Immagini della pagina
PDF
ePub

enea pei rapporti con l'Oriente e con la Grecia si andava trasformando in quella più elevata della prima età del ferro.

I sepolcreti di Bismantova (Reggio-Emilia) e di Fontanella Mantovana, infatti ('), che rappresentano la fase di civiltà succeduta a quella osservata nelle palafitte del Garda e negli strati meno antichi delle terremare, contengono numerosi elementi, come nel rito funebre nella forma e negli ornati degli ossuarî, così negli oggetti costituenti il corredo, che ebbero il più alto sviluppo nelle necropoli della prima età del ferro del Veneto e dell'agro felsineo. I rapporti di queste necropoli con le terremare sono evidenti anche pel fatto che due dei sepolcreti, indiscutibilmente lasciati dai terramaricoli, quelli di Crespellano Bolognese e di Casinalbo (Modena), come avevano già osservato il Gozzadini e il Pigorini, contenevano due gruppi di ossuarî, che rappresentavano forse seppellimenti successivi, uno dei quali è identico a quello delle altre necropoli delle terremare, mentre l'altro si avvicina alle fogge dell'ossuario di Bismantova e di Fontanella. 'Nell'area, inoltre, occupata dalle terremare e stazioni affini e nei territorî vicini si scoprì una serie di ripostigli di bronzi, fra i quali quelli di Casalecchio (Rimini), di Soncino (Cremona), di Bosco alla Pozza, nel terreno di Mezocorona e di Calliano nel Trentino sono i più importanti, che ci rappresentano egregiamente il passaggio dalle forme degli oggetti enei proprî della civiltà del bronzo ai tipi caratteristici alla prima età del ferro (2). Resta, perciò, accertato che non solo la civiltà villanoviana, estesa al di qua e al di là dell'Appennino, e la laziale collegata con essa, ebbero, secondo quanto già supposero l' Undset, l' Helbig,

-

(1) Bull. di paletn., ann. I, pp. 42, 164, tav. II; II, p. 242, tav. VIII; VIII, p. 118, tav. VI; IX, p. 214; XV, p. 191; XVI, p. 50; XVIII, p. 55. CHIERICI, Le antichità prer., ecc., p. 15. UNDSET, L'antichissima necrop. tarquiniese, p. 60. BRIZIO, Epoca preist., Introd. alla storia polit. d'Italia scritta da una soc. di prof., p. c-ci. MONTELIUS, La civ. prim., ecc., parte I, tav. XLI. Il materiale archeologico uscito dalla necropoli di Fontanella si conserva nei Musei di Roma, Mantova, Cremona e Milano.

[ocr errors]

(*) Bull. di paletn., ann. I, p. 39; XIX, p. 112; XXI, p. 10; XXV, p. 104; Ann. scient. ed industr. di Grispigni e Trevellini, ann. III, p. 176. PIGORINI, La paleoetn. in Roma, in Napoli, ecc, p. 38. TONINI C., Di alquanti oggetti umbri o etruschi nella maggiore parte in bronzo, trovati di recente in una villa del Riminese. MONTELIUS, Spännen från bronsålders, nell'Antiquarisk Tidskrift, for Sverige, VI, 1880-82, p. 87; La civ. prim., ecc., parte I, tav. XXX. CASTELFRANCO P., Ripostiglio di Soncino Cremonese. CAMPI L., Ripostiglio di bronzi arcaici rinvenuti al Bosco della Pozza nel terreno di Mezocorona. ORSI, IL ripostiglio di Calliano.

il Pigorini, l'Orsi, ecc. (1), le loro radici più profonde nell'età del bronzo, ma che la medesima origine deve forse riconoscersi anche per le antichità del gruppo veneto. Le popolazioni, però, alle quali si riferiscono i due gruppi archeologici ricordati della prima età del ferro, discendenti, almeno nella maggiore parte, da quelle che durante la civiltà enea costrussero le palafitte orientali e le terremare (2), dovettero l'alto progresso ottenuto nelle loro condizioni intellettuali e materiali, non tanto ad impulso proprio, quanto alla luce che irradiava

(1) Ann. scient. ed industr. di Grispigni e Trevellini, ann. III, p. 184; VII, pp. 235, 236; XIV, pp. 871, 904; Nuova Antol., 1870, vol. XIII, p. 114; 1884, ser. II, vol. XLV, pp. 441, 445-46; Atti del primo congr. geogr. ital., vol. I, p. 451; Boll. della Soc. geogr. ital., ser. II, vol. X, p. 246; Bull. di paletn., ann. IV, p. 101; VIII, pp. 36, 84, 116; IX, p. 102-3, 106; X, pp. 41, 46; XV, p. 70; XVIII, pp. 52-4, 235; XX, pp. 12, 78-9, 168, 174, 182; XXI, pp. 39, 118 e 188; XXII, pp. 50, 65-8; XXIII, p. 43; XXIV, p. 306; Monum. antichi, vol. I. p. 143 e segg.; Not. d. scavi 1888, p. 230-4; Rend. d. R. Accad. dei Lincei, Cl. di sc. mor., stor. e fil., ser. IV, vol. III, sem. I, p. 381; ser. IV, vol. VII, sem. I, pp. 67-8; ser. V, vol. I, p. 796; ser. V, vol. II, pp. 836-37; Riv. stor. ital., 1886, p. 88 e segg. PIGORINI, I più antichi sepolcri dell'Italia, pp. 10, 12 e segg.; Le prime città dell' Italia, ecc., pp. 15-6; Il Museo naz. archeol. di Copenaga, p. 32; Il Museo naz. preist. ed etn. di Roma, pp. 5, 19-20; Terram. dell'età del bronzo, ecc., p. 52-4; Museo e scavi di Corneto Tarquinia, pp. 6-7; I primi abitatori della Valle del Po. UNDSET, L'antichissima necrop. tarquiniese, p. 69. HELBIG, Die Italiker in der Poebene; Sopra la prov. degli Etruschi, negli Ann. dell'Inst. di Corrisp. Archeol., 1884, p. 108 e segg.; L'épopée homérique, trad. franc., 1894, cap. VI.

[ocr errors]

ORSI, Sui cinturoni italici della prima età del ferro, pp. 1-4. Il PIGORINI (Bull. di paletn., ann. VI, p. 189 e segg.; VII, p. 142; X, p. 46) e il GOZZADINI (Il sepolcreto di Crespellano, pp. 10-11) avevano già notato che in alcuni ossuarî di Casinalbo e Crespellano deve riconoscersi il germe dei tipi che poi si svilupparono a Villanova.

Il Chierici, però, fu il primo che vide nelle terremare gli Umbri e nelle loro stazioni il principio « della orientatura e della quadratura dell'abitazione religiosamente poscia osservato dai popoli storici, che aeneo vomere disegnavano il perimetro delle loro città » (CHIERICI, Le antichità prerom., ecc., pp. 13-4, 20). II MODESTOV, invece (Introduction à l'histoire romaine, riassunto francese, p. 7 e segg.), ritiene che gli abitanti delle terremare sieno di stirpe ariana e progenitori dei Latini, ma non degli Umbri che sarebbero giunti in Italia all'inizio dell'età del ferro con la civiltà di Villanova.

(*) II GHIRARDINI (I Veneti prima della storia, pp. 11, 31-2, 37-8; Il Museo nazionale atestino, 1903, pp. 15-6) crede, invece, fondandosi sulle tradizioni storiche, che i sepolcri del gruppo atestino si riferiscano ai Veneti, di stirpe venetoillirica, giunti nella regione circa all'VIII sec. a. C., mentre le palafitte sarebbero state costruite dagli Euganei, un ramo della medesima famiglia precursore dei primi nell'invasione.

dai centri più civili dell' Oriente e della Grecia e che splendeva vivissima sopratutto lungo le coste dell' Italia centrale e meridionale.

Nei territorî occupati dalle palafitte orientali e dalle terremare si è pure scoperta un'altra classe di antichità dell'età del bronzo diversa dalle ricordate e attribuita a popolazioni differenti, costituita dai villaggi composti di capanne semisotterranee, o di abitazioni circolari piantate alla superficie del suolo con focolare nel mezzo, e dagli avanzi di alcune grotte che, a quanto sembra, anche in questo periodo come durante il neolitico, servirono successivamente di abitazioni e di tombe. Stazioni simili contenenti armi ed utensili di bronzo e ceramiche proprie di questa civiltà, si scoprirono in tutto il versante adriatico dell'Italia superiore, a Villanova e alla Bertarina di Vecchiazzano nel Forlivese, alla Prevosta, a Monte del Castellaccio e a Toscanella nell' Imolese, a Castel dei Britti nel Bolognese, presso Porta Azeglio e a Villa Bosi a Bologna, a Marendole (Padova), ecc. (1). Ad esse vanno forse aggiunte le reliquie di Fiastri e Romei (Reggio-Emilia), di Monte della Pieve e di Monte Lonato in quel di Cavriana e di Demorta (Mantova), ecc., e certamente i depositi archeologici della grotta del Farneto (Bologna) (2). L'Orsi ha segnalato, inoltre, alcune di queste stazioni nel Trentino, cioè quelle del Castello di Tierno, del Castelpradaglia, di Rovereto, di Entiklar, di Monticelli e sopratutto del Colombo dei Mori (3).

(1) Bull. di paletn., ann. XII, pp. 169, 174; XVIII, p. 169; XX, pp. 30-31; XXII, p. 297; XXIII, p. 66 e segg.; XXIV, pp. 77-8; XXVI, pp. 95, 481; Not. d. scavi 1884, p. 142; 1885, p. 494; 1889, p. 210; 1890, p. 176; 1893, p. 233; 1897, p. 410. CORDENONS, Antich. preist. anariane della regione euganea, 1898. SANTARELLI, Staz. preist. scop. a Vecchiazzano nel Forlivese, Forlì, 1884; Nuovi scavi alla staz. preist. di Bertarina, 1886; Scavi in una staz. preromana a Villanova presso Forli, 1888; Seconda mem. s. av. di abit. primitive a Villanova nel Forlivese, 1891. ORSONI, Staz. lit. di Castel dei Britti, nel giornale La Patria, 1889, n. 207. SCARABELLI, Staz. preist. s. Monte del Castellaccio presso Imola. BRIZIO, La necropoli di Novilara presso Pesaro, pp. 43-44; Villaggio preist. a fondi di capanne scop. nell' Imolese; Villaggio preist. nell'Imolese; Epoca preist.; Introd., ecc., pp. XXXIII-XXXV, LXIII-LXVI; Mon. archeol. della prov. di Bologna, pp. 3-5, tav. I.

(2) Ann. scient. ed industr. di Grispigni e Trevellini, ann. XVI, pp. 335-36; Bull. di paletn., ann. I, p. 115; III, pp. 97 e segg., 108, 174; IV, p. 42; V, p. 184; XIV, p. 103; XV, pp. 71 e 74; XVI, p. 98; Not. d. scavi 1878, pp. 75-81. BRIZIO, Epoca preist., Introd., ecc., pp. LXI-LXIII; La grotta del Farné nel comune di S. Lazzaro presso Bologna. MONTELIUS, La civ. prim., ecc., parte I, tav. XI, 4-8.

-

(3) Bull. di paletn., ann. VIII, pp. 105, 173, 205; XXII, pp. 290-91; Archivio storico per Trieste, l'Istria e il Trentino, vol. III, 1885, p. 165 e segg.

Questo gruppo archeologico la cui importanza è andata notevolmente aumentando negli ultimi anni pel numero delle stazioni che abbraccia e per la estesa zona geografica che occupa, è caratterizzato dai rapporti strettissimi che presenta sotto molti aspetti con gli avanzi delle popolazioni neolitiche, in ispecie nei caratteri delle abitazioni, nel materiale litico e di osso, in alcuni prodotti fittili e, almeno parzialmente, nel rito funebre dell'umazione; mentre in altre parti la civiltà che vi è rappresentata riproduce nelle linee generali quella delle palafitte orientali e delle terremare. Avremmo, pertanto, secondo il Pigorini ('), in questi villaggi e in queste grotte la testimonianza di famiglie discendenti dalle neolitiche conservatesi fino all'età del bronzo, durante la quale pel contatto coi nuovi elementi in mezzo a cui vivevano, impararono la metallurgia e ne assimilarono parzialmente la civiltà.

Queste stazioni si riferiscono alla varie fasi dell'età del bronzo. Se ne hanno infatti alcune, ad esempio quelle del Colombo dei Mori, di Fiastri e Romei e, almeno in parte, la grotta del Forneto, che sono contemporanee alle più antiche palafitte.

Il villaggio, invece, di Monte del Castellaccio, deve attribuirsi pel materiale eneo che comprende alla pura età del bronzo, mentre la stazione di Toscanella Imolese che diede una fibula ad arco di violino accenna alla fine di questa civiltà, e altre abitazioni del Forlivese giungono fino a toccare l'età del ferro e a tempi posteriori.

Uno dei caratteri di alcuni di questi villaggi è il numero notevole delle armi e degli strumenti di pietra che contengono, riferentisi a forme proprie dell' industria litica più sviluppata, e a causa della quale particolarità si giudicarono talvolta neolitici ed eneolitici. Ma finora non si è accertato se questi oggetti sieno usciti da strati distinti da quelli che diedero avanzi dell'età del bronzo e se fossero uniti ad un complesso di prodotti fittili, di osso, di corno, ecc. diversi dal materiale raccolto negli altri giacimenti giudicati meno antichi e simili ai resti proprî del neolitico e dell'eneolitico. Conviene, inoltre, tenere presente che armi e strumenti di pietra erano in uso contem

1

(1) Bull. di paletn., ann. XV, pp. 74, 77; XX, pp. 30-1. PIGORINI, I più antichi sepolcri dell'Italia, p. 10. Nella stazione di Toscanella Imolese si rinvennero con gli oggetti di bronzo di tipo terramaricolo anche le matrici per modellarli, cioè matrici di spade, di scalpelli, di spilloni, ecc. (BRIZIO, La necrop. di Novilara presso Pesaro, p. 44). Il che significa che gli abitanti di queste stazioni non solo avevano appreso ad usare armi ed utensili di bronzo, ma ancora a fabbricarli.

poraneamente agli oggetti più perfetti di bronzo, in ispecie nel periodo più antico di questa età, come si è accertato nelle palafitte occidentali, nelle abitazioni lacustri del Garda, nelle terremare dell'Oltrepò, ecc. (1).

Non conosciamo fino a qual punto questi discendenti delle famiglie neolitiche conservassero il costume avito della inumazione, poichè finora non si scoprì mai il sepolcreto appartenente all'una o all'altra delle stazioni ricordate.

Ma, come supposero il Chierici, il Castelfranco, il Pigorini, ecc. (*), devono quasi con certezza attribuirsi a queste popolazioni le tombe di Povegliano Veronese con scheletri intatti e provveduti di ricco corredo funebre (3), secondo quanto si usava presso le famiglie neolitiche, sebbene gli oggetti che lo componevano, fossero della pura età del bronzo e il sepolcreto debba, quindi, ritenersi contemporaneo delle terremare. Gli avanzi umani si rinvennero a Povegliano ad un metro al più di profondità e nella nuda ghiaia, coi piedi a ponente. In generale agli scheletri erano unite armi di bronzo, cioè lame di spade e di pugnali e giavellotti che valevano a dimostrare che si trattava di tombe di uomini. Non vi mancavano, peraltro, anche scheletri di donne, come lo prova il fatto di avere trovato presso alcuni di essi aghi crinali e grani di ambra, oggetti, massime i primi, di ornamento muliebre. Inoltre quando nell'una, quando nell'altra delle tombe stesse s'incontrarono armi ed utensili di selce.

Sembra, però, che alla fine della civiltà enea, o all'inizio dell'età del ferro, fosse quasi completa la fusione dei due elementi etnici che vivevano nelle regioni orientali dell' Italia superiore e che i tardi discendenti delle popolazioni neolitiche avessero alfine accettato dagli abitanti delle palafitte orientali e delle terremare il rito della cremazione, che s'incontra solo a Bismantova (Reggio-Emilia) e a Fontanella Mantovana, e pressochè esclusivo nelle necropoli atestine e bolognesi. Ma l'Orsi e il Ghirardini attribuiscono agl' Ibero-Liguri, col qual nome indicano i discendenti delle famiglie neolitiche, alcuni scheletri che si scopersero nelle necropoli di Este in mezzo a centinaia

(1) Bull. di paletn., ann. XXV, pp. 17 e segg., 24, 251 e segg., 274; XXVI, pp. 74 e segg., 95-6.

(2) Bull. di paletn., ann. III, p. 176; XV, p. 84; XVI, p. 24, nota 1; XXVI, p. 143; XXVII, p. 21, nota 29, pp. 127-8.

[ocr errors]

(3) Bull. di paletn., ann. III, p. 176. MONTELIUS, La civ. prim., ecc., parte I, tav. XXXVII.

« IndietroContinua »