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Come a vigilare le due opposte sorgenti, nel primo medioevo abrase per trarne forse, con mano rapace, la stipe votiva, bello per greca squisita scultura del secolo V innanzi l'era volgare, maestoso ergevasi il gruppo virile ed equino dei guerrieri gemelli. Che, qual raffigurati dai monetari, all'onda tersissima, sul far della sera, dissetan, cessata la pugna segno di gran mutamento, i focosi destrieri ed al sacro fonte ritornan più tardi, vincitore Paolo Emilio del duce Macedone. Insino a che soccomban le rilucenti figure, in un coi restanti simu

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lacri marmorei spezzati dall'inconscia più ottusa, e s'accatastin giacenti così che all'occhio scompaia il celeberrimo luogo, che, nella sorgente orientale bruttato dal più ignobile uso, per infinite macerie ricolmo, non può concedere, ora, che miserandi frammenti. Dell'eccelso gruppo anzitutto e di muliebre statuina, Artemisia forse, signora di Efeso. Esculapio appar quindi o Giove Serapide ed infranta scultura a rilievo, copiose brocche dalla vitrea lucente vernice, anfore e vasi, fusarole e lucerne, amuleti ed innumeri frantumi, iscritti talvolta. E, cospicua fra i trovamenti, la pulvinata candida ara marmorea che bigie venature intersecano, con Giove ricoperto da himation, poggiante su scettro maestoso ed armata di folgore la destra. Presso che ignuda, Leda col cigno, teso il collo e le ali; Diana, ricordante, nel volto, la dea sui

repubblicani danari Postumii, dal sacro chitone e l'ardente lunghissima face; e, nudo il corpo, i Dioscuri col pilos sul capo e nelle mani la spada e la lancia.

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Diede il terreno all'intorno, cimitero nell'evo di mezzo, notevoli i resti dei monumentali ricordi che la venerazione romana piamente raccoglieva non sospettosa, certo, che al religioso luogo sacrato verrebbe

Fonte e puteal di Giuturna.

un giorno la contaminatio maggiore; nel tempo medesimo, forse, in cui sede di culto cristiano diveniva l'infimo strato dell'attiguo palazzo imperiale.

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Con inciso il ricordo di Pollio Barbatius, l'edile autore di una restituzione, palese pegno della solerte cura tributata ancor quando già forse incompreso dileguava lo spirito informatore degli antichi sacrari, è svelto ed aggraziato il puteal marmoreo del secolo primo. Riboccante ora di copiosi rottami, logoro pel continuo attrito l'interno

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ciglio donde traendo, pare, dal tempio di Vesta, pei sacri usi e le

Lauri e gelsomini nel sacrario di Giuturna.

espiazioni fors' anco, la purissima linfa attingevasi, simile all'onda del posteriore lacus Juturnae.

Lo scabellum, di fronte, sostegno, nel III secolo o nel IV, all'ara ornata di vasi e patere sacrificali, in bianco marmo raffigurante affet

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tuosa la dea che, matronale nell'aspetto, verso Turno, l'amato fratello, pronto alla pugna, protende la destra pel supremo commiato.

Dappresso, composta di cella e pronao, l'edicola, sacra custode al simulacro dell'italica divinizzata ninfa, e marmorei frammenti di fregio e d'architrave che della bronzea iscrizione Juturnai sacrum

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