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dai Canonici in alcune Chiese collegiate e dai Sottocanonici nelle Cattedrali, cui 80gliono essi portare sul braccio sinistro per distintivo del loro grado, quando non sieno vestiti dell'abito prelatizio. ZANGOLA (colla z aspra) s. f. Seggetla; Predella; Sella, ma meglio Pitale; Cantaro, Vaso per deporvi gli escrementi, e l'arnese di legno portatile, per uso di scaricare il ventre.

ZANTÈSEMO (colla z aspra) V. Centèse

MO.

ZANUCO (colla z dolce) s. m. Ghiado; Sido; Stridori di verno, Gran freddo.

EL ZANÙCO TIRA, Tira vento freddo. ZANZALARO (colla prima z dolce e l'altra aspra) s. m. T. de' Pesc. Specie di granchio marino a coda corta, detto da Linneo Cancer rostratus, il cui carattere specifico è l'avere il torace quasi cordiforme, coperto di lanuggine, e le mani lunghe e compresse non è commestibile. ZANZAR, v. ant. (colle zz aspre) Lo stesso CIANZAR, V.

ZANZARÈLE (colle zz aspre e l' e aperta) 8. f. Minestra d' uova, Sorta di minestra o sia di Zuppa fatta con brodo misto con uova dibattute: non è in uso presso i Toscani, i quali accostumano a Pasqua in luogo d'essa il Brodetto.

ANDAR IN ZANZARELE O IN ZANZE, Spuppolarsi, voce bassa, Non si tener bene insieme; e dicesi della Minestra d'uovo che non si rappiglia - SON O ME SENTO IN ZANZARELE, Detto figur. Sono o Mi sento accasciato, cioè Rifinito, Indebolito. ZANZE (colle zz naturali) Detto per vezzi dalle nostre donne, sincopato e storpiato per Angela, Nome proprio di fanciullina.

UNA ZANZE, dicono i nostri fanciulli al paléo quando gira velocemente, e di qui INZANZİR,

ZANZE (colle zz aspre ) dicesi sincopato per ZANZARELE, V.

ZANZE (colle zz aspre) T. ant. Ciancie; Bagattelle, Cose frivole e da nulla. ZAPA (colla z aspra) s. f. (forse da Zampa, per essere quasi simile allo zampare de'quadrupedi) Zappa, Strumento noto di ferro col manico lungo di legno, che serve a lavorare la terra Marra, vooe agron. dicesi Quello strumento a guisa di zappa col manico assai lungo, con cui si rade il terreno e se lo lavora poco addentro; e quindi Marreggiare, Lavorare colla marra. Marretta chiamasi la Marra piccola, e Marrone lo strumento simile alla Marra, ma più stretto e più lungo — Sarchio, dicesi una piccola Marra per uso di Sarchiare, ch'è ripulir dall' erbe selvatiche, tagliandole col archio.

ZAPA DA PELATIERI, detta anche MISSIADOR, Bollero, T. de' Conciatori. Strumento di legno con manico lungo, che serve a stemperar la calcina ne' calcinai.

ZAPA DA MURERI, Marra, si dice a Quello strumento a guisa di zappa che adoperano I manovali a far la calcina.

DARSE LA ZAPA ADOSSO, V. DAR. ZAPA, add. Zappato, Lavorato colla zappa. Dicesi ancora fig. per Calpestato; Scalpitato.

ZAPADA, 8. f. e nel plur. ZAPAE, Calpestamento; Pestata.

ZAPADA vale ancora per Colpo di Zappa. E talvolta per Orma; Vestigio - SO ANDA DRIO LE ZAPAE E HO TROVA LA CASA DEL LADRO, Ho seguitato l'orme o le vestigia, e giunsi a conoscere l'abitazione del ladro.

Orma e Vestigio, Impressione del piede. ZAPADOR 8. m. Zappadore o Zappatore, Quegli che zappa - Zapponante, Colui che lavora col zappone. ZAPADURA, 8. f. Zappatura, T. Agr. Lo zappare e il tempo in cui si zappa.

ZAPADURA D'UNA BESTIA, Ferratura, Orma del ferro onde son ferrate le bestie Pedata; Orma; Vestigio, direbbesi all'impressione di piede umano sul terreno o simile.

ZAPAFIÒR, 8. m. T. agr. Piede o Zampa

di bue.

ZAPAPIE, s. m. lo stesso che Puzapie, V.

ZAPAPIE, detto in T. Mar. Marciapiedi, Corde poste sotto i pennoni, che servono ai Marinari per posarvi i piedi quando si tengono con ventre sul pennone per prendere o sciogliere un terzeruolo o per altra operazione.

ZAPAPIE DE LA SERPA, V. Serpa. ZAPAR (colla z aspra) v. Zuppare, Lavorar la terra colla zappa Zappettare vale Zappare leggiermente.

Zapar in tera, Zappare, per similit. dicesi del Percuotere la terra colla zampa. ZAPAR COI PIE, Calcare; Scalpitare; Conculcare; Calpestare Scalpicciare vale per Calpestare, ma con istropiccio dei piedi, infrangendo; e talvolta per semplicemente Calpestare.

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ZAPÁR ADOSSO A QUALCÙN, Detto figur. Scalpitare alcuno, vale fig. Aver a vile, Spregiare No LASSARSE ZAPAR ADOSSO O SU I PÌE DA NISSÙN, Non lasciarsi scalpiture o cavalcare; Non portar basto; Non purtare o tener groppa, Non voler sopportare sopruso o ingiuria.

ZAPAR DEL CAVALO, Razzare; Raspare; Zappare, si dice dello Zappare che fa il Cavallo colle zampe quasi razzolando.

EL ZAPAR DEL SCALIN, Pedata, cioè La superficie su cui sta il piede salendo le scale.

ZAPAR EL FORMENTON o simile, Chisciare Sarchiare; Sarchiellare; Radere, Ripulire il grano turco o altro dall'erbe selvatiche, tagliandole col sarchio. Rincalzare; Mettervi attorno della terra per fortificarlo. ZAPAR LE VIDE, Rincalzare le viti, gli alberi.

ZAPAR SU I CALCAGNI DE QUALCÙN, Calcagnare o Scalcagnare, dicesi Quando nell'andar dietro ad uno se li pone il piede su le calcagna.

GUARDA DOVE CHE TI ZAPI, Guarda dove zappi, cioè Dove metti il piede. Abbi l' occhio; Attento ai ma' passi.

NO SE GHE POL ZAPAR SU I PIE, Gli puzzano i fiori del melarancio, dicesi di Uno che pretende d'esser molto delicato in qualsivoglia genere di cose, o piuttosto che lo è di fatto.

PAR CH'EL ZAPA SUI VOVI, Sembra ch' ei calchi l'uova, si dice di Chi cammina troppo a bell' agio.

SAVER DA CHE PIE UNO ZAPA, Saper da qual piede uno zoppichi, cioè Qual sia l'inclinazione o i difetti d' alcuno.

BASAR DOVE CH' el zapa, V. BASAR. ZAPASSALDO, 8. m. Sputasenno; Sputatondo, Quegli che affetta di far l'uomo di importanza e non lo è.

ZAPATA, 8. f. (colla z aspra) e per lo più ZAPATE in plur. Sandalo e Ciabatta, Specie di Calzare consistente in un puro suolo di cuoio, con una striscia di pelle per di sopra, che lascia quasi nudo tutto il piede. Simile calzare è usato specialinente da’Cappuccini.

ZAPATOR, s. m. Zappatore, Soldato par

ticolarmente addetto ai lavori della fortificazione.

Zappatore, chiamasi anche quel Soldato scelto che precede il battaglione, armato d'ascia onde spianare la via. V. GUASTADOR. ZAPEGAR, v. Calpestare o Calpistare, Pestare co' piedi.

ZAPETO (colla z aspra) s. m. Bidente, Strumento di ferro con due denti a guisa di forca, e con un occhio o foro nella parte che unisce tali denti e punte, entro cui vien fermato un manico di legno per imbrandirlo e adoperarlo come la zappa.

Detto per piccola zappa, V. ZAPA. ZAPIN (colla z aspra) s. m. Abele, Albero V. ALBEO.

ZA POCO, a modo avv. Poco fa; Poco prima; Teste; Non ha guari.

ZAPOLI (colla z aspra) s. m. T. de' Costruttori navali, Legname di riempiture. Sono que' pezzi di legno che s' introducono negli intervalli tra i membri delle navi per riempiere i vôti e rinforzarli.

ZAPÒN, s. m. accr. di ZAPA, Zappone; Marra, Quello stromento che usano i Manovali

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per far la calcina · Beccastrino, Sorta di zappa grossa e stretta che serve per cavar sassi.

Dab un zapon, Lo stesso che DAR UNA ZAPADA, Calpestare l'altrui piede col proprio.

ZAPONAR, v. Zapponare, Lavorar col zap

pone.

ZARA (colla z dolce) s. f. Giara; Orcio; Urna, Vaso grande di terra cotta e inverniciato al di dentro, per lo più da tener olio o acqua.

Zara chiamavasi poi un giuoco ch'era in uso anticamente in Venezia, cioè nel secolo XVII, e facevasi con tre dadi. Zara si diceva ai punti divietati da sette in giù e da quattordici in sù. Quindi il prov. ant. DAR IN ZARA, Dare in mal punto; Cogliere in mal punto; Dar nel Bargello, Incorrer male.

ZARABALDANA (colla z aspra) s. f. Ghiabaldana; Ghiabaldano, V. CHIARABALDANA. ZARABOTANA (colla z aspra) s. f. Cerbottana, Mazza lunga di legno perforata a canna, per cui a forza di fiato si spinge fuori colla bocca una palla di terra per tirar agli uccelli.

Cerboltana chiamasi pure uno stromento simile ma più piccolo e per lo più di latta, largo al principio e stretto in fine, per parlare altrui pianamente all'orecchio; e di tale stromento si servono gli Astrologi sulle piazze. Quindi SAVER UNA COSSA PER ZARABOTANA VIA, Intendere o Supere una cosa di rimbalzo o per cerbottana: detto fig. vale Saperla indirettamente e intenderla per terza persona.

ZARANTO (colla z aspra) s. m. T. degli Uccell. Verdone o Verdello Calenzuolo, Uccello detto da' Vicentini LÒGARO GROSSO, e nel Polesine Garziero: è grande quanto una passera, ed è detto Verdone dal color verdastro delle sue penne. Linneo lo chiama Loxia Chloris, V. FRIZARIN. ZARATAN (colla z aspra) s. m. Ciarlatano; Ciurmante; Ciurmador; Ciurmatore; Cerretano; Ciccantone, Cantambanco ; Ceriuolo, Venditore d'impiastri e di chiacchiere Empirico, dicesi quel Medico che si serve della sola notizia dell'esperienza Cantoniere dicesi Colui che sta su pe'canti a spacciar frottole, ingredienti ec.

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ZARATAN O ZARLATAN, nel parlar fam. dicesi per Ciarlatore, e intendesi di Uno che oltre al ciarlare assai, dica delle bugie. In tal signif. vi corrispondono Frappatore; Giuntatore; Favoleggiatore. ZARATANADA, 8. f. Atto o Maniera di ciarlatano.

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ZARATANAR, v. Ciurmare, Dar da intendere una cosa per l'altra Incanture, figur. vale Sorprendere e quasi sbalordire per la maraviglia.

Detto ancora per Lusingare; Allettare. ZARATANARIA, 8. f. Ciarlataneria; Ciurmeria, Quegli atti e quei falsi cicalamenti che fanno i Ciurmadori; Inganno, Avvolgimento di parole, Impostura. ZARCEGNA O ZARZEGNA (colle zz aspre) 8. f. T. de'Cacciatori, Specie d'Anatra selvatica chiamata italianamente Cercedula maggiore, in Toscana ARZAGOLA MASCHIO e da Linneo Anas Creca. Quest' uccello abbonda nelle nostre maremme, ove pigliasì collo schioppo ed è ottimo cibo. ZARDA 8. f. (colla z dolce) T. de' Maniscalchi, Specie di malattia nel cavallo, che consiste in una gonfiezza molle, indolente nel suo principio, appoggiata ad un tendine del piede, che ingrandisce in seguito e fa zoppicar l'animale. I Veterinarii la qualificano Tumore linfatico al di sotto della punta del garetto.

ZARDİN (colla z dolce) s. m. Giardino, Luogo piantato ad alberi e fiori. Se contiene alberi ed ortaggi dicesi Verziere. V. ORTO e BROLO.

ZARDINI O ZARDINETI, T. Mar. Giardini e Bottiglie, Risalto di lavori di legno sopra i lati del di dentro del vascello dall'una e dall'altra parte Giardini chiamansi sul mare i Balconi o Balconate d'un vascello che sieno coperte.

FAR ZARDINI IN ZENER, Locuz. ant. che vale figur. Tentar l'impossibile, perchè il freddo è opposto alla fioritura delle piante.

CITÀ PIENA DE ZARDINI, Cillà aggiardinata, Copiosa di giardini. ZARDINĖTO, 8. m. Giardinetto, Piccolo giardino.

ZARDINIÈR, s. m. Giardiniere o Giardi

naio.

ZARDINIERA, s. f. Giardiniera, Moglie del Giardiniere o Donna che ha cura del giardino.

Giardiniera è poi nome che danno i nostri Legnaiuoli ad una specie di tavolo fat

to a mezza luna che si tiene accosto al muro, il quale alcune volte è riempito di terra con entrovi piante rare; ed è suppellettile di moda.

ZARETA (colla z dolce e l'e stretta) Orcietto; Orciuolo; Orciolino. ZARESA O ZARIESA (coйa z aspra) s. f. Ciriegia; Ciregia o Ciliegia, Frutto notissimo dell'albero Ciriegio o Ciliegio.

ZARESE AQUAROLE, Ciliegie acquaiuole, e sono le primaticce, Ciliege a grappoli, prodotte dal Prunus Cerasus fructu aquoso; Ciliegia maggese primaticcia.

ZARÈSE BIANCOLINE, Ciliegie bianche o biancone, di frutto rotondo bianco quasi dolce, tenero; il cui albero chiamasi Prunus Cerasus, Cerasa dulcia.

ZARESE DURAGIR, Ciliege duracine moraiole, che hanno un succo nero sanguineo, quasi dolce. L'albero che le produce è distinto col nome Prunus Cerasus duracena.

ZARESE MORACHIOTE DA PADOA, Ciliege moraiole, Di frutto oblungo nereggiante. Altra varietà del Prunus Cerasus.

ZARESE DE MONTE, Ciliege di montagna o selvatiche, Ciliege serotine, nere, dolcissime, il cui albero si chiama Prunus Cerasus sylvestris, V. MARASCHE, MAROSTEGANE, MARINELE e VISSOLE.

PECOLO O GAMBEta de le zarese, Grappa, Propriam. il Picciuolo della ciliegia. MAZZETO DE ZARIESE, Incannata.

L'amico zabiesA, detto fam. Il compare, Dicesi ad alcuno per ischerzo, come per denotar un tale di cui s'è fatta antecedentemente parola. Talora dicesi ironicamente, e per allusione ad un Cattivo soggetto.

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SIA BENEDETO CHI HA PATO EL PECÒLO LE ZARIESE, Lode a quel che fece il manico alle fusa, e vale Sia benedetto Iddio.

ZARIÈSE SENZA PECÒLO, Detto furbesco, Vacca; Incotto, Lividori e Macchie che vengono alle Donne su le gambe e le cosce quando tengono al verno il fuoco sotto la gonnella.

LOGO RIDOTO A ZARDIN, Terra giardinala. ZARESÈR, s. m. Ciregio; Ciriegio e Ci

liegio, Albero notissimo e di varie specie che produce le ciriegie, detto da Linneo Prunus Cerasus.

ZARESÈR NANO, Cameceraso o Ciriegio nano, detto da Linn. Prunus Chamace

rusuy.

LOGO PIEN DE ZARESERI, Ciregeto o Ciriegeto, Luogo dove son molti ciliegi. ZARFOGIA (colla z aspra) Trafoglioso, Di Trafoglio, Agg. di Campo seminato e pieno di trifoglio. V. SPAGNARO. ZARFOGIO, V. CERFOGIO. ZARLATAN, V. ZABATAN. ZARLATANĚLO, s. m. Cantambanchino; e Cantambanchina la Femmina. ZARLATANÒN, s. m. Cerretanone. ZARPE (colla z aspra) s. f. Vinacce, Buece delle uve che restano dopo la pigiature. V. GRASPE.

ZARZEGNA. V. ZARCÈGTM.

ZASCADUN, Voce ant. e trivialissima, Cia

scuno e Ciascheduno. ZASSER (colla z dolce) verbo antiq. che vedesi scritto ZASER Delle lettere del nostro Andrea Calmo, nel sign. di Giacere.

QUA ZASE EL BON PESCANTE BUBATÈLO, Qui giace il buon pescatore Buratèlo. ZATA (colla z aspra) s. f. Zampa, Piede di animal quadrupede, e più si dice d'altri animali ancora.

ZATA DAVANTI, Branca, Zampa davanti coll' ugne da ferire; o piè degli uccelli di rapina. V. ONGIA.

ZATE DEL SCARPION O DEI GRANZI, Forbici; Zanche e Chele. A quelle dei Granchii Naturalisti dicono anche Mani.

ZATE DEI CALAMARI O DEI FOLPI, Tento ni o Tentacoli.

DAR LA ZATA, Far santà, si dice dei Cani domestici e de' Bambini quando si fanno star in piedi.

Zatta, si dice poi ad una specie di Popone brizzolato e dipinto a serpe o colla buccia bernoccoluta.

CAPITAR IN TE LE ZATE O IN TE LE SGRINFB, Dar nel guanto, vale Capitare alle mani altrui o nell' altrui forze, che anche dicesi Dar nell' unghie d' alcuno.

detto fam. Menar le

MENAR LE ZATE, mani, Percuotere. ZATA (colla z aspra) s. f. Zatta o Zattera e Fodero, Tavole o Legnami collegati insieme per poterli condur pe' fiumi a seconda.

Madiata, dicesi in T. Mar. a Quantità di alberi da nave rozzi, legati insieme in modo che possano esser condotti galleggiando giù per un fiume.

CIEVOLO DA ZATARA, V. CIEVOLO. ZATADA, s. f. Unghiata o Ugnata, Ferita che si fa coll' unghia: lo stesso che SGRAPada, V.

ZATÁRA. Lo stesso che ZATA, V. ZATARE (colla z aspra) si chiama in Venezia quella lunga spiaggia o fondamenta nel Sestiere di Dorsoduro, ch'è posta a mezzodi di rimpetto all'isola della Giudecca: chiamasi anche FONDAMENTE DE LE

ZATARE, perchè vi arrivavano le Zattere de' legnami, come v' approdano in parte presentemente. ZATARER)

)

ZATÈR s. m. Foderatore, Colui che guida pei fiumi i Foderi, cioè le Travate di legnami congiunti insieme. ZATIGLIONI, V. SANTIGLIONI.

ZATINA (colla z aspra) s. f. Zampino, Piccola zampa.

ZAVAGIAR (coila z dolce) v. Barattare o Bazzarrare, Cambiar cosa a cosa, Dare in baratto, ma dicesi in mala parte.

Chi baratla imbratta e chi baralla ha rozze, Prov. che si dice, perciocchè trattandosi di bestiame sempre si cerca di barattare il disutile e quel che non si trova da vendere pe' contanti; il che si dice anche Bazzarrare.

E perchè chi cambia per lo più inganna, Barattare s'usa metaf. per Fraudare, Ingannare.

ZAVAGIAR, nel parlare domestico più comunemente si usa per Imbrogliare; Intrigare.

ZAVAGIN, 8. m. Buon procaccino, dicesi di Uno che s'ingegna per ogni modo di guadagnare, cioè di Uomo industrioso. V. SBEZZOLIN.

ZAVÀGIO (colla z dolce) s. m. Baratto e Bazzarro, Cambio d'una cosa con l'altra; Specie di contratto, ma dicesi in mala parte e intendesi Contratto ingannevole.

Più comunemente dicesi per Imbroglio; Intrigo; Impiccio; Equivoco; Mistero Impiastro, detto metaf. vale Convenzione conclusa con imbroglio.

Quindi ZAVAGIO, intendesi talvolta per STOCO, V.

ZAVAGIÒN, s. m. Garbuglione; Intrigante, V. INGARBUGIÓN.

ZAVARIAMENTO, s. m. (colla z aspra ) Farneticamento; Farnetico; Farnetichezza; Vaneggiamento, Il farneticare o vaneggiare di alcuni per malattia.

Dicesi anche nel sign. di Errore; Sbaglio; Abbaglio; Inganno. ZAYARIAR (colla z aspra) v. Farneticare; Vaneggiare e Vagellare, Errar colla mente, Dir cose fuor di proposito; ed è proprio di alcuni febbricitanti Folleggiare, Dire o Far cose vane o da fanciulli. ZAVARIAR DA MATO FURIOSO, Freneticare; Delirare, Essere in delirio, o frenesia. ZAVARIAR DA MATO O DA VECHIO, Vaneggiare; Folleggiare; Scioccheggiare; Pargoleggiare; Bamboleggiare, Dire o Far cose vane o da pazzo o da fanciullo: il che è proprio specialmente di alcuni vecchi.

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ZAVARIAR CO LA TESTA, Andar vagando colla mente; Spargersi o Sviarsi la mente; Errare; Ingannarsi; Abbagliarsi; Travedere; Andar errato · ME TOCA ZAVARIAR, Mi tocca fantasticare, cioè Andar vagando coll' immaginazione per ritrovar od inventare: che dicesi anche Mulinare; Girandolare; Stillarsi il cervello; Ghiribizzare.

NO ZAVARTO MINGA, SAVEU, Maniera fam. Non erro; Non m'inganno mica, sapete? ZAVARIEU? Vaneggiate? Impazzile; e vale V'ingannate d'assai.

L'AMALA CHE ZAVARIA EL MOR, L'ammalato vaneggianle muore, Detto metaf. e vale L'uomo che svaria nelle sue azioni o proposizioni, indica tristo fine. ZAVATA (colla z aspra) s. f. Ciabatta, Scarpa vecchia e molto logora; e dicesi anche di Quelle scarpe all' apostolica, che usano i Frati scalzi. V. ZAPATA.

Scarpe a pianta o a cianta, si dicono Quando, mandata giù la parte di dietro della scarpa, si riducono alla foggia di pianelle. V. MULA.

In altro signif. Ciarpa, si dice ad Arnese e per lo più di cosa vile e vecchia, straccio, bazzecola, che dicesi anche Sferra, V. INTRIGHI.

Scarpettaccia, direbbesi al peggior. di Scarpetta; e Scarpaccia al peggiorativo di Scarpa.

MENAR LA ZAVATA, Detto fam. e figur. Mettere il becco in molle, Cicalare assai.

STIMAR QUALCUN COME LE SO ZAVATE, Stimar uno quanto la tacca dello zoccolo o quanto un cavolo a merenda, Niente stimarlo.

ZAVATADA, 8. f. Pippionala, Cosa sciocca o scipita, Scioccheria; Gagliofferia; Gofferia.

Ciomperia, dicesi per Opera malfatta. ZAVATAE, Ciabatteria; Bazzicature Cose di poco pregio.

ZAVATAMENTO, s. m. Acciabbatlamento, L'atto di far grossolanamente alcuna

cosa.

ZAVATAR O ZAVATAR SU, V. Acciabattare; Abborracciare; Arrocchiare; Acciarpare; Acciapinare; Racciabattare, Far che che sia alla grossa e senza diligenza; tolta la metaf. dal Ciabattino.

No BISOGNA ZAVATAR, MA ANDAR ADAGIO, UNA COSSA A LA VOLTA, V. Cossa.

ZAVATAR, dicesi anche per Racconciare, Racciabattare; Rintoppare; Rattoppare; Ruppezzare; Raggiustar grossolanamente le cose guaste e vecchie.

ZAVATAR IN PRESSA, Acciapinare o Acciappinare, Far con fretta menando le mani.

ZAVATÈR. V. ZAVATIN.

ZAVATERA O ZAVATINA (colla z aspra) s. f. Femmina di Ciabattino, la quale per analogia di altri termini consimili, dee poter dirsi Ciabattina.

ZAVATIN, 8. m. Ciabattino; Ciabattiere; Ciaba, Quel che racconcia le scarpe vecchie

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ZAUTÀR, v. che usasi nel Contado verso Padova nel sign. del nostro ScaIAUSSAR, V. ZAZZARA (colle zz aspre) s. f. Zazzera, Capellatura degli uomini tenuta per lo piu in sino alle spalle.

GRAN ZAZZERA, Zazzeraccia. ZAZZARİN, 8. m. Zazzerina o Zazzerino, Piccola zazzera.

Detto figur. vale Prete, detto così dalla zazzera che i Preti portano più o meno lunga.

ZAZZARON, 8. m. Zazzerone; Zazzeruto. Che ha gran zazzera; e dicesi anche Capellatura e Chioma per Tutti i capelli del

capo.

ZECA (colla z aspra e l'e stretta) s. f. Zecca, Luogo dove si battono le monete. MAESTRO DE ZECA, Zecchiere o Zecchiero, Il Direttore della Zecca.

SAZADOR DR ZECA, Saggiatore o Assaggiatore, Quegli che fa l'assaggio delle monete e delle paste monetabili, per conoscerne la lega.

MENDAOR O TORNIDOR DE ZECA, V. MenDAOR.

CUNIADOR O STAMPADOR, Battinzecca Stampatore di zecca, Quegli che batte la moneta coll' impronto.

RAFINADOR DE ZECA, V. RAFINADÙR.
INCISOR DE ZECA, V. INCISOR.

Provveditore agli ori ed argenti in Zeeca. Tale era il titolo d'un Magistrato della Veneta Repubblica, che presiedeva alla custodia dei depositi d'oro e d'argento fatti da' particolari nella pubblica zecca.

Provveditore ai prò in Zecca, Era un altro Magistrato destinato a pagare l'interessi aunui a tutti i Capitalisti che tenevano danaro nella Zecca; cioè prestato al Governo ovvero depositato volontariamente per averne interesse.

EL CREDE CHE MI GABIA LA Zɛca, Maniera fam. Ei pensa che qui vi sia la cava. cioè che vi sieno ricchezze, e vale Non vo

De sono.

ZECAROLA, V. CECAROLA. ZECHİN, s. 'm. (colla z aspra) Zecchino, Moneta d'ora del peso Veneto di carati 17 danari tre e grani quattro, del valore di lire ventidue venete agli ultimi tempi della Repubblica, che fu poi accresciuto l'aggiotaggio sino a lire 12 e centesimi 75 italiani, cioè a Venete 25:10.

ZECHIN RUSPIO O DE PARLA, V. RUSPIO. ZEGIETO (colla z dolce) s. m. Giglietto; Giglietto, Piccolo Giglio.

ZEGIO (colla z dolce e l'e stretta) s. m. Giglio o Giglio bianco e Giglio di S. Antonio, Fiore conosciutissimo fatto a campana, che ha odore narcotico, prodotto da radice bulbosa, detto da' Botanici Lilium candidum, il quale è pianta perenne, che vedesi fiorita nel giugno.

ZEGIO ROSSO, Giglio rosso o Gigli porcellani, Altra specie di giglio, che ha le foglie sparse e le corolle fatte a campana. non pendenti; chiamasi da'Botanici Lilium bulbiferum.

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ZEGIO O ZIO Paonazzo, Ghiaggiuolo, o Giaggiuolo, Pianta che rassomiglia molto all' Iride bulbosa, ed è chiamato da' BotaInici Iris Germanica. V. IRIOS.

ORTO DE ZEGI, Giglieto, Luogo dove sono piantati molti gigli.

ZELA (colla z dolce) add. Gelato, Rappreso dal freddo.

Rappigliato, direbbesi ad una Sostanza liquida, come brodo, latte ec. che si rassoda o congela o rapprende. ZELADIA ) ZELADINA)

8. f. Gelatina o Geladina, Brodo rappreso. Geleria è Voce burlesca.

ZELADIA, detto per ischerzo, vale Gelosia. FAR BRUETO O ZELADIA DE UNO, Far ciccioli di uno, vale Tagliarlo in pezzi.

ANDAR IN ZELADINA DAL GUSTO, Maniera fam. Andar in brodo di succiole o in brodetto; Sentirsi imbietolire; Disfarsi pel¦ gusto, vale Provare un grandissimo pia

cere.

ZELAIA, s. f. Voce antica riportataci nelle lettere del nostro Calmo per Zeladia, V. ZELAMINA, 8. f. (colla z dolce) Zelamina ● Giallamina e Pietra calaminaria, Pietra o fossile bituminoso. il quale mescolato col rame, produce un misto metallico chiamato Ottone o Rame giallo. Trovasi in molti luoghi d'Europa.

ZELÀR, v. Zelare, Aver zelo, Esser zelante.

ZELIR DAL FREDO, Gelare o Gielare e Agghiadare, Divenir gelato pel freddo. ZELO, 8. m. (colla z dolce) Zelo, Amore, Affetto, Desiderio, Stimolo dell'altrui e del proprio bene ed onore.

ZELO, detto per Freddo, Gelo; Gielo e Ghiado e Gelata, Eccessivo freddo. ZELOSIA, 8. f. (dal lat. Gelotypia, che barbaricamente fu detto ne' bassi secoli Gelositas) Gelosia, Passione o travaglio d'animo degli amanti.

Gelosia, detto fig. si trasferisce ad altri Sospetti o timori.

Co SE GA ZELOSIA È SEGNO CHE SE VOL BEN, Amore non viene senza gelosia. Amore e gelosia m' hanno il cuor tolto.

ZELOSIA D'UN BALCON, Gelosia, detta altrimenti Grata e Mandorlato o Ammandorlato, Ingraticolato di legno, il quale si tiene alle finestre per vedere e non essere veduto; i vani del quale hanno la figura di rombo e son detti Mandorle.

ZELOSIA D'UNA BOTEGA, Dicesi da alcuni per Ramata, Specie d'imposta, cioè di Telai forniti di ramata, che tiensi sulle balconate di alcune botteghe e specialmente de' Pizzicagnoli, la quale serve per riparare le robe, che si espongono alla vista di

chi passa. ZELOSO, add. Geloso e Ingelosilo. V. INGELOSÌO.

ZELOSA COME UNA GATA SURIANA, Gelosa come una gatta, Gelosissima.

ZELOSO DE LA SO OMBRA, Gelosaccio; Gelosissimo.

Geloso, si dice per agg. di Cosa che dia
Boerio.

gelosia o che s'operi con esattezza, e da maneggiarsi con gran cautela; come Affare o Negozio geloso; Strumento geloso ve. ZEMBA O ZEMBio (colla z dolce) add. Voce ant. Zumbato, Percosso, Bastonato. Ora direbbesi TONFA.

ZEMBAI TRE D'ESSI A CORANDO AI DO PONTI, Percossi tre di essi mentre correvano ai due ponti.

ZEMELO (colla z dolce e l'e aperta) s. m. Gemello, Quegli ch'è nato con un altro in un medesimo parto; dicesi anche Binalo.

Far do zemeli, Binare; e quindi Binascenza, Nascimento di due a un corpo. Gemellipura, si dice a Chi partorisce gemelli.

LA GA TANTO DE PANZA, LA FARÀ DO ZEMELI, Ha il corpo a gola, binerà. ZEMÈR (colla z dolce e l'e aperta) v. Gemere; Gemire, Pianamente e sottilmente stillare o versare. Dicesi anche Gemicare e Trasudare; e quindi Gemilio e Gemitivo sust. si dice a Quella poca acqua che si vede in una grotta quasi sudare dalla terra; e dicesi Gemitio quasi Luogo gemitivo, dove l'acqua geme.

Gemere, si dice anche per Pianamente lagrimare e piangere; Dolersi, Lamentarsi flebilmente Gagnolare o Miagotare, vale Dolersi e Rammaricarsi con parole non affatto intese, mescolate con sospiri e singulti- Nicchiare, Quel cominciarsi a rammaricare pianamente che fanno le Donce gravide quando comincia ad accostarsi l'ora del parto. V. DOGIZAR. ZEMITO) ZEMO ) LEMO. ZENA O ZINA (colla z dolce e l'e stretta) 8. f. T. de' Bottai, Capruggine, Intaccatura delle doghe dentro cui si commettono i fondi delle botti e simili.

■. m. (oolla z dolce) Gemito, V.

FAR e REFÅR LE ZENE, Caprugginare, e Ricaprugginare, Fare o Rifar le capruggini.

ZENAOR, 8. m. T. de' Bottai, Cuprugginatoio, Specie di pialla di forma e costruzione particolare, che serve per incavar le capruggini delle botti. I Livornesi dicono Zinnatoio, Voce che s'avvicina alla nostra. V. ZENA.

ZENARO, e anticam. ZENER (colla z dolce) s. m. Gennaio e Gennaro, Mese primo dell'anno.

ESSER UN ZENER, Modo fam. Esser freddoso, Freddoloso; Imbasciatore del freddo, Suol dirsi a Persona freddosissima, che patisce freddo.

ZENEALOGIA, s. f. (colla z dolce) Genealogia o Geneologia. Discorso d'origine e discendenza di nazione, stirpe, ec. ZENER, s. m. Voce ant. Gennaio. V. ZB

NARO.

ZENERAL, 8. m. (colla z dolce) Generale, 8' intende Militare.

ZENERAR, v. ant. Generare; Procreare, V. GENERIA.

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FAR DE ZENOCHIO O DE ZENOCHIETO, Giuocar di ginocchio, cioè Urtar col ginocchio quello di altrui mentre si sta seduti a lato per qualche motivo. ZENOCHIÒN, avv. Ginocchione o Ginocchioni, Posato sulle ginocchia.

STAR IN ZENOCHION O IN ZENOCHIO, Star ginocchioni o ginocchione.

BUTARSE IN ZENochiòn, Prostrarsi. ZENSALA, (colla z dolce) s. f. detta più

comunemente Mossaro, Zanzara o Zenzara e Culice, Animaletto volatile, piccolissimo e notissimo, che pugne e succhia il sangue; detto da Linn. Culex pipiens. ZENSALIERA, 8. f. Zanzariere o Zenzariere, Arnese per lo più di velo che attornia e cuopre il letto per difenderlo dalle

zanzare.

ZENSAMIN, che altri dicono ZENZAHÌN (colla z dolce) s. m. Gelsomino e Gesmino, Pianta e Fiore notissimo, di varie specie, ma tutte del medesimo genere. Noi ne abbiamo le seguenti qualità.

ZENSAMIN DE SPAGNA, Gelsomino di Spagna o Gelsomino Catalogno, Fiore bianco e di gratissimo ma acuto odore, la cui pianta si chiama da' Sistem. Iasminun grandiflorum.

ZENSAMIN SALVADEGO, Gelsomino comu102

ne, detto da' Botanici Iasminum officinale. Questa pianta spontanea del Malabar e di molte altre parti dell' India Orientale, si è bene avvezzata al nostro clima, e qualche volta ci matura i semi.

ZENSAMIN ZALO. Due sorta di Gelsomini gialli si conoscono e tutti due senza odore, l'uno è detto Gelsomino fruticoso; dai Sistematici Iasminum fruticans, e nell'Enciclopedia Iasmin à feuilles de Cytise, l'altro detto Gelsomino umile, da' Sistem. Jasminum humile, e nell'Enciclopedia Jasmin d'Italie. Il fruticoso ha i fiori gialli, i fusti ramosi e validi e viene a cespuglio; trovasi spontaneo in Levante. Il Gelsomino umile è simile al fruticoso, ma più piccolo in tutte le parti, con fiori gialli inodori.

PARER UN ZENSAMIN, Esser lindo, netto, politissimo come un gelsomino, V. GEME.

ZENSAMİN DE MAR e BIANSemin, 8. m. T. de' Pesc. Millepora o Madrepora, Piantanimale marino di sostanza calcarea, prodotto da polipi del genere delle Millepore, chiamato da' Sistem. Millepora truncata. Il suo carattere è l'essere ramoso, retto, coi rami dicotomi o sia divisi sempre in due e troncati all'estremità, con molti porri anche all' intorno. Esso ebbe il nome volgare da' Pescatori, che lo trovarono in mare co' suoi polipi espansi, e particolarmente alla sommità rappresentanti in qualche modo un fiore a più foglie che s'approssima al Gelsomino.

ZENSAMINÈR, s. m. diciam noi alla Pian

ta del Gelsomino, distinguendolo però secondo la qualità per ZENSAMINER DE SPAGNA, SALVADEGO, ZALO, BERGAMOTO ec. ZENSO, 8. m. (colla z dolce) Voce e Maniera ant. di saluto che s'usa ancora tra 'l basso popolo di Venezia, dicendosi ADIO ZENSO, VE SALUDO ZENSO; ZENSO CARO, e talvolta ZENSOo senz' altre aggiunte, come se si dicesse Amico; Paesano; Concittadino, ti saluto. Questa parola si esprime in due sensi, cioè o per una specie di pronome, indicando che il salutato abbia il nome di chi saluta; o il più delle volte semplicemente per Amico. Dice alcuno, per esempio, EL TAL DI TALI EL ZE MIO ZENSO, cioè Ha il mio nome; dice un altro NOL ME XE ZENSO, MA AMIGO E SEMPRE SE SALUDEMO COME Zensi.

Se si chiede l' etimologia di questo vocabolo, risponde l'Autore ch'esso è corrotto e proviene immediatamente dal latino Gens, pronunziato e ridotto alla maniera del nostro dialetto, in cui il GEN è spessissime volte convertito in ZEN: come dal latino Gente si fece ZENTE, da Gentile ZENTIL ec., e nel qual dialetto è anche l'uso fra gl' idioti di facilitarsi la pronunzia imbarazzata di alcune voci troncate da consonanti, coll' aggiungervi una vocale come sarebbe CALICUTE, CAMBRICHE per Calicut, Cambrich, UTB per Ut; ETE per Et etc. Di Gen dunque fa ZEN e rimanen

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Detto per ZENTAGIA, V.

ZENTE, 8. f. Gente, Moltitudine d'uomini, Nazione, Popolo o Uomini in generale. POVERA ZENTE, Genterella, Gente di poco pregio e nome.

LA ZENTE DE VENEZIA XE BONA ZENTE, I Veneziani son buona gente; Il popolo n di Venezia è un buon popolo. ZENTE TRESSA, Gentaccia trista, cattiva, callivaccia; Mala gente o di calca; Gente di scarriera.

ZENTE SUNADA IN PRESSA, Gente accogliticcia, collettizia, ragunaticcia, dicesi di Gente raccolta in fretta per formare un esercito.

AL TEATRO GHE GERA DE LA ZEnte, Nel teatro v'era di molla gente, molta udienza.

ZENTIL, add. Gentile, Nobile, Grazioso.

REGAZZO ZENTIL, Ragazzo minuto, dilicato, gentile. V. ZENTILETO.

OSEI DAL BECO ZENTIL, Uccelletti gentili o di becco gentile.

FAR ZENTIL, Ingentilire. ZENTILDÒNA, s. f. (colla z dolce) Gentildonna; Dama, e ne' tempi Veneti intendevasi Patrizia. Le forestiere dicevansi ZENTILDONE DE TERAPERMA, o d' altro luogo.

Gentildonna, dicesi anche in termine di galanteria con cui si trattano le donne civili.

ZENTILDONE SALVADEGHE, detto per ironia vuol dire Donne di mal affare. ZENTILÈTO, add. Gentiletto o Gentilino, Dicesi per vezzi e vale Alquanto debole di complessione, Graciletto. ZENTILEZZA, s. f. (colla z dolce) Gentilezza, Cortesia, Bella maniera di trattare.

Gentilezza, si dice anche per delicatezza. ZENTILMENTE, avv. Gentilmente, Con gentilezza. ZENTILOMENÈTO O ZENTILOMÈTO, 8. m. Gentilomuzzo, Piccolo gentiluomo, cioè Ragazzo gentiluomo di poca età.

0

Detto talvolta per disprezzo, Cittadinuzzo di fava.

ZENTILOMENEZZO, s. m. Gentiluomineria nel sign. di Vanto di gentiluomo; voce per noi di disprezzo onde più comunemente s'intende Aria o Alto o Boria da gentiluomo.

EL GA UN ZENTILOMENEZZO IN TI OSSI CH'EL ME FA STOMEGO, Quell' affettata gentilusmineria mi fa stomaco. ZENTILOMÈTO, s. m. V. ZENTILONE

NETO.

ZENTILÒMO, s. m. (colla z dolce) Gentiluomo, Uomo nobile. Nei tempi del Governo Veneto per Gentiluomo, detto assolut. s' intendevano i Patrizii Veneti; quei che non lo erano dicevansi Gentiluomini di Terra ferma.

ZENTILOMO DE CASA VECHIA, Patrizii antichi, dicevansi Quelli, le cui famiglie erano da varii secoli ascritte al Patriziato. Gentiluomini di casa nuova, Quelli che contavano poco più d'un secolo o meno di patriziato.

ZENTILOMO DE TORCELO, Gentiluomo di Torcello, si diceva fra noi di Chi era divenuto cittadino veneto facendesi ascrivere alla cittadinanza cioè al Consiglio municipale di Torcello. Detto poi talora per disprezzo di Chi volesse spacciarsi per nobile e nol fosse, Gentiluomo per procuratore; Cittadinuzzo di fava, V. DescazÙo. FARSE ZENTILOMo, Ingentilirsi; Aggentilirsi; Rigentilire.

FAR ZENTILOMO UN VILAN, V. VILAN.

VANTO DA ZENTILOMO, Gentiluomineria, Qualità, stato e vanto di gentiluomo. V. ZENTILOMENEzzo.

ZENT!LORGANO (colla z dolce) Voce di scherzo, Signer di maggio; Gentiluomo per procuratore, vale Signor da burla. Talora però dicevasi scherzevolmente per Gentiluomo.

ZENZAMIN, V. ZENSAMIN.

ZENZARO (colle zz dolci) s. m. Zenzero; Zenzevero, Zinzibo e Gengiovo ed anche Pepe zenzero, Aroma di sapore simile al pepe, detto da' Sistem. Amomun Zingiber, che ha la radice tuberosa bianca al di fuori e giallastra di dentro, la quale è in commercio. Presso noi quest'aroma entra nella composizione del rosolio d'alchermes. ZENZIVA (colle zz dolei) s. f. Gengiva; Gengia o Gingia Carne che ricuopre gli ossi delle mascelle.

ZEPO, 8. m. (colla z aspra) V. CEPO.
ZERBIN )

ZERBINOTO)

s. m. (colla z dolce) Zerbi

no, dicesi a Persona che sta sull'attillatura.

FAR EL ZERBINOTO, Fare il damerino o il vagheggino; Dameggiare; Vagheggiare, Esser inclinato a far all' amore. ZERGO (colla z dolce) s. m. Gergo; Lingua ionadattica o furbesca, Parlare scuro che non s'intende se non tra quelli, che sono convenuti tra loro de' significati delle parole metaforiche o inventate a capriccio.

PARLAR IN ZERGo, Parlare gergone o in

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