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duto scritto e stampato fra noi, ma è Francesismo della voce Loterie, che vuol dire Lotte. Col vocabolo tostro però intendiamo l'Impresa d'un lotto, differente dal Lotto pubblico.

LOTO, (co!l' o largo) s. m. (detto dal Lottare cioè contrastare colla fortuna, o dalla voce Germanica Lot, Sorte) Lotto. Dicesi Lotto anche il Premio. Il Lotto pubblico che sussiste in Venezia, ebbe principioli 5 Aprile 1734.

CAVAR AL LOTO, Estrarre al lolle.

LOTO, dicesi da noi famil. e figur. per Sorte; Fortuna - L'è un Loto, È una sorte, una fortuna, un lotto, Cosa incerta.

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CHIAPAR STO LOTO, detto ironicamente, Aver si fatla sorte o fortuna ; e s'intende in senso opposto, cioè Aver questo discapito, questa sfortuna HO CHIAPA STO LOTo, Mi è toccata una bella sorte ; Ho guadagnato un bel lotle.

LOTO PARTICOLAR, Riffa, Specie di lotto a cui s' espone un effetto qualunque di ragion privata. Da Riffa viene Arriffare. Quindi Arriffare un anello, una scatola etc. valgono Metterli alla riffa, cioè al lotto: Giuocare a una riffa.

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LOVA, 8. f. dicono i maniscalchi alla febbre pestilenziale del bue: febbre rare volte gagliarda, con brividi alternativi di freddo, sussulti di tendini, stridori di denti, lagrimazione, enfisemi lungo il dorso, debolezza estrema, flusso dissenterico bilioso, fetente ed anche in seguito tinto di sangue, perdita di ruminazione; in alcuni tosse, ulceri alle gingive; in altri alla radice della lingua, con perdita della vista e con emorragia di naso. LOVAZZO, 8. m. Lupaccio, Lupo grande. LOVÈTO, 8. m, Lupatello; Lupattino; Lupacchino; Lupatto, Piccolo Lupo. JOVIGI o anche LUIGI. Luigi. Moneta d'oro di Francia, così detta dal nome del Re che la fece battere, la quale corrisponde a quattro scudi o sia a lire 49 Venete.

Lovigi o Luigi dicesi per Luigi, Nome proprio di Uomo, che diciamo anche ALVISE. LOVO, s. m. Lupo. Animale selvatico del genere de' cani, voracissimo, che porta la coda incurvata, detto da Linneo Canis Lupus.

CRIAR DEL LOVO, V. CRIAR.

Detto per Agg. ad uomo, Lupo ; Lupaceio; Ingordo ; Insaziabile ; Gola disabitala: Lurcone; Ghiottone, Mangione.

CHI STA COL LOVO IMPARA A URLAR, Chi usa collo zoppo gli se n'appicca ovv. Chi sta collo zoppo, in capo all'anno zoppica ; Chi tocca la pece s' imbratta o si sozza. Prov, Chi conversa coi malvagi divien malvagio.

EL LOVO NO MAGNA STAGION, Maniera fam. e fig. che vale, Il tempo viene. LOVO CERVIER, s. m. Lupo Cerviero o

Lince, Animale quadrupede, che abita i climi freddi, chiamato da'Sistem. Felis Lynx. Noi non conosciamo che le sue pelli, le quali sono molto ricercate.

LOVO, 8. m. T. de' Pesc. Merluzzo o Lupo marino, Pesce di mare notissimo, detto dai Sistematici Gadus Merlucius. Si mangia fresco ; e in alcuni luoghi ne' quali vien più grande, si sala e si secca, come sulle Coste della Francia e su quelle d'Inghilterra, da dove ci perviene seccato, e si chiama allora Stocfis, e bacalà.

LOVON, add. Lupaccio, detto figur. a Persona vale Ingordo. V. Lovo. LOZA O LOGIA, 8. f. Loggia; Terrazzo, Edificio aperto che si regge su pilastri o colonne.

LOZA COVERTA, Verone. LOZIR, v. Alloggiare.

LOZÈTA, 8. f. Loggetta; Loggettina; Veroncello, Piccola loggia.

LU, Egli, corrispondente al latino Ille, Quegli, Colui - Ei o E' sono voci sincopate che valgono quanto Egli.

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Lui, si usa soltanto ne' casi obbliqui ; onde nell'accusativo non si direbbe Egli in vece di Lui; nè A egli, ma A lui; nè Lui andò; Lui fece, ma Egli andò; Egli fece.

L'È PROPRIO LU, È desso; E egli appunto.

CON LU, Seco; Con seco; Con esso lui. DA PER LU O DA per elo, o DA LU SOLO, Da lui solo; Da sè da sè; Dipersè o Disperse.

No L'è più lu, Non è più quel desso, Non e più quel d'una volta. V. ELi e Lori. FELICE LU! Felice lui, ovv. O lui felice! Lu, posto in fine d'una frase a ripetizione del pronome, ELO voce espletiva, è però atta ad esprimere una maniera di maraviglia o anche di gioia, p. e. EL XE MORTO, LU! Egli è morto egli! e vuol dire Pur troppo egli è morto, ovv. Finalmente egli è morto, ne sia ringraziato Iddio L'È TORNA, LU, Egli è tornato, egli!-L'È VERO, LU! Egli è vero, egli!GHE L' HO FICADA, LU! (che si potrebbe anche dire GHE L'HO FICADA MI!) Io gliel' ho accoccata, io ! I LO VORIA, LU! Ovv. I LO VORIA, LORI! Eglinu lo vorrebbero. LÙBRICO, add. Lubrico, parlando di Corpo o Ventre, vale Sciolto, contrario di Stittico.

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LUCERNA DA DO PAVÈRI O DA TRE O DA QUATRO, Di due, tre o quattro lucignoli.

TONDOLO DE LA LUCERNA, Padellina, Specie di padellina fatta di latta o altro, per uso di riporvi la lucerna o simile.

UNA LUCERNA INTIERA D'OGIO, Una lucernata, Quella quantità d'olio che tiene la lucerna SENZ' ACORZEBSE EL S'HA SPANTO ADOSSO UNA LUCERNA D'OCro, Essendosi egli fatto un abito nuovo, vi geltò giu, non se n'avveggendo, una lucernala d'olio.

LUCERNA, 8. f. T. de' Pesc. detta anche MASIOLA quando è piccola, Lucerna o Perlone. Pesce buono di mare, di colore rossastro, colla linea laterale senza spine, dividentesi in due alla prima caudale : le sue pinne laterali sono ampie e di colore ceruleo. Questo pesce differisce dalla Trigla Lucerna di Linn. Ma essendo questa specie la medesima così descritta dagli antichi e con tal nome, il Nardo ittiologo credette doversi chiamarla Trigla Lucerna, per conservar il nome antico. Giunge alla lunghezza d' un piede e mezzo, ed è buono a mangiare.

LUCERNETA, 8. f. Lucernuzza, Piccola Lucerna.

LUCHÈTO. 8. m. Lucchetto, Sorta di serrame noto.

Arco del luchetto, con sua guida o orecchie, chiamasi Quel ferro curvato con cui si chiude. LUCIETA, dimin. di Lucia, Nome proprio di Femmina, e dicesi per vezzo.

LUCIETA, dicesi a maniera furbesca, dalle Donne al Pannolino o Braghiere da esse usato per ripararsi. LUCRO, s. m. Lucro, Utile, Guadagno.

Lucro cessante e danno emergente, dicesi da molti nel discorso, che significa Guadagno che ci viene impedito dall'accomodare altrui deʼdanari ch'erano impiegati in negozio legittimo, e Danno che succede dal non essere renduto al tempo convenuto quello che s'era prestato.

LUDRO, s. m. Panello, Viluppo di cenci impeciati, che s'accende per far luminaria nelle feste. Fiaccola; Facella di corda impeciata.

In altro sign. Otre o Otro. Pelle di montone, detta da noi altrimenti BAGA, in cui si mette il vino, l'olio etc. per trasportarlo da un luogo all' altro. Quindi LUDRO detto fig. per Agg. ad uomo, vale Gran bevitore ; Beone; Cinciglione.

LUDRO, si dice pure per ingiuria a uomo, e vale Furfante; Birbone, Manigoldo e simili.

LUDRO, nel sign. di Mangione immondo, Lurco, e nell'acer. Lurcone. Smoderati lurconi, che non hanno altro Dio che il proprio ventre.

SPORCO COME UN LUDRO, Unto e bisunto come un otre.

LUGÀNEGA, 8. f. (dal lat. Lucanica) Rocchio di salsiccia, Sorta di salsiccia notissima.

LUGANEGA, detto in gergo, e per simil. vale Fune.

TACAK A LA LUGANEGA, detto fig. Dar la colla o la fune; Collare uno.

GHE XE PIÙ Zorni che luganEGA, Maniera Prov. met. Abbiam più tempo che danari. Ricordati che l'anno è lungo, per avvertirci ad avere moderazione nell'uso di tutto ciò che ci appartiene. V. MORELO. LUGANEGHÈR, s. m. Salsicciaio ; Pizzicagnolo; Pizzicaruolo; Pizzicheruolo e Lardaruolo, Colui che vende salami, grasce ed altri simili mangiari.

BOTEGA DA LUGANEGHER, Bottega di pizzicheria.

LUGANEGHERA, s. f. La femmina del Pizzicagnolo, che per analogia di altri simili termini così formati potrebbe dirsi, Pizzicagnola; Pizzicaruola. LUGARO, O LUGARÌN, 8. m. Lucarino e Lucherino, detto anche Acantide. Uccelletto noto, usato alle gabbie e che canta, detto dai Sistem. Fringilla Spinus. Ha la sommità della testa nera, il rimanente del corpo olivastro.

* EL GA I OCHI de pre Logaro. Dettato volgare e scherzevole, che suol dirsi tanto di chi ha gran vista, alla quale non isfugge cosa alcuna, quanto di chi ha vista corta o debole. Lugaro è il nome d'un prete imaginario.

LUGIA, s. f. Scrofa e Troia, La femmina del Porco, che ba partorito.

Detto per Agg. a Donna, vale Putlana

sozza.

LUGIADEGA, s. f. Luglialica o Lugliola, La prima uva che viene nel mese di Luglio.

LUGIO, 8. m. Luglio, Uno dei mesi dell'anno.

LUGREZIA, Lucrezia, Nome proprio di Femmina.

LUIGI, detto per nome proprio, V. Lo

VIGI.

LUISA, s. f. Verbèna, Pianta odorifera che si coltiva anche ne'vasi, e fa i fiori del colore di rosa. Chiamasi da' Botanici Verbena triphylla.

LUMADA, s. f. Sguardo; Guardo ; Occhia1a; Veduta.

Dar una lumada, Dar un'occhiata, uno sguardo.

LUMÀGA, s. f. Lumaca; Lumacia; Lumachella; Lumacone ignudo, Animale notissimo, simile alla Chiocciola ma senza guscio, di sostanza molle e viscosa. Linneo lo chiama Limax ater. L'imbrattar ch' essa fa camminando, dicesi Schiccherare, e la bava Sbavatura.

LUMAGA DEL RELOGIO, Ruota lumaca, chiamasi Quella ruota dell'orologio che porta la catena.

LUNAGA, Dicesi pure a persona lenta nel camminare, ed anche ad uomo o donna assai tarda ne'suoi lavori, o nel far checchè sia; onde i dettati familiari ed usitatissimi: El va via come una lumaga, el par una lumaga, el ze una vera lumiaga, ec. Boerio.

LUMAGHÈTA, s. f. Lumachella; Lumachino, Piccola lumaca. LUMAR, v. Guatare; Guardare; Alluciare, Attentamente osservare. LUMAROLO, 8. m. Voce del Contado, lo stesso che PORTALUME, V. LUMAZZA, s. f. chiamasi una Lucerna, grande di ferro, usata per lo più da' Pizzicagnoli, ed alimentata con grasso animale in vece d'olio.

LUME, s. m. Lume; Splendore.

Lume de la luna, Lampaneggio. Lume, dicesi per Notizia, Conoscenza, Intendimento di che che sia PER VOSTRO LUME, Per vostro governo, Per vostra regola.

LUME D'UN QUADRO, Vano del quadro, dicesi a quel vuoto d'una cornice o telaio d'un quadro, che viene riempiuto da una pittura o da uno specchio.

LUME DA PESCAR, Frugnuolo o Frugnolo, Specie di lanterna o di fanale che s' accende in tempo di notte per pescare. La lucerna che v'è dentro chiamasi Testa e Botta.

LUME CHE PIANZE EL MORTO, Dettato fam. Lucerna mezza spenta; Smorto e debole lumicino. Getta un lume annacquato o un poco d'albore; Lume fioco.

LUME DA FRATI, Bugia, Lucerna fatta a foggia di piccola cassettina bislunga e perciò più adatta a portarsi in qua e in là.

LUME DA OGIO, dicesi Qualunque lucerna che sia alimentata da olio; ma specialmente la Lucerna a mano, ch'è di ferro, e ad uso di persone miserabili, la quale s' appicca dove torni in acconcio. V. LUSE.

LUME SFAZZADA O SFAZZA, Luce troppo vivida, Che abbaglia. V. Lusòr. FAR LUME, Far lume o luce o chiaro, Detto metaf. V. in CANDELIER. MOCAR LA LUME. V. MOCAR. MORIR DE LA LUME, V. MORIR.

STUAR LA LUME, V. STUAR. LUME DE ROCA, s. m. Allume detto propr. dai Chimici moderni Solfato d'allumina, Sale cristallizzato, che trovasi nelle miniere.

Dar el lume de ROCA AI PANI, Alluminare i panni.

LUME BRUSA, Allume calcinato o deacquificato, chiamasi da' Chimici moderni lo stesso Allume, che coll'azione del fuoco convertesi in una materia bianca ed opaca, di cui si servono i Cerusici per consumare le carni fangose.

Lume catina, Allume catina, Altro allume, ch'è un sale artifiziale. LUMEGÓTO. 8. m. Voce di gergo e vale Orologio da tasca.

LÙMERO, s. m. Idiotismo di chi non sa pronunciar Numero.

LUMETA, s. f. Lumettino; Lumetto; Lumicino; Candeluzza; Lucernetta, Piccola lume.

LUMIÈRA, s. f. Lumiera; Luminiera, Arnese inserviente a portar lumi.

Ventola, Arnese di legno e d'altra ma

teria a foggia di quadretto, con uno o più viticci da basso per uso di sostener candele, e si appende alle pareti per far lume.

LUMIERA DEL SCHIOPO O DEL CANÒN, V. SCHIOPO O CANON.

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LUMÌN, s. m. Lumicino ; Lumino ; Lumettino, Piccolo lume. Tengono in camera un piccolo lumino o lumellino acceso.

LUMIN DE CERA O LUMIN SPAGNOL, Mortaletto o Spirino, T. de Ceraiuoli. Candela grossa e cortissima fatta di getto ad uso di tener lume la notte nelle stanze.

FATO A MO LUMÌn, Allucignolato. Lucciola, T. de'Lattai, Piccolo luminello o Arnese di latta traforato, da mettervi la bambagia per lumini da notte. LUMINADOR, 8. m. Illuminatore o Accenditore, Colui che accende i lumi. LUMINADURA, s. f. Alluminatura, Il far bollire il panno o drappo nell'allume. LUMINAL, s. m. Abbaino, o Finestra sopra tetto, Apertura su per lo tetto per far venir lume o per salire sul tetto. Frate si dice pure a Quell' embrice forato e fatto a guisa di cappucci o.

LUMINAL DE LE SCALE O DE LE CUPOLE, Pergamena, Finestre in alto che danno lume.

LUMINARI, 8. m. detto fig. Ollimati, quelli che per nobilta e per ricchezza tengono i primi luoghi in una Repubblica. V. P▲

TRASSO.

LUMINÀRIA, s. f. Tributo; Offeria, Contribuzione mensile o settimanale, che pagasi dai Confratelli di religiose instituzioni per la Luminara (Voce antica) cioè per l'Illuminazione degli altari e delle Chiese.

LUMINARIA, detto in gergo, vale Occhi; Vista.

LUMINARIA CUBTA O STAR MAL DE LUMINARIA, Aver corta luminaria, cioè aver corta vista, Vedere poco lontano. LUMINETO, 8. m. Luminello, Quell' ar

nese di filo di ferro con pezzetti di sughere, che mettesi a galla nell'olio delle lampane.

Detto per Lumetto o Lumicino, Piccolo lume.

LUMINOSO, Voce di gergo, detta in forza di sust. vale Fanale.

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CERCHIO DE LA LUNA, Alone o Cinlo e Ara, Quella ghirlanda di lume non suo che vedesi talvolta intorno alla luna.

Lunazione, dicesi il Tempo del corso della luna dal principio del novilunio fino al termine dell'ultimo quarto. Due, Tre o Quattro lunazioni, vale Due o tre o quattro mesi circa.

LUNA SENTADA e MARINER IN PIE, OVV. Luna in pie e MARINER SENTA, Prov. Mar. Al fare in mare, al tondo in terra, Espressione de' Marinai che osservano il moto della Luna, dinotante, Che nel tondo di essa si levano spesso pericolose tempeste. V. SETEMBRÌN.

LUNE, detto in T. degli Stampatori, Segni lunari, Così chiamansi quelli che servono ne❜lunarii per istabilire i diversi termini della Luna.

LUNA, detto fig. vale Pensiero; Malinconia; Mattana.

AVER LA LUNA, Aver la mallana, cioè Malinconia nata dal rincrescimento o dal

non saper che fare Aver il cimurro; Esser accigliato, cipiglioso, Esser bieco, torvo, brusco E' debbe far la luna; Aver la luna a rovescio, dicesi di persona bisbetica, stravagante e fantastica A cattiva luna, vale In mal punto. V. BATER LA LUNA, in BATER.

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ANDAR A LUNE, Esser pazzo a punti di luna.

ANDAR PER LUNE, Maniera antiq. Esser variabile. V. BACEGAR.

ESSER COGIÓN O TONDO COME LA LUNA, V. TONDO.

ESSER DE LUNA, Essere di vena, Aver certa disposizione o talento volto a far che che sia.

ESSER TAGIA IN BONA LUNA, V. TAGIÁR.

EL GA DA FAR COME LA LUNA CO GAMBARI, Che ha a far la luna coi granchi? o Paragonar la luna coi granchi, Che ha a fare una cosa coll'altra? E cosa stranieru, Che non ha che fare etc.

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EL GA UN MUSO CH'EL PAR LA LUNA D'AGOSTO, Ha un viso tondo e scofacciato, che pare la luna in quintadecima.

FAR I SBERLEFIA LA LUNA, V. SBERLÈFO.

FAR VEDER LA LUNA IN TEL POZZO, MOstrar la luna nel pozzo, vale Voler dare ad intendere altrui una cosa per l'altra, simile a quell' altro, Far veder le lucciole o le stelle di mezzodi.

LAORAR A LUNE, Lavorar a furori, Interrottamente.

VEDER LA LUNA IN TEL POZZO, Strabilire o Strabilirsi e Strabiliare; Strasecolare, Fuor di modo maravigliarsi, Uscir fuori di sè per lo stupore.

FATO A LUVA, Allunato; Lunato; A lunala ; Fulcato, Fatto a falce. Semilunare, Fatto a figura di mezza luna.

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cesi di persona screata, cioè Meschina di corpo.

BAGIAR A LA LUNA, V. BAGIAR.

TROVAR UNO IN BONA LUNA, Trovare uno in buona; Esser in buona, valgono Essere o trovare alcuno di buon animo, allegro e disposto a compiacere.

LUNA DE MAR, Sorta di pesce. V RIODA

PESSE.

LUNA, add. ILUNĂ.

LUNARDO, Leonardo, Nome proprio di Uomo.

LUNARIO, 8. m. Lunario, Quel libricciuolo nel quale fra i giorni dell'anno si notano le variazioni della luna. Almanacco o Effemeride, dicesi Quel libretto dove si registrano le costituzioni de' pianeti giorno per giorno.

FAR LUNARI, detto fig. Fare almanacchi; Almanaccare; Strologare; Rimasticare, Pensar sottilmente.

QUEL DAI LUNARI, Lunarista, Che fa o vende lunarii.

LASSE CHE I STROLEGHI FAZZA I LUNARI, Modo fam. e faceto, ch'è come dire Lasciale almanaccare agli astrologhi, cioè Desistete dal ruminare, dal dicervellarvi più oltre, che sarà quel che sarà. LUNATICO, 8. m. T. de' Pesc. Nautico o Argonauta papiructo, Conchiglia univalve bellissima del nostro mare, benchè assai rara, detta da Linn. Argonauta Argo. È di forma spirale, sottilissima e fragile, candida, colla carena dentata. Il suo abitatore è del genere delle Seppie, che non è cresciuto però insieme col nicchio.

Si avverte che il nome vernacolo LUNATICO è un idiotismo di alcun Pescatore, che lo ha contraffatto o storpiato dalla voce A/gonuutu, con cui veniva indicato da qualche Naturalista.

Lunatico, si dice anche in dialetto a Colui, il cui cervello di tempo in tempo patisce alterazione secondo il variar della lu

na.

LUNI, s. m. Lunedì, ed anche Luni alla Viniziana, come disse il nostro Bembo. Lunedì, dicesi corrotto da Lunae dies.

I CALEGHERI DE LUNI NO I LAORA, I Culzolai fanno la unidiana, cioè Non lavorano il lunedì. V. BERNARDIN. LUNIÈ, s. m. T. de' Pesc. Piccolissimo pesee di mare, che si confonde colla minutaglia, ed è una specie di Gobio, stato descritto dal diligente naturalista Nardo e da lui chiamato Gobius Lunie. Questo pesciatello rassomiglia allo Scacioro, ma è sempre di grandezza minore. La sua pinna caudale è allungata in punta acuta; la testa, gli opercoli e parte del corpo sono marcati da strisce gialle ed obblique. LUPA, s. f. Fame canina; Mal de la lupa, Specie di Malattia, detta da' Medici Pseudoressia, per cui l'organo della fame, tocco da qualche umore estraneo, sembra indur voglia di mangiare Bùlimo dicesi Altra specie di fame grande, ch'è malattia diversa però dalla fame canina.

Avèr la lupa, Allupare; Aver l'arme di Siena, Aver grandissima fame. LUPANAR, V. POSTRIBOLO

LUSARIOI, V. LUSTRINI. LUSARIOLA, 8. f. Lucciola, Sorta d'insetto volante o bacherozzolo che risplende la notte con moto alternativo, ed è chiamato in sistema Lampyris noctiluca.

Lucciolato, dicesi un altro bacherozzolo che luce come la lucciola ma non vola, e sta appiattato per le siepi.

LUSARICLE DE L'AQUA, Lucciolette dell'acqua marina, Insetti microscopici nottiluchi, che nell'anno 1749 il dotto medico di Chioggia Giuseppe Valentino Vianelli scoperse nell'acqua marina, la quale agitata ne' tempi del maggior caldo produce quel fulgore o splendore che ben si vede, e di cui era prima ignota la cagione o erroneamente attribuita a materia oleosa od elettrica. Linneo, a quel tempo vivente, le denomino Nereis Phosphoron; e l'Abbate Grisellini, emulo o plagiario del Vianelli, Scolopendre marine luisante. V. AR

DOR DE MAR.

LUSE, 8. f. Luce, Ciò che illunina.

LA LUSE O LA LUME, Il lume, cioè La lucerna, la candela o simil cosa accesa. La Luse da ogio, V. Lume da OGIO. LUSE COL MANEGO, Lucerna col manico; E Lucerniere si dice quel Legno nel quale si figge il manico della lucerna.

LUSE DE L'OCHIO, Luce, Prendesi per la Pupilla dell'occhio Acquitrino, dicesi poi a Quel lustro che si vede negli occhi dei viventi.

LUSE DEL SPECHIO, V. SPECHIO.

DAR A LA LUSE, Dare alla luce; Partorire. Dare o Mettere in luce, a luce o alla luce, vale Pubblicare un'opera colle stampe OPERA DEGNA DE VEGNIR A LA LUSE, Degna di venire alla luce.

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Tralucere, quel Risplendere che fa il corpo diafano trasparente percosso da lume. TOTO QUEL CHE LUSE NO XE ORO, Vedi ORO. LUSÈRTA O LUSERTOLA, 8. f. Lucerta; Lucertola e Lacerta o Lacertola, Animaletto o piccolo serpente oviparo, notissimo, detto da Linn. Lacerta agilis.

Lucertiforme, dicesi Chi ha la figura di Lucertola.

LUSERTA VERDE, V. LANGURO. LUSERTA DE MAR, s. f. T. de' Pesc. Lucerta o Lucertone e Ciorlone marino, Specie di pesce non indigeno de' nostri mari, detto già da Plinio Lacertus, che noi non conosciamo che a nome.

MAGRO COME UNA LUSERTA, Magro o Sec

co arravviato; Si smunto che pare il digiuno comandato. LUSERTON, 8. m. Lucertone o Lucertolone. LUSÈTA, 8. f. Lumicino, Picciol lume, come di sottil candela.

LUSOR, s. m. Lucore; Lustrore; Bagliore; Splendore che abbaglia.

Lusor de luna, Lampuneggio.

LUSOR DEI DIAMANTI O BRILANTI, Lucentezza o Lucidezza.

Lusor dei zechINI, Luccichio degli zecchini, Scintillamento, Splendore di monete che rilucono.

LUSOR DE LE PIERE, Lustro o anche fi gur. Lucentezza. LUSSA. V. SLOGA.

LUSTRADA, 8. f. Lustratura; Pulitura; Lustro; Po'imento.

LUSTRADOR, 8. m. Lustratore, Artefice che polisce i pezzi di metallo. E anche Quello che dà il lustro ai panni.

LUSTRADOR, detto in T. de' Calzolai, Lisciapiante, Pezzo di legno con cui si liscia il contorno della suola delle scarpe. V. BISĖGOLO.

LUSTRADORA, s. f. chiamasi la Moglie o Femmina di Lustratore, la quale secondo l'inclinazione della lingua ed altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Lustratora, o Lustratrice.

LUSTRÀR, v. Lustrare. Pulire o far rilu

cente.

TORNAR A LUSTRAR, Rilustrare.

LUSTRAR I MARMI, Arrenare; Lustrare; Polire.

LUSTRAR LE PEne, V. OlandizÅR. Lustrar i pani, Incartare i panni; Dar il cartone; Dar il lustro ai pannilani. LUSTRÅR I PIATI, Pulire; Forbire; Lustrare; Nettare.

LUSTRAR COL DENTE, Azzannare, nelle arti, vale Dar di zauna, Lisciare col dente. LUSTRİN, s. m. Lustrino, Sorta di drappo finissimo e assai lustro.

LUSTRIM DA SCARPE, T. de`Calzolai, V. LUSTRADOR.

LUSTRIMI, s. m. Bisanti; Bisuntini; Lusirini, Sottilissime e minutissime rotelle d'oro o d'orpello, che si mettono sulle guarnizioni delle vesti e in alcuna sorta di ricami.

Paglietto, dicesi ad Una specie di Lustrino tondo non traforato, per uso di ricamo.

Fagiuoli, diconsi da' Battilori Certi pezzuoli minuti di foglia di rame dorato o inargentato ad uso di ricamo.

Semino è pure Una specie di lustrino come i Fagiuoli. LUSTRISSIMAMENTO, 8. m. EL LUSTRISSIMAMENTO XE PER LE SCOASSE, Il titolo di illustrissimo è generale, o reso quasi triviale: cioè Si dà a chi non compete. LUSTRISSIMAR, v. Dar dell'illustrissimo. LUSTRISSIMO, add. Illustrissimo, superlat. di Illustre, e Titolo che si dà familiarmente fra noi alle persone di mezza sfera, fra il Nobile ed il Plebeo, cioè a Quelle che vivono civilmente.

UN LUSTRISSIMO, Un Signore; Un uomo civile.

ESSER LUSTRISSIMO, Essere assai lustro, dicesi di Cosa lucida e lustratissima -Detto di Persona, vale Ricca; Comoda; Doviziosa.

FARSE LUSTRISSIMO, Ricamare un baston da pollaio, Nobilitarsi; dicesi d'un villano, d'un uomo vile.

MOSTRAR EL LUSTRISSIMO, Mostrar il civile, detto per ironia, vale Le natiche.

TOCA VIA CO STO LUSTRISSIMO, La canzone o favola dell'uccellino che non finisce mai, ch'è Quando uno favellando ritorna sempre sulle cose medesime. Non la rifinire, Non dar mai fine col discorso. VARDE CHE LUSTRISSIMO! Guardate che pretendente, vanerello, muffetto!

MASCARA DA LUSTRISSIMO, diciamo a Quella d'un uomo il quale, abbigliato di vestiti di seta di taglio antico o ridicolo e in grande caricatura, tenendo un occhialino in mano, fa il buffone fingendosi un signore o, come dicono i Veneziani del volgo, UN LUSTRISSIMO, e fa ridere colle sue scioccherie e pantomime, a cui corrisponde la plebaglia che lo seguita irridendolo e gridandogli dietro LUSTRISSIMA, LUSTRISSIMA FuMO O FOGO IN MANEGA... ANDE IN BAMPA LUSTRISSIMO, ed egli risponde a ogni tratto ADIO POVEROMO, ADIO, SE VEDAREMO A PALAZZO etc.

LUSTRO, s. m. Lustro Splendore, Lume Pulimento; Lustratura.

LUSTRO, detto nel gergo de' Barcaiuoli vuol dire Il giorno.

OGNI LUSTRO GHE VOL SIOR CARLO, Ogni giorno ci vuol danari,

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LUSTRO, add. Lustro; Lustrato; Lisciato; Polito.

OMO LUSTRO, Lucido. Agg. ad uomo ed anche a Cavallo o altro animale, e vale Grasso, in buon essere, al quale si dice Gli riluce il pelo.

LUSVERDE, s. m. Menta piperita o piperina o viperina, Sorta di Menta, detta dai Botanici, Mentha piperita. Questa pianta ha sapore bruciante, che passa in fresco grato, masticandola. L'essenza che se ne cava è stimata, e si fanno Pasticche e Diavoloni di Menta piperita, adoprati per confortare lo stomaco. LUSURIOSO, add. Lussurioso; Lascivo.

Lusurioso come un gato de zenARO, Carnaluccio; Caprone.

LUZZO, s. m. detto anche da' pesc. SANGARIN, Luccio; Luccetto; Lupo; Labrace, Pesce assai noto d'acqua dolce, già latinam. detto Lucius, e da Linn. Esox Lucius.

XE MEGIO ESSER TESTA DE LUZZO CHE COA

DE STURION, E meglio esser capo di galla, che coda di levne, Meglio è Comandare che esser comandato, ovv. Meglio è esser primo fra gl'infini che infimo fra i primi. LUZZO DE MAR, s. m. Luccio marino o Spirena, detto Scalmo da' pescatori toscani. Pesce di mare a scheletro ossoso, detto da' Sistematici Esor Sphiroenu. La sua carne è bianca, ed è buona.

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A MACA, Modo avv. A macca; A scrocchio - MAGNAR A MACA, V. MAGNAR. ANDAR A MACA, Andare v scrocchio; Spollastrare, Mangiar lautamente a mensa altrui.

PESSE O OSEI A MACA, Esser macco o marcheria d'una cosa, come di pesce, di uccelli etc. e vale Esserne grande abbondanza e a vilissimo prezzo. E quindi A macco, posto avverb., In abbondanza. MACA, add. Ammaccato. V. MACAR.

MACA SOTO I OCHI V. in CARAMAL. PAN MACA, V. PAN. MACABÈO SPIRITO MACABEO, V. SPIRITO. MACACO, s. m Macaco e Cercopitèco, Specie di Scimia senza barba e colla coda, detta da' Sistem. Simia Cynamolgus.

MACACO, detto per Agg. a Uomo, Moccicone; Babbaccio; Mestola valgono Insipido. Scimunito e di grosso ingegno, che anche direbbesi, Baccello di sodo; Baccellon di piano; Baggeo; Mellone. MACADA, s. f. Ammaccamento. V. MACAURA. MACAFAME, s. m. Macco, Specie di polenta in varie fogge condita, che si ricuoce poi nella padella a guisa di torta, per lo più con grasso di porco, ed è vivanda attissima a saziar la fame, dal che prese il nome vernacolo. È pochissimo usata in Venezia, ma molto sul Vicentino. MACAIZZO, add. TEMPO MACAIZZo, Tempo incostante, nuvoloso, Che fa temere di pioggia.

CIERA MACAIZZA, Faccia scolorila. MACAIZZO SOTTO I OCHI, V. CARAMAL. PAN MACAIZZO, V. PAN. MACALIZZO, s. m. lo stesso che MASCALIZZO, V.

MACAR, v. Ammaccare, Alquanto meno che Infrangere. Acciaccare, vale Pestare, Pre

mere.

MACAR LE CUSIURE, detto fig. Ragguagliare, Spianure o Ritrovar le costure, vale Battere, bastonare, che fu detto anche fig. Imbottire il giubberello. MACARINI - ANDAR A CA MACARINI, Maniera fam. e scherzevole, Lo stesso che ANDAR A MACA V. MACA.

MACARON, s. m. Maccherone, È vocabolo usato ordinariamente al plurale. I maccheroni sono una vivanda fatta di pasta più o meno condita con latte od altro, e ridotta in cannelli, che bolliti nell'acqua

MAC

ne vengono poi estratti e condiconsi con buon cacio, cannella, zucchero, ec. I detti cannelli chiamansi da noi anche canoloni e subioti.

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MACARON, asd. detto anche MACARON DA PUGIA, per Agg. a Uomo, Maccherone; Più grosso che l'acqua de' maccheroni; Mestola; Mestolone; Fagiuolo; Montone; Navone; Pincone; Pecorone Tempellone, si dice a Chi si lascia sopraffar dai nemici Moccione, vale Uomo dappoco, quasi noa sappia nettare il naso da' mocci. MACARONCIN, dimin. di MACARÒN in tutti i suoi significati. V. MACARON. MACARONCINO RISARÒLO, 8. m. T. degli Uccellatori, Beccafico di padule rossiccio; Uccelletto che sul Vicentino chiamasi RISAROLO, dal frequentar che fa le risaie. È grande meno d' una Pass era. Nell' Ornitologia Fiorentina lo si nomina Ficedula palustris.

MACARONI, 8. m. Gnocchi, Vivanda di paste notissima. V. SUBIÒTI.

SPERAR CHE I MACARONI CASCA IN BOCA, Aspettar che le lasagne piovano in bocca o in gola, si dice di Chi vuol conseguire alcuna cosa e non fa dal canto suo niente per conseguirla. A porco peritoso non cude in bocca pera mezza, cioè Ai timidi che non s'arrischiano di farsi incontro alla sorte, rare volte essa s'offerisce di per sê.

VEGNIR I MACARONI IN BOCA, Cascar il cacio su' maccheroni o l'ulive nel panicre, detto fig. vale Aver gran fortuna.

QUANDO VIEN I MACARONI IN BOCA, TUTI LI SA MAGNAR, Quando la palla balza, ciascun sa darle, cioè Nelle fortune ognuno è valent' uomo.

MACARONI, detto in T. Mar. Maccheroni, diconsi Que'legui scanalati che si piantano nell'orlo delle felughe e simili, per mettervi le falche.

MACAÙRA, 8. f. Ammaccatura: Ammaccamento; Contusione; Pesca, Percossa, e dicesi delle carni e delle membra Pesca; Monachino; Lividore o Lividezza, è Quella nerezza che fa il sangue venuto alla pelle per le percosse.

MACAURA DEL PIE AL CAVALO, Repressione o Ripressione, Contusione del suolo.

MACAURA D'UN SECHIO, Fitta, dicesi dagli Argentieri, Calderai etc. un' Ammaccatura nel corpo di qualche vaso, cagionato per lo più da caduta o da percossa.

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MACAÙRA DEL PAN, Attaccatura, Quel sito in cui un pane si è toccato all'altro nel forno.

MACAURÈTA, s. f. Ammaccaturina. MACÈLO, s. m. Macello; Ammazzatoio ; Beccheria. In Venezia però si distingue il Macello dalla Beccheria. Il primo è il luogo dove propriamente si macellano gli animali, l'altra dicesi la Bottega dove si vende al minuto la carne macellata.

MENAR AL MACÈLO, Condurre altrui al macello, detto fig. e vale Condurlo alla sua rovina.

MACHIA, 8. f. Macchia, Segno o Tintura.

Macchia, detto fig. vale Contrassegno ignominioso, che dicesi anche Frego; Tacca; Magagna. V. TACA, TACOLA, e Neo.

FARSE UNA MACHIA, detto fig. Annerursi o Annerirsi, vale Macchiarsi la fama, l'onore o simile; Denigrarsi MACHIA CHE NO SE POL PIÙ FAR ANDAR VIA, Macchia indelebile.

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MACHIE A LA PELE, Chiose ; Danaio ; Chiazza, Tacche brune o rosse, che sopravvengono specialmente alle donne gravide.

MACHIA DEL CAVALO, Comela, Macchia bianca, lunga per i due terzi della testa del Cavallo.

MACHIA DEL LEGNO, Marezzo, Quindi così fatto legno dicesi Legno marezzato o venato, cioè Serpeggiato a onde, o a marezzo, a vene.

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MACHIA D'OGIO, Frittella, Modo basso e vale Macchia in su i panni e vestiti Macchia rafferma, vale Vecchia, penetrata.

MACHIA NE L'OCHIO, Maglia; Magliolina; Rete, Macchia generata nella luce dell'occhio.

Pien de machie, Macchioso, Cosperso di macchie.

SAON DA CAVAR MACHIE, Sapone da levar macchie da purgar lordure e nuove e vecchie penetrate, rafferme, rincappellate di sopra ogni cosa.

FAR GROPO E MACHIA, V. in GROPO. MACHIAR, v. Macchiare.

Screziare; Variegare, Macchiare di più colori.

ROBA CHE MACHIA, Macchioso. Colore

macchioso.

MACHIÈTA, 8. f. Macchietta; Macchiuzza. PIEN DE MACHIETE, Spruzzolato di macchielte.

| MACHINA, 8. f. Macchina e nel dim. Mac

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