, ed attuale del fuo Monistero di Nardò a Giovanni XXIII. in occafione, che il medefimo Pontefice era ftato richiesto dal Re Ladislao e dal Popolo di Nardò di erigere quel Moniftero in Cattedra Epifcopale fi legge: Sub Urbano II., qui electus fuit Papa anno Domini 1088., tenuitque Summum Ponsificatum Ecclefiæ ufque ad anuum 1099. idem Monafterium Neritonense oblatum fuit Apoftolica Sedi a Goffrido Comite Normanno Civitatum Neritoni, Taren

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(1) Malaterra lib. 1. Cap. 15. 33. 34. preffo il Muratori tom. 5. degli Scrittori d'Italia pag. 550., e feguenti.

(2) Cronicon Nortmannicum Auctore Anonymo anno 1063. preffo il Muratori degli Scrittori d'Italia tom.5. pag. 278.

(3) Lib. 2.

(4) Preffo lo fteffo Muratori rerum Italicarum tom. 24.

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