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monicum in sacris functionibus non adhibent: Sunt tamen ad hanc diem insignes in Gallia Ecclesiæ ,, quæ organorum, & musices usum ignorant. Illustris Ecclesia Lugdunensis, quæ quidem novitatibus semper adversata est, usque ad hunc diem exemplum Pontificiæ Capellæ secuta, numquam or,, gano uti voluit: Constat igitur ex dictis, nec statim ab initio, nec ubique recepta fuisse musicalia Instrumenta: Nam etiam nunc Romæ in Sacello Summi Pontificis semper sine instrumentis Officiorum solemnia celebrantur, & Ecclesia Lugdunensis, quæ novitates nescit, semper ipsa constantissima organa repudiavit, neque in hunc diem ascivit. Sunt verba Cardinalis Bona in Tractatu de Divina Psalmodia capite decimo septimo, §. 2 numer. quinto per totum. Quamnam igitur opinionem de Nobis accepturi sint, qui ex illis regionibus, ubi nullus musicorum instrumentorum usus est, ad Nos, nostrasque Urbes proficiscuntur, in ,, quorum Ecclesiis concentus musicos audient, non secus, ac in theatris aliisque profanis locis

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li quisque per se conjectura assequi potest. nient etiam, haud dubium est, cæteri ex illis regionibus, in quarum Ecclesiis cantus, & musica instrumenta adhibentur, perinde ac in aliquibus nostris fieri solet. Sed si isti homines prudentes, & ,, pii sint, dolebunt quidem in cantu, & sono Nostrarum Ecclesiarum, remedium illud, quod malo suarum Ecclesiarum curando afferri optabant, non invenisse. Etenim, omissa controversia illa qua nonnulli inter se decertant, quorum alii cantum musicum, & musicorum instrumentorum usum in Ecclesiis reprobant, ac vituperant ; alii

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bant, ac laudant; nullus certe est, qui inter cantum Ecclesiasticum, & scenicas modulationes discri

men aliquod non desideret; & theatrales, profanos

,, que cantus in Ecclesiis tollerari non condemnet,,. Dice il Cardinal Bona, ( De Divina Psalm. cap. 17.) ch' essendosi fatte delle innovazioni in Germania ed in Francia, l' Imperatore Carlo Magno supplicò Adriano I., perchè gli volesse concedere dei periti di questo canto, acciocchè lo richiamassero alla primiera sua semplicità Porro cantus ab eo institutus (coil Cardinale), ille est planus, & unisonus ,, quem ab ipso Gregorio Gregorianum appellamus

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Huic cantui, quo hactenus usa est Ecclesia Occidentalis, cum Galli, & Germani nonnulla miscuissent, religiosissimus Imperator Carolus Magnus ad primigeniam Sancti Gregorii harmoniam restitui curavit

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Non sono dunque da hiasimarsi quelle Chiese che bandirono non solo le Musiche clamorose , e teatrali, ma ogni sorta di canto figurato, ed eseguiscono le sacre Funzioni col canto Gregoriano; anzi sono da lodarsi, come lodava un tempo il dotto e beato Cardinal Tommasi un Parroco de' suoi giorni di santa vita, e assai addottrinato, il quale non permetteva nella sua Chiesa, neppur nel giorno del Santo Titolare, il canto figurato, ma voleva il canto fermo e da Coro.

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NATALE di N. S. G. C. Nei primi tempi della Chiesa si celebrava assieme colla Festa dell' Epifania; e perciò l' Epifania, che tanto nell' Oriente, quanto nell' Occidente si celebrava ai sei di Gennajo, solo indicava la venuta dei Magi, ma eziandio il Natale e il Battesimo di Cristo, come lo dimostra Dionisio Gottofreddo (Ex SS. PP. in Commentario Legis V. Theodosii Junioris de Spectaculis anno 425.) In qual tempo precisamente si abbia cominciato a celebrare il giorno di Natale separatamente dalla Epifania, è incerto. Quello però che si deve stabilire certamente si è, che governando la Chiesa S. Giulio Papa, s' incominciò a celebrare tanto nell' Oriente, quanto nell' Occidente tale Festività ai 25 di Dicembre.

In tal giorno poi si celebrano tre Messe, come tutti sanno, e quindi si deve notare

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I. Che il Celebrante nella prima, e seconda Messa solenne deve diligentemente assumere tutto il Sangue in modo che non rimangano goccie attaccate internamente alla tazza nè all' orlo del Calice; poscia coprirà il Calice colla Patena, e colla Palla, sciandolo sopra il Corporale, dirà: Quod ore sumpsimus etc. indi amministrando il Diacono, o il Suddiacono le Ampolle, e versando il vino e l'acqua, si purificherà le dita, colle quali toccò il Ss. Sagramento, e tale abluzione si farà non nel Calice ma in un altro vaso di vetro, o di argento, a tal fine apparecchiato sull' Altare, e frattanto dirà: Corpus tuum Domine etc. e asterse col Purificatojo le dita coperto il predetto vaso, lo porrá nella parte posteriore del detto Altare vicino al Corporale. E queste cose si debbono osservare anche nelle Messe private.

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e

Il Suddiacono dopo la detta Purificazione del Celebrante, non astergerà il Calice col Purificatojo, ma lo porterà alla Credenza senza il detto Purificatojo, e indi da un altro in Sacris si porterà in Sacristia, dove collocato sopra di un Corporale, e in un luogo decente e chiuso, si conserverà fino alla seconda Messa da celebrarsi solennemente o privata, nella quale all' Offertorio, deposto il velo del Calice, si collocherà questo un po' verso il cornu Epistolæ, e non fuori del Corporale per riverenza alle goccie di Sangue, che forse non si saranno ancora seccate e allora presa la Patena, il Sacerdote offrirà l'Ostia. Fatta poi l' Offerta, si guardi il Diacono di non astergere il Calice col Purificatojo, il quale lascierà fuori del detto Corporale, e infonderà diligentemente il vino, onde non si attacchino alcune goccie all' orlo e indi il Sacerdote l' offrirà more solito. Finalmente nella secon

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da, e terza Messa il Celebrante assumerà il Sangue per quella stessa parte, per la quale ha fatta l'assunzione nella prima. ( Colti Dict. Liturg. par. Natalis D. N. J. C. & alii ).

2 Tit.

II. Che il Sacerdote potrà celebrare successivamente tutte le tre Messe, purchè non celebri la prima innanzi l' Aurora, secondo i 4 seguenti Decreti :

1. Nocte Nativitatis Domini Missæ privatæ celebrandæ non sunt post decantatam sollemnem N. 1172 1213. 1244. 1654. 2820. Hujusmodi prohibitio ligat omnes non habentes privilegium in contrarium 2956. 3499. ad 3, nec licet sacram Eucharistiam distribuere Ibid. nec monialibus 4146.4148. 4157. 4197.

2. Missa celebranda in aurora Nativitatis D. N. J. C. in Ecclesiis Cathedralibus, non est omittenda, quin prosit contraria consuetudo. In casu particulari summus Pontifex indulsit, ut protrahi possit ad unam, alteramve horam post solis ortum S. R. C. 30 Mart. 1824. n. 4453. ad dub. 1.

3. Missæ private in festo Nativitatis Domini celebrandæ non sunt ante auroram sine indulto Apostolico, & contraria consuetudo damnatur, eaque ab Episcopis abscindenda est &c. n. 4255.

4. Sacerdos celebrans secundam & alteram Missam in die Nativitatis Domini non debet genuflectere, nisi juxta solitum ad Rubricarum præscriptum c. n. 2971. ad 9, 3337.

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Può però il Sacerdote celebrarle interpolatamente a piacere. I Parrochi, o Cappellani non sono tenuti in questo giorno a celebrare tre Messe purchè non vi sia scandalo; così sostengono col Gavanto (Par. 4 Tit. 3 n. 6) il Bonacina ( Disp. 4 quæst. ult. par. II n. 10) e il Gobat (Tract. 3 n. 186.); e ciò perchè il dire tre Messe è di privilegio, e non di precetto, nè vi è alcun precetto della Chiesa che comandi di ascoltare più di una Messa in questo giorno.

III. Finalmente che il Sacerdote il quale per

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una ragionevole causa risolve di celebrare una Messa soltanto, dovrà celebrare la prima, o piuttosto la terza, in quanto che è la Messa che conviene coll' Uffizio del giorno. ( Gav. par. 4 Tit. III. n. 6.) Altri poi appresso il La Croix (Tom. VI lib. 6 par. 2 n. 527) sostengono che si debba dire quella Messa di queste tre, che si adatta al tempo in cui si celebra ; e perciò se il Sacerdote celebrerà in nocte, dovrà prendere la prima Messa; se in Aurora, la seconda; se poi a giorno fatto, dira la terza. E qualunque Messa egli legga, dovrà sempre fare la Commentorazione di Sant' Anastasia. Ma il Merati dice che non si deve, senonchè quando si celebra in Aurora quando si dice la seconda Messa. (Merati par. 4 Tit. 3 n. 15.)

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NOME DI GESU'. Il suo Uffizio proprio, sotto il rito di doppio di seconda classe, si deve recitare nella Domenica seconda dopo l' Epifania, giusta il presente Decreto: Officium proprium SS. Nominis Jesu ab omnibus Christıfidelibus, qui ad Horas Canonicas tenentur, sub ritu duplici secundæ classis, Dominica secunda post Epiphaniam recitari, & Missam respective celebrari debere indulsit S. R. C. 29 novemb. 1721. ( Innocentio XIII. annuente 20 decemb. ejusdem anni n. 3803.)

Se poi detta Domenica non avesse sede propria per ragione della Settuagesima che cada in essa; in allora il predetto Uffizio si dovrà trasferire al giorno 28 di Gennajo, secondo il seguente Decreto: Festum nulum fixe ponendum est in die 28 Januarii, quæ debet esse vacua, ut ad eam transferri possit officium Sanct ssimi Nominis Jesu, si incidat in Dominicam Septuagesimæ n. 3894 ad. 1.

NOME DI MARIA. La sua Festività si celebra nella Domenica fra la Ottava della Nativita sotto il

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