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considerevolmente s'abbassassero le fondazioni del campanile dal giorno del collocamento ed, importantissimo, un punto cui riferire le livellazioni degli edificî sulla Marciana piazzetta. Come nel Foro Romano volli esteso il caposaldo di livellazione segnato sull'arco di Settimio Severo, in modo che fosse dato verificare il menomo parziale cedimento, così in Venezia. E segnatamente opportuna m'apparve, quivi, una linea di livello

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girante, a poca altezza da terra, sugli edificî principali, valevolissima nell'indagare e la natura e la causa dei cedimenti e le deformazioni. L'uno all'altro collegherebbe il livello i gruppi varî dei monumenti. E dovrebbe l'intero sistema andare unito a fissi caposaldi su terreno geologico, indipendente dal veneziano, perchè alcun nuovo dato potesse, col tempo, raccogliersi a meglio determinare, che non sin qui, il coefficiente d'abbassamento dei sottosuolo insulare e della veneta laguna.

Completamente demolito il superstite, dovrà con accuratezza esser sgombro il masso di sostruzione. E dovranno nell'intera periferia ritornare in luce i gradoni, sopraterra in origine, ed esser livellati e divenir in ogni commessura oggetto di minuto esame che dica quale il cedimento e quali le avarie e se giungan le superficiali squarciature nella interrata massa. Dovrà l'indagine completarsi nel por mano alla ricostruzione del campanile, verificando la struttura dei fondamenti ed in qual maniera debbansi robustare.

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Util cosa m'apparve il comporre una catasta di squadrato pietrame che potrebbe, occorrendo, servire ad una muratura di rinfianco perchè su area più vasta fosse distribuito il carico della nuova torre le cui antiche fondazioni scendevano, secondo provarono le indagini mie nel 1885, presso che a perpendicolo.

Richiedon lo scavo e la novella palafitta e la muratura minuziose cure e precauzioni somme e l'opera di esperti dei quali, per nostra ventura, Venezia va ricca.

Sarà, a mio avviso, conveniente l'esplorare, in corrispondenza almeno alle squarciature palesi, l'interno del nucleo di sostruzione ed

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indagarne la forza ed, al bisogno, ricorrer al collegamento con muratura a regolari corsi di ben concatenato forte pietrame.

Nell'indicare, secondo m'era chiesto, il dispendio bisognevole all'invocato ricostrurre, tenni pur conto di eventuali rinforzi alle sostruzioni ed alle palafitte. A determinare, per altro, l'estendersi e la forma dei robustamenti converrà render libera l'intera struttura antica affinchè ne palesi, anzi d'essere novellamente gravata del carico immane, sincero il valor suo di resistenza.

Per riconoscer, frattanto, la qualità e stratificazione del terreno su cui posano i fondamenti del campanile, pregai l'ingegnere Lavezzari di fare, all'ingiro, eseguire quattro terebrazioni. Diranno queste il relativo spessore dei vari strati alluvionali in quell'area, fanghiglia cioè ed argilla e sabbie e torbe, e segneran la via nell' iniziare il rinforzo e l'ampliamento delle fondazioni antiche.

XXIX.

I LAVORI

DELLA MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA IN CRETA.

Comunicazione del prof. LUIGI SAVIGNONI.

"

Nel mezzo dell' isola di Creta si leva massiccio e colossale il monte Ida, il cui vertice nevato biancheggia di lontano quasi vedetta tra due continenti, l'africano e l'europeo. Quel monte ha una caverna, che la leggenda rese celebre qual cuna fida del figliuolo di Rea cioè del primo iddio dell'Olimpo ellenico; e dentro a quella caverna il nostro sommo poeta, Dante, immaginò ritta una statua gigantesca, fatta non di una ma di più materie diverse, di oro, argento, rame, ferro e persino terracotta; una statua di vegliardo con le spalle rivolte verso l'Egitto e la faccia verso l'Europa.

"Dentro dal monte sta dritto un gran veglio,

Che tien volte le spalle invêr Damiata,

E Roma guarda sì come suo speglio » (1).

E Roma alla sua volta nei tempi nostri guardò, come suo speglio, l'isola di Creta, dove con fatidica immagine, ispirata dalla Bibbia e dal suo Virgilio insieme, il poeta nostro collocò quella statua simboleggiante il punto di partenza e le fasi diverse di quella civiltà, che da Creta appunto, come le odierne scoperte confermano, si irradiò verso settentrione, e attraverso alla Grecia mise capo a Roma, e per mezzo di questa rinnovò il mondo.

(1) Inf., XIV, v. 94 sgg. Cfr. le parole attribuite ad Anchise da Virgilio, Aen., III, v. 104 sg.:

Creta Iovis magni medio iacet insula ponto,
Mons Idaeus ubi et gentis cunabula nostrae ..

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Antiquam exquirite matrem fu pure il nuovo oracolo che, or sono venti anni, uscì da Roma, cui giustamente sta a cuore tutto ciò che si connette colla sua storia e colle origini della civiltà che per lei divenne mondiale; e da Roma partì allora il primo pioniere che doveva spianare la via alle ricerche archeologiche nell'isola di Creta, le quali, fruttuose fin dal principio, fruttuosissime in questi ultimi anni, ci hanno permesso di sollevare tanta parte di quel velo, che nasconde il lontano passato. Non è immodestia, ma soltanto espressione di giusta soddisfazione fondata sui fatti, se oggi io dico, che il Governo italiano assai per tempo comprese l'importanza della esplorazione archeologica di Creta; e che a studiosi italiani, che da un pezzo ed a lungo vi lavorarono metodicamente, si deve in primo luogo la considerazione che Creta ha ottenuto oggidì come campo archeologico, dal quale possiamo ricavare documenti di primaria importanza, tanto per la storia delle umane vicende, quanto per la storia dell'arte nell'antichità. Con ciò naturalmente non intendo menomare in alcun modo i meriti cospicui di quegli studiosi di altre nazioni, Arturo Evans innanzi a tutti, che in Creta o furono già o sono presentemente, e con nobile e fraterna gara hanno operato ed operano a quell'unico intento, che unisce i cuori e le menti di persone di ogni paese, e che oggi unisce voi a noi in questa stessa Roma: cioè a dire la ricerca della verità scientifica.

Incaricato di riferire intorno all'opera della Missione Archeologica Italiana in Creta, io sento troppo bene, che non io dovrei oggi essere a questo posto, ma sibbene colui, che impersona tutta l'attività fortunata della nostra Missione. Ma il prof. Halbherr, che diede a me l'incarico di parlare a voi, o signori, in sua vece, ancora oggi come venti anni fa, si trova in Creta sul campo del lavoro, con quella stessa fede e quello stesso entusiasmo giovanile, che lo guidarono in quell'isola la prima volta, e procacciarono a lui un nome, alla scienza conquiste, alla patria onore.

Il mandato che ho ricevuto dal mio maestro e compagno di lavoro, se è per me assai onorifico, non è però facile per l'abbondanza della materia. Se questo è índice di successo e motivo di compiacimento per noi, d'altra parte rende molto imbarazzato colui, che per evitare noia a chi ascolta, deve esporre per sommi capi ma con sufficienza i risultati di un lavoro di molti anni.

Non mindugierò su quello che voi conoscete di già e da molto tempo. Le scoperte fatte dall' Halbherr nell'antro sacro a Zeus sull' Ida sono ormai acquisite alla scienza; e fama universale ha ormai tutta

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