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non dee dar disagio, cioè Convien essere discreti con quelli che fanno spese per noi. La quantità continua non è discreta.

* DISCREZIÒN, usasi anche in senso di Discernimento, maturità d'intelligenza; onde AVÈR I ANI DE LA DISCREZIÓN, Aver l'età del discernimento, aver già maturo l'intelletto, esser in età da saper ben distinguere il bene dal male.

DISCRETO. add. Sufficiente; Mediocre; e si dice delle cose ANCUO XE STA UN FREDO DISCRETO, Oggi abbiamo avuto un freddo mediocre EL GA UNA PAGA DISCRETA, Egli ha un soldo sufficiente, cioè Quanto basta per mantenersi. DISDİR. V. Desdir.

DISDIRSE, Ridirsi o Disdirsi, cioè Dire il contrario di quello che s'è detto. DISDOTO, add. Diciotto o Dicidotto. DISEREDÅR. V. Desredår.

DISGRAZIA. V. DESGRAZIA.

DISIMPRIMER, V. DESPRESSIONÅR.

DISPAZZISTA, 8. m. Estensore o Scrittore di dispacci, Dicevasi DISPAZZISTA a' tempi del Governo Veneto a quel Cancelliere presso le Cariche generalizie di Dalmazia e del Levante, il quale era destinato ad occuparsi de' dispacci che il Generale Patrizio scriveva al Senato sugli affari del suo governo.

DISPAZZO, 8. m. Dispaccio, dicevasi in T. Cancelleresco del Governo Veneto, quella Lettera che un pubblico Rappresentante scriveva al Senato: benchè più comunemente si chiamassero Dispacci le Lettere dei Patrizii generali della Dalmazia e del Levante, i quali oltre al Cancelliere avevano presso a loro un altro Impiegato che chiamavano Dispaccista, propriamente occupato a scrivere i dispacci.

DISPENDIAR, v. Spendere - Spendere gli occhi, Spendere moltissimo - Sparnazzare vale anche spendere assai e consumare il suo.

DISINFIAR, v. Disenfiare, Levar via l' en- DISPENDIÈTO, s. m. Dispesetta; Spe

fiagione.

DISISÈTE, add. Diciassette.

DISMOSTRAR, v. Dimostrare, Manifestare. DISNADA, 8. f. Desinata.

DAR UNA BONA DISNADA, Dar una buona corpacciata o scorpacciata; Prendere una buona satolla; Gonfiar l' otro alla reale; Aver piena o pinza l'epa o'l

ventre.

DISNÀR, s. m. Desinare; Desinata; Pran

ZO.

FAR DA DISNAR, Ammannire il pranzo, Allestirlo.

CONTRASTAR EL DISNAR CO LA CENA, Piatire col pane, Si dice di persona poverissima.

ROVINARSE EL DISnår, V. RovinÅR. DISNÅR, v. Desinare o Pranzare.

DISNAR A MACA, Pranzare o Desinare a ufo, a squacchera.

Disnår da papa, Far uno scotto da prelati, Mangiar bene e di buon gusto. DISNAR LISSO, V. Lisso.

DISNAR SENZA TOVAGIA, Starsi o Trovarsi a desco molle, cioè Senz' apparecchio formale.

FAR ASPETÅR A DISNÀR, Tenere a piuolo, a loggia, a dondolo ; Fare storiare; Far aspettare Chi dà spesa non dia o non dee dar disagio.

DISNARAZZO, 8. m. Gran pranzo o desinare; Gran convito o banchetto. DISNARÈTO, 8. m. Pastetto, Piccolo desinare o convito · Pentolino, dicesi la sobria e frugale mensa domestica. DISNÒVE, add. Diciannove. DISPAR, add. Dispari; Impari; Caffo, Numero dispari — Dispari, appropriato a cosa, vale Non pari, disuguale.

ZOGAR A PAR E DISPAR, Giuocare a pari e caffo, Scommettere che il numero da estrarsi alla sorte sia pari o dispari. DISPAZZAR, v. T. dell'antico Governo Veneto, Dispacciare; Far dispacci, Scrivere dispacci.

Boerio.

setta.

DISPENSA, s. f. Dispensa, chiamasi famil. la Stanza dove si conservano le cose da mangiare.

Dispensa poi, in T. di Finanza e di Legge si dice quell'Uffizio, dal quale si distribuiscono il sale, il tabacco e gli altri generi detti di privativa, ai rispettivi venditori. DISPENSIER, 8. m. Dispensiere o Dispensiero, in T. di Finanza, dicesi Quell'uffiziale o impiegato ch'è preposto alla Dispensa del sale, del tabacco, della polvere da fucile etc. a coloro che vendono queste derrate, dette di privativa regia, per conto pubblico.

DISPONER O DESPONER, V. Disporre, Ordinare.

Disporre alcuno, vale Persuaderlo, indurlo. Disporre d'alcuno, Far d' una persona ciò che aggrada.

DISPONER LE PEDINE ▲ DAMA, Impostar le dame sul tavoliere.

DISPONER, dicesi con voce bassa dal volgo per Esporre o Dire. Disporre è voce disusata.

DISPOSITIVA, s. f. Dispositiva, chiamasi in T. Forense, Quella parte d'una sentenza che risolve, che determina o decide. DISPOTISMO, s. m. Dispotismo.

AVER UN DISPOTISMO, detto fam. Aver una padronanza o una padroneria, e vale Superiorità arrogante e dipendente dal solo capriccio.

DISPUTA, 8. f. Disputa; Aringa e Aringheria, L'aringare degli Avvocati.

GRAN DISPUTE! Gran dibattito o dibattimento, e s' intende Discussioni, contrasti. DISPUTAR, v. Disputare o Aringare una causa; Perorare; Orare.

Disputare, si dice anche per Contrastare. DISSAPOR, 8. m. Disgusto; Dispiacere; Differenza o contesa tra due o più per

sone.

DISSECÀR, v. Diseccare e Desiccare, Render secco, rasciugare.

DISSECAR UN NEGOZIO, Stralciare; Dissolvere; Estinguere un traffico, un avviamento, una compagnia.

DISSERNER, v. Discernere, Ottimamente vedere e distintamente conoscere; e non che degli occhi del corpo, dicesi ancora dell'intelletto.

NOL GA GIUDIZIO DA DISSERNER, Non ha tutti i suoi mesi, vale È scemo, pazziccio. DISSÈSA, 8. f. China; Chinata; Declività; Pendio; Pendenza; Scendimento.

STRADA IN DISSESA, Strada a china o a pendio o chino, Posta a declive.

Scesa o Scendimento e Discesa, l'Atto dello scendere. DISSESTÀR, v. Disordinare: Sconcertare; Danneggiare, Pregiudicare. DISSESTO, 8. m. Sconcio; Danno; Incomodo; Inconveniente; Disagio. V. DE

SCONZO.

DISSIGILAR. Lo stesso che Desbolar. DISSIMULAZION, s. f. Dissimulazione, Arte, Studio di nascondere il proprio pensiero o alcun disegno, Finzione. V. SimuLAZION.

DISSIPLINA, s. f. T. de' Pesc. Così chiamasi una specie di Spugna marina, di forma arborescente a lunghi rami, disgiunti un dall'altro, onde assomiglia ad una Disciplina ad uso di battersi, e fu ad essa quindi dato il nome vernacolo. Essa fu detta dal naturalista Olivi di Chioggia Spongia arborescens. DISTILAR, V. V. LAMBICAR. DISTILAZION.

v.

ANDAR IN DISTILAZIÒN DAL SUOR, Maniera fam. esagerata, Struggersi o Macinarsi pel gran sudore; Sudo tanto che mi struggo o mi macino, cioè Mi consumo. DISTILAZIÒN, 8. f. Distillazione o Destillazione e Stillazione.

DISTILAZION O DESTILAZIÓN DE TESTA, Distillazione, Caduta di umore che si crede volgarmenle scender dal capo e scaricarsi nelle nari, nella bocca e nel petto — Corizza, dicesi propr. Distillazione di catarro pel naso Cimurro, Distillamento continuo di acqua per le nari, cagionato da infreddatura di capo - Epifora, Distillalazione continua di lagrime, accompagnata da infiammazione e bruciore. V. AGRAVIO DE TESTA e Sfredor.

DISTINTA, 8. f. Nota chiara, accurata, partitamente divisata, circostanziata V. ELENco e SPECIFICA.

DISTÒR, V. DESTOR.

DISTRATÒN, add. Distrattissimo; Sbadatissimo; Spensieratissimo. DISTRITUAL, add. Distrettuale, Abitante nel distretto o Appartenente al distretto. DISUTILÒN. V. DESUTILON.

DITA, 8. f. Ditta o Ragione mercantile, Così si chiamano comunemente le Case mercantili, e tutti anche i nomi allibrati al pagamento delle imposte.

BONA O CATIVA DITA, Buona o cattiva detta, cioè Buono o cattivo credito della Ditta. Ditta spallata, vale Decaduta di credito.

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ESSER IN DITA, Essere in detta o Aver detta, vale buona fortuna. Il suo contrario è Disdetta. V. DESDITA.

LA DITA CORE SOTO EL NOME DEL TAL, Cantare in alcuno o sotto il nome di alcuno. Ex gr. La ragione canta nel tale, È intitolata nel nome del tale.

* DITA. FIO DE UNA FATA E DITA, Modo coperto d'ingiuriare alcuno, dicendogli così per non dirgli assolutamente FIO DE UNA PUTANA, O DE UNA BUZARONA, o simili. DITO, 8. m. Detto; Parola; Motto; Discorso; Sentenza.

Dettato o Dittato, Stile, dettatura, testura del favellare, dicitura. Ovv. Parola; Ovv. Modo particolare e consueto di favellare UN BEL DITO, Un bel deltato; Un bel motto, parola, detto, sentenza.

DAL DITO AL FATO, Dal detto al fatto, ovv. Detto fatto, Modo avv. e vale Dal vedere al non vedere, Immediatamente.

DAL DITO AL FATO GHE XE UN GRAN TRATO. Dal detto al fatto è un gran tratto, e vale Gran differenza esservi dal dire al fare.

STAR AL DITO, Stare o Starsene al detto o a detta di alcuno, vale Quietarsi all' opinione altrui.

DITO, add. Detto, da Dire.

DITO AVANTI, Antidetto; Anzidetto; Predetto.

DITO DE SORA, Sopraddetto; Suddetto. DITO E REDITO, Ricantato, vale Replicato, ridetto più volte. DIVERSISSIMO, add. Diversissimo, Superl. di Diverso.

DIVERSISSIMI, Disparecchi, Più che parecchi, s'intende Moltissimi. DIVERSIVO, 8. m. Voce fam. Svagamento; Distrazione; Interrompimento; Intermezzo, intendiamo Occupazione differente dall' ordinaria, e meglio Divertimento ; Passatempo; Diporto; Sollazzo, Cosa che ci distragga dalle noiose consuetudini.

QUALCHE DIVERSIVO BISOGNA AVÈr, se de NO SE CREPA, L'arco sempre teso si spezza; Un po' di svagamento o di passatempo è necessario alla vita.

Diversivo è anche T. Idraulico usato frequentemente dagl' Ingegneri, e dicesi Quel canale che diverte o devia parte dell'acqua d'un fiume. Il Canal bianco e l'Adigetto in Polesine sono diversivi dell' Adige · Diversivo a fior d'acqua o Sfioratore, e nella Toscana Rifiuto, dicesi a Quel diversivo che si ottiene dalla soprabbondanza dell' acqua, o sia dell'acqua superiore superflua.

DIVERSO, add. Diverso, Differente.

GHE NE XE DIVERSI, Ve ne sono alquanti cioè Non so quanti. Ve ne sono parecchi o molti.

DIVERTIMENTO, s. m. Divertimento.

TORSE DIVERTIMENTO DE UNO, Pigliarsi buon tempo di uno; Pigliarsi giuoco; Prendersene piacere. DIVERTIR, 8. m. Divertire, Trastullare. Divertirse in BUZARE, Trastullarsi, Far badalucco o balocco - DIVERTIRSE DE CO

GIONARIE, Pascersi o Fare come il caval del Ciolle, il quale si pascea di ragionamenti, o come le starne di Monte Morello, di rugiada, Pascersi di vento. DIVERTIRSE A NO FAR GNENTE, Calameggiare, detto metaf. vale Starsene ozioso senza far nulla.

DIVIDER, v. Dividere.

TORNAR A DIVIDER. Dividere Suddividere, ed anche Ridividere, valgono Divider tra più una parte della divisione.

DIVIDER PER MEZZO, Dimezzare o Dimidiare; Dipartire; Ripartire - DIVIDER PER TRE, Tripartire; Sterzare Divider PER QUATRO, Quadripartire. DIVIDER A RATA PORZION, Dividere; Scompartire; Dar la ragione, Ripartire una cosa fra più. DIVIN, add. Divino.

L'È UNA COSSA DIVINA, È divino, cioè Singolare, eccellente, regalato, gustoso; e dicesi del vino, del mangiare e d'altro.

FAME DIVIN O Indovin che te farò Beato, Fammi indovino che ti farò beato, Nessuno può essere indovino. DIVINAMENTE, avv. Divinamente, Eccellentemente.

DIVINITÀ STO ABITO ME VA PER

DIVI

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DIVORZIARSE, v. Far divorzio; Separarsi per divorzio; e s'intende del Consorte.

DIZIÀL

DEZIAL (colla z dolce) s. m. Ditale o Anello da cucire. V. Palmada, e PARAMAN.

DO ( pronunciato stretto) Due.

TUTI DO, Ambidue; Amendue; Entrambi o Entrambo; Tramendue, e valgono lo stesso che Ambo e Ambe

A DO A DO, A due a due; A coppia a coppia - A DO IN UNA VOLTA NO SE GHE POL VOLER BEN, Chi due bocche bacia, una convien che gli puta.

DA LE DO A LE TRE, Modo avv. Dal vedere al non vedere, Inaspettatamente.

METER A DO A DO, Appaiare; Accoppiare, Accompagnare due cose simili. Appaiare i buoi; Appaiare i colombi.

CH' EL TROVA UN DO DE DANARI IN VECE DE L'ASSO, EL SBALA, EL PROTON LO SGOBA A LA BOLA DE RUFO, Maniera di gergo dei barcaiuoli, e vuol dire, Che vada via col nome di mia Nonna, e il diavolo se lo porti all' inferno.

DOA (coll' o stretto) s. f. Doga.

FATO A DOE, Dogato, dicesi di Arnese composto come una botte Addogato, Listato per lungo a similitudine di doga, e si dice delle armi gentilizie.

METER IN DOE, Dogare, Porre o rimetter le doghe. DOANA, s. f. Dogana.

RITIRAR O CAVAR DA LA DOANA LE MERCANZIE, Sdoganare; Sgabellare e Gabellare le merci.

DOANIER, 8. m. Doganiere, Ministro della dogana.

DOBIANDO, T. ant. Dovendo, Participio del verbo Dovere.

DOBOTO, Lo stesso che DEBOTO, V. DOCUMENTAR, v. Provare con documenti, Corredare, illustrare.

DOCUMENTAR QUALCùn, Istruire; Informare; Insegnare, Ovv. Correggere; Riprendere.

DODESE, add. Dodici.

DOÈTI, s. m. Duino, Punto de' dadi quando amendue mostrano il numero di due. T. del giuoco detto Sbaraglino. DOGALINA 8. f. Dogale, Sorta di vesta di panno o di seta nera sino ai talloni, colle maniche strette, ch' era usata nelle pubbliche comparse di mezza cerimonia dai patrizii Rappresentanti Veneti dello Stato, ed anche dai Giudici o Assessori delle Corti, sotto il cessato Governo Repubblicano.

La Dogalina era anche una Veste usata anticamente da' Veneziani in genere, di cui si fa menzione in varii Autori, ma specialmente dal Varotari e dal Calmo; essa usavasi ancora nel 1600.

DOGARESSA, s. f. Così era chiamata, nei tempi della Repubblica Veneta, la Moglie del Doge regnante, la quale veniva essa pure incoronata. Il corrispondente italiano è Duchessa.

DOGÈTA, 8. f. Doglierella; Dogliuzza, Piccola doglia.

DOGIA, 8. f. Doglia, Dolore.

DOGIE da parto, Doglie o Dogliuzze. CHIAPAR UNA DOGIA, Pigliare una doglia.

NO AVER NE DOGIA NÈ COLPA, Non aver colpa di che che sia, cioè Non averne data cagione.

DOGIA VECHIA, chiamano i nostri Maniscalchi ' Affezione reumatica di una o più gambe del cavallo, con zoppicatura non continua e per lo più senza dolore al tatto, con recidiva senza periodi esatti. DOGIZAR O DOLOZAR v. Nicchiare, dicesi propr. il Cominciarst a rammaricare pianamente, che fanno le donne gravide quando si accosta l'ora del partorire. Cominciar a sentire qualche dogliuzza Aver le doglie, s' intende di parto. Addogliare, Sentirsi dolore. DOLAR, v. Dolare, voce pretta latina che vale Piallare. Dicono propr. i nostri Pettinagnoli DoLAR a quella stessa operazione che i Falegnami chiamano Asciare, ch' è Digrossare ed assottigliare qualche pezzo d'avorio, di corno etc. per dargli la prima forma conveniente. DOLAÙRE, 8. f. ( Dolatura è latino barbarico) Schegge; Copponi; Toppe, diconsi da' Pettinagnoli quelle parti che si spiccano coll' ascia dal pezzo d'avorio o di corno ch'essi lavorano per digrossarlo, e che i Latini dicevano Assulæ. DOLCE, 8. m. che sul Padovano dicesi La

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DOLCI, Dolci, in forza di sust. vale Cose dolci da mangiare — Dolciume è T. collettivo che comprende tutte le cose di sapor dolce.

Treggea, propr. Confetti di varie guise e altre galanterie della seconda tavola. DOLCIGNO, add. Dolcigno; Sdolcinato; Dolcinato e Dolciaio; Alquanto dolce.

DOLCIGNO CHE STOMECA, Dolce smaccato. P. e. Vino che per la sua smaccatu dolcezza è ristucchevole.

DOLCIR, v. Addolcire; Addolciare; Dolcificare.

Addolcire, detto fig. vale Ammorbidire, mollificare, placare.

DOLENTE, add. Dolente, Tristo, melanconico.

MISERO DOLENTE, Meschino; Tapino; Disgraziato; Bisognoso. DOLÈR, v. Dolere.

DOLER LA TESTA, Dolere il capo ME

DOL LA TESTA CHE PAR CHE LA SE ME VERZA

Mi duole il capo o la testa che par che

-

mi si spezzi Co DOL LA TESTA TUTO EL CORPO STA MAL, Langue ogni membro quando il capo duole.

A QUELO GHE DOL LA TESTA, detto fig. Egli ha un gratlacapo, un' inquietudine - FAR DOLER LA TESTA A QUALCÙn, Dar altrui un grattacapo, vale Inquietarlo - No ME DOL la testa, detto pur fig. Non inquietarsi; Non aver fastidio d'alcuna cosa. Non me ne cale. CHI GUARDA NO GHE DOL LA TESTA, Chi sta a vedere non gli duole il capo, Prov. significante che Chi non ha proprio interesse nell' affare non ne sente pena.

ME DOL IN TE L'ANEMA, N' ho molto duolo; Assai mi duole; Dolgomene a morte; Me ne dispiace insino all' anima. DOLFIN, 8. m. T. de' Pesc. Delfino, Animale di mare dell' ordine de' Cetacei, detto da Linneo Delphinus delphis. Nel nostro mare ve n'è frequentemente.

DOLFIN, appropriato all' uomo, detto fig. Delfino, vale Gobbo.

Delfino, detto in T. di scacchi, UDO de' pezzi, cioè il Cavallo, detto Delfino in qualche paese.

DOLFINERA 8. f. T. mar. Delfiniera, Specie di fiocina, che serve a prendere i delfini e che ha una punta sola con due ale, le quali, lanciato il colpo, s'allargano ed afferrano il pesce con più fermezza. DOLO — ESSER IN DOLO, dettato fam. Es

sere in difetto; Esser in colpa; Aver la coscienza macchiata o calterila.

DOLO, s. m. Voce ant. per Duolo cioè
Passione o Dolore dell' animo.
DOLOR, 8. m. Dolore.

Dolori de panza, detto fig. Cruccio; Livore; Inquietudine; Agilazione.

DOLOR DE COMIO DOLòr de mario, Il duol della moglie è come il duol del gomito, Ovv. Doglia di marito morto dura fino alla sepoltura; Doglia di donna morta dura fino alla porta, Proverbii.

EL DOLÒR FA Parlar, Gramezza fa dir mattezza, cioè Il dolore fa dire delle pazzie.

QUESTO ME DA UN GRAN DOLOR, Questo mi ferisce nel plù intimo del cuore, mi addolora e mi accora.

DOLOR è anche Voce di gergo de' Barcaiuoli, con cui s'indica il Riscuotitore, cioè Quell'agente che vien mandato dal proprietario della casa a riscuoter la pigione. Dicono XE CAPITÀ EL SIOR DOLOR, cioè È venuto il Riscuotitore della pigione. DOLOR, add. Addolorato, Pien di dolore, e s'intende fisico.

Figur. Addolorato, e nel Superl. Addoloratissimo; Tristissimo; Mestissimo. DOLORAR, v. Dolorare, Avere o Sentir dolore Addolorare, direbbesi di cose morali, Accorarsi; Affliggersi. DOLOZAR, V. Dogizar.

DOMAN, o DIMAN, avv. Domani; Domane e Dimani, che anche dicesi Al dimane e Il di vegnente.

DOMAN OTO, Domani a otto, cioè Otto di dopo domane.

DOMAN QUALCOSSA SARA, detto famil. Cavami d'oggi e mettimi in domani, vale Non voler pensare all'avvenire.

PORTAR DA ANCUO AL DOMAN, Andare o Mandare d'oggi in domane, vale Tenere a bada, Andare in lungo, procrastinare. Si, DOMAN, Domani, detto ironicamente, vale per Non mai.

DE BEL DOMAN, Dentro domani, subito domani.

Andiamo a trovar domani o a cercar di domattina, dicesi Quando si va a dormire. V. INDOMAN.

FAR ANCUO QUEL CHE S'HA DA FAR DOMAN, V. FAR.

DOMANDÀR, v. Dimandare o Domandare, che anche dicesi Addimandare o Addomandare.

DOMANDAR COME SE'L FATO NO FOSSE SOO, Improvvisare, dicesi in modo basso per Chiedere cosa alcuna con artificio senza mostrar di chiederla.

DOMANDAR IN PRESTIO, Improntare; Chiedere a prestito. V. IMPRESTIO.

DOMANDANDO SE Va a Roma, Per dimanda si va sino a Roma, Ovv. E' si va a domándita sino a Roma.

DOMANDAR XE LECITO, V. in RESPonder. CHI NO DOMANDA NO GA GNENTE, In bocca chiusa non entrò mai mosca, E fu detto altrimenti, Non entraron mai mo

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sche in bocca chiusa, e con chi tace qui non s' indovina.

NO DOMANDO NÈ CAMPI NE CASE, Maniera fam. Non si tratta di scorporo o di borsa, e vale Si tratta di poca cosa. DOMANDESSÈRA, avv. Dimandassera;

Diman da sera o Domandassera.

DOMANDINA, 8. f. Addimandagioncella o Addomandagioncella, Piccola domanda. DOMANDON, s. m. Chieditore importuno o ingordo, Facile a domandar l' altrui roba - Arciere, Colui che freccia, dicesi fig. richiedendo or questo or quello di danari in prestanza.

DOMANDONA, 8. m. Chieditrice; Domandatrice; Addomandatrice. DOMAR. v. Domare.

DOMAR EL PAN, Rimenar la pasta ; Mantruggiare, Affinar la pasta, rimenandola colle mani.

DOMÈNEGA, 8. f. Domenica.

DOMENEGA PARENTEVOLE O PARENTELA, Domenica parentesca o parentevole, dicesi fra noi la penultima domenica del carnevale, in cui s'usa pranzare in comunione fra parenti.

DOMENEGHINA, add. Domenicale o Ebdomadaria, dicesi di alcune Signore che per metodo non escono di casa e non frequentano alcuni luoghi pubblici, che una sola volta alla settimana, cioè la Domenica.

DOMENICÀN, 8. m. detto metaf. vale Pi

docchio.

Esser pIen de domenicani, Essere impidocchiato o pidocchioso. DOMENTE CHE, Maniera antiq. Di modo che; A modo che; A modo tal che; A tale.

DOMESTEGAR, v. Addomesticare e Addimesticare o Domesticare. DOMESTEGHEZZA, s. f. Dimestichezza o Domestichezza.

DOMESTEGHEZZI, Dimestichezze; Confidenze, Libertà illecite. DOMÈSTEGO. V. DESMESTEGO.

go

DOMICILIAR, v. Abitare, Lo star nel luoche l'uom s'elegge per domicilio. DOMILE, add. Due mila o Duemila, e Dumila e Domilia.

DOMINE DOMINANZIUM, Storpiatura latina che si dice specialmente dalle donne, e vale Padrone assoluto, cioè Dispotico dell' altrui volontà. Far il messere. Messere e Madonna. Sedere a scranna. DOMINIO, s. m. Dominazione, cioè Autorita assoluta, comando, disposizione. DOMINO, Voce latina ed antiq. Titolo che davasi nelle carte pubbliche alle persone, a cui ora corrisponde il Signore. DOMINO, s. m. Dominò, Foggia di maschera usata anche a' dì nostri, che consiste in una sopravveste col cappuccio. DON, 8. m. (coll' o chiuso ) Dono o Donativo.

PAGAR IN DON O COL DON, Pagare col dono, Pagare le pubbliche gravezze dentro il tempo stabilito dalla legge, in cui veniva

lasciato al debitore come per dono il dieci per cento di meno; ed era uso del Governo Veneto. Pagare in pena era il suo contrario.

Don o Dono (quasi Domino) è titolo in alcuni luoghi di Principi e Signori; non mero che presso noi de' Preti secolari DON GRABIEL, Don Gabriele.

DON, Maniera ant. del nostro dialetto (alterata dal latino Do) che usavasi nel secolo XVI, ed ora dicesi DAGO per Do, nella prima persona dell' indicativo del verbo Dare.

E VE DON STO AVISO, E vi do quest' avviso; E vi avverto o avvertisco NO ME DON MARAVEGIA, Non mi maraviglio o stupisco-E DON FIN, E do fine. DiDONA, s. f. (coll'o aperto ) Donna cesi pur da noi per Fante o Serva di casa. DONA BELA MA CATIVA, Buona o Bella roba, Si dice in sentimento osceno di femmina bella anzi che no, ma disonesta.

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DONA BONA DA GNENTE, Monna merda; Monna poco fila; Monna cionna; Monna scocca 'l fuso o 'l filo.

DONA COGIONA, Buessa, detto per ischerno.

DONA DA CHIAVE, Chiavara; Chiavaia. DONA DA GROSso, Guatteraccia; Sudiciona; Lavascodelle.

DONA DA PARTIO, Donna di partito, detta altrimenti Meretrice; Mondana; Cantoniera.

DONA DA PARTO, V. PARTO.
DONA DA CALE, V. CALERA.

DONA DE CASA, Casalinga, Che sta in casa e bada alla casa Massaia, vale Custode di cose mobili cioè masserizie.

DONA DE CATIVO ODOR, Panichina, val Donna di cattivo nome.

DONA DOTORA, V. DOTÒRA e SBRAGHES

SONA.

DONA E MADONA, Donna e Madonna, Padrona assoluta.

DONA PORTADA Per i oment, Libidinosa; Lussuriosa; Sensuale; Lasciva; Sfrenata.

DONA RELASSADA, V. RELASSA.

DONA SCHIZZIGNOSA, V. SCHIZZIGNOSA. DONA SEMPIA, Baderla; Badalona; Madonna baderla, detto per ischerzo.

DONA SENZA TEATRO, V. TEATRO. ANDAR A DONE, Andare alle femmine; Andare in gattesco, al bordello.

AL CAVALO SPERON, A LA DONA BASTON, Buon cavallo e mal cavallo vuole sprone, buona femmina e mala femmina vuol ba

stone.

A UNA DONA NO GHE DISE BRUTA NÈ VECHIA, A donna non si fa maggior dispetto che quando vecchia o brutta le vien detto: giacchè le donne sono d'ordinario appassionatissime per comparir belle e gio

vani.

CO MANCO DONE SE STA MEGIO, Donne e oche tienne poche.

DA DONA, detto a modo avv. Con maturità; Con prudenza o giudizio, e talvolta Per leggerezza donnesca - Far da dona,

Donneggiare, Star sul contegno e quasi | DONÀ, Donato, Nome proprio di uomo. signoreggiare.

DO DONE E UN' OCA FA UN MERCA, Tre donne fanno un mercato, cioè Hanno da discorrere e trattare come un'adunanza in di di mercato.

FURIA DE DONA, V. FURIA.

LA BONA DONA FA BONA LA CASA E LA MATA LA DESFA, La savia femmina rifà la casa e la matta la disfà.

LE DONE SE ODIA FRA DE ELE, Nè tra gli uomini mai nè tra l'armento, che femmina ami femmina ho trovato. Non par la donna all' altre donne bella, nè cerva a cerva, nè alle agnelle agnella.

LA DONA NO PENSA CHE A PARER BON EA FIGURAR, La donna sopr' agli sfoggi ognor pensa e vaneggia. Donna specchiante poco filante.

LE DONE GHE NE SA PIÙ O LE XE PIÙ FURBE DEL DIAVOLO, Le donne hanno più un punto che il diavolo,- cioè sagace malizia, sottigliezza d'invenzione. Negli antichi proverbii dir si suole, che l'astuzia di donna ogn'altra avanza.

LE DONE LE SE TACA SEMPRE AL SO PEZO, Le femmine in ogni cosa sempre pigliano il peggio.

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Le done xe LE GRAN CHIACOLONE, Ove son femmine ed oche, non vi son parole poche NO CONTAR A LE DONE I TO SECRETI, A donna se mai puoi non dir i fatti tuoi, Perchè come disse un altro, Un segreto nell'orecchie di donna è mal sicuro.

LE DONE XE LUNATICHE, Donna e Luna oggi serena e domani bruna; Femmina è cosa mobil per natura.

LE DONE XE RABIOSE, No, non v'è al mondo mostro più crudo e fier di donna irata. Ad ira provocar è peggio assai una vecchia che un cane.

LE DONE LE XE TROPO FACILI, Femmina è cosa labil per natura; Le femmine sono tutte labili ed inchinevoli.

NE DONA NE TELA A LUME DE CANDELA, Nè femmina nè tela a lume di candela, che vuol dire Guardarle di giorno.

O LE INTENZE O LE BRUSA O LE SCOTA, Prov. Fanno come il carbone che o e'cuoce o e'tigne, cioè sempre fan male altrui. Le donne son paragonate all'ortiche, le quali pungono chi le tocca leggermente, ma non offendono chi le preme.

LE DONE LE VA SEMPRE AI ESTREMI, Le donne non hanno mezzo, cioè Danno nell'eccesso o nel difetto, o danno negli estremi. Voi sapete che le donne non hanno mezzo o amano o odiano estremamente.

TUTE LE DONE XE COMPAGNE, Come i poponi di Chioggia son tutte le donne. Ogni cuffia è buona per la notte. DONA, Donato add. da Donare.

DONA XE MORTO E SO FIO STA MAL, V. SANDONA.

EL DONA, Donadello, Libro che serve d'introduzione alla Grammatica latina.

A CAVAL DONA NO SE GHE VARDA IN BOCA, V. CAVALO.

DON'ANA, detto in gergo, vale la Fame.

DON'ANA SPASSIZZA, vale La fame si fa sentire. Ho o Mi sento la picchierella; Veggo la fame per aria; Mi si aguzza il mulino.

DONÀR, v. Donare.

DONAR QUEL CHE NO SE POL FAR DE MANCO, Farsi onore del sol di luglio: dicesi del Donare e offerire quello a che altri potrebbe esser forzato.

SAPI DONAR, Chi ben dona caro vende, se villan non è chi prende. Nel donare distingui l'occasione di doverlo fare, e la persona a cui doni. E fu anche detto, Pensa chi sei, quel che tu hai, a chi tu dai, e perchè finalmente tu lo dai.

DONAR A UN RITRATO, Caricare, Si dice dell' accrescere o in meglio o in peggio qualche parte della persona ritratta.

DONAR A DIO QUALCUN, Modo figurato, Lasciare alcuno nel chiappolo o nel dimenticatoio, Lasciare o porre in dimenticanza Avere stoppato uno, detto fig. vale Non curarsene più, Non farne conto. Ho già stoppato tutte le donne.

DONARLA A DIO, Siedi e gambetta e vedrai tua vendetta. Esortando altrui a lasciar la vendetta delle offese a Dio.

DONARSE A QUALCOSSA, Donarsi a che che sia, vale Applicarsi, attendere. DONATA, s. f. Donnuccia; Donnetta; Donna, ma per dispregio Fantescaccia in sign. di serva. V. Calera DONAZZA.

DONAZZA, 8. f. Donnaccia, Accresc. peg. gior. di Donna, e vale Vile, sudicia, sciatta o di pessimi costumi, che anche si dice Ciammengola, Pettegola; Donnacchera e Donnuccia.

In altro sign. Donnone, accr. di Donna, si dice per cagione della grassezza, purchè però non sia soverchia.

DONCA e ADONCA, avv. Dunque; Adunque.

DONDE, avv. ant. detto per Dove o Ove DAR DONDE DIOL, V. DOLÈR. DONDECHÈ, T. ant. Onde; Laonde. DONDON, Ton ton, Suono della campana a rintocchi. V. BOTIZAR e TINTIN. DONÈTA, 8. f. Donnetta; Donnicciuola, Donniccina; Donnina, Piccola donna Mezza donnicciuola, Quasi da nulla.

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ta; Rimane; un zugo, piccin piccino. Rimanere smaccato o scacciato.

DONZÈLA, s. f. T. de Pesc. che italianamente si dice pure Donzella ed anche Fanciulla, Nome generico che si dà quasi a tutti i Labri, ma più particolarmente al Labrus Julis di Linneo, al Lutianus Core di Nardo, ed al Lutianus Bidens di Bloc. Distinguonsi le Donzelle dai Pescatori coll'epiteto di DoNZELA DE BARO, se fu presa fra l'alga, di DONZELA PONTA, se ha dei punti marcati in vece di fasce; di FASSADA se ha delle fasce; di VERDE s'è verde etc. N. B. Al Lutianus Core suddetto gli Istriani dicono MARINCOLA e LICABO.

Le Donzelle classificate dal Nardo si trovano descritte nel Giornale di fisica e Storia naturale di Pavia, Bimestre num. 1824.

DONZELÒN, T. de' Chioggiotti, Dicono che una fanciulla è IN DONZELÒN, quando è in età da marito, e si veste con qualche differenza dalle giovani minori. DONZELÒNA, s. f. Donzellona e Pulcellona, Donzella o Pulcella in età un poco sopraffatta. V. PASSADIN.

STAR DONZELONA, Star pulcelloni, Star senza marito oltre al tempo convenevole del maritarsi. V. STRAVANÌo. DONZÈNA, Lo stesso che DozÈNA, V. DOPERAR, v. Adoperare; Aoperare e Adoprare.

DOPERARSE IN QUALCOSSA, Adoperarsi, dicesi per Industriarsi, impiegarsi. DOPIA, 8. f. Doppia o Dobla, Sorta di moneta d'oro. Quella di Genova è di carati 131 grani 2, peso veneto.

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CARTA O CORDA o altro ▲ PIU Dopie, A più doppii, vale più volte raddoppiata — A più falde, dicesi di Materia distesa che agevolmente ad altra si soprappone A DO DOPIE, A due doppii, cioè Duplicare; Doppiare; Addoppiare A tre DOPIE, A tre doppii, cioè Triplicare A quattro doppii; Quadruplicare A cinque doppii; Quintuplicare - A sei doppii; A sette; A otto; A nove. Trovansi nella Crusca Sestuplo; Settuplo; Ottuplo; Nonuplo, che valgono moltiplicato per sei, sette, otto o nove volte, ma non v' ha Sestuplicare, Settuplicare, Ottuplicare, Nonuplicare. DOPIADA, 8. f. Doppiatura; Addoppiatura; Raddoppiamento.

DOPIADA, T. di Bigliardo, dicesi da' Veneziani, Quando colla palla dell' avversario si battono due sponde corte. DOPIADOR, 8. m. Addoppiatore, T. dei Lanaiuoli, Colui che addoppia la lana sul filatoio.

Addoppiatoio, T. de' Setaiuoli, Arnese da addoppiar le fila della seta. Le sue parti sono, CAVALETA, Cavalletto, Fil di ferro in mezzo a cui passa il filo della seta che si torce RоCHELO, Rocchella o Rocchetto o Filatura, Strumento per incannare e intorno a cui è avvolta la seta che si torce CAMPANELO, Cappellone, Pezzo di bronzo o di legno adattato in testa al

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Coca, Cocca, Pezzo di legno quadro dentro cui s'aggira il fuso della rocchella. DOPIADORA, s. f. Addoppiatrice, Colei che ammannisce la seta al filatoio, addoppiandone le fila sopra un arcolaio. DOPIADURA, 8. f. Addoppiatura. DOPIAR, v. Doppiare, Addoppiare; Duplicare, Far doppio Addoppiare si dice specialmente di Filo, Panno o altra cosa. V. DOPIA.

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DOPIAR LE FILE, detto in T. Milit. Addoppiare, Quando cioè di due file che stanno di fronte una passa dietro all'altra; e così le righe s'addoppiano. Il suo contrario è Sdoppiare.

DOPIER, 8. m. Voce ant. Doppiere o Doppiero. V. TORZO.

DOPIÈTO, s. m. Doppietto, T. di giuoco

del Faraone.

Detto in T. di Ballo, Doppio sustant. Quando si raddoppia il medesimo passo. DOPİN, s. m. T. Mar. Doppino, dicesi l'Addoppiatura d'un pezzo di cavo.

DOPIO add. - FILO DOPIO O SEDA DOPIA, Refe addoppiato; Seta addoppiata: a due cavi.

DOPIO COME LE CEOLE, Ricco sfondato; Pien di roba; Zeppo di roba.

Donna doppia, dicesi anche in vernacolo per Donna gravida.

DOPIA, detto in T. di Stamp. Duplicato o Duplicatura, Ciò che il Compositore inavvertentemente raddoppia.

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DOPION DE CAMISA. Solino da mano e Solino da collo o Collaretto. V. Damin · Capezzale, dicesi al Collaretto delle camicie da donna, così detto dal coprire i capezzoli.

DOPION DE GALETE, Doppii di seta, dicesi i Bozzoli formati da due bachi da seta uniti, e Quella seta che se ne ritrae. DOPO, Prepos. Dopo; Dipoi; Dietro; Poi V. DRIO.

DOPO DISNAR, Dietro mangiare.

DA DOPO CHE SON GUARIO, SON STA SEMPRE BEN, Dal tempo della mia guarigione, o Dalla mia guarigione in poi, non son più ricaduto.

UN TANTIN DOPO, Mentosto, Un po' più tardi.

METERSE DOPO De uno, V. Meter. DOPODIMÀN, avv. Posdomane o Posdimani; Dopo dimani.

DORETO, add. Dorè; Aurino e Dorato, Del color d'oro.

DORMIA, 8. f. Voce antiq. che dicevasi nei tempi del nostro Calmo per INDORMIA, V. DORMIA O DORMIDA, e trivialmente DRONIA Dormizione e Dormitura.

DAR UNA BONA DORMIA, Scacciare un sonno; Fare una gran dormita o una buona e lunga dormita o dormitona.

DORMIA, parlando de' bachi da seta, Dormita; Muta, in cui i bachi da seta cambiano la pelle, il che succede quattro volte prima che facciano i bozzoli. DORMICHIÀR, v. Dormicchiare; Dormigliare; Sonnecchiare o Sonneggiare e Velar l'occhio. DORMIÒTO, add. e sust. Dormiglione ; Dormiglioso; Dormitone; Dormi, Che dorme assai — Indormito, Pien di sonno e debolezza Sonnacchioso; Sonnoloso; Sonnoglioso; Sonnolento, Che ha gli occhi aggravati da sonno. DORMIR, v. Dormire.

DORMIR A CIEl seren, V. CIEL.

DORMIR A LA SBARAGIA, V. A LA SBABA

GIA.

DORMIR IN SCHENA, Dormir supino.

DORMIR COME UN TASSO O UNA MARMOTA, Dormire come un tasso o un ghiro; Fare a dormir co'tassi; Dormir quanto i sacconi; Aver l'asino legato a buona caviglia

DORMIR COME UN ZOCO O DORMIR FISSO, Dormire o Essere in su la grossa; Dormir sodo; Dormire serratamente; Schiacciare un sonno; Levar la giumenta o l'asino; Dormire come alloppiato.

DORMIR DA LE QUATRO, Dormire nella grossa; Essere in su la grossa, Si dice dei Bachi da seta quando dormono la quarta volta. E vale anche per Dormire profondamente.

DORMIRGHE SORA, Consigliarsi col piumaccio, Pensar bene prima di risolvere in che che sia Val anche per Ritardare; Indugiare prima di risolvere.

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DORMIR I SO SONI QUIETI O CO LA TESTA IN SACO, Dormire a chius' occhi; Dormire col capo o Tenere il capo fra due guanciali, vale Dormire o stare sicuro e viver quieto.

DORMIR QUIETO SORA DE QUALCUN, Dormire cogli occhi altrui, vale Riposarsi o Quietarsi d'alcuna cosa in sul parere o in su la diligenza altrui.

DORMIR SU LA PAGIA, Dormire al pagliaio, o su la paglia.

DORMIR UN SONO SOLO, Dormire un sonno, cioè senza interrompimento.

ANDAR A DORMIR, Andare a pollaio o a dormire CARO VU ANDÈ A DORMIR, detto

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fig. Andate a farvi friggere e in un forno o alla malora; Andatevi a riporre, Modo di rispondere quando si mostra di non voler credere all' altrui detto.

Chi dorme no PIA PESSE, Chi si cava

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